Creato da: mojofuel il 15/08/2005
Vita e musica

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

cassetta2jamesmarshall.cDa_1a_100mojofuelBubY790giangino9volandfarmminsterr999toorresalorteyuwpauline7seventiesIlapaineverdieskatarina70Frozen.Countess
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 

SONG TO THE SIREN

Post n°14 pubblicato il 26 Ottobre 2005 da mojofuel

Long afloat on shipless oceans
I did all my best to smile
'Til your singing eyes and fingers
Drew me loving to your isle
Sail to me
Sail to me
Let me enfold you
Here I am
Here I am
Waiting to hold you
Did I dream you dreamed about me?
Were you hare when I was fox?
Now my foolish boat is leaning
Broken lovelorn on your rocks,
Touch me not, touch me not,
come back tomorrow:
O my heart, O my heart
shies from the sorrow
I am puzzled as the newborn baby
I am troubled at the tide:
Should I stand amid the breakers?
Should I lie with Death my bride?
Swim to me,
Swim to me,
Let me enfold you:
Here I am,
Here I am,
Waiting to hold you


Non credo che servano commenti. Un consiglio solamente: provate ad ascoltare la versione di Robert Plant su "Dreamland". E' bellezza allo stato puro, talmente intensa da fare male.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 23 Ottobre 2005 da mojofuel

Mi ci voleva Miles Davis, stanotte. "A kind of blue".



Lascio spazi di tre righe tra un paragrafo e l'altro perche' mi va. Perche' e' cosi'. Perche' voglio esprimere graficamente l'effetto che mi fa Miles Davis alle tre del mattino.



Mi fa respirare. Mi ossigena il cervello. E mi aiuta a pensare.


Vorrei averlo sempre in testa, Miles Davis. Vorrei che mi aiutasse sempre a pensare come sta facendo adesso. Vorrei che guidasse con leggerezza le mie dita sulla tastiera, sciogliendo goccia a goccia il cristallo di ghiaccio che mi avvolge il cuore e sollevando lieve le mie palpebre stanche che minacciano di chiudersi ogni cinque minuti qui, in ufficio, con le sirene della polizia a solcare le strade e la luna scialba di ottobre a specchiarsi nell'acqua torbida del canale.

E invece e' tutto diverso. Mi ritrovo qui a cancellare righe su righe perche' ho tante cose da dire ma non ci riesco. E' un mese e mezzo che ci provo, ma e' come se cercassi di sfondare a testate un muro di gomma. Non so da che parte cominciare, Diosanto. E faccio una fatica boia a trovare un senso a tutto questo, anche se so che c'e', cazzo se lo so.

Ho le dita che sanno di cacao e Gucci. Il cacao e' quello di un rotolo di pan di spagna comprato per tenere svegli me e i miei colleghi durante il turno peggiore della settimana - 11 postmeridiane-8 antimeridiane, da sabato notte a domenica mattina, madonna mia. Gucci e' invece il profumo di Maria Luisa, quel gioiello di ragazza seduta di fianco a me che al momento sta fissando il vuoto con lo sguardo un po' perso. Piu' che comprensibile, mi sembra di poter dire. Le ho fatto un massaggio alle spalle e al collo circa due ore e mezza fa e il suo profumo mi e' rimasto sui polpastrelli. E' uno scambio reciproco, quello tra me e Luisa. Io le faccio il massaggio, e lei in cambio mi regala un po' del suo profumo. Mi sembra che ci guadagniamo entrambi.

Mi piace fare i massaggi. Mi piace lavorare con le dita sulla muscolatura, stimolare le terminazioni nervose, accarezzare la pelle di chi si sottopone a questa piacevole tortura. Ci sono punti che se toccati a dovere garantiscono il godimento e il relax totale. Delle zone erogene, le potrei chiamare. Che ho scoperto nella maniera migliore possibile - ovverosia baciando. Non so esattamente come faccio a ricreare questo tipo di sensazioni con le mani, ma a quanto pare i risultati sono buoni.

E poi mi piacciono i profumi. Sara' che gli altri due sensi da me maggiormente utilizzati - ossia la vista e l'udito - non sono esattamente sviluppatissimi, ma io mi baso tanto su tatto, gusto e soprattutto olfatto. Tutti i ricordi della mia vita si associano a un odore. Per me non esistono cattivi odori, a parte poche e significative eccezioni. Se penso alla mia infanzia mi viene in mente l'odore stagnante ma buono delle sigarette che mio nonno fumava nel tinello e il sentore leggero ma penetrante di fritto che proveniva dalla cucina, dove mia nonna preparava patate tagliate a spicchi e un fritto misto che non mi scordero' mai finche' campo. E poi l'odore del cacao amaro che mia nonna mi metteva nel latte con mio grande dispiacere, io che avrei tanto preferito il Nesquik. Il bagno che sapeva di dopobarba dopo che mio nonno si era rasato davanti a me e si era fatto vedere mentre si metteva la dentiera (la ciabatta, la chiamava lui; esattamente come gli occhiali erano "i fanali", il cappello "coperchio" e le scarpe "ruote"). L'odore di chiuso della loro cantina, che consideravo un luogo fantastico perche' mio zio Alberto ci teneva le sue due moto e perche' mia zia Laura l'aveva interamente affrescata con disegni di animali. Il puzzo penetrante di sterco e paglia dello zoo di Milano, soprattutto nel recinto dell'elefante (elefantessa, prego) Bombay, che adoravo alla follia, enorme e rugosa, vecchissima e imponente, eppure cosi' buona nello sguardo e cosi' dolce quando con la proboscide suonava l'armonica e spostava un cartello a lettere rosse che recitava "attenti ai borsaioli". L'odore di pulito un po'strano ma speciale dei residence di Pietra Ligure dove passavamo le ferie di Natale. Il profumo del pane fresco e delle brioche all'albicocca che mia zia andava a comprare tutte le mattine dal fornaio di Chiesa in Valmalenco, mentre io dormivo nel letto a castello della cameretta con vista sul campanile.

Con il mio crescere, la percezione degli odori e' cambiata. Forse perche' quando sei piccolo ogni odore ha una sua purezza, un suo senso di nuovo che te lo rende speciale, unico, e che te lo incastona per sempre nella memoria, non importa quanto cattivo possa essere l'odore in se'. Non distingui piu' di tanto tra buono e cattivo - tutto e' buono, perche' tutto e' nuovo e cristallino anche nel suo essere maleodorante, e quindi non ci badi.

Adesso so che, ad esempio, Londra sa della cappa di fumo stantio dei pub e dell'odore di piscio misto alla canfora delle toilette . Sa dell'odore di pulito della lavanderia sotto casa mia, sa di caffe' appena fatto in ufficio all'una di notte, sa di hamburger arrostiti sulla piastra la mattina presto, e sa di metropolitana.

Ormai, pero', il mio olfatto si concentra quasi esclusivamente sui profumi, spesso e volentieri (anche se non sempre) di marca, che coprono con una patina artificiale quello che una volta assaporavo come nuovo e incontaminato. Cosi', ad esempio, Maria Luisa la associo a Gucci, Veronica a Kenzo Uomo e Dorothea a Calvin Klein. Le ragazze con cui sono stato meritano un discorso a parte, perche' il profumo diventa parte integrante delle sensazioni che condivido con loro, della loro sensualita', del loro erotismo, e si mischia all'odore naturale che emanano, al sapore della loro pelle, al loro respiro. Non credo ci sia nulla di piu' attraente e fisicamente stimolante dell'odore dell'eros, dell'eccitazione sessuale, mescolato a un buon profumo.

Noemi sapeva di primo amore. Di primo bacio mai dato. Di tutto sbagliato. Da parte mia. Di ritorno dalle ferie una settimana prima. Di "Io e te", Raf. Di giornate spese ad aspettare una chiamata che non arrivava mai. Di un anello da cinquemila lire che ancora deve ricevere.

Marina sapeva di falo' di San Lorenzo, di sguardi languidi e un po' stronzi, di ambiguita' assortite, di primo bacio, di bocca umida e di schitarrate alla luna.

Roberta sapeva di quattordici anni, di mattinate passate stretti sotto un asciugamano a guardare la pioggia che bagnava il mare e di feste con Enry e Valentina. Sapeva di Salento, di mare, di scricciolo che aveva bisogno di protezione.

Alessandra, invece, sapeva di regali di Natale in quinta, di bugie, di "non affezionamoci troppo" e di concerto di Nek in piazza Duomo, di Gianluca Grignani e Massimo di Cataldo, abbracciati come se dovessimo fonderci l'uno con l'altra.

Elisa sapeva di Light and Blue di Dolce e Gabbana, d'inverno e di passeggiate sul corso.

Pina, invece, sapeva di un profumo fruttato strano, dolce, e di estate dopo la maturita', di futuro, di baci dati di nascosto da suo padre che se mi beccava mi ammazzava di botte.

Antonietta sapeva di abbracci, risate e teste sulle ginocchia ad assaporare le stelle.

Rossella invece...be', Rossella sapeva di un casino di cose. Di mughetto, di vaniglia, di Naf Naf, di Pink Floyd e Led Zeppelin, di Deep Purple al Forum e di Tennent's Super alla Locanda degli Elfi, di sesso sesso sesso sesso , di prima seconda e terza voltama mai abbastanza, di mani bocca seni cosce e lacrime, di mare, Sardegna e musica metal, di astinenza, paura, nevrosi e ossessione, di risate abbracci litigate e insulti.

Giorgia sapeva di latte di mandorla, d'impotenza, di debolezza e dubbio, di anticipazione, di attesa, di cinema e weekend in montagna.

Emma adesso sa di Christian Dior, d'indecisione e di dolcezza. Sa di timore, di risate sommesse, di voce bassa che faccio fatica a capire il piu' delle volte, di passeggiate sotto la pioggia, di "how come?" ogni volta che dico qualcosa, di AC/DC, di Crobar e di messaggi sul cellulare.

Ecco. Magari non frega nulla a nessuno di quello che ho scritto. O magari si'. Magari qualcuno si ritrova nelle mie sensazioni. Potrei fare lo stesso discorso con la musica, ma ora mi va cosi'. Non avevo preventivato di parlarne, ma sono contento di averlo fatto. Forse la prossima volta andro' direttamente al punto e riusciro' a scrivere dei miei demoni. Per ora spero di avere rotto il ghiaccio. E mi auguro che qualcuna di queste persone mi pensi ancora, dopo tutto questo tempo. Io non ho dimenticato nessuna di loro, e in una maniera un po' strana questo vuole essere il mio modo di ringraziarle per avere reso la mia vita piu' piena, piu' ricca. E per avere fatto un pezzo di strada insieme a me.

Grazie.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Zep Test

Post n°11 pubblicato il 04 Ottobre 2005 da mojofuel

Ebbene si', non ho potuto resistere alla tentazione di farlo anch'io (vedi Blog di Pauline)...E devo essere sincero, mi sa un pochettino di fuffa. Magari siamo tutti quanti persone meravigliose...ma non ci credo che in tre casi su tre il risultato sia stato "Tangerine"... Comunque va bene cosi' - avrei preferito essere "The Rain Song", "Kashmir" ,"Since I've been Loving you" o "Whole Lotta Love", ma che ci vuoi fare...Almeno non sono "Carouselambra", e la cosa mi consola assai...

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

HELP!

Post n°10 pubblicato il 04 Ottobre 2005 da mojofuel

Sono cinque giorni che tento disperatamente di scrivere qualcosa. Ma ho un tale casino in testa che la Royal Rumble della WWE, al confronto, sembra un torneo di scacchi per pensionati con un solo partecipante....E soprattutto NON HO TEMPO! Al lavoro e' un delirio, arrivo a casa stanco morto a mezzanotte e dormo fino alle 12 del mattino dopo, senza riuscire a riposare veramente. Qualcuno prenda un capo della matassa che mi resta ingarbugliata nel cervello e mi aiuti a districarla. C'e' qualcuno la' fuori?

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Cinque minuti per il cielo

Post n°9 pubblicato il 01 Settembre 2005 da mojofuel

Adoro guardare il cielo. Ogni volta mi racconta una storia diversa. Non e' mai lo stesso. E' come un enorme, immenso, sconfinato libro aperto sull'orizzonte dell'infinito. Osservo il cielo di Londra e vedo lunghe pennellate di nuvole bianche, pulite, come se Dio si fosse divertito a dipingere su di un'immensa tela azzurra. Qui la notte le stelle si vedono benissimo, quando il cielo e' sgombro. E anche la luna e' talmente piena, perfetta, eterea e seducente che ti verrebbe voglia di baciarla tra le cosce senza dire una parola, respirando a pieni polmoni il suo odore di fumo e di vecchie storie.

L'altra notte ho visto una stella cadente. Ho vissuto a Milano per 25 anni, ma non sono mai riuscito ad acchiapparne una, nemmeno con lo sguardo. Quand'ero a Lecce ne vedevo a milioni, ma e' ovvio che se ti piazzi a panza all'aria per tutta la notte di San Lorenzo una prima o poi la becchi, ovviamente a meno di essere l'uomo piu' sfigato sulla faccia della terra (oddio, di solito ai falo' di San Lorenzo sono tutti impegnati a fare altro, che sia sbronzarsi, fare il bagno o coccolarsi, per cui se rimani fino all'alba a faccia in su tanto fortunato non devi essere). Il cielo di Lecce era perfetto. Stupendo, limpido, sorridente. Una sorta di sterminato regalo che non finivo mai di ammirare, specialmente ai tramonti quando il sole arrossiva di pudore alla vista della luna e, timido com'era anche se aveva fatto lo spavaldo tutto il giorno friggendo le cervella di noi poveri cristiani, correva a tuffarsi in acqua dalla paura e dava fuoco al drappo schizzato di luce del mare. Oppure quando si nascondeva tra gli ulivi, giocando a rimpiattino con le prime stelle e tingendo di viola l'abito da sera della sua splendida controparte, la quale si presentava in forma smagliante, silenziosa e terribilmente bella, tinta di un colore sanguigno talmente intenso da fare male e farti chiedere se quel sangue per caso non fosse il tuo.

Una sera siamo andati a fare il bagno al mare, io ed Enrico. Damiano ci aveva tirato il pacco, preferendo uscire con Stefania (che a quel tempo era una discreta palla al piede e della quale, lo ammetto, ero dannatamente geloso), e non essendoci niente da fare in paese (tranne la solita sagra dal nome salentino impronunciabile), avevamo pensato bene di fare una capatina alla spiaggia. Ricordo che avevamo appena posato gli zaini sulla sabbia (dopo aver sfidato la morte e la polizia a bordo del suo Liberty blu), e subito mi ero sentito soffocare come se mi avessero premuto un cuscino in faccia. Un black out pazzesco aveva colpito il paese, e non c'era una sola luce accesa nel raggio di chilometri. Una volta superata la paura con una risatina isterica (non sono mai stato un cuor di leone...), avevamo frugato negli zaini e trovato quello che ci serviva: due piatti di plastica, otto candele profumate alla pesca e un accendino. Cinque minuti dopo eravamo in mare, una bottiglia di spumante austriaco (alla pesca pure quello) che cambiava mano di continuo e otto piccole candele che galleggiavano sull'acqua salata, facendo l'occhiolino alle stelle. Per un'ora circa, furono l'unico punto luminoso nella notte. E noi la possedemmo, quella notte. Ricordo che ero quasi spaventato dalla bellezza quasi dolorosa di quello spettacolo indicibile. C'eravamo solo noi, il mare e un cielo di seta traforato da milioni, miliardi, fantastilioni di stelle. Sembrava che qualcuno si fosse divertito a bucare un cartoncino nero col punteruolo (uno dei miei peggiori ricordi delle scuole elementari, giuro!). Eravamo due amici che danzavano nell'acqua, ridevano e si divertivano a osservare il fondo illuminato dalle candele. E non importava che le macchine bloccate nell'ingorgo causato dal black out risuonassero di bestemmie e colpi di clacson (con le prime che spesso superavano i secondi in volume). Per me c'erano solo gli scrosci sommessi delle onde, gli spruzzi che malgrado tutto non riuscivamo a evitare e il suono delle nostre risate.

Dio, che cielo. E la cosa piu' pazzesca e' che in quel momento mi sono sentito per la prima volta parte di un tutto che credevo non finisse mai. In quel momento non sono stato a farmi tante fisime su quanto fossi piccolo e mortale e su quanto quell'enorme regalo che mi era stato fatto fosse totalmente gratuito e probabilmente immeritato. Mi sono semplicemente goduto il tutto, come fossi stato parte di quella meraviglia al pari del mare, delle stelle, del buio. E ora  sono grato per avere vissuto quegli attimi. Infinitamente grato. Pagherei (anche se so che non c'e' prezzo) per riassaporare quelle sensazioni.

Forse...forse il problema mio e di tanti altri e' proprio questo. Non ci fermiamo abbastanza spesso ad osservare cio' che ci circonda, e lo diamo per scontato. Voglio dire, qualunque cosa perde di fascino e interesse se sperimentata troppo a lungo. Il cielo, come tutto il resto, e' li' da sempre. Siamo sicuri che ci sara' sempre, per cui a che pro perdere qualche minuto per osservarlo, abbracciare con lo sguardo l'orizzonte e stare ad ascoltare le sue storie, o ascoltare quello che noi raccontiamo a noi stessi?

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963