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BETTINA BRENTANO - W. GOETHE : Lettera da epistolario.

Post n°242 pubblicato il 13 Novembre 2013 da ciapessoni.sandro

 

 

 

 

Vienna, 28 maggio 1810.

 

Quando vidi colui, di cui voglio ora parlare, mi dimenticai di tutto il mondo; e anche adesso, quando il ricordo mi prende, il mondo scompare; sì, scompare.

L’orizzonte mio comincia ai miei piedi, s’incurva sul mio capo ed io sto in mezzo ad un mare di luce, che si sprigiona da te; in una calma profonda mi libro con placido volo verso di te, oltre i monti e le valli…

Oh lascia ogni cosa, chiudi i tuoi chiari occhi, vivi un istante in me, dimentica quanto si interpone fra me e te, le lunghe miglia ed anche il lungo tempo… Guardami dal punto in cui ti vidi per l’ultima volta…

Oh stessi ancora davanti a te!… Oh potessi esprimermi chiaro!…

Che profondo brivido mi scuote, quando, contemplato per qualche tempo il mondo con lui, guardo indietro verso la mia solitudine e sento come tutto mi è estraneo!

Eppure come è che ancora rinverdisco e rifiorisco in questo deserto?…

Di dove mi viene la rugiada, l’alimento, il calore, la benedizione, il bene?…

Da questo nostro reciproco amore in cui sento me stessa così graziosa… Se io ti fossi vicino, vorrei restituirti molto, in compenso di tutto…

 

E’ Beethoven colui, di cui voglio ora parlarti e presso cui mi sono dimenticata del mondo e di te. Io sono assai bimba ancora, ma certo non sbaglio se dico (ciò che forse nessuno ora intende e crede) ch’egli cammina ben innanzi a tutta l’umana civiltà, e chi sa se mai lo potremo raggiungere!… Io ne dubito. Possa sol vivere fino a quando il possente e sublime enigma che è nel suo spirito abbia raggiunto, maturando, la sua più alta perfezione: sì, possa toccare la sua ultima meta.

Allora ci lascerà nelle mani la chiave di una scienza celeste, che ci solleverà verso la vera beatitudine.

A te posso ben confessarlo: io credo ad un fascino divino, che costituisce l’elemento della natura spirituale. Questo il fascino che esercita Beethoven nell’arte sua. Tutto quello che si dice per illuminarti, è pura magia; in lui ogni atteggiamento tende a costituire un’esistenza superiore, e in tal modo Beethoven sente d’essere il fondatore di una nuova base sensibile alla vita spirituale. Tu riuscirai certo ad intuire che cosa voglio dire e quale sia la verità.

Chi potrebbe sostituire per noi tale spirito?

Da chi potremmo aspettarci un equivalente?…

Egli stesso ha detto: “Quando apro gli occhi, sono costretto a sospirare, perché ciò che vedo contrasta con la mia religione, e sono forzato a sprezzare il mondo che non avverte che come la musica sia una rivelazione superiore ad ogni sapienza e filosofia. Essa è il vino che dà l’estro a nuove creazioni, io sono il Bacco che spreme per gli uomini questo mirabile vino e li inebria nello spirito.

Che se in seguito tornano in sé, vuol dire che essi hanno fatto di tutto per afferrare quanto li aiuti al regime secco…

Io non ho amici, debbo vivere solo con me; ma so con certezza che Dio nella mia arte è più vicino a me che non agli altri uomini; io lo pratico senza paura, ché l’ ho sempre riconosciuto e compreso. Né mi preoccupo della mia musica, ché non può avere una brutta sorte. Chi la comprende, deve necessariamente liberarsi da tutte le miserie, che gli altri trascinano con sé…”.

Tutto ciò Beethoven me lo disse la prima volta che lo vidi; ed io fui pervasa da un senso di rispetto nel vedere con quanta benevola franchezza si esprimesse con me, quantunque io dovessi essere ben insignificante ai suoi occhi…

 

“Parli a Goethe di me, gli dica che vada a sentire le mie sinfonie; allora converrà con me che la musica è l’unica porta immateriata, onde si accede in un mondo superiore della conoscenza, il quale abbraccia l’uomo ma non può essere abbracciato. Occorre il ritmo dello spirito per comprendere la musica nella sua essenza; essa dà l’intuizione e l’ispirazione delle scienze celesti, e quello che lo spirito vi percepisce materialmente, è incarnazione di conoscenza spirituale…

L’arte, così, rappresenta sempre la divinità, e il rapporto umano con l’ arte è religione. Ciò che raggiungiamo con l’arte proviene da Dio, è ispirazione divina, che prefigge alle facoltà umane la meta che egli raggiunge…”

 

Io gli promisi di trascriverti tutto, per quanto posso comprendere io. Egli mi condusse alla prova di un gran concerto a piena orchestra.. Mi ero seduta tutta sola in un palco dell’ampia sala, quasi al buio. Attraverso fessure e fori filtravano strisce di luce, ove danzava su e giù una fiumana di scintille multicolori, che dava l’impressione di vie eteree popolate da spiriti beati. Lì, scorsi questo immenso spirito dirigere la sua orchestra. Oh Goethe, nessun imperatore o re ha tanta coscienza del suo potere, e che ogni forza si sprigiona da lui, quanto questo Beethoven, che pur dianzi, in giardino, ricercava la causa, onde a lui veniva ogni cosa. Se io lo capissi come lo sento, saprei tutto.

Egli stava lì così fermo nella sua decisione; i suoi movimenti ed il suo volto esprimevano la perfezione della sua creazione; preveniva ogni sbaglio ed ogni equivoco; non un soffio era arbitrario; tutto era trasferito nella più cosciente attività dalla gigantesca presenza del suo spirito… Piacerebbe preconizzare che un simile spirito ricomparirà in una più matura perfezione come un dominatore del mondo.

 

Ieri sera ho trascritto tutte queste cose; stamani le lessi a Beethoven, ed egli disse: “Io ho detto questo?… e allora è segno che ero in estasi!”. Egli rilesse ancora una volta attentamente, cancellò qua e là, scrisse tra le righe, perché quel che conta per lui è che tu capisca.

Procurami la gioia di una pronta risposta, che provi a Beethoven che tu lo stimi. Abbiamo sempre avuto il proposito di parlare di musica; sì, questa era anche la mia volontà; ma adesso soltanto sento, in virtù di Beethoven che io non sono da tanto.

 

 

Bettina.

 

 
 
 
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