Il Cinecaffettino

La buona tazza di caffè...al gusto di cinema

 

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Stalker (1979) – Le allegorie di Tarkovskij

Post n°201 pubblicato il 02 Aprile 2019 da EmmeKing
 

 

Ogni attimo di vita può essere visto come un semplice battito di ciglia, un cuore che pulsa e un paio di polmoni che inspirano ed espirano.
Oppure lo stesso momento può leggersi come un passaggio su questa Terra di un individuo che ragiona sul senso dell'esistenza stessa.

Anche nel cinema, come d'altra parte sulle pagine del Cinecaffettino, la situazione è più o meno la medesima.
Un film può essere guardato come mera rappresentazione materiale, fatta di luci, suoni, colori, interpreti e una storia che fa da traino.
Ma sovente ci capita di andare al di là di queste premesse, riempiendo di significati la casella cinematografica, contaminando la diegesi con osservazioni e conoscenze di carattere personale.

L'introibo de quo per approcciare la tazzina di oggi, vera e propria filosofia applicata alla Settima Arte: STALKER.

L'opus sovietico, firmato da Andrej Tarkovskij nel 1979, riesce nell'intento di traslare lo spettatore in una dimensione "altra", nella quale verità e menzogna camminano a braccetto e laddove la società è oramai relegata ad una vita disperata e disperante.
Il panorama che ci viene offerto dal film, tratto dal racconto Picnic sul ciglio della strada dei fratelli Strugackij, assume contorni postapocalittici mercé un colore quasi sempre monocromo, ad eccezione del verde forte dell'erba (che cresce ma non odora).

Il folle stalker, ovvero Alexandr Kajdanovskij, fa la spola tra la cosiddetta "Zona" e casa sua, preferisce quell'impiego clandestino a quello ordinario perché lì, in quel non-luogo, lui è signore assoluto e padrone.
Lì riesce a realizzare se stesso, cosa che non gli è possbile in nessun altro luogo del creato.

Due nuovi clienti reclamano i suoi servigi.
Lo scienziato (Nikolaj Grin'ko) e lo scrittore (Anatolij Alekseevic Solonycin), cercano un quid irrangiungibile, che forse non esiste e si perdono in fiumi di parole convincendosi passo dopo passo di aver capito ben poco della vita.

La "parabola del Porcospino" vale quasi tutto il film.
Chi arriva in quel posto misterioso e raggiunge l'agognata stanza dei desideri non deve mentire.
Chi vi entra per reclamare soddisfazioni e gratificazioni deve mostrarsi puro d'animo.
In caso contrario le conseguenze potrebbero rivelarsi tragiche, come accade infatti a Porcospino, suicidatosi per la vergogna.

Demone, Virgilio, Evangelizzatore, Stolto.
Ognuno colorerà a suo piacere la figurina dello stalker.
Qualsiasi sarà la sfumatura, comunque, di certo essa rimarrà indimenticabile.

La pellicola è prolissa, complessa ma di rara forza espressiva.
Insomma, una cinetazzina più che consigliata.


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INFO


Un blog di: EmmeKing
Data di creazione: 07/02/2013
 

OCCHIO AI COLORI!!!

Se durante la lettura dei post trovate un topolino colorato nell'incipit significa che il Cinecaffettino, in quell'occasione, ha voluto indirizzare la sua proposta ad una specifica fascia di età...
Un topino verde per ciò che riguarda gli argomenti destinati a tutti, uno giallo se le utenze di riferimento riguardano un'età di almeno 14 anni ed infine la maggiore età è consigliata se compare quello rosso.
Questo esperimento grafico è stato utilizzato nei primi nove mesi dell'anno 2016.
Dal Gennaio 2017, invece, è la proposta stessa (ovverosia il titolo del film che ha dato il nome al post) a contraddistinguere i vari suggerimenti di utenza: verde, arancione o rosso, a seconda che sia consigliabile a tutti, ai soggetti maggiori di 14 anni o infine ad un pubblico adulto.

N.B.
Essendo le proposte unicamente indicazioni personali, la legenda testé descritta va interpretata come semplice consiglio.
Sia chiaro che ognuno si comporterà sempre e solo secondo propria coscienza.

 

Ricordo che le locandine dei film, quando inserite, rappresentano immagini di esclusiva titolarità in capo ai legittimi proprietari, qui utilizzate ad esclusivo fine dimostrativo e divulgativo.
Grazie dell'attenzione  e buona lettura.

 
 

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