Giovani Holden
«[...] Noi navighiamo in un vasto mare, sempre incerti e instabili, sballottati da un capo all'altro. Qualunque scoglio, a cui pensiamo di attaccarci e restar saldi, vien meno e ci abbandona e, se l'inseguiamo, sguscia alla nostra presa, ci scivola di mano e fugge in una fuga eterna. Per noi nulla si ferma. [...]»(Blaise Pascàl)
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Post n°573 pubblicato il 28 Marzo 2006 da h451
Una Vita a Piedi Nudi Il barefooting nasce in Nuova Zelanda per poi approdare negli Stati Uniti, patria di tutte le mode, e da lì diramarsi un po' il tutto il mondo con particolare successo in Europa, soprattutto nei paesi del Nord. In Italia cambia il nome: si parla di gimnopodismo e sono molti a praticarlo. Va detto che il barefooting trova non pochi problemi ad essere accettato dalla società moderna. E questo nonostante la storia ci insegni che fino a pochi decenni, in contesti rurali, le persone erano abituate a vivere senza calzature soprattutto nei mesi estivi. Ma non solo: chiunque abbia provato almeno una volta a camminare sull'erba o sulla sabbia a piedi nudi sa bene che la sensazione è assai piacevole. Più che di intolleranza, dunque, si può parlare di rifiuto tout court. Molti accusano i barefooter di feticismo ma loro rispondono parlando di una naturalissima stravaganza. In alcuni la voglia di andare in giro scalzi è davvero insopprimibile. Al punto che per aiutare gli scalzisti più timidi esistono i finti sandali. Proprio così: creati in Germania ed approdati anche in Italia, sono sottilissime strisce di cuoio senza suola per dare - agli altri - la sensazione che voi indossiate dei sandali veri. Ma perché vivere senza scarpe? Tutto nasce dall'amore per il contatto con la natura e dal rispetto di quello che madre natura ha previsto per l'uomo. Infatti proprio come le mani anche i piedi sono terminazioni corporee attraverso le quali interagiamo con il mondo. Il progetto anatomico dell'essere umano prevedeva che la sua andatura fosse garantita dal movimento dei piedi. Nudi però. A detta dei barefooter le calzature possono dare molti problemi alla salute dell'uomo: l'aderenza della pianta del piede alla suola, anche se ergonomica, non è mai totale, i tacchi generano problemi di postura e possono danneggiare la colonna vertebrale e infine, udite bene, le scarpe sono poco igieniche. Quindi se stavate pensando con disgusto a quello che uno scalzista può trovare sotto il suo piede a fine giornata, pensate invece alla quantità di batteri e germi che proliferano nel chiuso delle vostre scarpe. Insomma, tutto quello che è naturale non può che essere sano. Bisogna riconquistare le capacità sensoriali del proprio corpo nonostante questo significhi a volte incappare in situazioni pericolose. Vetri rotti, siringhe e tanti altri oggetti taglienti tipici delle grandi città sono un vero ostacolo per gli scalzisti, per questo portano sempre con loro un kit d'emergenza nel quale tengono una pinzetta per le sopracciglia per estrarre eventuali intrusi e carta vetro per levigare lo strato di "cuoio" da impurità. La protezione dei piedi di uno scalzista sono solo gli occhi e anche camminare di notte può creare disagio. Ma come iniziare? Enzo Iacobellis, presidente di Nati Scalzi, indica la strada maestra: "L'ideale è camminare in un parco su terreni lisci e puliti per circa un mese per poi tentare gradatamente terreni più difficili. Non dimenticando però che all'inizio la pelle della pianta è molto debole e lo strato di cuoio elastico, che protegge il piede adattandosi al suolo, si forma lentamente. Quello che nei primi tempi è dolore si trasforma con l'abitudine nella sensazione-desiderio di provare terreni sempre nuovi". tutto e' qui : http://www.nati-scalzi.org/ |
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