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L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°235 pubblicato il 22 Luglio 2013 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli

 

Penultima puntata.

 

… seguito Capitolo XVI (da post 234)

Berto la vide subito impallidire spaventosamente; avvicinatale una poltrona, la fece sedere, le si mise a ginocchi innanzi, e Loredana rimase un istante così, bianca in volto, gli occhi chiusi, mentre Berto andava baciandole le mani guantate. Poi ella s'accorse che lievemente, lievemente, con perizia consumata, le toglieva il cappello e il veletto, e di nuovo inginocchiandosi le posava le labbra sulle mani.

Riaprì gli occhi, e guardandolo ai suoi piedi, notò la cicatrice lucida e ardente che gli traversava la faccia come un formidabile colpo di scudiscio.

- Sono da lei, - disse. - Sono fuggita. Ho abbandonato Filippo. Lo amo ancora, lo amo sempre, non amo che lui; ma sua madre muore, e io devo fuggirlo.... Sono venuta a ricoverarmi da lei... Che caldo è in questa camera; mi sento soffocare! Senza levarsi in piedi, slacciò la pelliccia e la lasciò cadere intorno, cosicché parve che il busto snello sbucasse da quel nido candido e morbido maculato di nero. Guardandosi in giro, ella si vide in uno specchio; non aveva più il cappello, non più la pelliccia; era svestita, quasi fosse tornata nella propria casa; e quell'uomo le stava ai piedi, muto, umile, e già padrone di lei... Lo spettacolo la rivelò a sé medesima. Si drizzò di scatto, esclamando:

- No; che cosa faccio? Sono pazza....

Anche Berto s'era alzato, e mettendosele innanzi, le disse prestamente:

- Non fugga: è in casa d'un gentiluomo. Si calmi. Ho bisogno di sapere e di parlarle. Se vorrà partire di qui, io non la tratterrò... Mi dia l'amara soddisfazione di chiederle perdono. Ho scontato il mio errore. Sono stato veramente colpevole, ma sono parso più colpevole ai suoi occhi, perchè lei ha creduto a un capriccio, mentre io l' ho amata e l'amo con profondo sentimento... Non fugga, la scongiuro...

Loredana tornò a sedere, raccogliendosi intorno la pelliccia bianca.

Non appena Berto la vide così, calma e attonita, uscì dal salotto e ritornò precipitosamente, tenendo in mano una bottiglia e nell'altra una coppa. Né egli né la giovane avvertirono il ridicolo di quella corsa; Berto spinse innanzi a Loredana una piccola tavola sostenuta da quattro svelti grifi, e versando, posò la coppa vicino alla sua ospite.

- Bevete, - disse, - ve ne prego: vi darà forza.

Loredana aveva visto che il liquido gorgogliante era sciampagna; ella fece un gesto per rifiutare, e rispose:

- No, non è possibile; mi farebbe male.

Il Candriani non l'ascoltava; ebbro di gioia, potendola guardare con l'intensità di un desiderio non più rattenuto, la guardava tutta, bramosamente, dalla testa ai piccoli piedi, la cui punta sbucava dal lembo estremo della gonna.

- Io vi farò dimenticare Filippo, - egli disse a un tratto. - Voi non l'amerete più; io sono libero e solo, posso dedicarvi intera la mia vita... Amatelo oggi ancora, non importa; è giusto che lo amiate; dovrò io cancellare la sua immagine dal vostro cuore.

E di repente proruppe:

- Sono felice; sono felice di vedervi presso di me; vi siete ricordata che vi ho offerta la mia amicizia in un caso estremo, e questo mi consola di molti dolori... Ah vi assicuro, Loredana, che non sono più lo sventato che avete conosciuto un giorno! Vi amo teneramente e spero di potervi rassicurare...

Ella troncò le sue parole con un gesto.

- No, - rispose. - Non vi amerò mai.

Si guardò intorno, e vedendo la coppa, la portò alle labbra che sentiva arse da un'interna febbre.

- Ascoltatemi, - proseguì imperiosamente. - Sono qui, non perchè vi ami, non perchè io creda alla vostra amicizia, ma perchè voglio e devo perdermi.

- Loredana, Loredana, per carità! - interruppe Berto.

- Devo perdermi. Egli sta per commettere un delitto. Sua madre ammalata gli ha chiesto di abbandonarmi, ed egli ha rifiutato... No, io non posso accettare questo sacrificio; è una cosa orrenda; io devo lasciarlo e in maniera ch'egli non mi cerchi più, non mi desideri più... Non voglio far male a sua madre, che per me ha già tanto sofferto... Se morisse, ah se morisse, quale rimorso, quale vergogna!... E un giorno egli si sveglierebbe da questa follia; e tra me e lui, sempre, sempre, io vedrei il cadavere di sua madre... Bisogna che io gli impedisca di disonorarsi!

Berto, ritto in piedi, ascoltava con un senso di meraviglia la giovane, che parlava velocemente agitata da violento orgasmo; alla prima pallidezza era subentrato un rossore febbrile che le imporporava le guance, le faceva brillare intensamente gli occhi, le invermigliava le labbra dando loro un color di vivo sangue.

Tanto gli piacque così stesa nella poltrona e affondata nella candida pelliccia, che Berto si chinò ancora a baciarle le mani. Loredana lo respinse.

- Io voleva uccidermi, - proseguì, - ma sarebbe stato un nuovo scandalo; avrebbero forse accusato Filippo della mia morte.... Ah come sono maligni tutti!... Mi è stato detto in faccia che io sono la vostra amante, che la mia onestà non vale nulla perchè nessuno mi crede, che un uomo è ladro quando tutti lo dicono ladro.... Quante cose ho imparato, spaventevoli! E allora ho pensato che avevano ragione. Il solo che non dubitava di me era Filippo; egli crede al mio amore e alla mia onestà, di cui tutti ridono; e bisogna dunque ch'egli pure non creda più, perchè si salvi... Ho pensato che poiché mi dicono vostra amante, ogni sforzo è inutile, e io non potrò più liberarmi da questa accusa...

- Non parlare così, - interruppe Berto. - Ti fa troppo male...

Ella lo fissò con gli occhi sbarrati; quel «tu» le parve più brutale d'un bacio che le avesse chiuso improvvisamente la bocca; ma Berto se ne avvide, e soggiunse:

- Vi chiedo scusa; non volevo offendervi. Vi amo, e non ho saputo dominarmi.

- No, - disse Loredana, alzandosi, - mi lasci andare!

Berto osò stendere una mano su di lei.

- Ve ne prego, - mormorò, - rimanete ancora...

Loredana rabbrividì; raccolta la pelliccia, cercò degli occhi il cappello. Ma mentre stava per riprenderlo, si arrestò quasi folgorata da un pensiero.

Dove andava? A casa, sua? Filippo l'avrebbe ripresa. A casa di Filippo? La madre di lui ne sarebbe morta. E Filippo a quell'ora doveva aver già letto le poche righe che Loredana gli aveva lasciato: «Non ti dimenticherò mai; ti amerò sempre; quanto più ti parrò lontana, tanto più sarò tua....» E dopo questo, ella sarebbe tornata da lui, a capo basso, a guisa d'una scolaretta pentita, e sempre troppo tardi per essere perdonata?

Vide ancora quella maledetta femmina dai piedi caprigni, seminuda, che col braccio destro levato sembrava imporle di fermarsi. Si volse, e all'altro lato vide Berto, il quale non osava muoversi per trattenerla, non osava parlare per non impaurirla, e andava guardandola, per indovinar dal gesto di lei la risoluzione che avrebbe presa. Ella tornò alla sua poltrona, vi si lasciò cadere, non disse parola.

Seguì in tal modo un silenzio angoscioso di alcuni minuti, durante i quali Loredana e Berto si fissarono acutamente, immobili, quasi scrutandosi; ma Berto non poté resistere più a lungo, le si avvicinò di nuovo, le afferrò le mani.

- Resta! - disse con voce velata dalla passione. - Resta! Te ne scongiuro! So che non mi ami, e ciò non mi spaventa...

Egli cercava di toglierle un guanto; ella se ne avvide, e lo sbottonò con un rapido gesto, offrendogli la mano e il polso nudi da baciare; ma quando sentì quelle labbra avide sulle carni, volse il capo quasi con ribrezzo.

- No! - disse. - Aspettate!

Afferrò la coppa e la vuotò avidamente, poi la tese di nuovo a Berto perchè versasse ancora, e di nuovo bevve; ma scorgendosi nello specchio, gettò la coppa vuota a terra, dove s'infranse.

- Che cosa volete fare di me? - disse poi.

- Tutto quello che tu mi comanderai, - rispose Berto. - Io sono libero; posso partire oggi stesso, stanotte, domani, quando tu me lo chieda.

- Sì, - dichiarò Loredana. - Partiremo subito. Andremo a Roma.

Ella diede in una risata così cruda e sardonica, che Berto la guardò impaurito.

- A Roma, - ripeté Loredana. - Dovevo andarvi con Flopi; andrò con voi. Non è lo stesso? Non sono la vostra amante? Non hanno voluto che io fossi la vostro amante? Un uomo o un altro, poco importa... Perché non andiamo anche a Sirmione?... Io voglio calpestare tutto il mio passato, io voglio distruggere ogni ricordo, io voglio che non rimanga più nulla, più nulla di ciò che mi è stato tanto caro, e che mi farebbe arrossire!... Ah, voi non sapete l'orrore che io sento per la vita!...

Voi non pensate che a impossessarvi di me; lo vedo nei vostri occhi, e non capite che io non sono più viva, non capite che io vi odio, e più vi avvicinate a me e più vi odio!...

Berto non rispose, ma la sua mano che teneva la mano della giovane, allentò la stretta; egli si ritrasse, percosso dalla veemenza selvaggia di quelle parole.

- Perché mi volete? - seguitò Loredana, lanciandogli uno sguardo di sprezzo. - Io amo Filippo, e mi sacrifico per lui. Non è chiaro? Non è chiaro che io voglio perdermi per salvare lui? Non ve l' ho detto già! E ho scelto proprio voi, perchè egli mi disprezzi tanto che non mi cerchi più!... E voi vi prestate a questo giuoco?... Se io acconsentissi a diventar la vostra amante, sarebbe quello il momento in cui amerei di più Filippo, perchè sarebbe quello il sacrificio più grave che io potrei fargli... E non lo avete capito? Come devo dirvi che io non vi amerò mai?

Stretto dalla logica feroce, che sembrava dettata da quel bisogno di mordere e di distruggere onde Loredana si sentiva tutta vibrare, Berto non trovò dapprima risposta; poi ebbe la parola unica che spiegava qualunque follia:

- Ma io ti amo, - disse. - Io ti amo, Loredana; e non so altro...

La giovane lo guardò, sentendo ch'egli non mentiva; le parve sommesso e vinto, e ne ebbe pietà.

- Suvvia, - mormorò, alzandosi, - mi lasci andare!

- Dove, dove vuoi andare? - chiese Berto, movendo un passo verso di lei. - Dove vuoi andare, così?

Ella s'era avviata alla porta, senza cappello, come una pazza.

Berto la guardò elegante e sottile nell'abito tutto liscio color d'ametista, leggiadramente ornato con una lista di pelliccia scura, che le correva intorno al petto e per l'estremo lembo della gonna a guisa d'un serpentello.

Usciva, partiva, fuggiva; d'improvviso aveva sentito che il sacrificio era troppo ripugnante, che meglio era morire, riposare, non pensare più ad alcuno, e aveva ricordato il canale nero e fondo che scorreva innanzi alla casa di Berto.

L'ora, era tarda, la luce fievole, la gente rada in quella serata d'inverno. Loredana avrebbe potuto gettarsi all'acqua e affogarvi, senza che alcuno accorresse.

- Dove vuoi andare? – ripeté Berto.

S'incontrarono sul limitare e si fissarono, l'uno con gli occhi fiammeggianti di desiderio, l'altra con lo sguardo smarrito della disperazione; ma perchè essa voleva procedere, egli l'afferrò per le braccia e la rattenne. Loredana ruppe di nuovo in una risata.

Aveva in bocca il sapore di quel fango al quale s'abbeverano gli umani, di quel fango che è tutta la vita, e un'arsura insaziata le bruciava le vene, come avesse ingoiato un fuoco liquido... Qualcuno alle spalle di Berto - forse la femmina seminuda dai piedi caprigni - gli suggerì un pensiero: la giovane non si sarebbe mai decisa né a partire, né a rimanere, né a vivere, né a morire; bisognava forzarla.

Egli l'attrasse bruscamente al petto, le suggellò la bocca con la bocca dandole un bacio così lungo, che pareva, volesse beverne la vita, l'anima, il sangue; sentì che Loredana s'inclinava a poco a poco, si rovesciava indietro, e assecondò il movimento senza staccar la bocca dalla bocca agognata, e l'adagiò sul divano ampio.

 

Fine capitolo XVI (penultima puntata)

Buona lettura

 

 
 
 
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