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L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°228 pubblicato il 01 Giugno 2013 da ciapessoni.sandro

L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

 

 

 

 

Immagine: Mille Lire di… allora!

Duemila… due milioni di allora…

 

 

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… seguito SECONDA PARTE

***

 

… seguito Capitolo VIII (seguito del post 227)

 

Per più giorni andò ruminando la frase della giovane: «Ora valgo più di due milioni». Che cosa aveva voluto dire? Forse la pelliccia, i brillanti, gli abiti che portava indosso valevano più di due milioni? Era impossibile... Allora qualcuno le aveva offerto due milioni per abbandonare il conte?... Questo era più verosimile; egli, Adolfo, due milioni gli avrebbe dati per la gioia di far sua Loredana, e un ricco signore poteva pagarsi caro quel capriccio... Andava galoppando nel mondo dello fantasie e degli assurdi, senza venire a capo di nulla, divorato dal bisogno di sapere, annaspando nelle tenebre.

La frase sfuggitale aveva scosso Loredana medesima. Ella pure vi ripensò nei giorni seguenti, come le parole fossero state una rivelazione, come il fatto avesse trovato in quelle una consacrazione impreveduta e strana. Valeva ella veramente più di due milioni? Filippo non pensava mai al patrimonio che le aveva sacrificato con tanta prontezza?

Loredana si mise a studiarlo attentamente, a scrutarne il pensiero, a sorprenderne le intenzioni. Egli era imperturbabile; non più parola usciva dalla sua bocca a proposito di quella eredità, non un accenno ai parenti, allo zio, alle noie che dovevano dargli. La sua educazione e le sue abitudini di gran signore non gli permettevano di gettare uno sguardo di rammarico a quel tesoro perduto; gli sarebbe parso di commettere la più ignobile delle bassezze. Parlava all'amante di ogni cosa, fuor che di quell'incidente, al quale aveva dato minore importanza di quel ch'egli medesimo si aspettasse, forse perchè sui due milioni dello zio non aveva mai fatto grande assegnamento.

Egli possedeva circa trentamila lire di rendita e non giocava; tutto il suo lusso e tutto il suo piacere erano in Loredana, la quale gli costava poco oltre la metà del reddito; viveva così in perfetto equilibrio economico, e finiva per giudicare che le recise dichiarazioni dello zio gli avevano tolto una preoccupazione fastidiosa e gli avevano dato la libertà assoluta di vivere a proprio talento. Loredana non riusciva a penetrare il pensiero dell'amante. Lo vedeva padrone di sé , sereno, quasi spensierato, e credeva a una finzione...

Un giorno in cui egli andava ammirandola e accarezzandola, la giovane non riuscì a dominarsi. Gli chiese:

- Ti piaccio?

- Molto, - rispose Filippo ridando. - Ne dubiti forse?

- Mi ami? - incalzò Loredana.

- Molto, - ripeté Filippo.

- Ti pare che...

Sì trattenne, si sentì confusa, diventò rossa in volto.

- Che cosa? - domandò Filippo. - Che cosa deve parermi?

- Ti pare che?... Ti pare che io valga più di due milioni? - disse finalmente la ragazza.

Filippo la strinse fra le braccia ridendo.

- Più di due milioni? - esclamò. - Ma più che tutti i milioni della terra! Quali domande tu mi fai! Si direbbe che tu mi creda pentito di non avere accettato un patto vergognoso, e che io ripensi a quei denari con rincrescimento...

Corrugò la fronte e seguitò con espressione più grave:

- Questo è offensivo per me, Lori. Tu non dovresti giudicarmi così male. Io ho avuto fortunatamente un'educazione, la quale mi ha abituato a non contare mai sul denaro. Se non fossi ricco, lavorerei, e saprei guadagnarmi da vivere; in ogni modo, certo, non venderei una donna che mi ama per un patrimonio anche enorme.

Loredana si passò le mani sul volto e si mise a ridere infantilmente.

- Questo mi fa bene, - disse respirando. - Mi fa bene a udir queste parole. Io pensava sempre ai due milioni, e mi dicevo che non valgo quella somma...

Filippo le mise una mano sulla bocca.

- Tu mi hai scambiato per un mercante di donne, - interruppe, sorridendo; e aggiunse con certo orgoglio che Loredana non aveva mai rilevato prima: - Noi non ci pieghiamo per denaro...

Scivolatagli dalle braccia, ella gli stava davanti in ginocchio, ammirandolo con espressione ingenua; lo guardò, coi grandi occhi dolci e ridenti velati da ciglia lunghe, e rimase immobile, così che Filippo dovette scuoterla. L'ammirazione di lei, che aveva qualche cosa di alto e di religioso, lo commuoveva sempre; egli se ne sentiva avviluppato e preso in ogni ora, e ne era quasi sgomento, perchè sapeva ormai che la fanciulla viveva della sua vita, respirava il suo respiro. In quell'istante nel quale, caduta involontariamente a ginocchi, Loredana pareva adorarlo estatica, l'uomo pensò che se il vecchio Roberto l'avesse vista, avrebbe compreso l'affetto e la protezione ch'egli Filippo le consacrava, e si sarebbe pentito d'averla chiamata mantenuta con tanta leggerezza: Filippo si volse a guardare se lo zio non fosse in un canto, e poi sorrise della propria allucinazione.

 

Capitolo IX

 

La signora Marta Serrantoni, una giovane dalla grascia pallida, coi capelli color fiamma, avida di cibo e di denaro, aveva mosso gran guerra in principio a Loredana e a sua madre, in nome della morale. Poi vedendo la fanciulla per le vie tutta elegante, e per il Canal Grande nella gondola a due remi, la signora Marta s'era a poco a poco ravveduta. Il conte trattava bene l'amica sua, bisognava pur dirlo: non era il libertino capriccioso e volubile che si credeva, e dal contegno di lui era naturale concludere che non aveva intenzione di piantare un bel giorno l'amante nuova come tante altre.

La signora Marta diceva questo con solennità, quantunque avesse detto il contrario pochi mesi prima, con la medesima solennità; e il codazzo di giovani e vecchie pettegole che davano peso alle sue parole, andavano ripetendole, e di giorno in giorno si riavvicinavano alla madre di Loredana e riprendevano a frequentarne la casa.

Così mentre la signora Emma era malcontenta, per il lusso della figlia, che a lei pareva eccessivo, le altre se ne felicitavano; quando Loredana veniva dalla sua mamma e trovava le amiche, queste le passavano una rivista minuta, pregandola talvolta di alzare un po' la gonna per mostrar le calze di seta, osservando la biancheria, divertendosi a infilar gli anelli, a provarsi il cappellino, a indossar la pelliccia. La loro morale taceva innanzi al pregio della roba lussuosa; esse s'inchinavano all'amante ricco e liberale. Anche ne godevano, perchè più volte avevano avuto in dono gli abiti ancor freschi che Loredana smetteva, e i cappellini ch'ella mutava sovente.

La giovane aveva spesso in tasca qualche biglietto delle amiche, le quali chiedevano protezione al conte per il marito, per il fratello, pel nipote; e il conte riusciva ad allogar l'uno, a migliorar la posizione dell'altro, senza conoscerli, per far cosa grata alla sua viperetta.

I concetti morali di quelle piccole donne avevano sorpresa e disgustata Loredana, che ignorava gli avvolgimenti e le mutazioni dell'umana vigliaccheria; le avrebbe preferite nemiche aperte; e parlandone con Filippo, si sentiva in obbligo di scusarle, perchè egli non le giudicasse troppo severamente. Ma egli ne rideva, e se ne faceva ripetere le frasi ammirative, divertendosi ai loro pettegolezzi e al loro mormorio; qualche volta per mano dell'amante inviava dolci o fiori, ch'esse si disputavano vivamente, e talora anche sulla tavola delle borghesi pettegole comparivano le bottiglie polverose della cantina del conte. A questa maniera, senza conoscerle di persona, Filippo s'era creato intorno un circolo di amiche, le quali correvano dalla signora Emma a esaltar la generosità di lui e a felicitarsi della fortuna che era toccata alla figliuola. La signora Emma non pareva del loro avviso, e da qualche tempo era anzi inquieta. Come sarebbe finita quell'avventura? La fedeltà del conte l'aveva stupita senza persuaderla. Nelle sue lunghe ore di riflessioni, ella aveva accarezzato la speranza che Loredana avesse un figlio; il legame avrebbe consacrato quell'amore con vincoli quasi sacri, obbligando Filippo per tutta la vita, forse spingendolo a un passo decisivo. Ma nulla era avvenuto; Loredana era sterile.

La signora Emma non poteva acconciarsi a questa idea; guardando la figliuola bella e gagliarda, non le riusciva di credere ch'ella fosse infeconda; le era balenato il sospetto che la sua sterilità fosse voluta dall'esperta astuzia di Filippo. Impossibile parlarne a Loredana, che egli aveva avuto vergine e ignorante d'ogni cosa; sarebbe stato assurdo interrogarla.

Una volta che la giovane scherzava col bambino di Marta, la signora Emma osò domandarle:

- Ebbene, Lori, non ti piacerebbe avere un bimbo anche tu?

La giovane diventò vermiglia in faccia.

- Certo, - balbettò, - un bambino anch'io...

- Forse al conte non piacciono? - osservò la signora Emma.

- Non ne abbiamo mai parlato, - rispose Loredana.

E bruscamente andò alla finestra senza proseguire.

- Un bel bambino, che si potrebbe chiamare... - seguitò la madre. - Come lo chiameresti, Lori?

La giovane si volse e le disse:

- Oh, mamma, non parlarmi così! Mi confondi!

Emma non aggiunse parola, ma quel turbamento la sorprese e le parve la conferma dei suoi sospetti. Non aveva capito che Loredana si sentiva a disagio, perchè le sembrava che il discorso aprisse un spiraglio di luce sul suo amore pel quale aveva sempre un riserbo timoroso, una verecondia inquieta.

L'argomento ritornò più volte; la Serrantoni, alla quale la signora Emma aveva confidato i suoi sospetti, s'incaricò d'interrogare Loredana; ma a lei mancò l'animo di spiegarsi e Loredana la guardò attonita per quell'interrogatorio, disordinato e confidenziale insieme.

La giovane s'infuriò.

- Se ancora mi parlate del bambino, - dichiarò un giorno, - io non verrò più a trovarvi! È un'insolenza; tutti vogliono sapere che cosa pensa Flopi dei bambini; tutti mi domandano che cosa ne penso io; non ci lasciano più vivere! La Serrantoni mi ha perfino chiesto se sono sicura che Flopi mi voglia bene come un marito!... È orribile questo pettegolezzo...

E diede in uno scoppio di pianto, mentre la madre e le amiche le si facevano attorno a consolarla. Le amiche, specialmente, erano premurose perchè si vedevano sfuggire le sottane di seta e i cappellini civettuoli; e quando Loredana accarezzata dalle une, baciata dalle altre, rassicurata da tutte, cominciò a sorridere attraverso le lagrime, le donne esalarono un grande sospiro di sollievo...

- Non capisce! - dissero tra di loro più tardi. - È ancora innocente come l'acqua...

In verità, non capiva; non capiva che cosa volessero da lei, non capiva le perifrasi prudenti, non capiva che cosa importasse loro la sua maternità probabile, non capiva sopratutto come questa volta anche sua madre prendesse parte al coro.

- Ma che cosa mi domandano? Ma di che cosa si occupano? - chiese infine alla signora Emma.

- Esse credono, - spiegò Emma, - che se tu avessi un bambino, il conte ti amerebbe di più.

- E che cosa importa loro se Flopi mi ama di più o di meno?

Emma si strinse nelle spalle.

- Mio Dio, - disse, confusa. - È un pensiero che hanno per te, perchè ti sono affezionate.

- Ma è un pensiero stupido, mamma! - protestò Loredana. - Se io avessi un bambino, Flopi mi amerebbe ugualmente. Che ne so io? Forse anco mi amerebbe meno.

- Davvero? - esclamò Emma scandalizzata. - E perchè mai?

- Perché sarei malata, perchè diventerei brutta, per tante ragioni noiose, insomma...

- Allora sei tu che non lo vuoi, Lori? - domandò Emma.

La ragazza la guardò intontita, e poi si mise a ridere.

- Io? - disse. - Come posso io volerlo, o non volerlo?

- Allora è il conte che non vuole? - insistette Emma.

- Flopi? - esclamò Loredana. - E tu pensi che Flopi si curi di queste sciocchezze? Tu pensi che Flopi sia come la signora Serrantoni?

- Non sono sciocchezze, Lori, - sentenziò Emma gravemente. - Alla fin fine, tutto dipende dalla volontà del conte.

Loredana scoppiò in una lunga risata.

Le preoccupazioni di sua madre e delle sue amiche risvegliavano in lei un allegro stupore. Ebbe la tentazione di parlarne all'amante, poi con lo spirito d'intuizione che spesso la guidava, sentendo nella curiosità delle donne qualche ombra di mistero, si trattenne; ma istintivamente scaltra, riuscì per una via indiretta a sapere che cosa Filippo pensava dei bambini.

Quando egli usciva solo a passeggio, le chiedeva che dovesse portarle a casa.

- Vuoi i dolci, Lori? Vuoi un palco per questa sera? Devo mandarti i fiori per la tavola?

Loredana sceglieva; il più delle volte non sceglieva nulla.

- Voglio che tu ritorni presto, - rispondeva.

Ma pressata dalla inquisizione delle pettegole, un giorno si arrischiò:

- Voglio che tu mi porti a casa un bel bambino...

- Di cioccolata? - domandò Filippo ridendo.

- No, un bel bambino vivo, - disse Loredana.

Filippo, che già stava per uscire, tornò indietro e le si avvicinò:

- Veramente? - chiese. - Veramente, tu desideri un bambino?

A guardarla, non si sarebbe detto; ella sorrideva, osservando la meraviglia dell'uomo, una meraviglia, commossa e dolorosa.

 

Fine prima parte Capitolo

Buona lettura

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Commenti al Post:
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 01/06/13 alle 18:56 via WEB
IMMAGINE: L'antica banconota da Mille Lire di quell'epoca, non è stata accettata dal sistema. Mi scuso con le mie Lettrici e Lettori. Grazie. Sandro.
 
maraciccia
maraciccia il 01/06/13 alle 20:15 via WEB
Grazie per la bella lettura Sandro..buona serata..Mara
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 01/06/13 alle 20:31 via WEB
Grazie Mara, sei tanto cara! A presto; un grande abbraccio, Sandro.
 
anyony
anyony il 03/06/13 alle 09:50 via WEB
Per quanto Loredana sia felice che Filippo abbia rinunciato per lei all'eredità dello zio Roberto,e apparentemente sembri serena e felice, qualche dubbio s'insinua nella sua anima. Ella vuole un figlio come prova d'amore! Un abbraccio caro Sandro, con affetto Antonia
 
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 03/06/13 alle 15:58 via WEB
Secondo me Antonia, non è che Loredana voglia un figlio per sua volontà. Le continue insinuazioni delle amiche, ed anche di sua madre, le hanno creato il dubbio che Filippo non nutri per lei un vero amore. Per Loredana è una complicazione che le aggrava maggiormente il suo pensiero. Come se la presenza di un figlio sia... garanzia di vero, spontaneo, sincero eterno amore... Ti abbraccio Antonia con tanto affetto. Sandro.
 
ciapessoni.sandro
ciapessoni.sandro il 04/06/13 alle 16:03 via WEB
Per: framary.colori2800 - Buona serata Mary e grazie di cuore per questa tua graditissima presenza. Nelle seguenti puntate ti emozionerai ancora di più! Ti abbraccio Mary, ti abbraccio con tanto affetto, Sandro.
 
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