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Cineforum 2015/2016 | 8 marzo 2016

Post n°273 pubblicato il 03 Marzo 2016 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

I TONI DELL'AMORE - LOVE IS STRANGE

Titolo originale: Love is strange
Regia
: Ira Sachs
Sceneggiatura
: Ira Sachs, Mauricio Zacharias
Fotografia
: Christos Voudouris
Montaggio
: Affonso Gonçalves, Michael Taylor (IV)
Scenografia
: Amy Williams
Arredamento
: Kendall Anderson
Costumi
: Arjun Bhasin
Effetti
: Lucien Harriot
Interpreti
: John Lithgow (Ben), Alfred Molina (George), Marisa Tomei (Kate), Charlie Tahan (Joey), Cheyenne Jackson (Ted), Manny Perez (Roberto), Darren Burrows (Elliot), Christian Coulson (Ian), John Cullum (Padre Raymond), Harriet Sansom Harris (Honey), Adriane Lenox (Preside), Sebastian La Cause (Marco), Christina Kirk (Mindy), Olya Zueva (Eugenia), Eric Tabach (Vlad), Toussaint Abessolo (Super), Daphne Gaines (Linda), Alexander W. Smith (John), Tank Burt (Doreen)
Produzione
: Ira Sachs, Lars Knudsen & Jay Van Hoy, Lucas Joaquin, Jayne Baron Sherman per Charlie Guidance/Mm...Buttered Panini Productions/Parts And Labor
Distribuzione
: Koch Media
Durata
: 100'
Origine
: U.S.A., 2014

Grazie alla nuova legge che permette il matrimonio tra persone dello stesso sesso, Ben e George, dopo più di 30 anni di unione, decidono di convolare a nozze. La loro scelta causerà una serie di ripercussioni professionali ed economiche, ma grazie alla loro cerchia di amici e parenti, Ben e George cercheranno di superare tutte le difficoltà.
Non è un caso che “I toni dell’amore” abbia ricevuto la nomination ai Gotham Award (gli Oscar del cinema indipendente) 2014, accanto a titoli come “Boyhood”, “Grand Budapest Hotel” e “Birdman”. A guardarlo distrattamente potrebbe sembrare un film di medio interesse: osservato meglio, invece, si rivela un’operina di rara delicatezza e sensibilità, che interpella lo spettatore su argomenti riguardanti la vita di tutti. Ben e George sono una coppia gay che divide la vita da trentanove anni. Il film si apre sul giorno del loro matrimonio, celebrato in armonia tra parenti e amici. Subito dopo però George, che insegna in un istituto religioso, perde il lavoro; e tutto cambia. Costretti a vendere il loro appartamento di Manhattan a causa delle nuove difficoltà economiche, i due devono separarsi e affrontare una nuova vita. Mentre cercano un affitto (ma le cifre sono proibitive), devono farsi ‘squatter’ in casa altrui: il primo nell’appartamento di una coppia di amici poliziotti, gay festaioli; il secondo presso il nipote e relativa famiglia, che litigano di continuo. Ha inizio una serie di piccole umiliazioni quotidiane, da cui George e Ben cercano come possono di vaccinarsi: l’uno con la musica, l’altro con la pittura. Però è soprattutto la separazione il prezzo più duro da pagare per i due vecchi innamorati. Roba banale? Tutt’altro. Lo sarebbe stata assai di più se il regista e sceneggiatore Ira Sachs avesse fatto un film militante, o a tesi. Lui però (gay dichiarato) non vuole parlarci dell’amore omosessuale, ma dell’amore senza aggettivi. E nel frattempo, suggerisce parecchie storture di un mondo come il nostro, dove le esclusioni vanno di pari passo con la crisi economica, con la solitudine urbana e con un individualismo così radicato da impedire a ciascuno di condividere il proprio spazio o di vivere i cambiamenti diversamente da un’aggressione. Non sono solo gli ospitanti a rifiutarsi di modificare le loro abitudini; Sachs ha l’intelligenza di mostrarci anche le piccole manie e le debolezze dei suoi due personaggi principali, che sono poi quelle di ogni coppia. Ma sa tradurre la (apparente) banalità in un’acutezza di sguardo pudicamente romantica, accompagnata in modo mai invasivo dalla musica di Chopin e resa del tutto credibile da due interpreti come John Lithgow e Angel Molina: misuratissimi, teneri, virili. Si può aggiungere l’apprezzamento per il cast di supporto, con Marisa Tomei e il giovanissimo Charlie Tahan (il pro-nipotino di Ben), al quale è affidata la commovente parte finale. Commovente ma priva di ogni retorica come il resto del film. La scelta di sdrammatizzare le situazioni è la cifra e lo stile stesso de “I toni dell’amore”: produce una narrazione ellittica che seleziona sapientemente solo i momenti essenziali (sarà difficile non ricordare a lungo la scena, verso la fine, in cui Ben e George si separano all’ingresso della metropolitana), un’intonazione dolceamara costante e molto giusta e anche parecchi momenti di humour sottile, che non stonano affatto - tutt’altro - nell’insieme. Magari non era nelle intenzioni di Sachs, ma il suo film ha ancora un merito, per così dire extratestuale. Quello di fare giustizia di tante pellicole con personaggi omosessuali, sia apertamente omofobe sia - all’opposto - melodrammatiche e declamatorie nel denunciarne la discriminazione.
Roberto Nepoti, La Repubblica

(……) la loro storia si rivela ai nostri occhi attraverso gli ostacoli che incontrano, nella continua tensione tra l’essere separati fisicamente eppure sempre insieme, in un senso molto più profondo.
Il titolo originale del nuovo film di Ira Sachs – “Love is Strange” - è ingannevole, perché non c’è nulla di ‘strano’, nell’amore di Ben e George, interpretati con grande delicatezza di sfumature da John Lightow e Alfred Molina. Si tratta di una coppia felice, stabile, che, davanti a un bicchiere in una taverna del Village, ricorda con orgoglio le lotte per i diritti gay nella Christopher Street fine anni sessanta, ma che oggi conduce un’esistenza ‘normale’, circondata da amici e famiglia. Sono normali anche i problemi che li affliggono: l’improvvisa difficoltà economica, la trafila degli uffici governativi dove si cerca lavoro o una casa, la tristezza di dirsi addio la sera, davanti alla fermata della metropolitana - il tutto complicato dal fatto che non sono più giovani. A casa del nipote, la presenza di Ben in un appartamento troppo piccolo per un abitante, crea attriti con la moglie scrittrice (Marisa Tomei) e un violento confitto generazionale con il ragazzo, nonostante l’affetto che tutti provano per Ben. In quello che sembra finora il più ‘mainstream’ dei suoi film, Ira Sachs racconta questa normalità e le inevitabilità che lo accompagnano con dolce, malinconica, sicurezza e abili ellissi narrative, che danno al film l’andamento imprevedibile di una poesia. Si tratta di una poesia molto newyorkese (il regista è nato a Memphis, ma ha vissuto molti anni a New York), perché anche la città è un personaggio - con i suoi quartieri, la luce, le sue generosità, le durezze. L’autunno è la stagione della vita che Ben e George stanno attraversando. Ed è un magnifico autunno newyorkese che domina sulle stagioni del film, il cui tono - ha detto Sachs - è stato influenzato da “Hanna e le sue sorelle” e “Mariti e mogli”, di Woody Allen (……).
Nonostante il suo cinema sia praticamente nato (con “The Delta”, nel 1997) e cresciuto al Sundance Film Festival, Sachs (un favorito anche del festival di Berlino) è sempre stato qualche passo più avanti della produzione indipendente media predicata dal festival di Redford, il suo un racconto più libero e meno conciliato. A tratti l’aspirazione di un Fassbinder del Tennessee.
Giulia D’Agnolo Vallan, Il Manifesto

IRA SACHS
Filmografia:

Forty shades of blue
(2005), Arsenico e vecchi confetti (2007), Last address (2010), Keep the lights on (2012), I toni dell'amore - Love is strange (2014)

Martedì 15 marzo 2016:
MOMMY
di Xavier Dolan, con Antoine-Olivier Pilon, Anne Dorval, Suzanne Clément, Patrick Huard, Alexandre Goyette

 

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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