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Post N° 35

Post n°35 pubblicato il 04 Febbraio 2007 da circolosalvemini
Foto di circolosalvemini

La “solitudine” di Loiero e la crisi delle arance

Il mio vecchio maestro delle scuole elementari teneva delicatamente una bella arancia tra il dito pollice e l’indice mentre ci spiegava la forma della Terra, quindi roteandola ci descriveva i vari movimenti del nostro pianeta. In classe mancava un mappamondo e, quindi, l’arancia era per noi una piccola immagine del nostro mondo. Oggi le nostre migliori arance si pagano al produttore meno di venti centesimi al chilo. Venti centesimi ! Occorrono tre chili di arance per un caffé , cinque chili per un litro di acqua minerale, oltre dieci chili per un aperitivo, quindici chili per un etto di prosciutto ! Per pagare un modesto intervento del dentista non ti bastano dieci quintali di tarocchi.

E così l’arancia diventa simbolo della nostra crisi.

Certo, non va meglio per l’olio prodotto nella nostra terra e venduto a prezzi tali da scoraggiarne la produzione. La tendenza è quella secondo cui , tra poco, costerà meno un litro di olio extra vergine di oliva che un litro di birra, appena poco più d’una bottiglia di acqua minerale !

Gli esperti ti dicono: è la legge del mercato. Lo esclamano con una solennità tale, come per dire “ E’ la volontà di Dio!” Così, noi pieghiamo la testa convinti d’un nesso tra la volontà del Creatore e quella del mercato. Quasi, un’ unica legge divina contro cui è impossibile ogni umana resistenza.

Nulla importa se dietro questa crisi del  “mercato” delle arance si nasconde lavoro nero, agricoltori disperati, trattoristi in crisi ed una sola certezza: domani sarà peggio! Basta fare una passeggiata lungo i nostri torrenti o guardare dall’alto le nostre colline e ti accorgi che le superficie coltivate si assottigliano ogni anno e dove appena mezzo secolo fa c’erano meravigliosi agrumeti, cespugli di gelsomini, uliveti centenari, noti con malinconia i rovi che avanzano, che conquistano ogni giorno qualche metro di terreno, finchè gli incendi non porteranno distruzione e rovina.

E’ il prezzo del “progresso” ! Che razza di progresso ! Un albero di arancio è ossigeno, è freschezza, è cibo, è prevenzione di malattia, è ombra e sollievo per questa nostra terra sempre più arida e bruciata.  Una valle abbandonata, un albero morto , una collina brulla, segnano il degrado senza ritorno.

Un uomo che lavora la terra, che pulisce un albero, che raccoglie un frutto, compie un gesto di amore, esterna un filosofia della vita, dimostra concretamente di credere nel futuro.

La Calabria che qualche decennio fa doveva rinascere come la California d’Europa appare oggi come una provincia egiziana ed, in alcuni posti, come un’ amba etiope  .

Eppure non mi sembra che vi sia consapevolezza di tale crisi. I ceti assistiti e privilegiati continuano a brindare sul Titanic indifferenti alla nave che va a fondo.

Il presidente Loiero concede interviste per lanciare accuse ad altri di averlo lasciato solo nella sua strenua lotta contro la mafia. In una intervista all’Unità il suo grido diventa  straziante ed il giornale che fu di Antonio Gramsci, dedica un titolo di prima pagina sulla eroica solitudine del governatore delle Calabrie. La sua scorta è stata rafforzata !

Povero Presidente!

Quasi lo immagino, solo tra gli agrumeti abbandonati e gli uliveti bruciati a dare la caccia ai mafiosi. Lo vedo nascosto tra anfratti più remoti a sbarrare la strada alle cosche della montagna, oppure lanciarsi da qualche solitaria quercia utilizzando una liana come faceva Tarzan  nella giungla , sfidando con impeto la ndrangheta.

Irriducibile Agazio, solo contro tutti, come un novello Maciste o un temerario Tex Willer.

Potrebbe almeno associare alla sua lotta il robusto vicepresidente Adamo o, meglio, il capogruppo della Margherita Enzo Sculco che ha il fisico dell’antico guerriero vichingo, forse si sentirebbe meno solo, nelle lunghe notti passate all’addiaccio nelle valli dell’Aspromonte. Forse, qualche volta cede al sonno e con la testa appoggiata ad un albero sogna una sfida finale all’Ok Corrall , oppure un  Mezzogiorno di fuoco tra l’eroica avanguardia antimafia e le sanguinarie cosche calabresi.

Ma che strani mafiosi!!  Trascurano i lucrosi traffici di droga, i loro consistenti “affari”  per scrivere lettere anonime o far stupide telefonate minatorie al nostro Presidente, all’on Martellina Intrieri, a professionisti dell’antimafia, grandi e piccoli, di questa nostra terra. Certo, chi è stato ucciso non ha avuto il tempo di accorgersi di essere nel mirino della mafia !

Forse nessuna Regione d’Italia ha lottatori antimafia così valorosi quanto la Calabria e, forse, in nessuna altra regione la mafia cresce e guadagna quanto in Calabria.

Eppure c’è chi pensa che il modo migliore per combattere la mafia non sia né la chiacchiera, né gli eroi di professione, ma lo sviluppo, il territorio ordinato, l’agricoltura florida, il mare azzurro, i torrenti puliti, le colline coperte di alberi.

La politica che ignora le “arance”  è  una politica cialtrona !

E’ una campana senza battaglio !

Ci sono state ben due crisi indecifrabili della giunta regionale. Oscuri i motivi , ancora più oscure le conclusioni! Loiero ha lasciato la Margherita per fondare un nuovo partito,di cui nessuno sentiva assolutamente il bisogno. Mentre io, modesto elettore, avevo votato Loiero (tanto alle primarie di Lamezia che alle elezioni regionali) con la speranza che si occupasse anche delle nostre “arance”, forse ingenuamente convinto che lo sviluppo e la civiltà hanno la forza di debellare la mafia  più  di mille inutili discorsi.

Così si parla e si riparla, si fanno convegni per parlare di nuovo, si programmano anniversari a cui partecipano solo gli addetti ai lavori per poter ancora parlare, ed il tempo passa, passa… inutilmente !

Intanto le “arance” vanno sotto la soglia dei venti centesimi, gli uliveti bruciano, mentre  le parole si alzano maestose come un bianco monumento al Nulla Assoluto.

Ilario Ammendolia

Da La Riviera del 04.02.07

 
 
 
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