In molti hanno scritto dell´Almirante antisemita
e dell´Almirante massacratore repubblichino
e ci vuole un tir di Maalox
(o lo stomaco di Veltroni, "nulla fermerà
il dialogo con il PDL") per mandarlo giù.
Ben pochi invece si sono soffermati sul fatto
che Giorgio Almirante fu amnistiato solo
perché ultrasettantenne dal
reato di favoreggiamento aggravato
agli autori della strage di Peteano, nella
quale tre carabinieri furono fatti saltare
in aria. Giorgio Almirante, il grande statista
al quale Gianfranco Fini rende omaggio
e Gianni Alemanno vuol dedicare una
strada romana, per la legge italiana è però
un terrorista complice dell´assassinio
di tre carabinieri. Ecco tutta la storia.
di Gennaro Carotenuto
Il 31 maggio 1972, in Peteano di Sagrado,
in provincia di Gorizia, mentre in
televisione trasmettevano Inter-Ajax,
morirono dilaniati in un attentato il
brigadiere Antonio Ferraro di 31
anni e i carabinieri Donato Poveromo
e Franco Bongiovanni di 33 e 23 anni
Rimasero gravemente feriti il tenente
Fcesco Speziale e il brigadiere G.Zazzaro.
Nonostante i morti fossero tre poveri
carabinieri, immediatamente una
cortina di depistaggi fu elevata per
coprire i responsabili. Come per Piazza
Fontana si diede per anni la colpa
ai rossi; la strategia della tensione
serviva per quello e funzionava così.
Tra i principali depistatori vi fu il
generale Dino Mingarelli, condanna
confermata in Cassazione nel 1992
per falso materiale ed ideologico
e per soppressione di prove, e il generale
piduista Giovanbattista Palumbo, che all´
epoca era comandante della divisione
Pastrengo di Milano e che aveva
competenza su tutto il Norditalia, che
inventò la pista rossa di sana pianta.
Per difendere gli assassini di tre
carabinieri due dei maggiori in grado
dell´arma delle vittime, per anni ne fecero
di tutti i colori, manomettendo e facendo
sparire le prove, come si legge nelle
sentenze e come racconta benissimo
il giudice Felice Casson in un libro intervista
che uscirà in futuro.
La strage avvenne a 15 giorni dall´
omicidio Calabresi e tre settimane dopo
le elezioni politiche del 7 maggio nelle
quali l´MSI era cresciuto fino all´8.67%,
massimo storico e ad un passo dal PSI.
I colpevoli materiali della strage,
condannati all´ergastolo con sentenza
definitiva, erano gli iscritti all´MSI friulano
Carlo Ciccuttini e Vincenzo Vinciguerra insieme
ad Ivano Boccaccio, ucciso pochi mesi dopo
i fatti in uno strano tentativo di dirottamento
aereo all´aeroporto di Ronchi dei Legionari,
in ottobre. Con Peteano c´entrano tutti,
i vertici dei carabinieri, l´MSI (al quale
erano iscritti tutti i terroristi) la P2,
Gladio, i servizi italiani e la CIA nel pieno
della strategia della tensione. Destabilizzare
per stabilizzare.
Per trappolare la 500 di Peteano furono
usati materiali di Gladio conservati ad
Aurisina e tecniche che venivano insegnate
alla Folgore a Pisa. Risoltosi il problema
di Boccaccio, restavano Cicuttini e
Vinciguerra. Abbiamo già detto che
la strategia della tensione serviva a
destabilizzare per stabilizzare e proprio
l´MSI la stava capitalizzando, come il voto
del 7 maggio aveva appena dimostrato.
E quindi i camerati andavano salvati.
E qui interviene il nostro.
Dopo la morte di Boccaccio a Ronchi,
Vinciguerra e Cicuttini, segretario dell´MSI
a San Giovanni a Natisone, in provincia
di Udine, che faceva i comizi con
Giorgio Almirante, nonostante non fossero
ancora stati inquisiti per Peteano
(le piste fasulle staranno in piedi per anni),
si erano comunque resi latitanti.
Latitanza dorata nella Spagna di Francisco
Franco, dove il loro punto di riferimento
era Stefano delle Chiaie e dove con
questo si dedicavano al traffico d´armi.
Cicuttini sposò perfino la figlia di un
generale. C´era un solo punto debole
del piano: la voce di Cicuttini registrata
sia nei comizi dell´MSI sia nella telefonata
con la quale Cicuttini attira i carabinieri
nella trappola a Peteano.
E fu proprio Giorgio Almirante, il fascista
in doppio petto, quello rispettabile, quello
con il senso dello Stato, a proteggere l´autore
della strage di Peteano fino a mandargli
34.650 dollari statunitensi in Spagna proprio
per operarsi alle corde vocali.
Ciò è processualmente provato.
Almirante consegnò personalmente
i soldi all´avvocato goriziano Eno Pascoli
che li fece avere a Cicuttini a Madrid,
via Svizzera. Almirante e Pascoli, incriminati
per favoreggiamento dell´autore della strage
di Peteano furono rinviati a giudizio insieme.
Ma mentre Pascoli sarà condannato,
la condanna di Almirante seguirà un corso
diverso. Il capo dell´MSI godeva infatti
dell´immunità parlamentare dietro la
quale si trincerò perfino per evitare di
essere interrogato. La tirò avanti per
anni di battaglie nelle quali non fu mai in
dubbio la sua colpevolezza, finché non
intervenne un´amnistia praticamente
ad personam, della quale beneficiava
solo in quanto ultrasettantenne.
Giorgio Almirante, l´uomo d´ordine,
dovette chiedere per sé l´amnistia
perché il dibattimento lo avrebbe condannato
e ne beneficiò (mentre il suo complice
fu condannato) per il reato di
favoreggiamento aggravato degli autori
(militanti e dirigenti del suo partito)
di un attentato terroristico nel quale
vennero uccisi tre carabinieri. Non si
parla di violenza politica o di strada,
di giovani di destra e sinistra che si
fronteggiavano e a volte si ammazzavano;
stiamo parlando del peggiore stragismo.
Dedichiamogli una strada, lo merita:
Via Giorgio Almirante, terrorista.