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Cineforum 2018/2019 | 30 aprile 2019

 

LA FAVORITA

Titolo originale: The Favourite
Regia: Yorgos Lanthimos
Sceneggiatura: Deborah Davis, Tony Mcnamara
Fotografia: Robbie Ryan
Montaggio: Yorgos Mavropsaridis
Scenografia: Fiona Crombie
Arredamento: Alice Felton
Costumi: Sandy Powell
Effetti: Bernard Newton, Ed Bruce
Interpreti: Olivia Colman (Regina Anna), Emma Stone (Abigail Masham), Rachel Weisz (Sarah Churchill), Nicholas Hoult (Robert Harley), Joe Alwyn (Masham), Mark Gatiss (Marlborough), Jenny Rainsford (Mae), Basil Eidenbenz (lacché), James Smith (II) (Godolphin)
Produzione: Ceci Dempsey, Ed Guiney, Yorgos Lanthimos, Lee Magiday per Element Pictures/Scarlet Films/Film4/Waypoint Entertainment
Distribuzione: 20th. Century Fox
Durata: 120'
Irlanda, Gran Bretagna, U.S.A., 2018
Data uscita: 24 gennaio 2019
Leone d'Argento - Gran Premio della Giuria alla 75. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2018); Golden Globe 2019 a Olivia Colman come miglior attrice in un film musical/commedia; Oscar 2019 a Olivia Colman come migliore attrice protagonista.

Inizio del XVIII secolo. L'Inghilterra è in guerra con i francesi. Tuttavia, la corsa dell'anatra e il consumo di ananas stanno prosperando. Le cugine Abigail Masham e Sarah Churchill sfruttano la situazione politica per diventare la favorita della fragile Regina Anna.
La Favorita” apre il proprio sipario sulla vestizione della regina Anna, interpretata da Colman, sotto lo sguardo attento della favorita Sarah, cui Weisz dà il volto. Mattone storico, potremmo pensare, ma bastano poche battute alla sceneggiatura di Deborah Davis e Tony McNamara per soffiare sulla polvere dei secoli e restituire freschezza a una trama articolata attorno a un nodo epocale - la guerra tra Regno Unito e Francia - tramutandola in un triangolo amoroso di rara godibilità.

Difficile, se non impossibile, ravvisare pecche in quello che è a oggi il film più spassoso e, al contempo, feroce di Lanthimos, acuto parallelo tra il conflitto che dilania l’Europa e le devastanti schermaglie interne alla corte della regina; orgoglioso del proprio fasto estetico, connubio del talento del DP Robbie Ryan - che mescola deformazioni grandangolari e fisheye a filologica illuminazione naturale - e di quello della costumista Sandy Powell, “La Favorita” appaga occhio, mente e cuore con i suoi dialoghi sagaci e le spettacolari performance delle protagoniste. Lanthimos ha sempre ribadito come tutti i suoi film siano, a dispetto dei toni spesso tragici, delle commedie; nel caso della sua ultima, calligrafica opera, la precisazione andrebbe ribaltata: l’ironia dissacrante dello script nasconde, appena sotto la superficie, una stratificazione emozionale che affonda le proprie radici nel dramma straziante dello squilibrio mentale, della gelosia feroce e della brama di potere. Un potere che, mai come in questo caso, logora chi non ce l’ha senza però garantire soddisfazione a chi l’abbia conquistato.
Spesso, nel corso degli anni, a Venezia si sono susseguiti presunti grandi affreschi femminili, con tutto ciò che l’ottusa compartimentazione per generi reca con sé: questa volta siamo di fronte, caso più unico che raro, a una vera celebrazione della femminilità nella sua bellezza come nella sua bruttura, emancipatasi del tutto dalla gabbia della complementarità rispetto all’uomo. Anna, Sarah e Abigail non hanno bisogno di uomini, se non come mero strumento - storicamente imposto - per raggiungere i propri scopi. Mentre i maschi vanno in guerra, le donne restano a corte e sparano, causticamente contrapposte a un corollario di ministri, lacché e politicanti più imbellettati di qualsiasi dama. Le stanze del potere diventano quindi un campo di battaglia che lascia a terra feriti - letterali e non - senza far trionfare davvero nessuno: il corpo piagato di Anna diviene involucro trasparente delle sue sofferenze interiori, del vuoto lasciato da troppi figli defunti e da un’insaziabile fame d’amore. Allo stesso modo anche Abigail e Sarah subiscono traumi fisici e sfoggiano cicatrici che, come asserisce la seconda, sarebbero affascinanti se poste sulla pelle di un uomo; Lanthimos sembra sposare questo punto di vista, demolendo il cliché di una femminilità artefatta - le donne non indossano parrucche, al contrario degli uomini - ed esaltando la vitalità di una crepa su un muro dipinto, di un graffio su un volto struccato.
Tuttavia, al di sopra di ogni ragionata riflessione sui significati della curata messinscena, Lanthimos costruisce un’improbabile, magnifica storia d’amore che commuove senza banalità tra una risata e l’altra, spostando l’ago delle simpatie del pubblico da un opposto all’altro nel corso del film; non c’è affettazione melensa nelle sporadiche, inaspettate effusioni cui assistiamo, ma la dirompente carnalità di un corpo - quello di Anna - affamato di piaceri tangibili nel tentativo affannoso di sanare le proprie pene interiori.
Spassosa commedia, sarcastica riflessione sull’ambizione e malinconico dramma amoroso, “La Favorita” punta evidentemente agli Oscar senza però cedere ai compromessi che tale ambizione porta con sé; bello e terribile come le sue agguerrite eroine, si chiude su note amare e inquietanti che lasciano lo spettatore sospeso a metà tra sogno e incubo, vittoria e sconfitta. Così è la vita, così è il potere, così è l’amore.
Alessia Pelonzi, BadTaste.it

Tre donne, rivali fra loro, in lotta per la supremazia e per l'amore, manipolatrici di tutto ciò che le circonda, con gli uomini ridotti a pure appendici, pupazzi imbellettati e, va da sé, imbelli. Tre psicologie al femminile esplorate in una gamma che va dalla perfidia alla capacità seduttiva, dalla rabbia alla gelosia e alla vendetta, e dove non si arretra dinanzi a nulla pur di ottenere ciò che si ritiene dovuto, il potere come risarcimento del vivere. Lanthimos, cinematograficamente parlando, non è la ‘nostra tazza di tè’, espressione inglese appropriata visto che “La Favorita” è ambientato nella Gran Bretagna del XVIII secolo, quando sul trono degli Stuart è la regina Anne. Qui però si è rivelato di mano felice, per nulla presuntuoso, come in “L'uccisione del cervo sacro”', per niente pretestuoso come in “The Lobster”. L'avere a che fare con una realtà storica precisa gli ha giovato quanto a stringatezza, evitandogli l'eccesso di metafore e di simbolismi. (…...) Costruito come una sorta di ‘farsa in camera da letto’, tragedia comica e insieme storia d'amore, “La Favorita” ha il suo punto di forza nel fantastico terzetto di attrici chiamato a comporlo: Olivia Colman, Rachel Weisz e Emma Stone, rispettivamente la regina, la favorita, la spodestatrice. (…...) I costumi di Sandy Powell, tre Oscar all'attivo (…...) fanno il resto, reinventando una corte bislacca dove Whigs e Tories si imparruccano e si ingaglioffiscono all'ombra del trono.
Stenio Solinas, Il Giornale

YORGOS LANTHIMOS
Filmografia
:
Kinetta (2005), Kynodontas (2009), Alps (2011), The Lobster (2015), Il sacrificio del cervo sacro (2017), La favorita (2018)

Martedì 7 maggio 2019:
LA VITA IN COMUNE di Edoardo Winspeare, con Gustavo Caputo, Antonio Carluccio, Claudio Giangreco, Celeste Casciaro, Davide Riso

 

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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