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PARTIAMO DAI LORO IDEALI.... |
Post n°46 pubblicato il 02 Giugno 2009 da erfeliciano
Tag: CUBA
CUBA E USA RIPRENDONO IL DIALOGO I due paesi trattano su emigrazione e sistema postale diretto. Primi piccoli passi verso la normalizzazione Cuba e Stati Uniti hanno ripreso i negoziati sui problemi della immigrazione e per stabilire un sistema postale diretto fra i due paesi Si tratta di un primo passo nel processo di normalizzazione dei rapporti su cui Obama sembra puntare fin dai primi giorni del suo insediamento alla Casa Bianca. La decisione del governo cubano è stata comunicata con una nota ufficiale alle autorità Usa che attraverso il Dipartimento di stato l'hanno apprezzata e giudicata «un gesto positivo nella direzione giusta».
Post n°45 pubblicato il 02 Giugno 2009 da erfeliciano
Tag: EL SALVADOR
In Salvador il primo presidente di sinistra dopo venti anni Con Funes giornata storica per il Fmln
Presenti a San Salvador 17 capi di Stato e 72 delegazioni. Anche il principe ereditario Felipe e la moglie Letizia Ortiz. Gli analisti salvadoregni si chiedono se Mauricio Funes si ispirerà al moderato Lula o se sposerà la rivoluzione socialista di Hugo Chavez. Il presidente eletto questa settimana ha dichiarato che il presidente del Brasile, Paese d'origine della moglie Wanda Pignato, è «un esempio da seguire», ma altri analisti pensano che potrebbe avvicinarsi a Caracas dopo il suo recente viaggio in Venezuela.
Post n°44 pubblicato il 12 Maggio 2009 da erfeliciano
Tag: VENEZUELA
IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA IL VENEZUELA. ERANO 27 IN AULA MA LA STAMPA NON LO DICE Gennaro Carotenuto (08 maggio 2009) Aprendo il quotidiano “El País” di Madrid di stamane, giornale dal quale spesso i nostri giornali ricalcano l’informazione latinoamericana, si trova un lungo e soddisfatto articolo. Il Parlamento europeo, come fosse un tribunale, avrebbe condannato il Venezuela con parole senza precedenti. Virgolettando si informa che ha espresso la sua “enorme preoccupazione per il deterioramento della qualità della democrazia in Venezuela” oramai “in grave rischio di collasso” per la “concentrazione di potere e l’autoritarismo crescente del presidente Hugo Chávez”. Inoltre il parlamento europeo -cosa a ben pensarci inaudita- solidarizza con i capi dell’opposizione che soffrono persecuzioni politiche e prosegue ricopiando e approvando gran parte della risoluzione del Parlamento Europeo. Cosa c’è che non va in questa risoluzione? Cosa nasconde la multinazionale Prisa che edita il quotidiano spagnolo? Quello che “El País” nasconde, non si trova neanche a cercarlo con la lente d’ingrandimento, e rappresenta un chiarissimo caso di disinformazione, è che la risoluzione si è approvata in un’aula deserta con appena 27 parlamentari su 785, il 3% del totale. Non solo, “El País” tergiversa sul fatto che tutti i 27 votanti appartengono a gruppi di destra e di estrema destra e che il 97% dei parlamentari europei (758 contro 27) di destra, centro e di sinistra hanno semplicemente snobbato una risoluzione che in un documento si definisce dal contenuto che mostra “un chiaro accanimento” antivenezuelano e “un linguaggio artatamente distruttivo”. Insomma spazzatura ma che al gruppo Prisa, da anni impegnato in America latina come punta di lancia delle multinazionali iberiche, fa gioco. Ovvero la notizia è semmai che il 97% dei parlamentari europei rifiuta di condannare il Venezuela. È inoltre peculiare il fatto che “El País”, quotidiano che appoggia in Spagna il PSOE (Partito Socialista al governo) si spelli le mani per una risoluzione che nessun parlamentare del PSE (Partito Socialista Europeo) ha avuto il cuore di votare perché impresentabile. Il caso che ha originato la risoluzione votata dai neofascisti e affini europei piaciuta tanto a “El País” è però molto importante. È quello di Manuel Rosales, candidato presidenziale nel 2006 contro Hugo Chávez ed ex-sindaco di Maracaibo e governatore dello Stato di Zulia che, accusato di corruzione e arricchimento illecito, si è proclamato perseguitato politico e ha chiesto e ottenuto asilo in Perù dove governa Alán García, amico intimo dell’ex presidente venezuelano Carlos Andrés Pérez (e di Bettino Craxi) a sua volta destituito per corruzione nei primi anni ‘90. Chi scrive ha brevemente conosciuto Manuel Rosales e ne ha scritto come l’espressione di una maturazione dell’opposizione che per la prima volta si apponeva a Chávez in maniera non golpista. Tuttavia gli innumerevoli casi di malversazione di fondi pubblici e di corruzione che hanno coinvolto in questi anni Rosales non possono essere rubricati come persecuzione politica. Quello che né i parlamentari di destra e ultradestra a Bruxelles né “El País” dice è che è la stessa INTERPOL a classificare come pienamente giustificata la richiesta di estradizione per Rosales perché non vi si desume “alcun pericolo di persecuzione politica, razziale, religiosa o militare”. È il presidente peruviano, per suoi fini, ad aver concesso l’asilo senza che alcuna persecuzione fosse in atto e sottraendo un inquisito alla giustizia venezuelana. Questa ha tutto il diritto di inquisire Rosales, che dovrebbe dimostrare come ha fatto ad arricchirsi smisuratamente in meno di dieci anni da pubblico amministratore. La verità è un’altra ed è un punto debole senza via di uscita per il governo di Hugo Chávez. Se la magistratura si occupa di corruzione finisce inevitabilmente per occuparsi degli enormi arricchimenti illeciti degli ultimi cinquant’anni che spesso corrispondono a personaggi attivi nell’opposizione e incorre nell’accusa di voler perseguire oppositori politici. Se non lo fa però, e negli ultimi dieci anni lo ha fatto troppo poco, il bubbone della corruzione endemica non verrà mai inciso. Ma non aspettatevi che questo ve lo spieghi “El País”. Fonte: www.gennarocarotenuto.it
Post n°43 pubblicato il 11 Maggio 2009 da erfeliciano
Tag: VENEZUELA
Chavez riprende il piano di “sovranità petrolifera” Saranno nazionalizzati beni e servizi legati al petrolio, privatizzati negli anni '90
Post n°42 pubblicato il 22 Aprile 2009 da erfeliciano
CUBA Quello che succede a Cuba ci riguarda. Riguarda noi delle redazioni di rinascita e di rinascita on line perché essa è parte delle nostre battaglie politiche e della verità d’informazione che il giornalismo dovrebbe sempre esercitare. E perché questi due giornali sono stati gli unici - mentre altre testate, anche di sinistra, si ostinavano ad esaminare i limiti e gli errori di Cuba senza saperne leggere la grandezza - a difenderla, a tenere in mente cosa rappresenti, in quale contesto sia costretta a vivere senza rinnegare se stessa. Il 13 aprile è una data importante. Quel giorno c'è stato un primo passo, non trascurabile, di Obama verso Cuba: tutte le restrizioni contro i cubani che vivono negli Usa saranno finalmente abolite. Potranno tornare nell’isola come e quando vorranno, spedire ai familiari lì rimasti un po' di soldi senza rischiare la galera e, fatto assai significativo ai fini dell’embargo che strangola Cuba, le imprese statunitensi delle telecomunicazioni potranno operare nell'isola. Qualcosa di simile, anche se in misura minore, era già successo nel settembre del 1977. Ma neanche dieci anni dopo, nell'aprile del 1982, Reagan aveva voluto che tutto tornasse come prima, peggio di prima. Oggi Obama rispetta gli impegni presi in campagna elettorale e risponde positivamente alle pressioni di tutti i presidenti latinoamericani. E’ importante, ma non sufficiente. Ci sono vicende che a Cuba hanno provocato, e tuttora provocano, ferite difficilmente rimarginabili. Vicende che Obama e gli Usa devono avere il coraggio di correggere. Per un principio elementare: perché sia fatta giustizia. Pensiamo ai cinque prigionieri politici cubani. Gerardo Hernández Nordelo, Antonio Guerrero Rodríguez, Ramón Labañino Salazar, René González Sehweret e Fernando González Llort sono detenuti ingiustamente dal 1998, accusati di cospirazione e spionaggio, condannati a 40 anni di carcere. Che siano innocenti lo sanno tutti. Ci sono state testimonianze d’eccezione a loro discolpa. Solo per citarne alcune, ricordiamo Eugene Carroll, ammiraglio della Marina Usa, Edward Breed Atkeson, generale dell’esercito, James R. Clapper, tenente generale delle Forze Aeree. La Corte d’Appello di Atlanta ha riconosciuto che l’accusa di spionaggio è stata inventata di sana pianta, non sorretta da un minimo indizio. Ora la parola è alla Corte Suprema. C’è poi una seconda vicenda. Riguarda un criminale, un terrorista internazionale, un assassino responsabile di centinaia di omicidi, “mente” dell’attentato del 6 ottobre del 1976 contro l’aereo della Cubana de Aviación che costò la vita a 73 persone, colpevole di diversi attentati contro Fidel Castro, assassino di funzionari cubani in Argentina, collaboratore dei servizi segreti di Pinochet, colpevole della scomparsa di oppositori politici. Il suo nome è Luis Posada Carriles. La richiesta avanzata da tutto il mondo democratico è che quell’uomo, finora impunito, sia sottoposto ad un processo. Se Obama adotterà queste misure, l’animosità di Cuba e dei cubani si stempererà, e inizierà a costruirsi il percorso indispensabile per una normalizzazione dei rapporti. Il presidente degli Usa ha di fronte a sé un’occasione storica: porre fine a mezzo secolo di un conflitto insensato che ha provocato morte e dolore; restituire fiducia ad un popolo che ha voluto mantenere la sua dignità e la sua autonomia malgrado un embargo feroce. In quest’ultimo periodo Obama ha impresso un cambiamento significativo ai rapporti diplomatici con paesi come la Cina, il Vietnam e persino l’Iran. E al summit latinoamericano ha dichiarato che gli Usa nei confronti di Cuba «hanno sbagliato per cinquant’anni». E’ una frase storica che premia una piccola isola orgogliosa e dura che non ha mai rinunciato a se stessa. Perché quest’articolo firmato dalle due redazioni, quella del settimanale e quella di rinascita on line? Perché siamo un gruppo di compagne e compagni che non rinunciano ai propri ideali e perché amiamo il giornalismo, quello vero, che fa informazione, che ha il coraggio di denunciare soprusi e abusi, che svolge correttamente la sua importante funzione democratica. E perché detestiamo l’altro giornalismo, quello dei “retroscena”, quello delle cose dette e non dette, quello che cambia troppo spesso posizioni e principi. Quello che sale sempre, per capirci, sul carro del vincitore. Ci è capitato a volte di criticare Cuba, di avere discussioni appassionate ed anche aspre. Ma mai ne abbiamo messo in discussione il valore, mai abbiamo sottovalutato l’incredibile forza di una piccola isola che è riuscita ad opporsi ed a resistere alla più potente nazione del mondo. Le redazioni di rinascita e rinascita on line
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Inviato da: erfeliciano
il 12/05/2009 alle 22:19
Inviato da: ReNutria
il 11/05/2009 alle 00:31
Inviato da: monello201
il 17/02/2009 alle 19:47
Inviato da: erfeliciano
il 17/02/2009 alle 11:46
Inviato da: bad.ilgott
il 17/02/2009 alle 11:22