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TEST DI SEVENTIESILA (Potevo esimermi? Certo che no...)

Post n°19 pubblicato il 09 Gennaio 2006 da mojofuel

Regolamento: il primo giocatore di questo gioco inizia il suo messaggio con il titolo "cinque tue strane abitudini", e le persone che vengono invitate a scrivere un messaggio sul loro blog a proposito delle loro strane abitudini devono anche indicare chiaramente questo regolamento. Alla fine dovrete scegliere 5 nuove persone da indicare e linkare il loro blog o web journal. Non dimenticate di lasciare un commento nel loro blog o journal che dice "sei stato scelto" (se accettano commenti) e ditegli di leggere il vostro.

1. Controllo sempre tre/quattro volte di avere chiuso la porta di casa o la portiera della macchina (e mi capita pure di fare marcia indietro e di controllare di nuovo)

2. Dopo avere starnutito (e se non riesco proprio a controllarmi), scuoto la testa violentemente emettendo un suono tipo cartone animato, una cosa tipo "blblbl"

3. Quando sbadiglio (sempre se le circostanze lo permettono e se non riesco proprio a trattenermi), emetto un ruggito tipo Chewbacca (o Ciubecca, per dirla all'italiana), il wokee di "Guerre Stellari" . L'altezza c'e', visto che sono quasi due metri...

4. Non sopporto gli sprechi. Per cui preferisco mangiarmi gli avanzi lasciati da qualcun altro (ancora una volta, se e' il caso) piuttosto che vederli buttati via.

5.Quando avevo i capelli lunghi, avevo l'abitudine di non legarli mai, per cui ogni volta che mi oscuravano la vista buttavo la testa all'indietro, causando un vistoso "effetto onda" e in generale dando l'impressione di uno che vuole fare il figo a tutti i costi, quando invece sono solo poco pratico (be', volevo un pochettino fare il figo, ma ormai manco me ne accorgevo piu').

Comunichero' i cinque prescelti in successiva sessione di log in.

 
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Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 21 Dicembre 2005 da mojofuel

Domani torno a Milano per le vacanze di Natale. Finalmente.

Si parte alle 6.40 da Stansted, per cui mi tocchera' uscire di casa alle 3 del mattino per arrivare a Liverpool Street alle 3.30 e prendere il pullmann diretto all'aeroporto. Mi sa che stanotte dormo pochino, visto che, causa turno, non finisco di lavorare prima delle 11.

Sarei un bugiardo se dicessi che mi scoccia tornare a casa. So di molti miei colleghi che preferiscono passare le ferie qui, a lavorare, perche' vengono pagati il triplo. Personalmente, non navigo nell'oro ma di lavorare il giorno di Natale non se ne parla. L'ho sempre passato con la mia famiglia, per quanto incasinata e piena di tensioni possa essere.

Questo sara' il mio primo Natale senza mio nonno. Sara' diverso, un po' piu' triste per me che l'ho visto per l'ultima volta proprio il giorno di Natale dell'anno scorso e che avrei festeggiato con lui il compleanno, io 26, lui 90. Io i 26 li ho festeggiati lavorando, lui ai 90 non ci e' mai arrivato.

L'ultima volta che sono stato a Milano, mi ha colpito il grigiore stanco e annoiato di una citta' avvelenata dalla sua stessa ricchezza. Era una bella giornata quando sono sceso dalla navetta che da Orio mi ha portato in Stazione Centrale, eppure mi sono messo a tossire subito, asfissiato dai gas di scarico del traffico ipercongestionato di Piazza Duca d'Aosta. Ho guardato il cielo, e per la prima volta in vita mia mi sono reso conto che era bianco. Non ci avevo mai fatto caso, forse perche'in 25 anni di cieli non ne avevo poi visti tanti. Poi ho capito: dovevo ringraziare la cappa di smog che avvolge la citta' in un sottile, serpeggiante e viscido abbraccio di foschia al gusto di monossido di carbonio. Che ci potevo fare? Ho continuato a tossire, ho inforcato gli occhiali da sole e me ne sono andato a casa, cercando di non guardare troppo in alto per non sentirmi stringere il cuore.

Chissa' come sara' Milano in questo periodo. Ho voglia di rivedere la mia famiglia. Ho voglia di portare mio fratello Fabio al cinema del Centro Sarca per vedere "I pinguini" e per sfondarci di popcorn e caramelle gommose innaffiati da una vasca di Coca Cola. Ho voglia di salutare mio fratello Massimo quando torna dall'allenamento all'una di notte e di guardarlo con gli occhi pieni di invidia mista ad ammirazione. Ho voglia di osservarlo e di pensare che sono fiero di lui, per come e' bello, forte, simpatico e per come si sta trasformando in un uomo . Ho voglia di abbracciare mio papa' e di incazzarmi con lui perche' urla troppo, spiegandogli che anche se sono un po' sordo non c'e' bisogno di strillare come un guerriero yemenita per dirmi le cose. E soprattutto ho voglia di vedere mia mamma. Sara' come sempre stanchissima, nervosa e con due milioni e mezzo di cose da fare, divisa tra casa, ufficio e preparativi per la festa di Natale che, tanto per restare in tema di stranezze, nella nostra famiglia si festeggia con un pranzo enorme e con lo scambio dei regali...a Santo Stefano. La vedro' sclerare perche' l'arrosto non arrostisce, lo scotch non scotcha e fondamentalmente perche' tutti, in casa mia, fanno salti mortali degni di una squadra di trapezisti ungheresi piuttosto che darle una mano.

Sara' un bel Natale. E lo passero' con i miei amici, non solo con la mia famiglia. A parte domani sera, che mi vedra' al Rolling Stone in qualita' di ospite imbucato a una festa in sala VIP per incontrare un DJ e allungargli il mio demo, sono gia' prenotato per il 23, a cena con Chiara, Veronica, Giorgio e Miky, amici di una vita che mi sopportano da un sacco di tempo, ormai. E poi? E poi devo vedere Asia e Luca, in posti strategici (EVITARE LA LOCANDA DEGLI ELFI!) e di nascosto da Sara e Lele, che se mi incontrano mi fanno la pelle (e non lo dico tanto per dire, scommetto che Lele sta girando per Sesto con una mazza da baseball, aspettando un mio passo falso). E c'e' Serena, con la quale vorrei passare un pomeriggio, una sera e possibilmente una notte a bere caffe', guardare film e tenersi stretti sapendo che non posso far accadere niente, perche' lei sta con uno che potrebbe essere mio padre e io vivo a 2.000 chilometri di distanza, per cui me ne devo fare una ragione. E poi mi piacerebbe sapere come sta Luca, il piu' grande hammondista che abbia conosciuto nonche' mio ex tastierista, che al momento suona con la tribute band dei Genesis, fa il manager per l'IBM e mi deve ancora restituire le casse che si e' imboscato da marzo. E Marco, chitarrista da paura e amico prezioso, operato ai reni il mese scorso e del quale non ho notizie da un pezzo. E Simona, che probabilmente sara' gia' a Latina per passare le vacanze con Anna e Simone. E poi c'e' Vincenzo, Andrea Croce, Lollo, Sergio, Mojo (cazzo, mi piacerebbe, sono quasi due anni che non so come sta, se si degnasse di rispondere ai messaggi!), Katia e Beppe del Pasadena (non mi stupirei se ci avessero fatto le radici, in quel locale), Cristal, Dave, Samu, Veronica...Tutto nello spazio di sei giorni. Ce la faro'? Vale la pena tentare. Ah, dimenticavo: devo anche tagliarmi i capelli, momento storico che documentero' a tempo debito.

Eh, si', sara' un bel Natale.




Auguri a tutti.

 
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COPPIE GAY E COPPIE DI FATTO

Post n°17 pubblicato il 05 Dicembre 2005 da mojofuel

In questi giorni e' stata approvata, qui in Inghilterra, la legge per legalizzare i matrimoni tra omosessuali. Tutti contenti, niente da dire . Adesso George Michael si potra' sposare, Elton John pure, piu' innumerevoli altre coppie che non aspettavano altro da tantissimo tempo. Pero'...c'e' un pero'. Come sempre quando si discute di temi cosi' spinosi, ho visto una forte mancanza di rispetto nei confronti delle opinioni contrarie a questa legge. Se vi fate un giro nel blog "Rolling Stone", ve ne farete un'idea. Come potete immaginare, la maggior parte degli attacchi e' stata diretta contro la Chiesa.

Premetto che sono cattolico ma che sono anche favorevole alle unioni omosessuali (contraddittorio? forse). Indipendentemente dalle inclinazioni sessuali di ciascuno, e' giusto ufficializzare il proprio legame se si desidera, e di godere di tutti i diritti che ne conseguono.

Pero' ci sono diverse cose che mi hanno quantomeno lasciato delle gran farfalle nello stomaco, in seguito a questi attacchi rivolti verso la Chiesa. Andiamo con ordine.


Numero uno: se parliamo dal punto di vista religioso, mi sembra sia quantomeno esagerato pretendere che la Chiesa avalli i matrimoni tra gay. Perche' i principi fondanti del matrimonio secondo la religione cristiana sono il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita, e nel caso delle unioni omosessuali il secondo principio viene a decadere (a meno di ricorrere ai figli in provetta, ma questo e' un altro discorso). Sull'amore tra due persone dello stesso sesso, non discuto, anche perche' nessuno puo' dire "questo e' amore, quello no", ma per quanto concerne la trasmissione della vita mi sembra che ci sia una questione logistica da affrontare, no?

Punto due: perche' due omosessuali che gia' vivono insieme, dormono nello stesso letto, sperimentano insomma tutto cio' che sperimenta una coppia etero
dovrebbero volersi sposare? Che differenza ci sarebbe, visto che anche adesso si spinge parecchio per riconoscere le coppie di fatto, che quindi non
vogliono sposarsi nonostante siano, per loro stessa definizione, coppie? Da una parte vediamo i gay che fanno pressioni per potersi sposare, dall'altro ci
sono gli etero che fanno di tutto per vedersi legalmente riconosciuti come coppie per non doversi sposare. Quindi: quale sarebbe il vantaggio di essere
sposati per le coppie gay?

Dice: ci sono motivi fiscali e giuridici. Pensioni, eredita' in caso di morte del coniuge e quant'altro.
Esattamente gli stessi vantaggi ottenuti dal riconoscimento delle coppie di fatto. Benissimo, ne hanno pienamente diritto dato che non si devono fare
discriminazioni. Ma allora qui non si sta parlando di amore. Si parla di tutela della coppia, che non si riferisce necessariamente all'amore ma al
riconoscimento del loro status giuridico di coppia. Altrimenti l'amore ci puo' essere essendo coppia sposata, di fatto o semplicemente stando insieme
ognuno a casa propria, no? Non siamo stati a menarla per anni dicendo che un anello o un pezzo di carta non significano nulla se due persone non si amano? Non ci si e' battuti per riconoscere il diritto a stare con chi ci pare, come e quando ci pare, senza per forza dover essere sposati? E adesso facciamo marcia indietro?

Ah, certo, i motivi di tutela giuridica. Be', allora lasciatemi dire che e' lo Stato a dover riconoscere tale tutela, secondo il principio della separazione dei poteri. Non la Chiesa. Lo Stato puo' anche approvare una legge per legalizzare le unioni gay, non e' un problema. La Chiesa pero' deve poter dire che questo e' sbagliato, se crede che lo sia (e a me sembra che anche in queste occasioni, pur trattandosi di temi delicati, lo abbia fatto con fermezza ma con rispetto).
I gruppi di pressione ci sono DA SEMPRE, mica solo la Chiesa, parliamoci chiaro. lo Stato ha il DOVERE preciso di prendere le distanze e di decidere per conto proprio, senza farsi influenzare. Ma la Chiesa ha DIRITTO di esprimere la propria opinione e di difendere i principi base della propria dottrina, che si pensi giusta o meno (e non parliamo di incarcerazione dei gay, di torture e di discriminazione. Parliamo di dichiarazioni su giornali indipendenti e di un catechismo che si puo' approvare o no, che si puo' rispettare o no).
Poi lo Stato decidera' con leggi, elezioni e referendum.

Non esiste forse la liberta' di espressione?Oppure la liberta' di espressione si ferma solamente a quello che vogliamo sentirci dire?

Faccio un esempio: secondo me il frutto migliore del mondo e' la mela. Secondo te e' l'arancia. Per me l'arancia ti fa male e te lo dico, per ragioni che possono essere valide o meno, a seconda di come le si valutano. Pero' ti lascio mangiare tutte le arance che vuoi, pur continuando a sostenere che fanno male. Tu mi dici non solo che la mela e l'arancia sono la stessa identica cosa, ma che anzi io sono un retrogrado perche' a me piace la mela e continuo a pensarla cosi'. E pretendi che io cambi opinione altrimenti sono, nell'ordine, un ipocrita, un retrogrado, un oscurantista, una mummia, un pecorone e un rincoglionito (cito testualmente dal blog di sabato contro le dichiarazioni del Papa), aggiungendo che mi devo pure dare fuoco, che non ho capito un cazzo della vita (vedi commenti sopra) e che, a sentire Gatto Nero che si permette di dare a una blogger della stupida e dell'ignorante, se ne esce con questo capolavoro di diplomazia.

"Se è la Chiesa a mistificare le parole di questo o quel leader politico in nome di una logica esclusivamente elettorale, direi di marciare verso il Vaticano e di sterminare quella razza bastarda, dal Papa KazzInKul all'ultimo dei preti... "

Allora mi dico: e' rispetto questo? E' pluralismo questo? Chi e' l'intollerante?

Ripeto: due persone che si amano e che vogliono spendere il resto della loro vita insieme ne hanno pieno diritto, indipendentemente dalle loro inclinazioni sessuali. Ma due gay, al giorno d'oggi (e meno male, aggiungo!), possono vivere insieme e farsi i fatti propri senza dover rendere conto a nessuno.

Sposarsi per loro vuol dire TUTELA GIURIDICA e DIRITTI DOVUTI A UNA COPPIA SPOSATA. Punto. Allora discutiamone (con civilta', sia chiaro), vediamo quello che si puo' fare, diamogliela questa tutela. Ne hanno diritto.

Ma non usciamocene con la storia dell'amore, ragazzi. Perche' allora mi sento preso per il culo. Due persone si amano prima di sposarsi e si amano dopo, non e' che si amano di piu' o di meno perche' si mettono un anello al dito. O sbaglio?

E' il principio della coppia di fatto eterosessuale, che adesso si vorrebbe equiparare alla coppia sposata. Be', ragazzi, io mi chiedo: perche' due persone che stanno insieme da tutta una vita, che hanno figli e vivono sotto lo stesso tetto non vogliono sposarsi? E non dico per forza in chiesa, ma anche in comune, ci mancherebbe altro.

La risposta piu' comune e' " perche' non si crede nel matrimonio". Va bene. Nessuno impedisce di stare insieme senza essere sposati. Ma allora, se non ci si crede, perche' si pretende di avere gli stessi diritti di chi si prende un impegno civile (ed eventualmente religioso) e si sposa? Ci si appella allo Stato per godere dei vantaggi di un qualcosa che si e' rifiutato tutta la vita perche' "non ci si crede". E come mai?

Ah gia', la tutela giuridica...

 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 26 Novembre 2005 da mojofuel

Ieri pomeriggio, mentre ero al pub con Nicolas, mi e' arrivato un messaggio sul cellulare.

La mamma di V., una delle mie migliori amiche se non la migliore, e' morta.

Lo aspettavo da almeno una settimana, quel messaggio.

Lunedi' scorso C. mi aveva contattato, chiedendole di chiamarla il prima possibile. Cinque minuti dopo eravamo al telefono. Ovviamente, non ho preteso di parlare con V. Sapevo che non avrebbe voluto prendere la cornetta in mano. Fa sempre cosi' quando le capitano cose del genere. Comprensibile.

La mamma di V. stava male. Era in agonia. Il primo di aprile era andata in pensione, e a luglio le avevano diagnosticato un tumore a fegato e stomaco.

Nel giro di quattro mesi, il cancro l'ha letteralmente divorata. A 50 anni.

Mercoledi' mattina ero a Milano. Ho preso il primo volo, quello delle 6.40. E ho cercato di stare con V. il piu' possibile. Ho passato due giorni nella sala d'attesa del San Raffaele, sua mamma non l'ho neanche vista. Sono solo rimasto li'. Vicino a V. Vicino alla mia amica. Impotente.

Sono stato incapace di fare qualunque cosa. A parte essere tremendamente onesto con V. e augurarle che sua madre potesse soffrire il meno possibile.

Ci sono momenti in cui il mio essere uomo e il mio credere vacillano. E niente di cio' che faccio sembra avere un senso.

Questo e' uno di quei momenti. Ti rendi conto di quanto sei piccolo e inutile davanti a una tragedia del genere. Sono riuscito a mantenere un certo "distacco", per cosi' dire, e una certa razionalita'. Ma solamente perche' in quel letto non c'era la mia, di madre. Per il resto, mi sono limitato a tenere la bocca chiusa e ad esserci, cercando di tirare su sia V. che C. nelle poche ore che abbiamo passato insieme fuori dall'ospedale. Ci avrebbero pensato in ogni caso. Tanto valeva tentare di distrarle portandole fuori e passando un po' di tempo con i nostri amici.

Cosi' ho fatto. Anche se dentro di me mi sentivo morire. Non tanto per la mamma di V., debbo dire. Mi dispiaceva per lei, davvero. Ma l'avevo vista due volte, non avevo alcun rapporto con lei. Non mi ricordavo nemmeno che faccia avesse. Ero (e sono) preoccupato per V, ecco la verita'.

Ho passato gli ultimi due anni accanto a lei, e ho imparato a conoscerla lentamente ed amarla giorno dopo giorno, goccia a goccia. Ho saputo delle sue tragedie personali, mi sono avvicinato lentamente a lei con entusiasmo ma cercando di non essere troppo indiscreto e di non violare la sua intimita'. Ho scoperto la sua sensibilita' acutissima, il suo essere senza pelle, le affinita' elettive che ci legavano, il suo essere spiritosa, tenera, dolce nonostante il suo poco essere espansiva. E soprattutto la sua straordinaria forza d'animo, forgiata e messa alla prova ogni giorno da una vita che sembra ostinatamente accanirsi su di lei.

Eppure e' sempre in piedi. Sempre li', pronta a combattere. Fragile e piccola solo all'apparenza, ma con un coraggio che io non ho mai saputo dimostrare. E' una persona pulita, trasparente, talmente pura da fare male. Voglio bene a V. Ma mi chiedo: per quanto tempo potra' ancora resistere prima di cedere di schianto?

Ora sono qui, a 2000 chilometri di distanza, e la vorrei aiutare. Ma so che non mi lascerebbe avvicinare. E' gia' successo l'anno scorso, quando e' morta sua nonna. Non vuole parlare con nessuno, non vuole vedere nessuno. Nessuno a parte C.So che mangia a forza, che non dorme piu'. Che piange fino a soffocare. Vorrei fare qualcosa, ma questa e' una di quelle situazioni in cui non puoi fare nient'altro che rispettare la sua volonta' di stare da sola. Per il resto, posso solo attendere che riemerga da questo abisso (riemergera? non voglio nemmeno pensarci, dovessi andarla a prendere di persona). Vivere la mia vita. Rivolgere a lei un pensiero sempre, in ogni momento della mia giornata. E pregare. Non solo per sua mamma, ma anche e soprattutto per lei. Che i morti seppelliscano i loro morti, diceva un tale. Io non voglio. NON VOGLIO seppellire una viva.

Perche' scrivo tutto questo? Perche' devo sfogarmi in qualche modo. Perche' non posso parlarne con nessuno, e nessuno probabilmente capirebbe come mi sento adesso. Il mondo deve andare avanti, le persone muoiono ogni giorno e questo non impedisce al sole di sorgere e tramontare, agli esseri umani di mangiare, bere, innamorarsi, nascere, sposarsi e morire. E non ho una persona a cui urlare che mi sento le mani fottutamente legate. Le scaricherei addosso un peso che io solo mi devo portare dentro. So che tutto questo ha un senso, come hanno avuto un senso la morte di mio nonno, la follia di mio padre, il mio anno e mezzo di analisi. L'ho capito a distanza di tempo. Ma non riesco a trovarlo, adesso come adesso. Voglio solo che V. stia bene. E che cominci a vivere, dopo tre anni e mezzo passati all'inferno.

V., ti voglio bene. Vorrei dirti che la tragedia che stai vivendo, per quanto dolorosa, ha un suo significato. E che ti aiutera' a crescere, in un modo che adesso ne' io ne' te riusciamo a comprendere. E' nella natura delle cose. Quello che non ti uccide ti rende piu' forte, dice qualcuno. E De Andre' diceva che "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior". Ma per ora non te lo posso dire, tutto questo. Non capiresti, come non capirei io se fossi al tuo posto. Per cui posso solo esserci. Starti vicino. Ed essere presente ogniqualvolta avrai bisogno di me.

Prego Dio per questo.

 
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SU CL

Post n°15 pubblicato il 25 Novembre 2005 da mojofuel

Se ne dicono tante, su CL (per chi non lo sapesse,Comunione e Liberazione). Si dice che e' una setta, che le persone al suo interno appartengono alla buona borghesia ricca, vanno a messa tutti i giorni, sono piene di se', bigotte da fare schifo e non scopano mai (quando lo fanno e' rigorosamente dopo il matrimonio, per non contravvenire agli insegnamenti di Santa Madre Chiesa). Si dice che non sanno come divertirsi, che sono gente con i paraocchi, che non sanno vedere al di la' del proprio naso e che non accettano chi non la pensa come loro. Direi che il termine esatto per la percezione che si ha di loro e' "oscurantisti". Si', ecco. Direi oscurantisti.

Se ne dicono tante. Ma tante davvero. E in alcuni casi le voci che circolano sono vere, lo dico per esperienza diretta.

Io con CL ci ho litigato. Mi sono incazzato con molte delle persone che frequentano quell'ambiente. Mi sono sdegnato alla vista di una certa ipocrisia. E in una certa misura mi sono sentito imprigionato da tante regole, da quest'ottica fortemente condizionata dal cattolicesimo e a volte fortemente campanilistica. Essendo un cane sciolto e una persona abituata a pensare con la sua testa, ponendomi dubbi e domande di continuo, non ho mai potuto digerire certi comportamenti che mi puzzavano di preconfezionato lontano un miglio. Percio' ho fatto il mio bel percorso da ribelle, con tanto di capelli lunghi, rock band e distacco da un certo mondo che sentivo non mi apparteneva piu'.

Pero'...pero' c'e' un gesto a cui non ho mai mancato di partecipare fino a quando non mi sono trasferito a Londra. Un gesto che mi ha fatto sempre ricordare che CL non e' fatta da Torquemada e da vecchie bigotte che passano 24 ore al giorno inginocchiate davanti all'altare, sbattendosene altamente dei problemi della vita reale. Un gesto che mi ha aiutato a non dimenticare che non devi per forza andare in Brasile dai meninhos da rua o in Niger dai bambini africani per incontrare situazioni di disagio reale e per fare qualcosa di utile.

Il Banco Alimentare. Raccogliere generi di prima necessita' per le famiglie povere. E ragazzi, io c'ero. Ci stavo. Mi sono piazzato alle 7.30 del mattino davanti all'ingresso dei supermercati, per chiedere alla gente di dare un po' della loro spesa a chi di fare la spesa non poteva permettersi. E ho sperimentato l'uguaglianza, imballando scatolame, pasta e omogeneizzati con gente piu' grande di me, caricando scatoloni gomito a gomito con banchieri, impiegati, disoccupati e studenti - tutti intirizziti, infreddoliti, sorridenti e con la morte nel cuore quando qualcuno ci rideva in faccia o passava facendo finta di non vederci. E alla fine abbiamo accumulato cibo. Tanto.Se volevi sapere dove andavano a finire gli alimenti, ti mandavano il bollettino a casa. E non ho mai, vi giuro mai visto nessuno portarsi a casa niente - ovviamente, se scoprivamo di avere ricevuto un salame che scadeva in cinque giorni lo mangiavamo, ma perche' sarebbe scaduto prima di raggiungere le famiglie.

Non voglio fare un'apologia di CL. E sicuramente ci sono un sacco di organizzazioni che fanno del bene esattamente come loro. Vorrei solamente, per onesta' intellettuale, fare presente che non sono tutti brutti e cattivi li' dentro. E che non sono sempre cosi' retrogradi e chiusi come si dice. Ma forse e' meglio lasciar parlare l'articolo di Magdi Allam sul Corriere della Sera di oggi - uno che cristiano non e', e tantomeno ciellino o cattolico. A me ha fatto capire come siamo tutti dei poveri cristi, pieni di contraddizioni e d'ipocrisie, ma tutti uomini. E che domani mattina verra' fatto un passo in piu' verso l'integrazione da un movimento di persone che solitamente vengono bollate come estremiste e bigotte. Personalmente, chiamatemi come volete, ma domani mattina vorrei essere li'.


Cristiani e musulmani insieme per la Colletta
Sabato 26 la Giornata nazionale della Colletta alimentare per le famiglie disagiate.
Con volontari cattolici e islamici fianco a fianco
L'integrazione degli immigrati musulmani passa anche tramite la compartecipazione all'attività di solidarietà sociale promossa dall'associazionismo cattolico. E' quanto si verificherà domani a Milano in occasione della Giornata nazionale della Colletta alimentare. Con un gruppo di donne egiziane, al fianco dei volontari della Fondazione Banco Alimentare, impegnate nell'opera di raccolta di beni di prima necessità donati dai cittadini all'esterno dei supermercati. Realizzando una comunione di valori comuni all'umanità attraverso la testimonianza e l'impegno personale. Secondo l'Istat sono 2.360.000 le famiglie italiane che vivono in condizioni di povertà relativa, per un totale di 6.786.000 persone, pari all'11,8% della popolazione nazionale. Ebbene nel 2004 il Banco Alimentare ha sfamato ogni giorno 1.211.414 persone, raccogliendo 53.411 tonnellate di generi alimentari e distribuendoli a 7.234 enti caritatevoli convenzionati. Una straordinaria opera di solidarietà resa possibile dall'impegno quotidiano di 717 volontari e di una cinquantina di addetti retribuiti. Quest'anno, nella Giornata nazionale della Colletta alimentare, saranno circa 100 mila i volontari in tutt'Italia che, in prossimità di 5200 supermercati, inviteranno le persone a donare alimenti. Si darà loro il sacchetto della colletta insieme a un volantino indicante i prodotti alimentari da scegliere. Due i testimonial d'eccezione: Paolo Brosio e Giancarlo Fisichella. L'anno scorso circa 4 milioni e mezzo di italiani condivisero l'iniziativa, donando 6.945 tonnellate di cibo per un valore di 22.308.000 euro. In Italia la rete «Banco Alimentare» nacque nel 1989 dall'incontro tra Danilo Fossati, fondatore dell'industria alimentare Star, e don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, spiega che Fossati e Giussani «si sono entusiasmati l'uno per l'altro e hanno immaginato che quello potesse rappresentare un gesto di educazione popolare alla condivisione, alla carità, al desiderio di bene per i cristiani e i non cristiani, divenendo esempio di sussidiarietà, cioè di valorizzazione dell'impeto positivo di chiunque, secondo la tradizione della Dottrina sociale della Chiesa». Dal 1999 la Fondazione Banco Alimentare è una Onlus associata alla Compagnia delle Opere. Ebbene dalla solidarietà sociale intesa come educazione popolare, si è arrivati alla sua percezione come veicolo d'integrazione degli immigrati. Grazie alla meritoria opera di un gruppo di volontarie della Società San Vincenzo De Paoli, che hanno avviato dei corsi di formazione alla cultura italiana a beneficio di un gruppo di donne egiziane residenti a Ponte Lambro a Milano. Un percorso attraverso la conoscenza e la visita dei luoghi emblematici delle radici greche, romane e cristiane della storia d'Italia. Soprattutto attraverso l'intreccio di rapporti di amicizia che hanno consentito di veicolare i valori del rispetto dell'altro, della vita, della libertà e della democrazia. Ed è così che domani si ritroveranno unite, donne cattoliche e musulmane, a condividere la straordinaria esperienza della Giornata nazionale della Colletta alimentare.

Magdi Allam25 novembre 2005

 
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