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SOPHIE SCHUBART MEREAU BRENTANO
Post n°10 pubblicato il 06 Maggio 2010 da ciapessoni.sandro
Sophie Frederike SCHUBART – Scrittrice nata il 28 marzo 1770 - Altenburg- (D) e deceduta il 31 ottobre 1806 a Heidelberg (D) alla età di 36 anni. Si sposa nel 1793 con Friedrich Ernst Karl MEREAU ma conserva il suo primo cognome Schubart aggiungendolo a quello di Mereau. Per cui nasce: Gustav MEREAU ca 1795 e Emine Gisela Hulda MEREAU ca 1795.
Nel 1770 ca, rimane vedova e si risposa il: 11 dicembre 1803, a Marburg (Germania) con Clemens Wenceslaus Maria BRENTANO 1778-1842, per cui nasce: Achim Ariel BRENTANO 1804-1804 e Carolina Johanna Johachime Elisabeth BRENTANO 1805-1805. Ha conosciuto Clemens BRENTANO nel 1798 a Jena nel ritrovo letterario di Caroline Schlegel. Muore nel 1806 in occasione del terzo parto.
Collocare in un preciso ambito storico-letterario l’attività della scrittrice Sophie Mereau, è opera difficoltosa poiché essa rientra nel determinato periodo chiamato: “Empfindsamkeit” ossia della sensibilità e più propriamente del romanticismo.In un certo particolare, le sue liriche a carattere tematico paesaggistico, trovano l’approvazione del poeta Schiller che si complimenta con la scrittrice nella quale riconosce uno spiccato spirito di contemplazione ed alcune sue liriche vengono pertanto pubblicate nel 1795 sulla rivista “Die Horen”, diretta proprio dallo stesso Schiller. La natura occupa un ruolo fondamentale nella poetica della Mereau ed è frequentemente decantata come momenti di gioioso risveglio e malinconico assopimento mentre l’amore assume il ruolo di una forza suprema che muove l’esistenza di tutti gli esseri viventi e racchiude il senso autentico della vita. Nella prosa è di rilievo l’efficacia descrittiva per il romanzo epistolare in quell’epoca assai usato e ricercato poiché già assumeva nel suo contesto, quell’alone di misterioso romanticismo che al lettore garantiva anche una “suspense”, come quelle forme di rapimenti di memoria causati da intrighi e successivamente da improvvisi ritorni di memoria. Le sue opere poetiche presentano sovente tratti che riconoscono la sua esplicita adesione al classicismo, risultante dalla scelta in ambiente classico, nell’uso di nomi e derivazione greche e non dimentica quel richiamo alla Poesia come invocazione alla suprema fonte di ispirazione. La passione amorosa è al centro delle trame dei suoi romanzi che le diedero, giovanissima, una grande fama, ed appare tema prevalente anche nei testi poetici. In una raccolta di Liriche pubblicate nel 1801-1802, appare una significativa dedica a Schiller:
***** Questi Lieder vivere vogliono fin a che il loro suono un cuore sensibile rallegri; lo avvolga in armoniose fantasie, lo rivolga a sentimenti i più elevati, non vogliono librarsi fino ai posteri lontani.
Risuonano e si smorzano nel tempo creati sono dall’aria del momento. Ora fuggono lontani nella danza lieve delle Ore. ***** I versi della nostra Scrittrice e Poetessa, vivono ancora oggi nella sincerità dell’esternazione del sentimento amoroso, nella continuità delle sofferenze e delle gioie legate alle passioni. In una poesia l’Autrice descrive il modo di vivere l’amore che a lei pare più autentico:
S’io fuggissi il mondo, imparerei a non amarti? La dolce tua visione s’annullerebbe da me per sempre?
Rinnegherei così i miei migliori istinti e tutto il mio ardore infedele sarebbe verso di te.
No! Se un dio m’offrisse con pietà gentile dai flutti di Lete la doviziosa coppa, giammai riceverei tal dono; eternamente vivrei pe’ ‘l mio e tuo dolore.
*****
SERA DI PRIMAVERA
Soave fulgore il sole del tramonto etereo fluttua nel bosco fiorito; dolce e nuova gioia tutto respira e tutto è immerso nel lieto presagio.
Seguo pensieri gioiosi e fugaci di nuove gioie la traccia ammaliante; soave e commosso è lo spirito pronto, ondeggiano l’ombre sui campi fioriti.
E come sbocciano i giovani fiori al bacio leggiadro di Primavera, luminose speranze destano i cuori fugando la nebbia al lieto presagio. Cullami in leggiadre fantasie… o venticello serale! Mite chiarore crepuscolare fammi ardere di gioia l’anima mia e nel presente rendimi felice.
E per far più dolce l’ora bella liberamente e lietamente, si avvicini a me concorde un cuore, vagando solitari amore o dolore.
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