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Messaggi del 03/11/2009

I Cavalli Marini alla Venice Marathon

Post n°65 pubblicato il 03 Novembre 2009 da chioggiatv
 
Foto di chioggiatv

 

Avevamo parlato qualche giorno fà, nel blog, della Venice Marathon. L'appuntamento si è svolto domenica 25 ottobre e abbiamo chiesto ad un gruppo di ragazzi di Chioggia, appartenenti all'associazione sportiva "Cavalli Marini", di raccontarci la loro partecipazione a questa gara. Giampiero Conte ci ha inviato questo bel racconto di questa domenica speciale.

Domenica 25 ottobre è andata in scena l'edizione numero 24 della Venicemarathon, una delle più belle maratone al mondo, con il suo percorso che scorre lungo la Riviera del Brenta e culmina nel cuore della fantastica Venezia. Una maratona sostanzialmente piatta (ponti a parte) ma non facile da correre, sicuramente non da grandi prestazioni. Domenica comunque, in una giornata con tempo bello e temperatura mite, il gruppo dei Cavalli Marini ha risposto, come sempre, all'immancabile appuntamento podistico, pur rimaneggiato da numerosi infortuni. Partenza da Chioggia alle ore 6,30, orario da "signori" per la vicinanza della meta e, in più, per aver beneficiato di un'ora di sonno, grazie al recupero dell'ora solare. Arrivo a Stra, luogo di partenza della gara e, dopo avere parcheggiato le auto, veniamo subito deviati sul percorso che ci porta ai tendoni allestiti per il cambio e la preparazione degli atleti.

I Cavalli Marini che hanno partecipato alla Venice Marathon

Subito rimaniamo colpiti dall'imponente organizzazione messa in piedi per manifestazione. Ci troviamo all'improvviso inghiottiti nella folla di atleti alle prese con i soliti rituali pre-gara e con le lunghe file davanti alle toilette appositamente allestite. Il rigido programma ci impone di consegnare le sacche entro le ore 8,30 al fine di poterle poi recapitare in tempo all'arrivo, dopo un duplice viaggio in camion prima e quindi in barca fino ai Giardini di S. Elena (luogo di arrivo). Per cui ci troviamo ben presto con pochi vestiti addosso e con una temperatura mattutina non proprio tiepida, a dirigerci verso le "gabbie" di partenza avvolti nei nostri sacchi neri delle immondizie, nelle tute di carta da imbianchino o con vecchie maglie di lana da gettare (forse il termine "gabbie di partenza" è davvero appropriato!).

L'attesa è, come sempre, lunga e piena di ansia. Ciascuno si chiede: "Ho forse dimenticato qualcosa?". "Riuscirò ad arrivare fino in fondo?". "Speriamo non mi vengano i crampi ....". "Ho fatto bene ad indossare queste scarpe?" ...... Ma con il passare dei minuti il vero dubbio che dilaga è: "Riuscirò a tenere la pipì ancora un po'?"!!! In effetti ben presto qualsiasi atteggiamento pudico lascia spazio a forme di "esternazione" più disparate (e disperate!!!!). Ma veniamo alla gara.

Alle ore 9,15, come da programma, partenza per le hand-bike con la presenza di Alex Zanardi (risultato poi vincitore), testimonial della manifestazione insieme ad Oscar Pistorius. Poi di seguito, prima partenza delle top runners ed, infine, quella del restante "popolo dei 7.000". La temperatura è ormai mite e una leggera copertura del cielo ci protegge per i primi km dalle insidie del caldo. Top runners a parte, la cui gara è davvero a sé stante, la massa dei "terreni" si muove inizialmente compatta e gradualmente, con il passare dei km si aggrega in gruppi resi tra loro omogenei per passo di marcia o perchè immediatamente a ridosso dei c.d. "pacemakers" (coloro che, dotati di colorati palloncini, fungono da guida per tutti quelli che intendono migliorare la propria prestazione o non riescono a controllare autonomamente il proprio passo di gara).

I primi km scorrono velocemente lungo il corso del Brenta, attraversando Fiesso d'Artico, Dolo, Mira e Oriago, accolti dal calore delle persone e dalla musica delle numerose rock band presenti sul ciglio della strada. Naturalmente lo sguardo è ancora vivo e vegeto e un occhio è costantemente rivolto al cronometro, perchè tutti tengono monitorato il proprio passo: la tentazione di sgambettare oltre le proprie possibilità è il nemico in agguato! Prima o poi si dovrà pagare il conto!

Abbandonata la Riviera ci avviamo verso Marghera, percorrendo luoghi meno caratteristici ed incominciando ad avvertire i primi sintomi della stanchezza e i primi calorosi raggi di sole. E' ancora raro imbattersi in qualche malcapitato costretto ad abbandonare la gara, anzi il numero degli atleti sembra proprio crescere: come si spiega questo miracolo? Vuoi vedere che c'è qualche furbetto che non ha corso la prima parte e che si è aggiunto a festa iniziata?

Sembra essere proprio così!

Naturalmente non con l'intento di imbrogliare o con atteggiamento antisportivo, ma semplicemente perchè non aveva sulle gambe tutti i km. E allora perchè non approfittare di un bel allenamento con tanto di ristori e con arrivo festoso a Venezia, medaglia al collo compresa?Dategli torto. Ritorniamo alla gara. Siamo ormai arrivati al giro di boa: la mezza maratona! Tutti immancabilmente controllano il proprio GPS e incominciano a pensare, con una certa preoccupazione, che la seconda metà non sarà proprio come quella appena trascorsa.

Marghera e Mestre e la tanta gente che ci festeggia e saluta passano velocemente e ci lasciano un ricordo molto più sbiadito, forse non tanto per il minor calore delle persone, per l'arredo urbano o per chissà cos'altro, ma più probabilmente per la minore lucidità che incomincia a manifestarsi in ognuno di noi.

Le prime sensazioni di cedimento fanno ufficialmente la loro comparsa al Parco di San Giuliano. Saranno i 30 km percorsi, sarà il tracciato pieno di curve o sarà semplicemente la suggestione del sentirsi ripetere da tutti, sempre e costantemente, che San Giuliano è il primo vero "muro" della maratona di Venezia, sta di fatto che l'elemento "materiale" e quello "psicologico" finiscono con l'avere la loro ragione!!! Le gambe che fino ad allora si muovevano disinvoltamente, incominciano a perdere colpi, i primi crampi incominciano a farsi sentire, la postura cessa di essere ben eretta e diventa sbilanciata in avanti, lo sguardo si fa sempre più spento e si abbassa verso terra.

Benvenuti nel primo girone infernale!

Qui inizia la maratona!

Il cavalcavia di San Giuliano ci appare chissà quale alto colle e ci consola il fatto che, da sempre, dopo una salita c'è finalmente la discesa. Siamo ormai proiettati sul Ponte della Libertà, tanto lungo quando lo percorriamo in auto, figuriamoci a piedi!

Siamo nel secondo girone! Il passo sempre più corto rende la percorrenza del ponte una lunga agonia, interrotta solo dall'oasi del ristoro del 35° km. Una tappa obbligatoria, ma anche ostacolo psicologico per alcuni. Per tutti coloro che, fermatisi per rifocillarsi e ormai abbandonato qualsiasi obiettivo cronometrico, si sono rassegnati ad un arrivo "con comodo". Siamo solo a metà del Ponte della Libertà e mancano ancora 7 km, che camminati o affrontati comodamente, per uno che ne ha corsi 35, diventano una vera agonia! Perciò occorre armarsi di buona volontà e fare lavorare la testa!

Si riparte proiettati verso il traguardo.

Terminato il Ponte della Libertà si devia per San Basilio e quindi per le Zattere, lungo il Canale della Giudecca e fino a Punta della Dogana, attraversando i primi dei 14 ponti allestiti con passerelle che consentono di attenuare, solo in parte, la fatica del loro attraversamento.

Siamo quasi alla fine del 40° km e si incomincia a pregustare l'arrivo!

L'attraversamento del ponte sul Canal Grande, appositamente allestito per l'evento e lo sbarco ai Giardini di San Marco, improvvisamente, ci immergono in corridoio di folla incitante. Risultato: il morale si alza di un po' e la postura si erge di qualche grado.

Ultimo km! Più 195 m ... sì perchè anche quelli alla fine si vedono!

La folla incitante costituisce ormai un rumore di sottofondo e lo sguardo rimane fisso a leggere l'irriguardoso cartello provocatoriamente esposto prima di ogni ponte: "Mancano xxx ponti all'arrivo"!

Finalmente ultimo ponte e km 42!

Gli ultimi 195 m sono una passerella meritata, il traguardo appare in tutto il suo splendore e il tempo è un elemento di assoluto secondo piano.

Renzo Ranzato e Giampiero Conte

Non sembra neanche vero che si possa ormai solo camminare, del resto con una certa fatica. Bisogna però sgombrare il campo per evitare affollamento. Pertanto il servizio ti dirotta velocemente, giusto il tempo di restituire il chip (sensore che rileva il tempo di gara associato al tuo pettorale) e metterti al collo la meritata medaglia.

La gioia di avere finito è strozzata dagli soliti postumi post-gara. Le gambe sono ormai rigide e il pensiero, una volta ritirata la propria sacca, è improntato a scannerizzare l'ambiente circostante, alla ricerca di un piccolo angolo in mezzo ad una massa umana accasciata al suolo.

La maratona di Venezia ha purtroppo un grosso limite: lo spazio risicato della zona arrivo.

Quindi una volta ripresi e ritrovati finalmente i compagni di avventura, decidiamo di ritornare a casa o meglio a Stra, dove abbiamo parcheggiato la nostra auto, con i mezzi (vaporetto e autobus) messi a disposizione dall'efficiente organizzazione.

L'appuntamento è alla prossima avventura!

Forza Cavalli Marini!

http://cavallimarini.wordpress.com/

 
 
 

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