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Cineforum 2010/2011 - 25 gennaio 2011

Post n°101 pubblicato il 25 Gennaio 2011 da cineforumborgo
 
Foto di cineforumborgo

WELCOME

Regia: Philippe Lioret
Sceneggiatura: Philippe Lioret, Emmanuel Courcol, Olivier Adam
Fotografia: Laurent Dailland
Musiche: Nicola Piovani, Wojciech Kilar, Armand Amar
Montaggio: Andrea Sedlácková, Marie De La Selle (immagini aggiunte), Sophie Henocq (immagini aggiunte), Judith Rivière-Kawa (immagini aggiunte)
Scenografia: Yves Brover-Rabinovici
Costumi: Fanny Drouin
Interpreti: Vincent Lindon (Simon), Firat Ayverdi (Bilal), Audrey Dana (Marion), Derya Ayverdi (Mina), Thierry Godard (Bruno), Selim Akgül (Zoran), Firat Celik (Koban), Murat Subasi (Mirko), Olivier Rabourdin (Caratini, tenente di polizia), Yannick Renier (Alain), Mouafaq Rushdie (padre di Mina), Behi Djanati Ataï (madre di Mina), Patrick Ligardes (vicino di Simon), Jean-Pol Brissart (giudice), Blandine Pélissier (giudice)
Produzione: Christophe Rossignon per Nord-Ouest Productions/Studio 37/France 3 Cinéma/Mars Films/Fin Août Productions/Canal+/Cinecinema/Artemis Productions/Cofinova 5/Uni Etoile 5/Cinemage 3/Banque Populaire Images 9/Soficinema 4
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 110’
Origine: Francia, 2009

Ogni tanto arriva sui nostri grandi schermi un film che intercetta un'aberrazione del nostro tempo e riesce a raccontarla in modo non retorico e non stereotipato. È il caso di “Welcome” del regista francese Philippe Lioret, che narra le vicende di un immigrato clandestino curdo in attesa di attraversare la Manica per raggiungere la sua fidanzatina, già legalmente inserita con tutta la sua famiglia nella società londinese (benché ai margini: il fratello fa il lavapiatti, il padre l'uomo di fatica). La storia è ambientata a Calais, cittadina di frontiera dove il ‘problema immigrazione’ condiziona la vita quotidiana di tutti gli abitanti, da quelli che detestano la vista delle file di questuanti davanti ai traghetti che dovrebbero portarli in Inghilterra a quelli che invece, in forma del tutto volontaria, prestano assistenza ai tanti che restano sulla banchina. Fra loro c'è appunto Bilal (Firat Ayverdi), che oltre alla sua fidanzata curda sogna una carriera nel mondo del calcio, e che nelle prime scene si nasconde (previo pagamento di un congruo ‘pizzo’) a bordo di un camion che dovrebbe imbarcarsi sul traghetto. Bilal si fa scoprire dai frontalieri perché non riesce a trattenere il respiro all'interno del camion, dove le esalazioni dei gas tossici rischiano di ucciderlo. Per far fronte alla propria incapacità di restare in apnea, il ragazzo decide di trovare un lavoretto che gli consenta di prendere lezioni di nuoto presso una piscina locale. L'istruttore della piscina, Simon (un sorprendente Vincent Lindon), è l'uomo comune per eccellenza: non cattivo, ma pavido e qualunquista, al punto che la moglie, che fa la volontaria al porto aiutando gli immigrati clandestini, l'ha lasciato perché stanca della sua inerzia di fronte alla vita. E invece è proprio quest'uomo qualunque a dimostrare il più grande coraggio, ospitando Bilal a casa propria e infrangendo così una delle più crudeli leggi passate recentemente dal governo francese in materia di lotta all'immigrazione clandestina: la proibizione di dare alloggio ai sans papier, punibile con parecchi anni di galera per il cittadino caritatevole e con l'espulsione per il clandestino che accetta il suo aiuto. È una trovata del ministero dell'identità nazionale voluto dal governo Sarkozy, molto criticata dalla sinistra francese, ed è anche il centro etico del film di Lioret. Perché la domanda principale di “Welcome” (un titolo ironico se mai ce ne fu uno) è: come si comporta il singolo individuo quando lo stato gli chiede di chiudere il proprio cuore? C'è chi applaude, chi si volta dall'altra parte e chi, come Simon, una volta chiamato in causa, decide di agire seguendo la propria coscienza fino alle estreme conseguenze. La storia è raccontata in modo asciutto e non lagnoso, tagliando attraverso i luoghi comuni - gli immigrati tutti buoni e onesti, o tutti ignoranti e disposti ad umiliarsi, ma anche i cittadini francesi tutti evoluti e di mente aperta, o i volontari tutti intrisi di santità. E la conclusione, che non anticipiamo, non è affatto compiacente. Ciò che rende il film valido, però, al di là della capacità di portare all'attenzione del pubblico in una forma narrativa convincente un problema sociale assai attuale e finora male affrontato dal cinema, è il taglio estremamente personale del racconto, che è la testimonianza universale di come un incontro possa cambiarci la vita, possa avviare ognuno di noi lungo il cammino verso una maggiore consapevolezza, verso un impegno più profondo, e anche verso una maggiore cura della nostra anima, per usare una parola grossa. Simon, che mette in gioco se stesso e le sue sicurezze, ritrova a poco a poco la dignità di essere umano, e a ben guardare anche quella di maschio, annichilita da una pressione sociale che spinge al conformismo e all'appiattimento degli impulsi vitali, compresa la (sana) aggressività maschile. La sua graduale uscita dall'isolamento non è solo una scelta caratteriale ma la ribellione a quella involuzione culturale che spinge tutti verso l'individualismo più meschino e costituisce un piccolo trionfo della parte migliore della natura umana, quella che tende alla solidarietà e non all'homo homini lupus. A poco a poco, nella trasformazione anche fisica di questo ex atleta vincitore di premi e medaglie che all'inizio del film cammina curvo su se stesso, come un pugile suonato dalla vita, appare evidente che certe scelte rischiose e costose fanno bene al corpo e allo spirito, e forse potrebbero raddrizzare anche certe nazioni ripiegate sul proprio egoismo.
Paola Casella, Europa

Presentato con successo al Festival di Berlino, “Welcome” del francese Philippe Lioret in patria ha incassato dieci milioni di euro e ha scatenato roventi polemiche. Il film è un atto d'accusa contro le leggi che colpiscono non solo i ‘sans papier’, ma anche quei cittadini che aiutano un clandestino, con pene fino a cinque anni di galera. Argomento di drammatica attualità dunque, affrontato con un film di impegno civile duro e diretto alla Loach, che è anche una storia di sentimenti e di tolleranza. Un ragazzo curdo in fuga dall'Iraq in guerra non riesce a raggiungere la sua fidanzata emigrata a Londra perché non può attraversare la Manica. A Calais conosce Simon un istruttore di nuoto spigoloso e arrabbiato. Dal difficile rapporto iniziale tra i due e dal sogno paradossale di Bilal di attraversare la Manica a nuoto, nasce un intenso viaggio fisico e interiore fatto di paure, desideri e sguardi comuni, di sintonie psicologiche, di sfumature sonore.
Alberto Castellano, Il Mattino

PHILIPPE LIORET
Filmografia:
In transito - Caduti dal cielo (1993), Mademoiselle (2000), Welcome (2009)

Martedì 1° febbraio 2011:
TRA LE NUVOLE di Jason Reitman, con George Clooney, Vera Farmiga, Anna Kendrick, Jason Bateman

 

 

 
 
 
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Un blog di: cineforumborgo
Data di creazione: 29/09/2007
 

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