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L'AMORE DI LOREDANA - dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°212 pubblicato il 08 Febbraio 2013 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli


 

Immagine: Il “Landò”

… che riporterà … per l’infelice Loredana.

 

Cliccare sull’immagine per ingrandire

 

… seguito PRIMA PARTE

***

Capitolo XII (seguito del post 211)

Loredana, accasciata per la lettera nella quale Filippo le annunziava che la sua lontananza si sarebbe ancora prolungata di alcuni giorni, stava sul divano, a occhi chiusi, non udendo, non pensando, nella disperazione di far passare quel tempo che doveva essere eterno.

Le fiamme della gelosia cominciavano a divorarle il cuore. La società alla quale apparteneva Filippo e nella quale era momentaneamente rientrato, pareva alla fanciulla singolarmente pericolosa. Egli vi avrebbe ritrovato Fausta e mille altre donne come quella, aiutate dal lusso e dall'eleganza. E che cosa poteva far lei, povera ragazza ancora ingenua, contro le malie di quelle femmine sapienti, cariche di gioielli prodigiosi, ornate di tutte le grazie? Per la sua fantasia inesperta i convegni mondani erano come convegni d'amore nei quali Filippo avrebbe dimenticata presto la piccola amica che soffriva.

E il pensiero venne a colpirla con tanta durezza, che la fanciulla balzò in piedi, corse nella camera da letto, ne uscì con un largo cappello bianco che piantò risolutamente in testa, e s'avviò, tenendo un ombrellino scarlatto fra le mani.

Nel vestibolo trovò la signora Teobaldi, la quale s'avviava appunto dalla ragazza per strimpellare il piano. Clarice era vestita alla Pompadour, con amplissimi disegni sul corsetto e sulla gonna: questa, troppo corta, lasciava scoperti i piedi calzati di scarpe bianche; e così abbigliata, coi fianchi prominenti, la figura tozza, la Teobaldi pareva una trottola accuratamente pitturata di fresco.

- Esce? - ella domandò con voce triste.

- Sì, vado a passeggiare, - risposo Loredana. - Vuol tenermi compagnia?

Erano le quattro; il sole abbruciava, la luce era accecante, sugli alberi strillavano le cicale.

Clarice, fattasi sulla soglia, gettò un'occhiata intorno, aggrottò le terribili sopracciglia, e disse:

- Non so se mi convenga arrischiare...

- E perché no? - chiese Loredana stupita.

- Sa, per la voce; potrei prendere un riscaldo...

La fanciulla crollò le spalle e uscì.

Voleva andare a quelle Grotte di Catullo che avevano visto la sua felicità, quando vi passava con Filippo quasi l'intera giornata, immaginando d'esser con lui in un'isola perduta dell'Oceano. Ma per la certezza che quei ricordi, uniti all'amaritudine presente, l'avrebbero fatta soffrire di soverchio, Loredana s'avviò sulla strada di Sirmione, verso la strada provinciale.

Camminava adagio, riparata dall'ampio ombrellino scarlatto, e guardava gli alberi, l'erba, l'acqua, le barche dei pescatori, per distrarre la mente, perdendosi in osservazioni oziose. Si fermò a rintracciar fra l'erba una cavalletta, stette a vedere una lucertola che, immobile, la fissava coi piccoli occhi neri e acuti. A un punto della strada, alcuni monelli uscirono a giocare coi noccioli delle pesche, e Loredana assistette a una partita, come un monello essa pure.

Così s'era già dilungata verso la strada provinciale, quando da un nugolo di polvere che si scorgeva lontano, comprese che una carrozza s'avvicinava; e perché la cosa non era troppo frequente, Loredana sedette sopra un muricciolo, aspettando l'arrivo insolito. La vettura correva rapidissima e si udiva il tintinnìo dei campanelli. Un pensiero balenò nel cervello di Loredana:

- Fosse Filippo?

Ma non volle fermarsi a quell'idea, assurda, e che pur le faceva battere il cuore con tanta ansietà.

Del resto la carrozza era ormai a pochi passi. Loredana si alzo in piedi, gettò un'occhiata, e vide...

Era possibile? Aveva visto bene? Non si trattava, d'un'allucinazione?

La carrozza procedette ancora per alcuni metri, poi si fermò, e una donna ne discese, tornò indietro a corsa, gridò:

- Lori, Lori, Lori!

Loredana le andò incontro, smarrita, felice, non riuscendo a comprendere; e sulla strada, innanzi al vetturale attonito, madre e figlia s'abbracciarono e si baciarono piangendo.

- Vieni con me, - disse la signora De Carolis alla figlia. - Andiamo all'albergo. Devo parlarti...

Le due donne salirono di nuovo nella vettura, che riprese la sua corsa.

- Oh mamma, come sono felice! - esclamò Loredana, tornando ad avvinghiarsi al collo della madre, e baciandola con forza. - Chi ti ha detto che ero qui? Sei venuta a farmi compagnia? Sono sola, tutta sola. Starai con me. C'è una bella camerina all'albergo, e te la farò preparare subito, subito, perché devi essere stanca, con questo caldo. Ah, come sono felice, mamma! Mi pareva che qualche cosa mi chiamasse per questa strada!

Mentre ascoltava le parole e rendeva i baci, Emma andava considerando la sua figliuola, così elegante nell'abito leggero di seta cruda color d'oro, con la vita stretta in un'alta cintura rossa, con quell'ombrellino scarlatto dalla impugnatura d'avorio bruciato.

Era molto bella, e molto diversa da un giorno. Il soffio misterioso dell'amore le aveva dato un'espressione nuova, inconsciamente più ardita; se prima era ammirata, adesso poteva svegliare la concupiscenza e accendere la passione degli uomini. Ma Loredana pareva ignorare e il mutamento compiuto e la significazione pericolosa della sua bellezza. Tutto pareva ella ignorare; anche l'abisso in cui era precipitata, dal fondo del quale sorrideva a sua madre.

Emma evitò di rispondere, il cuore stretto da uno struggimento oscuro; per fortuna il supplizio durò poco; la carrozza giunse innanzi all'albergo, e Loredana, svelta e leggera, balzò a terra, e stese la mano ad Emma.

Una donna assisteva a quell'arrivo impensato: Clarice Teobaldi, la quale, pavoneggiandosi nell'abito troppo corto alla Pompadour, passeggiava avanti all'albergo, per farsi ammirare da alcuni pescatori, che la guardavano con ironia mal celata. Loredana si volse, vide la Teobaldi e sorrise.

- È tornata in carrozza? - disse l'altra, sorridendo a sua volta. - Credevo fosse arrivato il signor conte.

- No, è la mamma, la mia mamma! - esclamò gioiosamente Loredana.

La Teobaldi fece un inchino alla signora De Carolis, che la squadrò con un'occhiata, non rispose al saluto, ed entrò nell'albergo, seguita dalla fanciulla. Quando giunsero alla camera di Loredana, Emma, appena varcata la soglia, si volse e chiuse l'uscio a chiave.

XIII.

Quella era la camera che aveva visto e tutelato gli amori di Loredana con Filippo; tra quelle pareti s'era svolto il dramma eterno della fanciulla che si tramuta in donna; e forse ogni oggetto, ogni mobile, ogni ninnolo conservava un ricordo, aveva un significato pei due amanti.

Emma De Carolis gettò uno sguardo a sua figlia, e disse bruscamente con voce secca:

- Sono venuta a prenderti.

Loredana, la quale era in piedi, ancora col cappello in testa, non poté frenare un sussulto, e ripeté :

- A prendermi?

- A prenderti, - annunziò Emma di nuovo. - A prenderti e a condurti a casa. Credi che sia venuta qui per assistere a questo scandalo, a questa vergogna? Su; levati codesto abito, metti il tuo vestitino nero; fa presto, perché non abbiamo tempo da buttar via.

Loredana, udendo quella rampogna espressa con voce fredda, decisa, che non avrebbe attesa mai da sua madre, diventò pallidissima e si appoggiò allo schienale d'una sedia. Non comprendeva ancora bene, ma intuiva oscuramente che il suo amore era finito, spezzato, cancellato per sempre.

- Véstiti, - ripeté Emma. - Fa presto.

La fanciulla le si avvicinò, ma non osò stendere le braccia, per attirarla a sé .

- Mamma, - disse, - che cosa avviene?

Si passò una mano sul viso, come per fugare una nube che le avesse ottenebrato la vista; e seguitò:

- Mamma, non comprendo...

- Lo so; lo so, che non comprendi, - rispose Emma. - Obbediscimi; va a vestirti; ti spiegherò tutto, dopo.

- Ma dove andiamo, mamma? - esclamò Loredana, stendendo le mani quasi ad implorare.

- Dove andiamo? A casa; torniamo a casa nostra, a Venezia.

La fanciulla fece ancora un gesto, smarrita, guardandosi intorno.

- E Filippo? - domandò. - Lo sa, Filippo, che sei venuta, a prendermi?

Emma si sentì avvampare la faccia ed ebbe un lampo nello sguardo.

- Filippo? – ripeté . - Io, tua madre, ho da chiedere il permesso al conte Vagli per riprendere la mia figliuola? E tu obbedisci a lui, piuttosto che a me?... Lori, non farmi parlare, non tormentarmi...

Le due donne erano di fronte e si guardavano, ambedue timorose di far male e tuttavia nell'impossibilità di capirsi. Loredana tremava da capo a piedi, come già Filippo aveva tremato innanzi ad Emma; ma la fanciulla, invece di piangere e di smarrirsi, sentiva tumultuare nell'animo una ribellione sorda, imperiosa, veemente, che a pena era frenata dalla presenza della madre.

- Filippo, - essa mormorò, - Filippo non sa nulla, e io non posso partire così, senz'avvertirlo. Mi ha scritto che tornerà fra qualche giorno; ebbene, mamma, aspetta; glielo dirai tu, che io devo tornare a casa...

Emma non poté trattenersi, avanzò qualche passo, afferrò un braccio della figliuola, e la scosse con forza.

- Ma che cosa dici? - esclamò. - Chi è Filippo? Che diritti ha su di te, perché tu non possa muoverti senza il suo beneplacito? Io non so chi sia, colui... È un libertino che ti ha sedotta; e io devo aspettarlo qui, per chiedergli il permesso di riprendere mia figlia? Che cosa dici, pazza?

Per la durezza di quelle parole, per la stretta nella quale sentiva preso il braccio, per le offese lanciate a lei e al suo amante, Loredana proruppe. Si liberò dalle mani di sua madre, fece un passo indietro, e con gli occhi scintillanti, colla persona eretta come se tutti i nervi si fossero tesi rudemente nel suo corpo fragile, ella rispose:

- Ma è inutile, sai? È inutile che tu insista! Io non parto: io non mi muovo.

- Lori, - mormorò Emma, - pensa a quel che fai...

- Non parto, non mi muovo, se prima non è tornato Filippo, - rincalzò Loredana con voce che le usciva tronca dalle labbra. - Filippo ha dei diritti, su di me; tu puoi ignorarli; io non posso, se non sono una ragazza spregevole. I suoi diritti non li ha inventati lui; glieli ho dati io, perché l'amo, e ho abbandonato ogni cosa per seguirlo. Egli non mi ha sedotta; gli volevo bene, gli voglio bene oggi più che mai; vivo qui sola, in questo paese, per lui. Che colpa ha Filippo in tutto questo? Se anche avessi sposato Adolfo, oggi vorrei bene a Filippo, perché non ho mai amato che lui; e perciò Filippo è un libertino? Se anche fosse? Io lo amo, gli ho dato tutti i diritti su di me, e tanto peggio per me, dunque! Del resto, mamma, non è questione di diritti. Io dovrei partire senza avvertirlo?

Egli torna, felice di stare con me, e non mi trova più? Che cosa mi ha fatto, per trattarlo a questo modo? Non parto, non mi muovo, fin che io non lo abbia rivisto...

Emma ascoltò in silenzio; il suo sdegno, a mano a mano che la figlia parlava, andava cadendo. Ella raffrontava mentalmente le parole di Filippo con le parole di Loredana, e sentiva di trovarsi alle prese con una passione senz'argini, fatta d'impeto, contro la quale era impossibile agire con la forza.

Sedette in una poltrona, e quando Loredana tacque, ella disse, addolcendo la voce:

- Capisco che lo ami. Lo ami più di me. Io sono una povera mamma, Ero venuta per perdonarti.... Quante mamme avrebbero perdonato?

Udendo quella voce, la solita voce buona di sua madre, Loredana s'avvicinò, si mise in ginocchio presso la poltrona, ricinse con le braccia il busto di Emma; e mentre le scendevano le lagrime silenziose per le gote, sussurrò:

- Sì, mamma. Io ti voglio tanto e tanto bene...

 

 

Fine prima parte capitolo XIII

Buona lettura

 

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Commenti al Post:
ottobre210
ottobre210 il 09/02/13 alle 18:25 via WEB
Caro Sandro,la ribellione di Loredana conferma che l'amore non conosce ragione se non quella del cuore...ieri come oggi...Fa molto freddo,ho finito di prendere un tè.Ecco in questo salotto letterario ci stà bene. Ti auguro una buona serata...un caro abbraccio con l'affetto di sempre.Francesca
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 10/02/13 alle 16:16 via WEB
Francesca mia cara, felice domenica! Ti ritrovo sempre puntuale nel nostro "Salotto letterario" (da oggi, da questo momento, onorando la tua proposta, chiamerò - chiameremo - questo sito:"Salotto letterario". E lo devo a te! Ma lo sai Francesca cara che questa ragazzina, comincia a piacermi? Si trova ora a... navigare nel periodo dell'età di un primo cosciente sviluppo di una "nuova" vita che in lei sta sbocciando: l'Amore! E' l'assaporare il delicato profumo di una celestiale esperienza che trasporta il suo spirito in una sconosciuta dimensione che attrae e rinovella tutta l'esistenza umana. Loredana è un delicato fiore che nella sua spontanea genuinità si offre alla vita. E vive l'amore con Filippo in un mondo quasi da fiaba, ed anche Filippo mi pare... cotto abbastanza, di una cottura "gentile" , non villana o volgare. Siamo ancora all'amore platonico. Baci Sandro.
 
   
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 10/02/13 alle 17:25 via WEB
Francesca, ma per coronare il loro sogno, quante spine dovranno sopportare! Con affetto Francesca, sempre con tanto affetto! Sandro.
 
anyony
anyony il 11/02/13 alle 17:42 via WEB
Mi piace questo "Salotto letterario" dove si commentano con te, caro Sandro, le interessanti pubblicazioni che tu fai, così mentre beviamo un te e gustiamo qualche biscotto. Questa puntata è davvero commovente, si scontrano l'amore di una mamma che vuole salvare la figlia da uno scandalo e una quasi certa delusione, e l'amore per un uomo di cui Loredana è profondamente innamorata e in cui crede ciecamente. E poi c'è anche l'amore della figlia per la mamma che trapela nonostante le loro incomprensioni. Quale forma di amore avrà il sopravvento sulle altre? Attendiamo le prossime puntate. Ti abbraccio mio caro, con affetto Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 12/02/13 alle 08:01 via WEB
Carissima Antonia, dopo parecchio tempo stamattina ho riacceso il PC (come vedi) prima delle ore 8,00. C'è una ragione: ieri la neve ininterrottamente mi ha messo in condizioni di non uscire, Ne ho approfittato e dedico queste ore al PC. Intanto ti ringrazio per la tua presenza che mi onora in questo "nostro" Salotto Letterario del quale tua ne fai piena parte così come lo è la nostra carissima lettrice Francesca. Sì Antonia, ci beviamo il tea virtuale, quello vero, il lo prendo alle ore 16. Hai letto come si sta sviluppando la trama del romanzo? Rileggendolo io rivivo i tempi della mia infanzia, poiché questi "scandali" (?) realmente era pane quotidiano nel 95% delle famiglie! Loredana mi piace perché dimostra nella pur sua giovane età, una certa maturazione di ragionamenti che filano alla perfezione con la logica dei tempi, anche di quelli futuri. Se la cava... ma come ho già accennato in un precedente commento, troverà sul suo cammino altre spine... Ciao Antonia e a presto. sempre con tanto affetto, Sandro.
 
maraciccia
maraciccia il 20/02/13 alle 18:09 via WEB
Mamma e figlia..e l'amore..*__*..sera Sandro..
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 21/02/13 alle 16:17 via WEB
Buon pomeriggio Mara Carissima! Il problema delle due donne, è veramente l'amore. La madre espone le proprie ansie sull'avvenire della figlia, quest'ultima espone le proprie ma senza prevaricare quelle della madre; c'è da parte di Loredana quel rispettoso rispetto verso la madre, ed il resto, segue... Caramente4, Sandro.
 
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