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Cineforum 2018/2019 | 30 ottobre 2018

NICO, 1988

Regia: Susanna Nicchiarelli
Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli
Fotografia: Crystel Fournier
Musiche: Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo; i brani sono interpretati da Trine Dyrholm.
Montaggio: Stefano Cravero
Scenografia: Alessandro Vannucci, Igor Gabriel
Costumi: Francesca Vecchi, Roberta Vecchi
Effetti: Digimax Creative Services, Chromatica
Suono: Adriano Di Lorenzo (presa diretta), Marc Bastien (sound designer), Franco Piscopo (mix), Alberto Padoan (microfonista)
Interpreti: Trine Dyrholm (Nico), John Gordon Sinclair (Richard), Anamaria Marinca (Sylvia), Sandor Funtek (Ari), Thomas Trabacchi (Domenico), Karina Fernandez (Laura), Francesco Colella (Francesco), Calvin Demba
Produzione: Marta Donzelli, Gregorio Paonessa, Joseph Rouschop, Valérie Bournonville per Vivo Film, con Rai Cinema e Tarantula, in co-produzione con VOO/Be TV
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 93'
Origine: Italia, Belgio, 2017
Film d'apertura della sezione 'Orizzonti' alla 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2017), ha ottenuto: Premio Orizzonti per il miglior film, menzione speciale Premio FEDIC, Premio Speciale Francesco Pasinetti-SNGCI; David di Donatello 2018 per: migliore sceneggiatura originale, truccatore (Marco Altieri), acconciatore (Daniela Altieri), suono.

Christa Päffgen, in arte Nico, è stata una delle più importanti icone pop del secolo scorso. Famosa modella negli anni Sessanta, habituée della Factory di Andy Warhol, cantante del gruppo musicale Velvet Underground e musa di Lou Reed, che nell'ultima parte della sua vita intraprende la carriera di solista girando per l'Europa e interpretando i suoi brani con una band inglese. Il film, ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, racconta gli ultimi tour di Nico e della band negli anni Ottanta: anni in cui la "sacerdotessa delle tenebre", così veniva chiamata, ritrova sé stessa, liberandosi del peso della sua bellezza e ricostruendo un rapporto con il suo unico figlio dimenticato. È la storia di una rinascita, di un'artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.
Christa Päffgen è stata all’inferno, forse ci è nata: venuta al mondo nella Berlino nazista, tormentata da demoni da sempre annidati in un corpo dalla bellezza abbagliante. Hanno lavorato sulla sua mente e sulla carne di quel corpo, quei demoni; aiutati dall’eroina, lo hanno trasformato, gonfiato, de-composto, riducendo Nico - la figura magnetica che aveva affascinato i più carismatici talenti musicali (e non solo) degli anni Sessanta e Settanta - a un pallido ricordo. Liberandosi, almeno in parte, dalla schiavitù di quell'immagine, Christa è riuscita anche a trasformare la sua possessione in qualcosa di produttivo, è riuscita a far esprimere i suoi demoni, a farli cantare, suonare, declamare versi che sembravano arrivare direttamente proprio dalle tenebre di cui era - a quel punto - divenuta ‘sacerdotessa’.
Questo racconta “Nico, 1988”, il film di Susanna Nicchiarelli che ha aperto la sezione Orizzonti. Un film che è tante cose. Un biopic che si concentra sulla parte meno conosciuta della vita della cantante, quasi restituendo il fastidio con cui Nico stessa rispondeva ai giornalisti che insistenti le chiedevano solamente delle sue performance al fianco dei Velvet Underground o delle sue relazioni amorose, ma anche un road movie, un film in costume, un film musicale (le belle sequenze di concerti nell'Europa di fine anni Ottanta sono un esempio stupefacente di come sia possibile mettere in scena le atmosfere derelitte ma rivoluzionarie di quegli eventi). Ed è pure un film di fantasmi: ogni data del tour è la tappa del viaggio di Christa tra i demoni del suo passato, tra le presenze che emergono dalla grana spessa dell'immagine analogica che racconta il suo presente.
Nico, 1988” è d'altra parte, e soprattutto, il racconto della sofferta ribellione di un corpo alla schiavitù di un'immagine, la propria. Tutto il film è costruito dentro un quadrato, formato asfittico nel quale Nico, sempre al centro della narrazione, si dimena, goffa, spesso sgradevole, a volte assente, sempre sofferente eppure capace di tenere tutti (comprimari e spettatori) in scacco perenne.
Ed è la protagonista - e non potrebbe essere altrimenti - a caricarsi tutto il peso del personaggio e del film sulle spalle: Trine Dyrholm canta e interpreta questa donna ostica e maledetta, il suo dolore e la sua imprevedibile energia, con grande credibilità. È anche grazie a lei che Susanna Nicchiarelli riesce a proseguire il suo viaggio personale in un cinema che si occupa del potere del passato di scrivere sull'immaginario, sull'immaginazione e sull'immagine, e al tempo stesso del potere che ogni individuo ha di riscrivere ciò che sembra già scritto.
Chiara Borroni, Cineforum

La Musa ha una faccia diversa - chioma biondo platino, zigomi appuntiti, ciglia lunghissime, neppure l’ombra di una ruga - e infatti sta in altri film: nelle riprese di Jonas Mekas, ricordi in pellicola, Nico irrompe fuggevole nei sogni e negli incubi di Christa Päffgen. L’Artista, invece, è bruna, pallida, sciupata, illividita: quasi cinquantenne, gira le periferie d’Europa su un pullmino malconcio con turnisti di serie B, sale su palchi spogli davanti a sparuti gruppi di fan, è stufa marcia di rispondere alla domanda «com’è stato suonare con i Velvet Underground?». Sembra aver sempre meno voglia di trasformarsi in clown della domenica, e dietro la porta non piange, ma s’inietta la prossima dose d’eroina. Cova una disperata irrequietezza ed è sempre affamata: di droga, di spaghetti al sugo, di limoncello. Nell’inedito ritratto firmato da Nicchiarelli, trionfatore di Orizzonti a Venezia 74, una folgorante Trine Dyrholm diventa Christa/Nico e, con lei, satura lo schermo: ci sono solo loro due, a tentare un bilancio impossibile di rabbia e rimpianti, mentre love story, nomi, successi e gossip (l’armamentario standard dei biopic) scivolano ai margini (fa eccezione solo l’amore innaffiato di senso di colpa per il figlio Ari, e infatti i momenti con lui, per quanto intensi, sono anche tra i più fragili del film). Nicchiarelli sfonda con l’ambizione il basso budget (evviva!): traendo forza proprio dalle ambientazioni ordinarie, concedendosi la commedia, il road movie e momenti onirici, inseguendo un mistero esistenziale insolvibile e struggente, gridando che il cuore sarà pure vuoto, ma le canzoni, le canzoni no.
Alice Cucchetti, Film Tv

SUSANNA NICCHIARELLI
Filmografia
:
I diari della Sacher: Ca cri do bo (2001), La madonna nel frigorifero (2002), Il terzo occhio (2003), Linguaggio dell'amore (2003), Sputnik 5 (2009), Cosmonauta (2009), Esca viva (2012), La scoperta dell'alba (2012), Per tutta la vita (2014), Nico,1988 (2017)

Martedì 6 novembre 2018:
THE POST di Steven Spielberg, con Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts

 

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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