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Messaggi del 30/05/2010

Domenica in Piazza

Post n°335 pubblicato il 30 Maggio 2010 da chioggiatv
 
Foto di chioggiatv

“Ma che sapore ha.. una giornata uggiosa?” (Battisti). A Chioggia ogni giorno, anche il più grigio, ha sempre il sapore della festa! Qualche domenica fa io e la blogger musico-dipendente Chiara abbiamo fatto una bella “vasca” lungo il Corso del Popolo. Naturalmente, manco dirlo, per fare neanche 100 metri ci abbiamo impiegato circa mezz’ora, perchè in Piazza è matematicamente impossibile non incontrare qualcuno che conosci. Se poi è qualcuno che non vedi da tanto tempo, il breve dialogo classico è senz’altro questo: “Oh vela qua, zestu sempre a torsiolòn?come zela? to mama? to fradelo? noni, cugini, tuti ben? E ti? Come semo?Mi ben, a ruzòn brontolòn ‘ ndemo avanti.... benon, bon ...se vedemo alora. Stame ben sa.“ Quasi sempre la simpaticissima frase conclusiva è “Ma ben lontan”....

 

Piazza Corso Popolo Chioggia

 

Nella corsa ad ostacoli tra chioggiotti chiaccheroni e turisti dallo sguardo sempre meravigliato, abbiamo incontrato e trascinato con noi anche il nostro meteorologo di fiducia Luca, con al seguito il piccolo gnometto Giorgio e tutti insieme allegramente siamo riusciti ad arrivare a Vigo, dove ci attendeva l’ Associazione Insieme Arte- Amare Chioggia e il suo Territorio; in occasione della Festa della Riconoscenza è stata  allestita con conchiglie e verdure locali una originale e coloratissima tavolata ai piedi dello splendido Ponte da Vigo che, con la sua bianchezza, illuminava i nostri sguardi e i nostri pensieri.

 

Vigo

 

Un omaggio alla città per stimolare la meditazione e la riflessione su di se e sul nostro rapporto con gli altri, perchè  “l’ amore apparecchia ogni giorno la tavola”.

 

Tavola Mandala

Chiara Tiozzo



Una bellissima opera d’arte “effimera”, quasi a ricordare l’importanza del “qui e ora”, un cerchio disegnato per terra, una tavola mandala simbolo dell ‘universo e della sua origine, un “microcosmo che si apre verso l’infinito”. La tavola, simbolo di nutrimento, non solo del corpo ma dell’anima (http://it.wikipedia.org/wiki/Mandala). La tavola circolare, simbolo di unione e fratellanza.

 

 

Di ritorno abbiamo avuto il piacere di incontrare gli amici della Pro Loco Chioggia e Sottomarina che ci hanno proposto una visita inaspettata al Museo e all’ Orologio della Torre di S. Andrea.Di origine romano- bizantina , un tempo essa era un faro e un punto di avvistamento. Che senso di paradossale vertigine a guardare dal basso questa torre possente,  che si sviluppa per 35 metri verso il Cielo. I 16 raggi del quadrante dell’ Orologio rappresentano i 16 alberi della conoscenza: tutte le finalita e lo scibile umano.

 

Torre S Andrea Chioggia



Lungo il percorso a livelli è possibile ammirare gli stemmi delle famiglie cittadine, mappe della torre, della chiesa e della città, poi numerosissimi ex-voto dedicati alla Madonna Addolorata, e, ancora, documenti antichi.

 

Stemmi Chioggia

Documenti Antichi

 

Ma il vero gioiello del Museo è “essa”, ovvero la macchina dell’ orologio medievale, il piu antico del mondo (insieme a quello di Salisbury), risalente al 1386, staccata e fatto funzionare durante le visite, mentre il quadrante esterno funziona con un meccanismo elettronico moderno.

 

Orologio Torre S Andrea


Un piccolo consiglio personale. La salita lungo la Torre richiede scarpe comode. I miei piedi, stretti nella morsa dei tacchi, mi stanno ancora insultando.
E’ assolutamente d’obbligo salire fin su in cima, anche se il fiato manca. La vista dalla cella campanaria è davvero incredibile... il Corso del Popolo, il Canal Vena, Vigo, il litorale di Pellestrina e lo “skyline” di Sottomarina.

Se siete fortunati arriverete nel momento in cui suonano le campane ...un momento di confusione, un senso di euforia, un’emozione speciale che vi farà sentire partecipi della storia e del presente e pieni di speranza per il futuro. Din.. don.. dan.

 

Sara F e Chiara T.

Dipinto S Andrea

 
 
 

CHIOGGIA...CORREVA L' ANNO 1110

Post n°334 pubblicato il 30 Maggio 2010 da chioggiatv
 

Anno 2010, novecento anni da quando il vescovo di Malamocco, Grancarolo, nel lontano 1110, trasferì a Chioggia la sua sede vescovile, “vedendosi di giorno in giorno abasar il terreno e montarvi sopra l’acque”, come scrive lo storico Pietro Morari nel sec. XVI. Con l’intero capitolo dei canonici il vescovo portò a Chioggia i corali, i paramenti, le sacre reliquie, comprese quelle dei patroni di Malamocco: i santi martiri Felice e Fortunatodecapitati ad Aquileia nell’anno 305 durante la seconda persecuzione dell’imperatore romano Diocleziano. Questi due fratelli, mercanti vicentini, diventarono così patroni della città e diocesi di Chioggia. Sotto l’aspetto religioso le 12 isole della gronda lagunare, che riunite in una confederazione eleggevano un proprio dux, il futuro doge, dipendevano dal patriarcato di Aquileia, cui erano legati i vescovi diocesani dei principali centri come Torcello e Malamocco. Il vescovo Grancarolo scelse le due Clodie: maior e minor che componevano la Chioggia di allora, perché era la  città più importante tra quelle sotto la sua giurisdizione, che si estendeva sino a Loreo, Cavarzere ed alle foci del Po di Ariano, ove in quest’epoca incontrava il mare. Chioggia, città di origine romana, nel 1110 vive un periodo di grande sviluppo economico-sociale soprattutto grazie ai proventi delle saline al massimo della produzione del famoso “Sal Cluge”.

               chioggia

                          La laguna di Chioggia oggi, zona delle saline

 

Quelle di Chioggia erano le sole saline di tutto l’alto Adriatico. Le più vicine erano quelle di Salisburgo, che fornivano però le regioni del Nord oltre il Danubio. Chioggia serviva quindi tutto l’arco centrale della Valle Padana e il retroterra di Trieste, cioè tutta la Slovenia, la Carnia e la Carinzia. Si sa che nel medioevo il sale, oltre che un alimento, era l’ unico mezzo per  conservare le cose. Sicuramente diversa dall’attuale era l’immagine della laguna di Chioggia, quando Venezia non era ancora nata, quasi interamente occupata da saline. Tra Chioggia, Malamocco e Pellestrina esse raggiungevano i 2300 ettari, contro i soli 33 della sua superficie urbanizzata. E Venezia…, Rivoalto come  si chiamava a quei tempi, non poteva coltivare nessuna salina, perché il Medoaco, il fiume Brenta, sfociava con le sue acque dolci e melmose proprio su quello che sarà il futuro Canalgrande!     

                    med.

  Palazzo Pretorio, Chioggia in epoca medioevale, by Aristide Naccari

                 

                                     Ruggero Donaggio

 
 
 

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