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Cineforum 2015/2016 | 19 gennaio 2016

Post n°256 pubblicato il 15 Gennaio 2016 da cineforumborgo
Foto di cineforumborgo

TORNERANNO I PRATI

Regia: Ermanno Olmi
Collaborazione alla regia: Maurizio Zaccaro
Soggetto e sceneggiatura: Ermanno Olmi
Fotografia: Fabio Olmi
Musiche: Paolo Fresu
Montaggio: Paolo Cottignola
Scenografia: Giuseppe Pirrotta
Costumi: Andrea Cavalletto, Maurizio Millenotti (supervisione)
Effetti: Rumblefish
Suono: Francesco Liotard (fonico di presa diretta)
Interpreti: Claudio Santamaria (ufficiale territoriale), Alessandro Sperduti (tenentino), Francesco Formichetti (capitano), Andrea Di Maria (conducente di mulo), Camillo Grassi (attendente), Niccolò Senni (dimenticato), Domenico Benetti (sergente), Andrea Benetti (caporale), Andrea Frigo (vittima), Franz Stefani (salvato), Igor Pistollato (volontario), Carlo Stefani (soccorritore), Giorgio Vellar (vedetta), Roberto Rigoni Stern (vedetta), Davide Rigoni (cappellano militare Rigoni), Sam Ursida (appuntato dei Carabinieri), Niccolò Tredese (delirante), Francesco Nardelli (soldato Toni), Brais Vallarin (ferito grave), Andrea Forte (soldato Topino), Riccardo Rossi (amico del soldato Topino), Stefano Rossi (morituro), Marco Rigoni (infermiere), Nicola Rigoni (carabiniere), Maurizio Frigo (ferito nostalgico), Davide Degiampietro (soldato alla mitraglia), Filippo Baù, Paolo Baù, Daniele Cunico, William Rossi (barellieri), Alfonso Brugnaro (porta lettere), Anthony Rossi, Massimo Vellar (soldati rancio posta)
Produzione: Cinema Undici/Ipotesi Cinema con Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 80'
Origine: Italia, 2014

Siamo sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. Nel film il racconto si svolge nel tempo di una sola nottata. Gli accadimenti si susseguono sempre imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te. Tanto che la pace della montagna diventa un luogo dove si muore. Tutto ciò che si narra in questo film è realmente accaduto. E poiché il passato appartiene alla memoria, ciascuno lo può evocare secondo il proprio sentimento.
Prendendo spunto da “La paura” di Federico De Roberto, lo stesso racconto che aveva già ispirato l'episodio diretto da Leonardo Di Costanzo de “I ponti di Sarajevo”, Ermanno Olmi continua con “Torneranno i prati” il discorso iniziato dieci anni fa da “Il mestiere delle armi” e “Cantando dietro i paraventi”: la sobria compostezza del racconto di guerra si astrae in un paesaggio visionario e sospeso, l'immagine si fa cristallo di neve in una messinscena fluttuante e insieme materica, viva e sognante allo stesso tempo. Il miracolo di una presa diretta (la prima volta di Olmi in totale presa diretta) che fa echeggiare i suoni di guerra in uno spazio che sembra infinito, a cui sembrano replicare in apertura e chiusura del film i tocchi della sublime batteria di Roberto Dani nella colonna sonora firmata da Paolo Fresu.
La storia è quella di una lunga notte d'inverno in trincea, 1917 leggiamo, tra le stanze del dormitorio nel bunker sepolto da quattro metri di neve e i camminamenti da spalare per poter fare arrivare il rancio; ed è una storia di soldati sotto un chiaro di luna che pare irreale e magico come un albero spoglio che all'improvviso riluce di rami dorati, missive che giungono al fronte e le cui risposte questi uomini invece dettano all'obiettivo della cinepresa, affidando ad uno sguardo in camera la storia della propria esistenza di minatori, di uomini traditi, di tenentini di 19 anni. Una notte tra bombe, morti, deliri febbricitanti e sacrifici per ordini ottusi e paradossali portati dal maggiore Claudio Santamaria, un racconto dolente che Olmi disperde in cielo con istanti e composizioni di cinema purissimo, girato in una dimensione che sembra quella sempre incerta del ricordo, però fermamente ancorato al pulviscolo, al colore delle assi di legno del ricovero, alla luce fioca delle lampade a petrolio. “Torneranno i prati” assomiglia così inaspettatamente quasi ai film di un anziano maestro del cinema giapponese, sembra avere la stessa pasta di un episodio di Sogni di Kurosawa, o di uno degli ultimi Wakamatsu, dei recenti capolavori di Yamada: e insieme, nell'istante in cui il conducente di mulo Andrea Di Maria canta “Tu ca nun chiagne” stagliandosi in piedi al centro della trincea, e fermando così solo con la voce per un attimo il conflitto e il suono dei colpi di fucile e di mortaio, raggiunge le vette immaginifiche di “War Horse” di Spielberg e della sua guerra da illustrazione d'epoca. Nei primi piani disperati di questi personaggi scorgi quasi i ritratti del popolo nelle opere del cinema russo degli anni '20, rarefatti in un film a raggio ristretto, girato come non si fa più, in pellicola da Fabio Olmi e Maurizio Zaccaro sui luoghi reali della Prima Guerra Mondiale, tra Vicenza, Cima Larici e Val Giardini, che si allontana di pochissimo dall'ambientazione nella casamatta (la sequenza emblematica e quasi kafkiana dei dieci passi fatali per raggiungere il rudere sotto la neve). E insieme un film dal respiro altissimo come la montagna che disegna e racconta, che vive in questo frammento di Storia tra cielo e terra, e dona a entrambe le condizioni, appunto quella celeste e quella terrena, una eco immensa di significati e di suggestioni, ben al di là della sua primaria esigenza commemorativa, non a caso da subito intima, privata, di questa guerra raccontata al regista bambino dal padre, che vi era stato soldato.
Sergio Sozzo, Sentieri Selvaggi

(...) Piacerà non solo ai fedelissimi di Olmi. O ai critici da sempre della favola della ‘terza guerra risorgimentale’ ma anche a chi come noi aveva da tempo preso le distanze dal regista bergamasco, dopo esser stato dieci lustri fa ammiratore sfegatato dei suoi primi film. Ora a ottanta e passa anni, l'Ermanno sembra aver ritrovato la magia della giovinezza, la sua bravura forse unica nel raccontare i suoi reietti della vita che hanno presto imparato che la vita è solo lotta per la sopravvivenza, che "lassù sulle montagne" (come faceva un vecchio coro degli alpini) c'è un mondo dimenticato. Tante grazie a Olmi senior che col suo ricordo ha ridato al figliolo una freschezza un'ispirazione che sembrava aver dimenticato da decenni.
Giorgio Carbone, Libero

ERMANNO OLMI
Filmografia:
Il pomodoro (1961), Il posto (1961), I fidanzati (1963), ...E venne un uomo (1965), Racconti di giovani amori (1967), Un certo giorno (1968), I recuperanti (1969), Durante l'estate (1971), La circostanza (1974), L'albero degli zoccoli (1978), Cammina, cammina (1982), Lunga vita alla Signora! (1987), La leggenda del Santo Bevitore (1988), 12 registi per 12 città (1989), Lungo il fiume (1992), Il segreto del bosco vecchio (1993), Genesi - La creazione e il diluvio (1994), Il denaro (1999), Il mestiere delle armi (2000), Cantando dietro i paraventi (2003), Centochiodi (2005), Tickets (2005), Terra Madre (2009), Rupi del vino (2009), Il villaggio di cartone (2011), Torneranno i prati (2014), Il Pianeta che ci ospita - Our Host planet (2015)


Martedì 26 gennaio 2016:
SELMA - LA STRADA PER LA LIBERTÀ di Ava DuVernay, con David Oyelowo, Tom Wilkinson, Cuba Gooding Jr., Alessandro Nivola, Carmen Ejogo

 

 

 

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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