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I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

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Stagione 2019/2020 | 6 ottobre 2020

Foto di cineforumborgo

VICE - L’UOMO NELL’OMBRA


Titolo originale: Vice

Regia: Adam McKay

Soggetto: Adam McKay

Sceneggiatura: Adam McKay

Fotografia: Greig Fraser

Musiche: Nicholas Britell

Montaggio: Hank Corwin

Scenografia: Patrice Vermette

Arredamento: Jan Pascale

Costumi: Susan Matheson

Effetti: Peter Chesney, Raymond Gieringer

Suono: Christopher Scarabosio

Interpreti: Christian Bale (Dick Cheney), Amy Adams (Lynne Cheney), Steve Carell (Donald Rumsfeld), Sam Rockwell (George W. Bush), Kirk Bovill (Henry Kissinger), John Hillner (George H. W. Bush), Jesse Plemons (Kurt), Alison Pill (Mary Cheney), Lily Rabe (Liz Cheney), Tyler Perry (Colin Powell), Justin Kirk (Scooter Libby), Lisagay Hamilton (Condoleezza Rice), Bill Pullman (Nelson Rockefeller), Eddie Marsan (Paul Wolfowitz), Bill Camp (Gerald Ford), Don McManus (David Addington), Shea Whigham (Wayne Vincent), Stephen Adly Guirgis (George Tenet)

Produzione: Megan Ellison, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Adam McKay, Kevin J. Messick, Brad Pitt per Annapurna Pictures/Gary Sanchez Productions

Distribuzione: Eagle Pictures, Leone Film Group

Durata: 132’

Origine: U.S.A., 2018

Data uscita: 3 gennaio 2019

Golden Globe 2019 a Christian Bale come miglior attore in un film musical/commedia; Oscar 2019 per miglior trucco e acconciature (Greg Cannom, Kate Biscoe, Patricia Dehaney).

 

Un incredibile biopic su Dick Cheney, uno dei più potenti e controversi uomini politici americani, vicepresidente degli Stati Uniti al fianco di George W. Bush, e responsabile delle decisioni politiche che hanno cambiato per sempre la storia contemporanea.

 

Wyoming, 1963. Per la seconda volta, il giovane Dick Cheney viene arrestato per guida in stato di ebbrezza. «A quei tempi, un ragazzo del genere veniva definito un fannullone. Ai giorni nostri sarebbe definito uno stronzo». Ai giorni nostri (nel primo decennio degli anni 2000), quel ‘fannullone’ è stato il presidente de facto della più grande potenza del mondo, gli Stati Uniti, ufficialmente guidata da George W. Bush.
Dopo “La grande scommessa”, film che entrava nei meccanismi del crack finanziario del 2008 e che gli valse l’Oscar per la migliore sceneggiatura, Adam McKay si concentra questa volta su 50 anni di politica americana: per farlo porta sotto i riflettori uno dei personaggi chiave, notoriamente ‘nell’ombra’, artefice del più grande cambiamento nella storia della democrazia statunitense, all’indomani dell’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre. Come per il film precedente, McKay si affida a Christian Bale - chiamato a una spaventosa trasformazione camaleontica come già accaduto nel corso della sua carriera - per interpretare il protagonista, affiancandogli un altrettanto straordinaria Amy Adams: l’attrice è Lynne Cheney, moglie di Dick e vera forza motrice per la sua continua ascesa. Con uno stile ormai riconoscibile, frantumando di nuovo le convenzioni narrative più ovvie, sgretolando la quarta parete utilizzando un narratore atipico, l’uomo della strada americano (una scelta ‘di cuore’, capiremo poi…), McKay realizza un’altra, incredibile partitura: “Vice” è un’opera jazz sorprendente, capace di saltare con disinvoltura dal terrore dell’11 settembre ai gargarismi davanti lo specchio prima di andare a dormire, mostrando senza alcun timore reverenziale gli aspetti più intimi di un uomo, da un lato marito e padre amorevole di due figlie (una delle quali lesbica dichiarata, ma mai osteggiata da Dick), dall’altro stratega senza scrupoli, capace di mistificare senza alcuna vergogna le ragioni alla base di alcune tra le pagine più dolorose della politica interna ed estera degli Stati Uniti, dalle torture di Guantanamo alla guerra in Iraq, passando per il controllo informatico e telematico dell’intera popolazione.
Sberleffo irriverente, ma non solo, “Vice” è una biografia (ovviamente non autorizzata) appassionante e incisiva, capace di intrattenere, certo, ma anche e soprattutto di far riflettere. È un grande film di attori, soprattutto, dove oltre ai due già citati Bale e Adams, rivestono un ruolo non secondario Steve Carell (è Donald Rumsfeld, prima mentore poi sottoposto di Cheney) e Sam Rockwell (è George W. Bush, impersonato alla stessa stregua di un burattino inesperto disposto a qualsiasi cosa pur di far colpo sul padre).
Da operaio elettrico senza futuro nel rurale Wyoming ad astuto burattinaio nella stanza dei bottoni degli USA, l’ascesa di Cheney inizia da lontano, come tirocinante del Congresso: già durante l’amministrazione Nixon si insinua nel tessuto politico di Washington DC («In che cosa crediamo?» chiede ad un certo punto a Rumsfeld, ricevendo come risposta una fragorosa risata), diventando Capo dello Staff della Casa Bianca sotto Gerald Ford e, dopo cinque mandati nel Congresso, Segretario alla Difesa per George H. W. Bush. Poi le prime avvisaglie di un cuore malandato, e la decisione di abbandonare la politica con le spalle coperte dalla posizione di CEO della petrolifera Halliburton: il film - suggerisce anche un irresistibile inserto con tanto di abbozzo di titoli di coda - potrebbe concludersi qui. Ma sarà una telefonata («di domenica mattina!») a convincerlo di poter tornare in pista. Ma per accettare la carica di vicepresidente («un ruolo inutile, si aspetta solamente che il presidente muoia», gli ricorda la moglie) offertagli dal figlio di Bush strappa l’implicito accordo che sarebbe stato lui ad esercitare un controllo sull’esecutivo pressoché totale. Un co-presidente in tutto e per tutto. Il resto - come si dice in casi come questi - è storia. Ed è quella che stiamo vivendo tuttora.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it

 

Dick Cheney, un ubriacone buono a nulla nel Wyoming dei primi anni 70, diviene trent’anni dopo il più potente vicepresidente di sempre degli Stati Uniti d’America, nonché il maggiore responsabile indiretto dello stato di crisi e paura in cui versa oggi il mondo occidentale. Un atto d’accusa forte quello di Adam McKay (“La grande scommessa”), travestito da grottesca parodia con punte di satira corrosiva. (……) Spiegare lo strano caso di una democrazia i cui limiti sono stati piegati e adattati fino a sconfinare nell’autoritarismo richiede (forse) un linguaggio altrettanto bifronte. Ecco quindi mimesi attoriale (……), balzi narrativi in avanti o all’indietro, falsi titoli di coda a meno di metà film e persino un dialogo shakespeariano consumato a letto tra Cheney e signora. Lo stile di McKay non piacerà a tutti, ma forse il senso di questo vivido affresco risulterà più chiaro tra qualche tempo.
Emanuele Sacchi, Film Tv

 

ADAMcKAY

Filmografia:

Anchorman - La leggenda di Ron Burgundy (2004), Ricky Bobby: La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno (2006), Fratellastri a 40 anni (2008), I poliziotti di riserva (2010), Candidato a sorpresa (2012), Anchorman 2 - Fotti la notizia (2013), La grande scommessa (2016), Vice - L'uomo nell'ombra (2018)

 

Giovedì 8 ottobre 2020:

BANGLA di Phaim Bhuiyan, con Phaim Bhuiyan, Carlotta Antonelli, Alessia Giuliani, Milena Mancini, Pietro Sermonti

 
 
 
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Data di creazione: 29/09/2007
 

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