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Pina 3 D, film, Germania 2011.

Post n°84 pubblicato il 10 Dicembre 2011 da cineciclista
 

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"Pina”:
ecco cos'è la “rimediazione” e come Wenders la usa con il 3 D

di Riccardo Tavani

Il neologismo “rimediazione” sta a indicare il passaggio, la traslazione di un'immagine, di una rappresentazione da un medium all'altro. In questo film di Wim Wenders sulla coreografa tedesca Pina Baush abbiamo addirittura un intreccio, una tessitura vera e propria di rimediazioni. Il primo medium della rappresentazione è la danza, la quale trasla in quello del teatro, che a sua volta passa a quello del cinema, e a questo viene applicata la “rimediazione” della tecnologia digitale in 3 D. Abbiamo detto tessitura, perché non c'è un passaggio lineare dall'uno all'altro medium in modo ascendente, ma un intreccio dell'uno nell'altro, un essere di volta in volta l'uno rimediazione dell'altro. Ci sarebbe da considerare, però, anche altri intrecci mediatici. Ad esempio, quello del racconto orale, fatto dai ballerini della loro maestra non solo di danza, quanto anche di psicologia e vita. E quelli alla base della stessa danza della Baush. Pina parte dai gesti semplici della vita quotidiana e li mostra nella loro successione, ripetizione, finché non diventano danza, scena, teatro. O parte da immagini statiche che si fanno via via emozioni vive, passi, gesti, azioni pulsanti, attraversamenti e tagli dello spazio scenico, ritmo incalzante di situazioni emozionali modernamente ancestrali. E c'è una scena di “rimediazione” davvero geniale. Viene inquadrata la scatola di un teatro di marionette, la macchina da presa vi entra dentro e ci troviamo nel bel mezzo di un allestimento scenico in via di attuazione. Ma il film di Wenders porta il teatro-danza anche all'aperto, nelle strade, sotto i cavalcavia, su un vagone del metrò sospeso, e poi nei prati, nei boschi. Lo trasla, cioè, nella forma mediatica dello spettacolo di strada, la cui tradizione affonda nelle origini. L'origine non è dunque un punto storico X sepolto nel passato, ma una condizione sempre incombente sotto la pelle del presente e che può essere riattivata in determinate circostanze. E sono proprio quei ponti, quei cavalcavia, quelle monorotaie sospese a rappresentare visibilmente il passaggio, la traslazione da un medium all'altro. Il film si può vedere anche in 2 D, ovvero attraverso una proiezione tradizionale della pellicola, ma Wenders lo ha ideato e realizzato propriamente per il 3 D. Ma il 3 D, che sembra essere allora il medium finale attraverso il quale, dallo schermo e per mezzo degli appositi occhiali, noi riceviamo la rappresentazione, subisce a sua volata una “rimediazione”? Sembrerebbe di sì e proprio da parte della danza. Tecnicamente il 3 D reca ancora degli evidenti difetti, percepiti immediatamente dalla nostra vista. Ad esempio, l'effetto “pupazzetto insostanziale” che i corpi umani fanno, sopratutto se ripresi in campo lungo. Ora è proprio questa insostanzialità provocata dall'attuale epidermide digitale del 3 D che sembra singolarmente cogliere e restituire il vero aspetto della danza, ovvero quello della lievità eterea, quasi astratta dei concreti corpi umani in movimento. Non c'è dubbio che i tre spettacoli di Pina Baush qui rappresentati hanno una loro forza e originalità teatrale che conquista immediatamente e non ti lascia più. Altrettanto certo è che la rimediazione wendersiana le fa assumere una potenzialità ancora maggiore, proiettandola su uno spazio, quello del cinema, e in una dimensione, quella del 3 D, che ne esaltano le qualità narrative. Tanto che alla fine di quel paio di ore vorresti ci fosse qualche ultimo folgorante brandello da vedere ancora.

pubblicato su Consorzio Creativi/3D il 3 dic 2011

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Commenti al Post:
cineciclista
cineciclista il 11/12/11 alle 12:58 via WEB
In quanto al “Consorzio Creativi”, Monica, vedrai che ti si apre una pagina con diversi bottoni colorati, tu devi cliccare quello con la B maiuscola di blog, nella fila centrale sulla destra. Proprio in copertina c’è ancora il mio pezzo di questa settimana sul film “Miracolo a Le Havre” del finlandese Aki Kaurismaki, insieme a tanti altri interessanti articoli della redazione. Buona domenica, Monica.
 
 
ladymarianna0
ladymarianna0 il 20/12/11 alle 00:27 via WEB
Grazie Riccardo, l'ho visitato oggi, ed in copertina c'è il pezzo sul film 3D "Almanya" che tratta un tema profondamente sentito da noi italiani, popolo di emigranti per eccellenza (o almeno così dovrebbe essere): l'integrazione e l'intreccio generazionale...
Interessante come sempre........... Baci, M.
 
Nues.s
Nues.s il 12/12/11 alle 11:09 via WEB
Me ne hanno parlato un gran bene di questo film...leggo la tua ricca pagina di parole così entusiastiche...
Andro' a vederlo.
 
 
cineciclista
cineciclista il 12/12/11 alle 12:31 via WEB
Io penso, Nues, che questo film sia un'occasione preziosa per capire cosa è la danza contemporanea e l'opera di questa sua grande artefice, Pina Baush. In poco più di due ore vediamo sintetizzati tre suoi folgoranti spettacoli, e averli portati con il film dal teatro in mezzo alle strade, all'aperto ci dà proprio il senso di ciò che scorre, come possibilità, potenzialità, sotto la pelle delle nostre metropoli, della nostra società, dei nostri destini oggi. Grazie per la tua consueta attenzione e per il commento.
 
bisou_fatal
bisou_fatal il 18/12/11 alle 10:11 via WEB
Ho avuto la fortuna di assistere ad una sua esibizione...e posso dire che lei era l'unica persona dove la musica stessa si inchinava al suo movimento...
 
 
cineciclista
cineciclista il 18/12/11 alle 23:58 via WEB
Non solo la musica, Bisou, si inchinava a Pina Baush, ma anche lo spazio che i corpi dei suoi ballerini ancora oggi tagliano, attraversano, sconvolgono.
 
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