Creato da ciapessoni.sandro il 21/02/2010

P o e t i c a

P o e s i a - L e t t e r a t u r a - S t o r i a - M u s i c a

 

 

« L'AMORE DI LOREDANA - r...L'AMORE DI LOREDANA - r... »

L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°218 pubblicato il 18 Marzo 2013 da ciapessoni.sandro

218_L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittole: Luciano Zuccoli

 

 

Immagine: Canal

Verso palazzo Vagli.

 

Cliccare sull’immagine per ingrandire.

 

… seguito PRIMA PARTE

 

***

 

… seguito: Capitolo XIX (dal post 217)

 

E su quel «vivere libero» si scatenò una gragnola di osservazioni da parte di Leopoldo, il quale temeva che libero per Filippo fosse sinonimo di libertino; e, presa ormai la corsa, rammentò altre avventure del cognato, che avevano fatto chiasso, col risultato finale di voltargli contro l'opinione pubblica. Ma peggio fu, quando Filippo si vide comparire lo zio conte Roberto, del quale non aveva più avuto novella dopo l'incontro a Desenzano. Roberto gli snocciolò un discorso assai lungo e preciso, che Filippo ascoltò sbalordito, perché aveva creduto di trovare nello zio il compatimento ch'era la caratteristica più nota della sua buona indole, quel compatimento che Roberto non lesinava a nessuno per nessuna colpa, la quale non fosse ignobile e vile.

Roberto, invece, dichiarò al nipote che la condotta di lui era assurda, per non dir peggio; Filippo aveva messo lo scompiglio nel parentado, in causa d'una ragazzetta, d'una monella, e tutti erano addosso allo zio, come al più vecchio, perché si valesse della sua autorità a far cessare quella tresca.

Filippo capì; lo zio era sdegnato, perché seccavano lui e mettevano in giuoco il suo prestigio; lo avevano toccato nel suo egoismo senile, ed egli era pronto a mandare al diavolo il nipote e la «monella», pur di non avere più noie.

- Del resto, - osservò il conte Roberto, - mi meraviglio di dover dirtele io, certe cose. Non ha una madre, un padre, quella tua bambola? E come si spiega che stiano zitti, e che tocchi a noi, a tua madre, a tuo zio, a Leopoldo, a tua sorella, di richiamarti al dovere?

- Ha una madre, - rispose Filippo. - Ha una madre, e la madre è venuta a Sirmione e me l' ha ripresa....

- Bene! - esclamò Roberto.

- Sì, benone; ma, ora io la riprendo alla madre! - dichiarò Filippo, che, torturato ed esasperato da tante chiacchiere, si sentiva capace di strappar Loredana anche agli artigli di quel diavolo, al quale Roberto l'avrebbe consegnata.

Il vecchio, stupefatto per tale sfacciataggine, gridò che rinunciava a discutere con un matto di quella forza. L'ostinazione di Filippo oltrepassava il credibile; tutto gli andava a seconda, grazie a una madre dabbene, che si riprendeva la figliuola dopo quel po' po' di scappuccio; ed egli invece era per ricominciar la festa e per condurla a termine, a un termine che non doveva e non poteva aver nulla d'invidiabile.

- Come devo dirtela? - seguitò il conte Roberto. - È uno scandalo; te lo hanno già cantato in musica; io non ho nulla da aggiungere. Tutti ne parlano; anche l'altro giorno, a Tai di Cadore, da Fausta Montegalda ho udito i particolari di questa farsa, e puoi immaginarti che gusto provavo io! La contessa dice che ti rovini, e non si può darle torto. Filippo sorrise.

- Eh, ridi, ridi fin che vuoi, ma la Montegalda dice giusto! - esclamò Roberto. - Dice che, alla fin fine, nessuno sa chi sia quella tua pupattola, e che potrebbe aver fatto con altri quel che ha fatto con te.... Chi ne sa niente, chi la conosce!

- Povero zio Roberto! - mormorò Filippo. - Va da una donna a chiedere informazioni di questo genere! Perché non domandi il suo parere anche alla Fioresi, che mi vogliono appioppare come moglie?

Roberto alzò le spalle.

- Insomma, - concluse, - io sono indignato per i tuoi vizi, e la cosa non và.

- -Non ti ho indignato io, - osservò Filippo.

- Ma non dimenticherò che hai sorriso dei miei consigli! - rimbeccò il conte.

- Ho sorriso per le critiche della Montegalda.

- E per le mie; e non si deve ridere d'un vecchio.

- Per la Montegalda, per la Montegalda! - gridò Filippo.

- -Già, e intanto ti ripigli la sbarazzina!

- Ciò non ti riguarda, zio.

- Ne riparleremo!

- Spero di no; vedo che più che se ne parla e meno ci si capisce.

- Ne riparleremo, ne riparleremo! - si ostinò il conte Roberto. – Perché io sono sempre dell'opinione che l'uomo non è monogamo. Tu non vuoi prendere moglie per essere libero; ma allora, né mogli né amanti! Questa è logica. E hai deciso che cosa te ne farai?

Alla domanda, inaspettata, Filippo non diede risposta; onde Roberto seguitò:

- Te lo dirò io: ne farai una mantenuta, da coprir di gioielli e da condurre a teatro e in carrozza; ti costerà ventimila lire l'anno, ti peserà come una moglie e ti sarà infedele.

- Perbacco, zio, - esclamò Filippo con aria beffarda. - Vedo che te ne intendi!

Roberto s'indispettì.

- Spero che non ce la metterai sotto il naso, come a Desenzano, la tua conquista! – osservò con rude cipiglio.

E credendo d'aver rimbeccato fieramente l'insolenza del nipote, troncò il colloquio e andò a riferirne alla cognata contessa Bianca.

Tali e simili furono i discorsi che Filippo dovette ascoltare in quel tempo nel quale, tornato da Sirmione, non osando più ripresentarsi in casa De Carolis, andava, torturandosi il cervello per trovare un espediente che lo riavvicinasse all'amante. E tra il desiderio che, insaziato, si faceva di giorno in giorno più molesto, tra la logomachia di casa e gli sdegni di tutta la parentela, Filippo conduceva una vita piena di tristezza, che non aveva riscontro negli anni precedenti. Rimaneva a Venezia, schivando gli inviti, passando mezza giornata al Circolo dell'Unione, dove mancavano gli assidui, e l'altra mezza in casa, dove s'occupava lunghe ore a leggere libri e riviste su tutti gli argomenti; la sera usciva in gondola pel Canalazzo o pel canale della Giudecca, lontano dai rumori e dalla luce.

Ma il pensiero di Loredana lo seguiva passo per passo, ora per ora, senza tregua, fatto più vivo dagli episodi di quella battaglia che la fanciulla gli aveva inconsciamente scatenato contro; Filippo non ricordava nulla di simile in tutta la sua vita, quantunque più volte si fosse parlato delle sue avventure. Ma perché si era trattato sempre di donne conosciute tra i gaudenti o saldamente legate ad altri, i suoi di casa s'erano guardati dall'occuparsene e dal fargliene parola. Un giorno gli fu annunziata la signora Clarice Teobaldi.

Da Sirmione, poco dopo la partenza del conte, ella era tornata a Verona, e qui era rimasta, aspettando che passasse tempo sufficiente per poter ricordare l'invito di Filippo e recarsi a Venezia.

Piero, il valletto di Filippo, precedeva la signora, la quale, come aveva sognato, saliva veramente lo scalone marmoreo del palazzo Vagli, giungeva al primo piano, traversava una fuga di sale immerse nella penombra, dentro la quale si vedevano i mobili dorati, le pallide tappezzerie antiche, gli oggetti d'arte; e di nuovo saliva una scala meno larga e più breve, ed era finalmente introdotta nello studio di Filippo.

La Teobaldi guardò avidamente, nel tempo dell'attesa, le carte sparse sulla scrivania, semplici fogli da lettera, senza cifra e senza stemma; e guardò le pareti, dalle quali pendevano quadri antichi in vecchie cornici. Si vedeva, in uno, una donna - Venere doveva essere, tutta nuda, o Danae - sdraiata sopra un largo divano, e una ancella, con rapido atto sembrava voler coprire d'un manto purpureo che aveva tra le mani, la superba nudità della sua signora, perché di tra le pieghe d'un pesante cortinaggio, sullo sfondo, apparivano la testa e il busto d'un importuno, che poteva essere Marte, desideroso ma accigliato per la prudenza dell'ancella.

La Teobaldi si stupì che quella fosse Venere, perché non aveva, ai suoi occhi, nulla di particolare; era una femmina nuda, né meglio né peggio di tante altre. E anche non lo piaceva quella tinta scura, quasi nera, che il quadro aveva preso qua e là, a danno dei colori.... La fotografia d'una bella dama moderna in abito scollato le sarebbe andata a genio, assai più di quel preteso tesoro d'arte.

Ma non ebbe tempo di seguitar nelle sue critiche, perché Filippo sopraggiunse, e si dimostrò lietissimo della visita. Fece sedere la Teobaldi, la interrogò cortesemente per sapere quanto intendesse fermarsi a Venezia, esprimendo la speranza che si fermasse a lungo; e di chiacchiera in chiacchiera, mentre Piero recava un tè squisito in un servizio d'argento massiccio e molti biscottini deliziosi, vennero a parlar di Loredana.

- Ah, bisogna ch'io riveda quella mia fantolina! - esclamò Clarice, quantunque avesse la bocca piena. - Andrò a trovarla, andrò ad abbracciarla. Non l' ho mai dimenticata un'ora, in tutto questo tempo. Così bella, così buona, quella creatura di Dio... Grazie!

Filippo le versava una seconda tazza, dì tè, qualche goccia di latte, e le porgeva il canestro argenteo coi biscottini.

- Grazie. Bisogna ch'io la riveda, e che le parli.

Bevve alcuni sorsi, e, incoraggiata dalla simpatia che risvegliava nell'animo di Filippo rievocandogli l'amante perduta, Clarice riprese:

- Ma le pare, conte, che le cose possano andare avanti a questo modo? Lei non osa avvicinarla, per colpa della madre; Loredana non osa chiamarlo; e intanto vivono infelici l'uno e l'altra, mentre son fatti per intendersi, e si adorano... Sono certa che io ho una missione, in questo dramma; sento che potrò riavvicinare due anime, due destini, due cuori. Ho certamente una missione; io non m'inganno! È stata Loredana stessa che mi ha chiamata a parte, quella sera, quella sera del telegramma, e mi ha additato ciò che dovevo fare. Sera fatidica!...

Filippo non avrebbe mai pensato che due tazze di tè potessero ubriacare la buona donna, meglio che due coppe di sciampagna; ed esitando rispose:

- Vuole? Vuole parlare a Loredana? Le dica, allora...

Ma si tacque, non parendogli di poterla trattare, di punto in bianco, da ambasciatrice in un'impresa così delicatamente intima.

La Teobaldi diede fondo alla tazza, mangiò ancora un paio di biscottini.

- Sono baicoli, specialità di Venezia, non è vero?

E seguitò, aprendo un ventaglio spettacoloso di carta, e facendosi aria:

- Non ho bisogno che lei mi consigli. So quel che devo dire; ho, qui dentro, un consigliere infallibile che si chiama cuore... Prima cercherò di studiare le abitudini della casa e di sapere come sta, quel tesoro di Dio, come la pensa: e poi, se tutto va a seconda, mi presenterò alla madre. È più prudente e più... corretto. Le pare?... Scusi, è una Venere, quella che si vede lassù?

- Venere, - rispose Filippo.

- L'avevo capito subito; vecchi capolavori. Ah conte, lei non può immaginare quanto io sia fiera del compito che mi assumo... Quando vedrò sorridere quelle labbra di fanciulla, io che l' ho vista partire disfatta da Sirmione, sarò felice più di tutti!

Filippo sorrise, prese una mano della Teobaldi, la tenne un istante fra le sue, e rispose:

- Lei è molto buona, cara signora, e vuole impedirmi di ringraziarla. Ma creda che, comunque le cose finiscano, io non dimenticherò mai, mai, ciò che lei ha fatto per me, per tutti e due!

- Le dico: io servo il mio cuore, e nessuno mi deve nulla. Se permette, quando avrò notizie, verrò a portargliele.

- Ma venga anche tutti i giorni, la prego. Faccia conto che questa casa sia sua, - esclamò Filippo, incalorito dalla speranza di aver finalmente nuove dell'amica.

La Teobaldi si alzò e s'incamminò con passo svelto, a testa alta, il ventaglio nella destra, pensando a un figurino di gran dama che aveva visto in un giornale di moda. E camminando, seguita a un passo da Filippo, domandò:

- Questo è il suo appartamento particolare, conte?

- Sì, sono le mie camere, - rispose Filippo, mentre, all'uscire dallo studio, premeva il bottone d'un campanello elettrico. - Ho la mamma in campagna.

- Messe con gusto principesco, - osservò Clarice, traversando un corridoio e poi una sala. -

Magnifiche tappezzerie!... Non si disturbi, non si disturbi!

Filippo volle accompagnarla alla scala, ai cui piedi stava Piero in attesa di ricondurre la visitatrice attraverso il primo piano fino alla porta d'uscita. Al momento di stringerle la mano, Filippo non poté vincersi, e disse:

- La vedrà subito, non è vero?

- Domani! - promise Clarice, e ridendo d'un bel riso grasso, aggiunse: - Ma non sono a Venezia per questo?

- Grazie, grazie, grazie! - esclamò, il conte inchinandosi. - Arrivederci!

 

Fine seconda parte Capitolo XIX

Buona lettura.

 

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/Ciapessonisandro/trackback.php?msg=11988310

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
maraciccia
maraciccia il 18/03/13 alle 17:32 via WEB
Faccio fatica a capire perchè, se Filippo è così innamorato, non è riuscito ancora a rivederla...ma certo erano altri tempi..
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 19/03/13 alle 18:34 via WEB
Fin qui Filippo si è dimostrato succube delle abitudini, delle tradizioni che la cosi detta nobiltà esigeva. Purtroppo quelli erano tempi così impostati. Se cambierà?... Forse... ma saranno e resteranno sempre nobili di titolo ma privi totalmente di cuore. Per loro, l'amore è l'esposizione al pubblico di una bella donna... e nulla altro. Un paragone? Una bella canna di bambù, bella fuori ma vuota dentro. Caramente Mara, Sandro.
 
maraciccia
maraciccia il 18/03/13 alle 17:34 via WEB
felice pomeriggio Sandro, qui piove piove e piove..*___*
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 19/03/13 alle 18:37 via WEB
Ciao Mara, anche qui ieri è stata acqua, oggi però sole! Speriamo in sole anche domani!
 
elisabetta.alviti
elisabetta.alviti il 18/03/13 alle 18:21 via WEB
Ciao Sandro...che tempi!!!...ora questi fatti ci fanno sorridere, ma chissà quante persone hanno pianto veramente. Ti lascio un bacione...
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 19/03/13 alle 18:42 via WEB
Elisabetta! Eppure tanti di noi lettori, quei tempi li abbiamo vissuti! Oggi, come li ricordiamo? Con affetto Elisabetta, un tenero bacio Sandro.
 
assia.k
assia.k il 19/03/13 alle 07:20 via WEB
Io non lo posso abbracciare. Posso solo stringerlo dolcemente nei miei sogni, nei miei pensieri e beneficiare di quella luce che non ha mai smesso di illuminarmi. Auguri a chi è papà e a chi si sente padre. A quelli che hanno figli e a quelli che li vorrebbero. A quelli che hanno capito che esseri padri non è solo una questione di sangue ma un atto d'amore. Auguri a quei papà che hanno una famiglia ma anche un cuore grande per poter accogliere i figli degli uomini che padri non sanno e non vogliono essere. (clicca)...Kathia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 19/03/13 alle 18:49 via WEB
Assia, le prime due righe del tuo commento mi hanno fortemente emozionato e mi inducono al profondo e sensibile pensiero. Assia, avrai sempre quella luce che che internamente illuminerà il tuo spirito. Ti abbraccio, con affetto, Sandro.
 
anyony
anyony il 19/03/13 alle 09:08 via WEB
Certo che tutta la famiglia è compatta nell' ostacolare l'amore tra Filippo e Loredana. Potremmo pensare: che tempi! Ma io credo che qualcosa del genere accada ancora in qualche famiglia, certo più raramente, ma certi pregiudizi non penso siano stati completamente superati. E poi mi sta piacendo sempre di più la figura di Clarice che si sta dimostrando molto affezionata a Loredana e molto sensibile nell'adoperarsi per la coppia. Ti abbraccio Sandro, con affetto Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 19/03/13 alle 18:54 via WEB
Era così come esattamente esponi. Per buona fortuna (?) le cose sono cambiate e cambieranno anche per quelle poche residuate che ancora tribolano gli amori. Ti abbraccio Antonia, con affetto, Sandro.
 
ottobre210
ottobre210 il 20/03/13 alle 17:17 via WEB
Caro Sandro,dopo la romanzina dello zio Roberto,ci voleva la visita della Teobaldi,che ha acceso in Filippo la speranza di poter in qualche modo avere notizie di Loredana.Filippo ha offerto del the con biscotti alla sua ospite...e che noi siamo da meno? Sandro l'ora è giusta per gustare il nostro thè,il salotto letterario è aperto, si uniscano a noi le amiche lettrici,tra un sorso e un biscotto,commenteremo l'Amore di Loredana...Un grande abbraccio Sandro,con l'affetto di sempre.Francesca
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 21/03/13 alle 16:58 via WEB
Francesca carissima! Ti aspettavo... sulla tua poltroncina ho messo "riservata" e sul tavolino troverai anche una bella piantina di primule gialle vellutate: è il mio personale omaggio alla mia cara lettrice Francesca. Io mi siedo accanto, le altre poltroncine sono per l'Antonia, la Mara, l'Elisabetta. Anche per loro ho provveduto per una piantina di primule bianche screziate di giallo. Personaggio importante la Teobaldi e ci riesce... vedrai che ci riesce! Francesca, il tea diventa freddo!... Beviamolo intanto che è caldo! Ti abbraccio forte con tanto affetto. Sandro.
 
assia.k
assia.k il 24/03/13 alle 17:08 via WEB
La pace dimora in coloro che credono e amano con cuore puro. Felice Domenica delle Palme a te e ai tuoi cari un abbraccio.. (clicca)...Kathia.
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 25/03/13 alle 19:40 via WEB
Assia tutta graziosa, allora io mi sento a posto proprio perché amo col cuore! E te? Ti abbraccio Assia e... serena notte! Con affetto... quello del cuore, Sandro.
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 12
 

ULTIME VISITE AL BLOG

cassetta2odnandrefmanuelapergola87melzani54marco90_sacredMorghennbicsipetrotempestadamore_1967lapis03alfredoalfredodglantoniobr.aVolo_di_porporamaschiomaturo6edoardo_crivellarizaou
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963