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L'AMORE DI LOREDANA - romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli.

Post n°229 pubblicato il 07 Giugno 2013 da ciapessoni.sandro
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L’AMORE DI LOREDANA – Romanzo dello scrittore: Luciano Zuccoli

 

 

Immagine: Nubi temporalesche…,

… per Loredana, per Berto ed anche per Filippo…

 

Cliccare sull’immagine per ingrandire

 

… seguito SECONDA PARTE

***


… seguito Capitolo IX (… seguito del post 228)

 

- Hai ragione, - egli continuò, accarezzandole i capelli. - Tutte le donne vogliono il loro bambino.... Ma un bambino, per noi, in questo momento...

Sembrava molto intrigato, e la cosa divertiva immensamente Loredana, che non l'aveva mai visto così.

- Certo, - riprese Filippo, - un bambino ti terrebbe compagnia e tu gli vorresti bene... Ecco: l'anno venturo avrai il bambino. Te lo prometto. Sei contenta? L'anno venturo...

Ma s'interruppe. Loredana rideva, fino ad averne umidi gli occhi; poi con uno scatto gli balzò al collo, e sempre ridendo gli disse:

- Tu hai creduto davvero che io voglia un bambino? Ma no; ma non vi ho mai pensato, mai, mai, mai! È la signora Serrantoni che mi annoia coi suoi discorsi e vuole sapere perchè io non ho bambini! A me non importa nulla! La Serrantoni dice che è colpa tua se non abbiamo bambini, e poi dice che è colpa mia, e non sa nemmeno lei.... Ma io voglio ciò che tu vuoi, e non ho mai pensato a queste sciocchezze. Non è vero che sono sciocchezze?

- E la Serrantoni, - disse Filippo racconsolato, - non ti ha spiegato perchè è colpa mia se non abbiamo bambini?

- Ah no! - esclamò la giovane, ridendo ancora. - Non mi ha spiegato niente. Mi ha fatto dei discorsi stranissimi, e in ultimo ha deciso che io sono una grande oca, perchè non ho capito una parola. Io, però, le ho dichiarato che se mi secca ancora, non le porterò più i dolci.

- Hai fatto benissimo, - approvò Filippo, baciandola sulla bocca. - E le dirai che della nostra vita e del nostro amore siamo padroni noi.

Le parole di Filippo diedero un grande coraggio a Loredana, e mentre le pettegole evitavano quel solito argomento per non addolorarla, ella lo provocò a bella posta qualche giorno dopo.

- Ho parlato con Flopi del bambino, - disse.

La madre e le amiche, le quali stavano intorno, mandarono una esclamazione di stupore.

- E che cosa ha detto il conte? - domandò la Serrantoni, trepidando.

- Ha detto che il bambino lo avrò l'anno venturo, - rispose la giovane categoricamente. – Ma un bambino, per noi, in questo momento...

Ella tacque; le altre tacquero, guardandosi. Loredana era stupefatta per il successo impreveduto delle sue parole. Finalmente la signora Emma si passò una mano sulla faccia, e disse sottovoce alla Serrantoni:

- Avevo indovinato. È lui che non lo vuole!...

 

Capitolo X

 

La serata al teatro Goldoni era stata fatale per Berto Candriani. Innanzi tutto egli aveva visto Loredana sotto un aspetto nuovo; fino a quel giorno aveva considerata la giovane come una piccola borghese presa nella luce della vita mondana per un capriccio di Filippo e destinata a scomparir presto con quel capriccio; ma standole a fianco, ammirandone l'eleganza e la freschezza, vivendone alcune ore la vita, notandone l'ingenuità non priva d'orgoglio, s'era dovuto ricredere. Loredana era destinata a non scomparire presto: aveva tutte le qualità per essere un'amante di primo ordine, o una mantenuta lussuosa, o un'amica affezionata e fedele, a seconda dell'uomo che l'avesse guidata nel suo cammino.

Da quella sera in poi, Berto aveva notato che se ne parlava molto tra le dame; dal canto suo, tartassato di domande, aveva dovuto raccontare una quantità di cose vere e una quantità di cose false, per rispondere alla curiosità acuta delle amiche. Forte della sua fantasia, aveva prodigato particolari bizzarri, che raccontava dapprima ridendo; ma perchè le dame parevano credere, a poco a poco aveva ripetuto quei particolari ed altri ne aveva aggiunti con gravità; in modo che intorno alla ragazza s'era formata una leggenda.

Fausta di Montegalda, la quale ancora non poteva persuadersi che «quella stracciona» fosse una rivale, s'era involontariamente prestata a diffondere la leggenda. La ragazza si faceva chiamare Loredana e prendeva un bagno nel latte ogni mattina; mangiava fragole tutto l'anno, e il povero Flopi spendeva un patrimonio per procurargliele durante la stagione invernale. La camera dove riposava, con le pareti ricoperte di specchi, aveva un enorme specchio in luogo del soffitto, cosicché la ragazza si vedeva riflessa, in tutte le pose e per ogni lato; la vecchiaccia che l'accompagnava era vedova, ma si diceva avesse avvelenato il marito... Povero Flopi! Tra l'amante e la dama di compagnia s'era proprio encanaillé fino al collo.

Se qualcuno, in nome della verosimiglianza e della logica, osava qualche obiezione, Fausta rispondeva:

- Ma è così, ve lo assicuro. Domandatene al Candriani. Egli la conosce per benino, la ragazza...

Loredana aveva dimenticato Giselda Fioresi e i due milioni e la taccia di mantenuta; viveva spensieratamente con la cieca sicurezza di poter vivere sempre così felice. Ella fu un po' sorpresa di vedersi un giorno comparire in casa Berto Candriani, il quale non le faceva mai visita nelle ore in cui Filippo era assente. Berto indossava la redingote, aveva un garofano bianco all'occhiello, e in una mano i guanti paglierini; era addobbato per una visita di società, e anche questo meravigliava Loredana, che lo riceveva sempre come un vecchio amico, senza cerimonie.

Pareva lievemente impacciato.

- Credevo ci fosse Filippo, - disse, - ed ero passato a prenderlo.

- No, - rispose Loredana. - Flopi è andato al tè in casa Lombardi...

- Ah, sicuro! - mormorò Berto. - Sono le cinque, infatti; le cinque e un quarto, anzi.

- Se lei non ha niente di meglio a fare, - seguitò cortesemente la giovane, - può trattenersi un istante, e il tè gliel'offrirò io.

Berto batté lo mani.

- Anzi, anzi, non domando che questo!

La conversazione languì un attimo. Loredana si chiedeva mentalmente: «Che cosa vuole?».

Berto si distraeva a guardar la fanciulla, la quale indossava una semplice vestaglia tutta liscia colore scarlatto, serrata ai fianchi da una fascia alta di seta nera. Egli si diceva che era straordinariamente desiderabile.

- Flopi è sempre di buon umore? - domandò.

- Certo, - rispose Loredana. - È sempre di buon umore con me.

- Non ha più parlato di quegli incidenti al teatro?

- Di quali incidenti?

- Di quella sera, ricorda? quando io ebbi l'onore di riaccompagnarla, e si fece anche un brindisi...

La giovane sorrise.

- Ah mio Dio! - esclamò. - Di noi tre, se ne ricorda lei, soltanto!... Sarebbe curiosa che io e Flopi ne parlassimo ancora!...

Berto si morse le labbra.

- È vero; lei e Flopi han da dirsi qualche cosa di meglio, - -mormorò.

- Caro conte, - osservò Loredana, corrugando le sopracciglia, - sa che io detesto i sottintesi.

- Non ci sono sottintesi; dicevo una verità. Due persone che si amano, non han tempo di badare ai pettegolezzi.

Loredana si alzò per accendere la luce elettrica; la conversazione ricadde.

- Flopi le ha narrato la storia dei due milioni? - chiese Berto a un tratto.

- Mi ha narrato ogni cosa.

- Egli non li rimpiange di sicuro?

- Pare di no, - rispose Loredana sorridendo.

Entrò Piero, recando il servizio per il tè, che dispose sul tavolino. Vi fu una pausa lunga, durante la quale Loredana versò l'acqua bollente nella teiera, spense il fornelletto a spirito, avanzò il cestello dei biscotti verso il suo ospite.

- È un bel patrimonio, - riprese questi.

- Che cosa? - domandò Loredana.

Non s'era mai trovata sola col giovane, al quale sapeva di piacere, e se ne sentiva intimorita, perchè gli occhi di lui non l'abbandonavano mai.

- Dico che due milioni formino un bel patrimonio, - egli spiegò, prendendo una tazza dalle mani della fanciulla. - Un magnifico patrimonio, al quale pochi uomini rinunzierebbero per l'amore.

Loredana guardò Berto inquieta.

- Che cosa significa? - domandò.

- Non ci sono sottintesi, - dichiarò Berto sorridendo. - Volevo dire quello che ho detto; pochi uomini rinunzierebbero a due milioni per l'amore di una donna. Flopi è di questi uomini, e ciò mi fa piacere...

- No, conte, - interruppe Loredana, bruscamente. - Non è il caso di scherzare; lei sa qualche cosa?

- Non so nulla!

- Forse Filippo le ha confidato che è malcontento?

- Le do la mia parola, d'onore che Filippo non ha mai aperto bocca con me...

- E allora? - chiese la giovane freddamente. – Perché trova strano che Filippo mi ami?

- Non trovo strano; dico che tra una donna, chiunque ella sia, e due milioni, quasi tutti gli uomini sceglierebbero questi e lascerebbero quella.

Loredana non rispose; la bella faccia ridente aveva preso un'espressione dura, che gli angoli rialzati della bocca facevano più recisa; e gli occhi fissavano dritti in volto il Candriani, cercando di scrutarne il pensiero riposto.

- È quello che io ho osservato a Flopi, - ella, disse. - Ma egli mi ha risposto che io lo scambiava per un mercante.

- Doveva rispondere così, - osservò Berto.

- Doveva essere sincero, perchè io con lui sono stata sempre sincera.

- Lei non aveva nulla da nascondere; ma la sincerità qualche volta è incomoda, - ribatté il Candriani. - Non si può dire a una donna: «Io preferisco due milioni al tuo amore»...

Loredana balzò in piedi.

- Perché mi parla a questo modo? - esclamò. - Filippo le ha dato l'incarico di esprimere le sue idee?

- No, - rispose Berto, stendendo una mano verso la giovane come a tranquillarla. – Filippo non mi ha dato alcun incarico, glielo posso giurare! Sono pensieri miei, quelli che esprimo.

Fece una pausa, si alzò egli pure lentamente in piedi, e movendo un passo verso la ragazza dritta nella veste flammea, aggiunse:

- Non si spaventi, non si turbi, Loredana. È un amico che le parla. Io voleva dirle questo fin dalla sera in cui ci siamo trovati a teatro. Volevo dirle che, qualunque cosa avvenga, in qualunque momento, io sarò lieto di accorrere a una sua parola e di poter esserle utile...

- Come? - domandò Loredana smarrita. - Lei non crede sincero Filippo?

- Non so. È sincero oggi, forse. Domani potrebbe pentirsi, non tanto pur il patrimonio al quale deve rinunziare, quanto per la guerra che gli va movendo la famiglia. E se quel giorno venisse, le ripeto, ella deve ricordarsi che ha un amico devoto e pronto a tutto per lei...

La giovane squadrò da capo a piedi il suo ospite; non era più intimorita; un sorriso ironico le increspava le labbra e una luce vivida le sfolgorava dagli occhi.

- Io la disprezzo! - ella rispose pacatamente.

- Loredana! - esclamò Berto.

- Sì, sì, la disprezzo! – ripeté la giovane con calma. - -Lei ripaga a questo modo l'amicizia di Flopi? Lei viene a mettermi il sospetto nel cuore, mentre io era felice! Lei viene ad accusare Filippo, mentre egli è così buono con me, così fiducioso con lei! E tutto questo senza una ragione al mondo, solo per dirmi... Per dirmi che cosa? Che lei vorrebbe succedere a Filippo, non è vero?

Perché lei crede che se domani Filippo mi abbandonasse, io prenderei un altro amante, forse il primo che mi capitasse, con la indifferenza con cui si muta d'abito? Questa è la stima che lei ha di me?...

S'interruppe, dando in una risata sardonica; e proseguì:

- Caro conte, ha commesso un'azione cattiva, e io dovrò avvertirne Filippo, perchè si guardi da lei, che è un falso amico! Lei è stato il solo ammesso in questa casa, e ne ha compensato Flopi tentando di farmi credere che rimpiange il denaro perduto, e cercando di portar via a Flopi una donna che egli ama. Mi ha messo l'inferno nell'anima, mi ha fatto dubitare, mi ha torturata...

- Loredana, non esageri, per carità, - interruppe Berto avvicinandosi. - Lei non mi ha compreso.

- L' ho compreso, l' ho compreso! - esclamò Loredana, mentre le lagrime cominciavano a scorrerle per le guance. - Ho compreso il suo scopo! Se avesse detto quelle malignità senza uno scopo, sarebbe pazzo! Ah, che dolore mi ha dato! Ora questo pensiero non mi si leverà più dal cervello; ora io continuamente mi domanderò se Flopi è contento, se non rimpianga il denaro perduto, se mi ama davvero! Ed ero così felice, così stupidamente felice!...

Sì lasciò cadere in una poltrona, e nascondendo il volto tra le mani, scoppiò in singhiozzi che le fecero sobbalzare violentemente il seno. A piccoli passi, piano, adagio, Berto si avvicinò, si curvò sulla spalliera, osò stendere una mano quasi per carezzare la testolina dolorosa:

 

Fine prima parte Capitolo X

Buona lettura.

 

 

 
 
 
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