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Cineforum 2018/2019 | 5 marzo 2019

Foto di cineforumborgo

 

UNA DONNA FANTASTICA

Titolo originale: Una mujer fantástica
Regia: Sebastián Lelio
Sceneggiatura: Sebastián Lelio, Gonzalo Maza
Fotografia: Benjamín Echazarreta
Musiche: Matthew Herbert
Montaggio: Soledad Salfate
Scenografia: Estefanía Larraín
Costumi: Muriel Parra
Interpreti: Daniela Vega (Marina), Francisco Reyes (Orlando), Aline Küppenheim (Sonia), Luis Gnecco (Gabo), Amparo Noguera (Adriana), Antonia Zegers (Alessandra), Roberto Farías (medico), Nicolás Gil Saavedra (Bruno), Néstor Cantillana (Gaston), Alejandro Goïc (dottore), Sergio Hernández (insegnante di canto)
Produzione: Juan De Dios Larraín, Pablo Larraín per Fabula, in coproduzione con Komplizen Film/Muchas Gracias/Setembro Cine
Distribuzione: Lucky Red in associazione con 3 Marys Entertainment
Durata: 104'
Origine: Cile, Usa, Germania, Spagna, 2017
Data uscita: 19 ottobre 2017
Orso d'Argento per la miglior sceneggiatura, menzione speciale della giuria ecumenica (concorso), Teddy Award come miglior film al 67. Festival di Berlino (2017); Oscar 2018 come miglior film straniero.

Marina e Orlando sono innamorati e pianificano di passare le loro vite insieme. Lei lavora come cameriera e adora cantare. Il suo compagno, di 20 anni più grande, ha lasciato la sua famiglia per lei. Una sera, però, tornati a casa dopo aver festeggiato il compleanno di Marina in un ristorante, succede l'imprevedibile: Orlando improvvisamente diventa pallido e smette di rispondere. In ospedale, tutti i medici confermano la morte dell'uomo. Gli eventi si susseguono veloci: Marina si trova di fronte alle domande sgradevoli da parte di un'ispettrice di polizia, mente la famiglia di Orlando le mostra solo rabbia e sfiducia, la esclude dal funerale e le ordina di lasciare l'appartamento, che apparteneva ad Orlando, il più presto possibile. Marina, infatti, è una donna transessuale e la famiglia del defunto si sente minacciata dalla sua identità. Ma Marina è forte, e con la stessa energia che ha utilizzato per il diritto a essere donna decide di combattere, a testa alta, per il diritto di vivere il proprio lutto.
Un’altra struggente storia di identità femminile raccontata da Sebastian Lelio: dopo “Gloria”, cammino di autostima e indipendenza, si inoltra ora in un territorio più complicato con “Una donna fantastica”. Un amore felice, una vacanza in programma. Orlando e Marina, lei cameriera e cantante in un night, lui che ha parecchi anni più di lei un giorno si sente male, barcolla e precipita giù dalle scale dell’appartamento dove vivono insieme. Trasportato all’ospedale, morirà e per Marina comincia una drammatica situazione. Il fatto che sia transessuale lo si scopre quando iniziano le indagini su quella morte un po’ sospetta. Nome? Daniel.
E tutta la famiglia da cui Orlando si è separato, fa fronte compatto per impedirle di assistere alle funzioni funebri, perfino all’ingresso al cimitero. Si sviluppa così un intreccio sempre più drammatico e nello stesso tempo intimo poiché il genere transgender di Marina (la interpreta Daniela Vega, una celebre cantante lirica transgender) si svela un po’ alla volta come a mettere lo spettatore di fronte a un essere continuamente flagellato per la sua condizione. E mette Marina stessa di fronte alla sua identità, forte e decisa, persona che non si lascia intimidire.
La messa in scena procede in modo che lo spettatore possa osservare ogni suo comportamento, ogni lato della sua persona, come il medico che scatta le foto del suo corpo, così come lei sembra interrogarsi specchiandosi nelle vetrine. E quando entra nel bagno turco frequentato dal suo compagno, con i capelli legati e l’asciugamano sui fianchi nessuno ci fa caso, è un ragazzo come tanti. Suggerisce quanto la femminilità possa essere lavoro incessante e faticoso. Un turbamento lungo tutto il film coglie lo spettatore invitato a identificarsi, poi ad allontanarsi, a porsi le stesse domande che vengono formulate, a subire l’empatia suggerita dalla trama, a reagire di fronte alla mancanza di pietà.
«Daniel chi sei tu? quando ti vedo non so cosa vedo. Una chimera?» le dice la moglie abbandonata che cerca di mantenere una certa classe e non essere toccata dallo scandalo. Mostrarsi umana e lasciare che traslochi con calma sì, ma assolutamente non si faccia vedere alle funzioni. E quando lei osa farlo, tutti i maschi della famiglia la braccano e la colpiscono ferocemente, umiliandola. Parallelamente si suggerisce una sottile tematica edipica che racconta qualcosa del vissuto della famiglia di Marina che non viene svelato (uno della classe alta non tirerebbe di boxe come fa lei per scaricare lo stress).
(……) È un film che parla a tutti, ma è piuttosto interessante cogliere le aperture di una società piuttosto conservatrice, dove conta soprattutto il nome di famiglia e il vero scandalo non è tanto avere una relazione, ma averla con qualcuno di classe inferiore.
Silvana Silvestri, Il Manifesto

«Quando ti ho davanti non so cosa vedo», dicono a Marina, la protagonista transessuale di “Una donna fantastica”, i parenti dell’uomo che la donna ha amato e che non può piangere. Agli occhi degli altri Marina non è un uomo, legalmente non è ancora una donna e ora che il suo amante è morto non può pretendere di esserne la vedova. Marina si riflette dentro vetrine e specchi onnipresenti: l’immagine che il mondo le restituisce mostra una figura sdoppiata. Eppure, dentro di sé, è unica, è semplicemente una donna. Allontanata dalla famiglia dell’amante, lotta per ottenere rispetto e considerazione, per partecipare al funerale e riprendersi almeno l’amato cane. Marina rivendica non il diritto a essere ciò che è, ma a stare dentro il mondo. In una Santiago geometrica, in quartieri residenziali senz’anima, si sposta di continuo, cammina controvento, salta sul tetto di una macchina, resiste al nastro adesivo che le stravolge i connotati. Il suo corpo non deve nasconderla, ma al contrario definirla. Come le chiede il maestro di canto lirico, «sei venuta per imparare o per nasconderti dal mondo?». Nel timbro di voce né maschile né femminile, Marina (la straordinaria Daniela Vega, che alla fine esegue il Largo di Händel “Ombra mai fu”) si definisce in uno spazio unico e soltanto suo. È lo sguardo degli altri, semmai, a non comprenderla: in una scena di straordinaria semplicità, capace di riscattare le derive simboliche del film, Lelio usa un semplice asciugamano, prima alzato sul petto, poi fatto scivolare in vita, per confondere il suo personaggio in entrambi i sessi. L’identità non ha genere, l’occhio, evidentemente, sì.
Roberto Manassero, Film Tv

SEBASTIÁN LELIO
Filmografia
:
4 (1995), Música de cámara (1996), Smog (2000), Fragmentos urbanos (2002) ("Ciudad de Maravillas"), Carga vital (2003), La sagrada familia (2006), Navidad (2009), El año del tigre (2011), Gloria (2013), Una donna fantastica (2017), Disobedience (2017), Gloria Bell (2018)

Martedì 12 marzo 2019:
LA TRUFFA DEI LOGAN di Steven Soderbergh, con Adam Driver, Channing Tatum, Daniel Craig, Katie Holmes, Hilary Swank

 

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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