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L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°225 pubblicato il 13 Maggio 2013 da ciapessoni.sandro
Foto di ciapessoni.sandro

 

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore Luciano Zuccoli.

 

Immagine: Palchetto di teatro…

Descrizione: … nel quale i “nobili” (???) si nutrono di maldicenza!.

Cliccare sull’immagine per ingrandire.

… seguito PARTE SECONDA

***

… seguito Capitolo IV (seguito del post 224)

- Tua madre ha ragione, - dichiarò il conte Roberto, per tornare all'argomento. – Ella vorrebbe che tu sposassi quella piccola Giselda, la Fioresi…

- Ma se non mi piace! - esclamò Filippo.

- Non ti piace, non ti piace!... È impossibile che non ti piaccia; una ragazza come la Fioresi deve piacere a un uomo di buon gusto. Bella, educazione squisita, intelligenza pronta, nome, titolo, patrimonio sicuri, ecco la vera contessa Vagli di domani. Io ne sarei contentissimo, per te e per tua madre... E sai che cosa vuol dire far contento lo zio?

Filippo non rispose; procedeva a capo basso, le mani dietro la schiena, guardando le liste bianche della pietra sul selciato. Era la prima volta che il conte Roberto faceva allusione all'eredità e al denaro, quantunque assai discretamente; Filippo stette silenzioso ad ascoltare.

- Lo zio ha molti quattrini inutili, - seguitava Roberto, in tono fra lo scherzoso e il grave; - molti quattrini inutili, bene impiegati, che danno una rendita larga e certa. E se sarà contento, lascerà tutto a Flopi, a sua moglie, ai piccoli «flopini», e creperà tranquillo, da buon vecchione semplice e onesto. Ma se lo zio non sarà contento, parola d'onore, Flopi rimarrà senza un soldo: zero via zero!...

Filippo alzò il capo: non si aspettava una dichiarazione così esplicita, e se ne sentiva offeso e annoiato. Guardò in faccia Roberto e disse con accento reciso:

- Non ti ho mai chiesto nulla, zio: non ho mai domandato quali fossero le tue intenzioni, e mi dispiace che tu confonda una questione di sentimento con un affare d'eredità. Io devo disingannarti subito: non farò nulla, non farò nulla mai per allungar la mano sul tuo denaro.

- Ma no, - interruppe Roberto stupito. - Che cosa dici? Mi sono espresso male: non ti credo capace d'un calcolo. Volevo dirti che la Fioresi sarebbe una buona moglie per te, e che io vorrei sentirmi tranquillo circa il tuo avvenire...

- Lasciamo, lasciamo, - fece bruscamente Filippo. - Abbiamo già parlato troppo. Oggi è di moda la beneficenza, e tu puoi regalare i tuoi quattrini inutili a qualche istituto umanitario. Ma io mi terrò Loredana.... Anzi, per soprammercato potresti regalare all'istituto anche quella maledetta Fioresi perchè la sposassero a qualcuno, tanto da togliermela di tra i piedi...

Il conte Roberto crollò il capo, disapprovando quel tono impertinente; poi si fece forza, e disse con rammarico: - Non ci comprendiamo.

- Non ci comprendiamo, - ripeté Filippo.

I due uomini tacquero un istante, poi arrivati in fondo alla Piazza, all'angolo della Merceria dell'Orologio, si strinsero la mano e si lasciarono freddamente.

Capitolo V

Berto Candriani, che quella sera medesima si era recato al teatro Goldoni, per veder chi ci fosse e per far qualche visita nei palchi, non appena fu in platea ed ebbe girato intorno lo sguardo, si rallegrò seco stesso della sua buona idea.

- Com'è bella! - egli borbottò, senza badare a quelli che gli stavano addosso e lo urgevano da tutti i lati. In un palchetto di primo ordine aveva subito scorto Loredana, alla quale era di fronte Clarice. Il teatro era stipato; nelle poltrone molte signore; molte dame nei palchi, le quali avevano abiti chiari; in platea non v'era modo di muoversi; nella penombra che avvolgeva il vaso, per dare maggior forza alla luce e ai colori chiassosi del palcoscenico, si vedevano tuttavia parecchi binocoli rivolti al palco di Loredana; uomini e donne la fissavano con curiosità e si scambiavano sottovoce qualche osservazione.

Berto non attese che l'atto finisse; uscì dalla platea, corse per le scale, aperse l'uscio del palco...

- Oh come mi fa piacere! - esclamò Loredana ingenuamente, al veder Berto che inoltrava, col cappello nella sinistra.

- Fa più piacere a me! - egli rispose ridendo e chinandosi a baciar la mano della giovane.

Clarice voleva lasciare il posto a Berto, ma questi la inchiodò con un'occhiata.

- Mi metto qui, - egli disse, - a fianco della signorina; si sta meglio. Non c'è Flopi?

- No, - rispose Loredana. - È al «Grand Hôtel», credo, a fare una visita. Tornerà tardi.

Uno zittio improvviso le troncò la parola in bocca; gli spettatori della platea non volevano essere disturbati, e alcuni guardavano in su con espressione di sdegno. Loredana si mise a ridere sommessamente: poi sommessamente continuò a parlare.

- Ha fatto bene a venire a trovarci, - ella disse. - Se rimane fino alla fine, ci può riaccompagnare a casa: io ho la gondola.

- Ma io rimango fino all'alba! - dichiarò Berto, guardando Loredana.

Essa indossava un abito di panno bianco, con la sottana a pieghe verticali e la camicetta di trine; un gran cappello nero dalle lunghe piume posava sulla testolina, dandole un'espressione graziosamente spavalda. Berto si sforzò a immaginare sotto l'abito il bel corpo nitido e giovanile, il tesoro di voluttà che quella eleganza semplice e degna avvolgeva misteriosamente; e vicino a lei, con la spalla destra che sfiorava la sinistra della ragazza, aspirò il profumo che sorgeva dalla gonna e dal collo.

Forse qualche cosa avvertì Loredana dei pensieri che galoppavano per il cervello del suo visitatore, qualche lampo nello sguardo di lui, l'istinto che parla presto e sicuramente nell'anima della donna; essa non gli volse più gli occhi e si rabbuiò in viso.

- Lei ha un trionfo, questa sera! - mormorò Berto. - Veda quanti binocoli sono diretti qui!

- Non è vero? - disse Clarice. - L' ho osservato io pure; ma la contessa non vuol sentirselo dire.

- Hanno ragione, quegli stupidi, - continuò il giovane. - La signorina è deliziosa; non c'è una, in tutto il teatro, che possa starle a paragone. Flopi è ben fortunato!

Loredana lo guardò duramente.

- Lei è molto strambo, - disse. - Non mi ha mai fatto complimenti di questo genere...

- Ho avuto torto, e riguadagno il tempo perduto, - rispose Berto sorridendo.

- No, la prego: questi discorsi mi affliggono. E voi, Clarice, non dite altre sciocchezze!

La signora Teobaldi dimenò il ventaglio in tutta furia, dolentissima del rimbrotto, che la impacciava davanti al Candriani.

- Io vorrei sapere, - riprese questi, ostinatamente, - perchè l'affligga un'espressione di lode sincera. Io l'ammiro e glielo dico; lei è molto bella, stasera, e glielo dico; lei veste con molta eleganza, e glielo dico...

- Perché ? - interruppe Loredana, che aveva sentito una vampa infiammarle il viso. – Perché tutti me lo dicono, ecco; per le calli, pei negozi, sui vaporetti, dovunque io vada, son le solite frasi: a Venezia, gli uomini non fanno altro, come non avessero mai visto una donna giovane che non sia un mostro. Io credeva che lei non fosse così. E poi, aspetti a dirmi che sono molto bella quando c'è Flopi. Perché non me lo dice quando c'è Flopi?

- Già! - esclamò Berto. - Come se Flopi avesse bisogno di apprenderlo da me! E del resto, se aspetto che ci sia Flopi, devo aspettare un pezzo, perchè mi sembra che Flopi non ci sia mai...

Il giovane s'interruppe e si morse le labbra. Un velo d'angoscia, era calato repentinamente sul viso della ragazza e le aveva dato un'espressione di tanto dolore, che Berto dovette confessarsi d'essere stato villano e maligno.

- Come canta bene quella nanerottola! - disse, accennando del capo alla prima donna, con la speranza di sviare il discorso.

Ma Loredana non rispose. Le parole di Berto l'avevano toccata profondamente: anche gli altri, dunque, notavano che Flopi sembrava trascurarla per vivere la sua maledetta vita mondana? E quelle donne, quegli uomini che glielo toglievano per godere essi la sua compagnia, quanto erano odiosi ed egoisti! Nei palchi tutt'intorno v'erano parecchie di quelle donne con le quali Filippo aveva dimestichezza, e Loredana le avrebbe avvelenate dello sguardo; esse invece la fissavano insolentemente col binocolo, sussurrando poi qualche parola, e insistendo così che si sarebbe detto facessero a bella posta per irritarla.

Da quando Berto Candriani s'era mostrato nel palco, la curiosità era cresciuta; molte signore che conoscevano il Candriani, si ripromettevano d'interrogarlo con affettata indifferenza. Le più sapevano che quella ragazza era l'amante di qualcuno; altre, che avevano un migliore servizio di pettegolezzi, sapevano che era l'amante di Filippo Vagli; e i commenti non erano favorevoli: tutte dicevano che il cappello era troppo grande; e che Loredana aveva soltanto la bellezza dell'asino; la camicetta di trine di Burano era pretenziosa; pareva che scherzasse volentieri, la piccina, con quel maleducato Candriani; se Filippo fosse stato in un cauto, non avrebbe avuto a felicitarsi né dell'amico, né dell'amica! Nell'intermezzo, Berto si studiò di riparare alla sua sventataggine.

- Povero Flopi, - disse, - io credo che sia sullo spine, a quest'ora. Egli è costretto a una vita d'apparenza; ci siamo costretti tutti, e tutti ci annoiamo; nessuno ha il coraggio di vivere per conto proprio, liberamente. Il mondo non l'abbiamo creato noi!

- Conte, non faccia, complimenti, - disse Loredana. - Lei vorrà render visita a qualche signora: può tornare a prenderci più tardi. Io mi trattengo fino alla fine, perchè Flopi rientrerà a notte.

- Lei vuol mandarmi via? - chiese Berto con simulata umiltà.

- No, no, rimanga, se non si annoia! - disse Loredana sorridendo.

- Rimango, sa? - dichiarò il giovane. - Prima di tutto, perchè non saprei allontanarmi...

- La prego! - -interruppe Loredana.

- Ho già finito!... E poi perchè è bene si sappia da quelle signore che io ho buon gusto; a furia di far loro la corte, mi son rovinato la reputazione. Lei le conosce?

- Non tutte.

- Ma esse conoscono lei, lo giuro, - dichiarò Berto. - Non è la prima volta che si parla di lei in società.

- Lo credo bene, - esclamò Clarice. - La contessa non può passare inosservata!

- Una volta ho parlato io a lungo di lei e di Flopi con una signorina. La contessina... Aspetti; non c'è; credevo fosse giù a «pepiano».... Vede quella rossa laggiù, di fronte alla signora dai capelli tutti bianchi? Non è lei, ma le somiglia.

- Una signorina? – ripeté Loredana. - Che cosa poteva importarle di me?

- Oh molto! - esclamò Berto. - Credo sia innamorata di Flopi...

- Ah! - disse Loredana con voce spenta. - Egli non me ne ha mai parlato!

- Benone! - pensò Berto. - Ecco un'altra «brioche». Questa sera sono fertile!

E ad alta voce soggiunse:

- È naturale ch'egli non gliene abbia mai parlato: credo non si sia mai accorto che la ragazza sospira per lui. Me ne sono accorto io, perchè io mi accorgo di tutto, e perchè la contessina m'interroga sempre intorno a Flopi. Del resto, sono sciocchezze, le solite scalmane delle fanciulle, che oggi hanno una simpatia per l'uno, domani per l'altro; niente di serio, effetto dell'ozio, nulla più...

Ma, quantunque seguitasse ancora su quel tono, Berto s'avvide che Loredana soffriva orribilmente; era diventata pallida e le sue mani s'erano chiuse per lo spasimo. Anche sul volto di Clarice, Berto ravvisò un'espressione di corruccio, che gli fece comprendere la gravità della sua indiscrezione.

- Non cerchi d'ingannarmi, conte, - disse Loredana con voce grave. - Mi dica tutto, con lealtà; ormai il peggio lo so, e le parole non servono.

- Sono una bestia! - dichiarò il giovane. - Lei deve credere a chi sa quali misteri, mentre tutto si riduce a quanto le ho già detto: una fanciulla ha qualche simpatia per Filippo...

- Come si chiama? - interrogò risolutamente Loredana.

- È la contessina Fioresi, Giselda Fioresi: magra, snella, coi capelli rossi...

- È da molta tempo innamorata di Flopi?

- Dio sa! Chi può dirlo? Ma non è innamorata: vorrebbe sposarsi, forse, come tutte le ragazze di questo mondo.

- Ora capisco, - dichiarò Loredana sottovoce, quasi parlando da sola. - I parenti di Flopi devono saperne qualche cosa, e vedrebbero volentieri questo matrimonio. Mi dica tutto, conte; non abbia paura.

- Ma io non ho altro da dirle, cara amica! - esclamò il giovane.

- Non vorrà darmi a credere che Filippo ignori ogni cosa. La Fioresi si sarà fatta comprendere, magari involontariamente! E che cosa vuole da me? Io non sapeva che lei amava Flopi, io credeva di potergli appartenere senza far male ad alcuno...

- E infatti, - disse il Candriani, - la Fioresi mi ha chiesto di lei per semplice curiosità, ma si è guardata dall'esprimere un giudizio.

- Lo spero: non ha diritto a giudicarmi, perchè il mio amore è diverso dal suo, e la contessina non potrà mai capire questo, - enunziò bruscamente Loredana.

In quel punto l'orchestra attaccò il secondo atto; la luce in teatro fu abbassata, e Berto respirò meglio, perchè la conversazione cessava.

- A che pensa? - domandò Loredana.

- Questa volta non glielo dico! - esclamò Berto.

La fanciulla scosse il capo, infastidita.

Fine V Capitolo.

Buona lettura

 
 
 
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