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L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°216 pubblicato il 06 Marzo 2013 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli

 

 

Immagine

Riflesso di… lago

 

Cliccare sull’immagine per ingrandire

 

… seguito PRIMA PARTE

***

 

…seguito Capitolo XVII (dal post 215)

 

Il passo di sua madre la faceva trasalire. La mamma aveva snebbiato il sogno, e invece dell'amore di Filippo le aveva recato il perdono. Chi chiedeva il suo perdono? Erano felici; lassù, ai piedi delle Grotte, non si ricordava la madre, non si ricordava il mondo; le acque del lago erano limpide e gli amanti vi si specchiavano, e le loro voci avevano toni d'infinita sollecitudine, e le giornate erano brevi, e le notti erano brevi. Egli la spogliava con quelle sue mani esperte, e ogni sera ella arrossiva, fremendo e sentendo il fremito di Filippo, che voleva indugiare e far presto, contemplare e possedere, allontanar la coppa e bere avidamente. Il mattino, sempre lieto, ascoltava i loro discorsi; dovevano partire di giorno in giorno. Filippo parlava di Roma con un entusiasmo che nessuno avrebbe mai supposto in lui; Roma tutta dorata d'un sole giallo e abbagliante, Roma stupenda a dispetto degli uomini e del tempo, Roma che ha visto milioni di pellegrini d'amore, sperduti e obliati nei secoli, contenti e umili, Roma appariva anche nei sogni di Loredana.

E dovevano andarvi di giorno in giorno, ma intanto le acque limpide del lago e la quiete del paese e il bel silenzio e le care abitudini di giorno in giorno li trattenevano. Che importava? Vi sarebbero giunti, più tardi; come presente e come avvenire non avevano che il loro amore, il quale pervadeva anche tutto il passato di Loredana; sarebbero giunti più tardi a Roma, col loro amore, grande abbastanza per così grande teatro...

Invece di quell'arcano, di quell'intimo poema, fatto di realtà e d'illusione, forte e inebriante questa come quella, la vita s'era chiusa d'un tratto. Pareva a Loredana d'essere stata colta nel sonno e trasportata a Venezia; e nessuna di tante delizie esisteva più; non restava che il perdono di sua madre e l'obbligo di tacere, simulando una verginità di corpo e di mente, che aveva offerto da tempo in olocausto, tutta vibrante di gioia, al solo uomo degno d'insignorirsene.

Poi cominciarono i pettegolezzi.

Emina De Carolis s'accorse in breve, con terrore, che tutti sapevano. Che cosa sapevano?

Ogni cosa e niente. Ma nessuno aveva creduto al soggiorno di Loredana a San Donà; avevano fatto finta di credere per convenienza; si era notato che a San Donà Loredana non aveva messo piede quell'anno, e che sua madre era turbatissima, e che rifuggiva dal parlarne; e che una notte era tornata da un paese misterioso, con la figlia, che non pareva più quella, che alcuni dicevano malata, che altri affermavano essersi imbruttita e che gli uomini esperti giudicavano bella, degna di concupiscenza e già istruita per l'amore.

S'era saputo che anche quel signore, un conte, il conte Filippo Vagli, il quale frequentava la casa da amico intimo, anch'egli era stato assente da Venezia tutto il tempo ch'era mancata Loredana... Come s'era saputo? Per quella misteriosa catena di parole e di chiacchiere, che ha talvolta il primo anello in un'alcova e l'ultimo in una bottega.

La famiglia Gianella, avuto appena sentore di qualche diceria, soffiò sotto, perché il giovane Adolfo non tornasse a incapricciarsi di quella svergognata, non pensasse alle volte di sposarsi quella disperazione. Si determinarono i fatti: Loredana era scomparsa qualche tempo per mettere alla luce un figlio, che aveva abbandonato in campagna, presso una contadina; il figlio era nato dalla tresca tra la ragazza ed il conte, il quale aveva coronato l'opera abbandonando la sedotta. E vennero fuori i testimoni improvvisati di quell'amorazzo: chi aveva visto Filippo entrar nella casa a notte fatta e non partirsene che all'alba; chi aveva notato che la madre lasciava gli amanti soli, chiusi in camera, per lunghe ore; una vicina, affacciandosi alla finestra, aveva dovuto assistere agli amplessi dei due, che si davano baci spudoratamente; un'altra invece affermava che non appena giungeva in casa Filippo, le finestre del salotto si chiudevano e si tiravano cortine e tende.

Questa marea di fango saliva, saliva, a poco a poco; forse in qualche anima di ragazza brutta o di donna volgare rodeva anche l'invidia per l'avventura, qualunque ella fosse stata, e ciascuna, pensava che al posto di Loredana avrebbe ceduto, ma più sapientemente, così da provvedere anche al proprio domani; e ciascuna si rammaricava di non aver trovato un ricco signore per amarlo, esserne amata e metter da parte un peculio. Onde, allo sdegno per la verecondia calpestata, non andava disgiunto in quelle donne un certo senso di commiserazione sprezzante per l'idealismo di Loredana, che seminava figlioli senza assicurarsi l'avvenire.

Ma quella madre! Quella madre che non aveva occhi né orecchie, e si lasciava sedurre in casa la figlia, e se la riprendeva poi con tanto agio! Che pensare di quella madre, se non che ella avesse trovato il suo tornaconto nell'affaraccio? Una comare, la signora Opimia Incudi, un vero chiodo dalla testa piccola sopra il corpo allungato, si presentò finalmente a Emma De Carolis, la quale non ricordava bene dove l'avesse conosciuta; e avvisò la signora delle voci che correvano, perché sapesse regolarsi, perché non si fidasse della gente, perché provvedesse a tutelare l'onore suo e della figliola, perché era tempo di metter fine a tanta cattiveria. E nel frattempo la signora Opimia stava, a guardar l'effetto delle notizie sulla faccia di Emma, e aspettava qualche risposta che servisse a nuovi commenti e a nuove induzioni. La faccia di Emma era pallidissima, gli occhi le si appannavano per lo sdegno; ma mentre appunto doveva venir la risposta, la difesa, la confessione, qualche cosa che ripagasse la signora Incudi della sua buona opera, comparve in salotto Loredana, la quale si fece ripetere tutta la storia.

E fu un colpo per la signora Incudi, quando la fanciulla si mise a ridere. Anche la mamma la guardò con un senso di sollievo, perché aveva temuto che Loredana soffrisse acerbamente. Loredana rideva, senza ostentazione, trovando nuova cagione d'allegria e di risa nell'aspetto stralunato della signora, alla quale traballava, la punta del naso lunghissimo sotto l'impressione della maraviglia. Poi, senza dir parola, Loredana uscì, lasciando che sua madre s'indignasse per le calunnie riferite; e non fu mai così allegra come quel giorno.

La visita della signora Incudi le aveva fatto bene, le aveva recato un alito di vita; il sussurro di quei pettegolezzi la ristorava. Non aveva cercato di meglio; ora sapeva, ora aveva il concetto chiaro di quel che poteva aspettarsi.

Era contenta che si mormorasse; ciò le risparmiava la commedia che sua madre aveva ingenuamente pensato, quella commedia di verginità, che le ripugnava. Era stata l'amante di Filippo, non aveva amato che lui ed era ancora sua.... Doveva fingere per la signora Incudi e per le sue amiche, doveva far loro intendere la nobiltà del suo sentimento, se quelle femmine per poco non l'accusavano di avere ucciso un figlio?

Ormai, al confronto di tutto ciò che si narrava, esser l'amante di Filippo sembrava quasi una virtù; e lieta di quella strana liberazione dalle paure del mondo, che la malignità del mondo le offriva, Loredana sentì crescere il coraggio per sostener meglio lo sguardo di sua madre, per attendere ciò ch'ella sperava in segreto ostinatamente, per vivere della sua vita, senza curarsi del giudizio altrui. La collana d'oro a maglie piccoline con la medaglia era diventata un talismano, e la fanciulla aspettava, credeva, perché la medaglietta diceva: «Sempre» e recava una data, che Filippo non doveva dimenticare.

Si rimise a vivere; andò a trovar qualche amica, la quale non pareva saper nulla, ma non domandava nulla intorno a quanto aveva fatto Loredana in quell'ultimo tempo; uscì a passeggio, e perfino un giorno, un giorno dal sole furioso, le salì alle labbra un motivo che non le piaceva e che pur l'inteneriva, e si provò a cantare, e tacque subito, perché quell'aria le rammentava la cameretta cara di Sirmione e la povera signora Teobaldi, tanto maltrattata in principio, che si girava sullo sgabello di reps rosso, e diceva, aspettando un elogio:

- Eh?

XVIII.

Poi, d'un tratto, Loredana si rintanò in casa di nuovo, come impaurita, e non volle più uscirne.

Aveva incontrato Adolfo Gianella per istrada e s'era rifugiata in un negozio a comprar bottoni e nastri; ma non così presto che Adolfo non avesse potuto vederla, sentire il sangue avvampargli la faccia e il cuore martellargli in petto.

Gli avevano tanto e tanto parlato di Loredana, delle sue colpe, dei suoi amori, della sua perfidia, che mentre egli lavorava a tutt'uomo per dimenticarla, essa gli tornava alla mento con acre persistenza; e la fantasia s'infervorava a seguirla nel turbine della nuova vita, tra i divertimenti che il seduttore prodigava certo intorno a lei, per ubriacarla di gioia e avvincerla a sé tenacemente. Adolfo non riusciva a capir nulla in tutto quell'armeggiare; la sconosciuta era assai ridicola, con un certo cappello alla cacciatora, che le stava appena sul cocuzzolo e ch'era ornato d'una penna di fagiano, ardita come una sfida al cielo; ma c'era, di peggio: la signora guardava Adolfo con occhiatacce mezzo beffarde e mezzo compassionevoli, le quali avrebbero fatte perder la pazienza a chiunque non avesse avuto un demonio più sarcastico e più fiero nel cervello.

E fu appunto per le stratte di quel demonio, che non voleva star quieto e che aveva tutta l'andatura d'una passione irragionevole, fu appunto in un impeto di dubbio, di gelosia, di paura e d'amore, che Adolfo Gianella varcò la soglia della casetta, e su a corsa per le scale, dietro Rosa che, rientrando, non gli aveva badato.

 

Fine prima parte capitolo XVIII

Buona lettura.

 

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Commenti al Post:
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 06/03/13 alle 17:38 via WEB
Per: maraciccia - Mara carissima, buona serata! Ho visto che sei arrivata pochi istanti dopo che io ho messo il nuovo post! Prima arrivata... maglia... (di quale colore preferisci?) Sei sempre cara e fedele e ti ringrazio veramente con tutto il cuore. Questa puntata è bella, leggila con calma, la prossima sarà ancora più emozionante. Alla nostra Loredana le stanno facendo patire le pene dell'inferno... eppure la Loredana, mi piace! Ma la Loredana era dei primi del 1900, e ora siamo ad un secolo dopo! A Loredana piaceva vedersi riflessa nelle acque del lago, pudicamente coperta della... sua pelle! Peccato!Io non c'ero!... Ti abbraccio Mara; aspetta! il tea... coi pasticcini di crema e cioccolato! Caramente, Sandro.
 
 
maraciccia
maraciccia il 06/03/13 alle 17:53 via WEB
ahahah..ciao Sandro, sono quii, stavo ancora leggendo..anche a me piace Loredana...e..grazie..per il tea..son qui
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 06/03/13 alle 18:02 via WEB
To: Lady_Juliette - Simona carissima ti aspettato! E' l'ora del tea! Posso offrirti soltanto i Saporelli di Siena coi Bon-bon delle Chiarine di Vallombrosa. Lo sai che sei sempre la "BENVENUTA". Mi dirai poi se il romanzo ti aggrada. Personalmente piace molto! Dammi tue notizie perché se entro nel tuo blog, il mio si blocca! Come sta Giulietta? Mi sto lentamente rimettendo da una antipatica gastroenterite (ora è... moderna questa!) che mi ha fatto patire parecchio. Mi consolo perché è lo stesso disturbo delle regina d'Inghilterra! Ciao Simona cara, fatti sentir. mi raccomando. Ti abbraccio e un bacione! Sandro.
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 06/03/13 alle 18:34 via WEB
Eccoci , puntuali,nel tuo salotto a deliziarci con i tuoi pasticcini, mentre partecipiamo alle disavventure di Loredana... Buona notte...un bacetto e un affettuoso abbraccio
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 07/03/13 alle 19:05 via WEB
Elisabetta carissima scusami ti prego, se arrivo in ritardo. Le disavventure di Loredana ci impegnano nella meditazione. Da allora... (è trascorso un secolo) quante cose e comportamenti sono mutati! Mutati!... in peggio o in meglio? Domani e la festa delle Donne o per meglio dire: della Mimosa! E così ti voglio immaginare, sei contenta? Con affetto, un bacetto, Sandro.
 
   
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 08/03/13 alle 16:56 via WEB
:)))...Grazie !!!
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 07/03/13 alle 19:23 via WEB
To: mariacatena01 - Gentile signora, grazie per la Sua cortese visita; mi ha fatto piacere. Cordialità da Sandro co una Mimosa per domani!
 
assia.k
assia.k il 08/03/13 alle 10:28 via WEB
Il mio pensiero oggi è diretto contro la commercializzazione di questa giornata che non rivendica pizze e mimosa ma un momento di silenzio e una riflessione sul percorso tutto rosa generato da due identici cromosomi che non hanno permesso un'uguale dignità. (clicca)..con affetto e amicizia Kathia.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 08/03/13 alle 18:17 via WEB
Assia, è profonda la tua riflessione su quei due identici cromosomi, che a causa della propria "identica natura", hanno generato le più variate forme di "solenne ipocrisia...". Quanta tela è stata tessuta su quella ipocrisia? Mi piace ragionare con te! Ti abbraccio Assia e... sorridimi sempre così! Con affetto, Sandro.
 
anyony
anyony il 09/03/13 alle 18:28 via WEB
Eccomi Sandro, ci sono anch'io! Mi aggiungo anch'io ai fan di Loredana. A lei non importa nulla di ciò che la gente mormora, a lei interessa solo quell'amore che tiene ben stretto nel cuore anche se apparentemente vi ha rinunciato seguendo la mamma. Ma staremo a vedere se poi il sentimento trionferà! Ti abbraccio mio caro, con affetto Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 12/03/13 alle 19:17 via WEB
Antonia carissima! Anche io questa volta sono in "grande" ritardo.Ti chiedo scusa; la ragione va ricercata dei recenti ed emozionanti momenti in meditazione sulle procedure del Conclave. Sì, ho voluto seguire attentamente tutte le cronache, cronache provenienti da tutte le parti del mondo e devo concludere che noi, ultimi arrivati su questo granello di sabbia... siamo molto meno di ben poca "cosa"... Oggi ho seguito tutto il "Giuramento" del 115 Cardinali... ho ben osservato il 105mo giuramento... emozionante. Voglio anche ringraziarti per il quotidiano che mi hai spedito e che ho già riposto nel suo degno posto. Ed ora torniamo alla nostra Loredana. Ho notato la chiara esposizione di vedute all'aspirante fidanzato: ferma decisione, concetti ribaditi con la massima educazione... tanto la lasciare senza parola l'aspirante moroso! Grazie Antonia per essere qui, non hai perso una sola puntata, ed il mio ringraziamento è grande . Ti abbraccio mia cara, con tanto affetto, Sandro.
 
ottobre210
ottobre210 il 12/03/13 alle 18:07 via WEB
Caro Sandro,un pò in ritardo,ma arrivo mi sono intrattenuta con la signora Incudi..era piena di livore,la risata di Loredana l'ha disorientata,brava la ragazza,al pettogolezzo non c'è fine,ma lei vive di quell'amore,anche se Filippo si è dileguato.(Riapparirà?) Sandro per il nostro the,ho preparato una una crostata ai frutti di bosco,spero che sia di tuo gradimento...la condividiamo con le lettrici.Ti auguro una buona serata.Un caro abbraccio e un bacio.Francesca
 
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