Creato da daidafiore il 05/11/2010

LA GIOIA DI SCRIVERE

Favole, Racconti, Romanzi, Gialli, Thriller

 

« LA GIOIA DI SCRIVERE ED ...Conclusione dell'avventura »

PAURA E MISTERO

Post n°71 pubblicato il 02 Marzo 2014 da daidafiore
 

                 

PARTE SECONDA


Stiamo per sederci a tavola. Marcus rientra da fuori con i capelli arruffati ed il viso stravolto. Il papà gli va vicino e gli chiede preoccupato:” Cosa è stato? Perché sei così alterato? Dove sei stato?” Marcus risponde senza guardarlo in viso:” Niente papà sono stato sulla scogliera ed il vento mi ha scompigliato i capelli.” In quel momento bussano alla porta. Mia madre va ad aprire e si trova davanti il signor Bonn. “Buongiorno Signor Bonn! Venga si accomodi. Desidera qualcosa?” “Grazie signora Maebar. Sono venuti a mettermi il telefono e desidero provare l'apparecchio. Le dispiace?” “Ma si figuri, Signor Bonn! Faccia pure!” L'uomo va all'apparecchio e forma un numero, però guarda continuamente mio fratello che ad un certo punto, senza salutare, sale di sopra. L'uomo ascolta qualche minuto, poi replica:” Sembra che vada bene!” “Ha risposto sua moglie?” Chiede mia madre incuriosita perché all'altro capo non ha risposto nessuno. “No, mia moglie è partita per fare visita ad alcuni parenti su al nord, ma ho notato che squilla, quindi va bene!” Mia madre si offre di riprovare:” Mi dia il suo numero che quando andrà a casa la richiamerò!” “No grazie, è stata già troppo gentile. Non occorre, mi creda!” Il tono di voce è freddo e deciso, mia madre non replica, anzi mi sembra intimorita. Mio padre si alza da tavola e lo accompagna alla porta, senza dire una sola parola. Richiude a doppia mandata dietro di lui. “Non mi piace quest'uomo, non mi piace la sua faccia, ha un viso malvagio!” Mia madre ripete:” Anche a me non piace. Non dice la verità. Parlerò con Ivonne se sa qualcosa di più!” “No, lascia stare, non chiedere a nessuno. Forse è meglio ignorarlo!” Marcus scende e si siede a tavola silenzioso. Il resto della giornata si svolge in modo tranquillo. Nessuno di noi due ha voglia di uscire, perché un vago senso di malumore ci pervade. A cena restiamo in silenzio e dopo cena mio fratello ed io saliamo in camera nostra a studiare.

Intorno al nostro cottage c'è un fitto silenzio. Non il pigolio dei gabbiani addormentati nel proprio nido, non il suono delle onde piatte arrivano al nostro orecchio, tutto è profondamente quieto. Immagino che mio fratello sia occupato a fare i compiti, quindi poco dopo mi infilo nel letto. Il sonno mi coglie di sorpresa e senza accorgermene mi trovo in un prato fiorito, un prato immenso dove saltello e rido da sola. Con me non c'è anima viva ma io non mi preoccupo. Sono felice per qualcosa e gaia e serena. D'un tratto un'ombra nera, grande, anzi mi sembra immensa perché copre tutto il cielo, scende adagio su di me ed io spaventata mi metto ad urlare. L'ombra si ferma un momento poi continua a venirmi addosso ed a ghermirmi con i suoi innumerevoli tentacoli. Capisco che non ho più scampo, con la disperazione della sopravvivenza mi acquatto in terra ed urlo:”Mamma, papà, aiuto!” Di colpo apro gli occhi . La stanza è illuminata, su di me il viso tenero della mia mamma che mi accarezza, dietro il volto sicuro del mio papà. “Tesoro non è nulla, hai fatto un brutto sogno! Ora è passato, stai tranquilla, ci siamo noi e non permetteremo a nessuno di farti del male!” “C'era un'ombra grande che voleva prendermi...!” Dico ricordando ancora quel drago che stava per avvolgermi nelle sue spire, ma mia madre mi rassicura, così dopo qualche minuto mi riaddormento e mi sveglio il mattino dopo. Dopo colazione Marcus ed io ci rechiamo sulla spiaggia. Mio fratello ha il viso tirato, come se non avesse dormito tutta la notte. “Sai che ho avuto un incubo stanotte? Mi sembrava che un'ombra scura si calasse su di me ed ho gridato. Sono accorsi la mamma e il papà e quindi è passato.” Dico cercando di incuriosirlo e di distrarlo dai suoi foschi pensieri. Mi risponde:” Sì, ti ho sentito!” “Non dormivi?” “No, ero sveglio perché......l'ombra c'era davvero sulla mia finestra!” Mi alzo di scatto e per poco non scivolo sugli scogli. “Quale ombra?” Chiedo. Mio fratello è di poche parole e mi rendo conto che non vorrebbe dirmi nulla per non spaventarmi, ma io incalzo e lui:” Penso che sia stato il nostro vicino. E' venuto a cercarmi forse per uccidermi, ma non mi ha trovato perché non sa qual è la mia stanza. Quando tu hai gridato, si sono accese tutte le luci e lui è scappato.””Perché è venuto a cercarti? Cosa hai fatto?”

Marcus resta in silenzio per alcuni minuti, poi mi racconta. “Ieri mattina, quando sono venuto via dalla spiaggia, sono andato a curiosare intorno al cottage. Mi era sembrato che l'uomo fosse uscito con la sua macchina quindi mi sono avvicinato ad una finestra quando ho udito dei lamenti, sembrava quasi un grido soffocato. Allora ho preso il coraggio a due mani ed ho girato attorno al cottage. Era buio, le finestre e la porta erano sbarrate, non si sentiva alcun rumore; stavo ritornando quando ho udito distintamente un suono provenire dalla cantina. Allora mi sono deciso a vederci chiaro. Ho scrutato attraverso i vetri delle finestre più basse ma erano tutte oscurate. L'ultima, quella che guarda dall'altro lato della casa, era socchiusa. Sono scivolato dentro adagio e mi sono guardato intorno. C'erano molte tavole addossate alle pareti, tanti utensili in terra. Sono passato alla stanza attigua ed ho chiamato sottovoce: ”C'è qualcuno?” Ho sentito alcuni rumori leggeri, come quando una persona strofina qualcosa su di un legno, ma nessuno ha risposto. Stavo cercando in un'altra stanza quando ho udito il rumore del motore di un'auto. Ho pensato che il Signor Bonn stesse ritornando quindi sono tornato alla finestra da dove ero entrato, ma alcune assi erano scivolate lungo la parete e la finestra era ostruita.” Mio fratello si ferma per riprendere fiato. Io sono curiosa ed atterrita, non oso quasi respirare per lo spavento e la meraviglia. Marcus continua:” Non sapevo cosa fare. Avevo paura di farmi trovare lì dentro, ma non potevo uscire, allora ho fatto di corsa le scale fino alla porta d'ingresso, l'ho aperta e sono scappato via verso casa, proprio mentre l'auto del vicino stava entrando nel cortile. Non so se mi ha riconosciuto, ma sicuramente ha visto qualcuno che correva e deve aver messo in relazione che fossi io perché poco dopo è venuto a casa con la scusa del telefono. Non ha telefonato a nessuno perché all'altro capo non poteva rispondere nessuno. Se c'è qualcuno in casa sua è di sotto, in cantina, forse chiuso e prigioniero, inoltre dubito fortemente che sia sua moglie.” Scossa per il racconto, d'un tratto mi prende la paura che possa venire in casa nostra ad ucciderci tutti. “Devi dirlo alla mamma e al papà. Devi raccontare tutto perché potrebbe farci del male!” Marcus è indeciso, poi alle mie insistenze decide che lo riferirà stasera a cena.

Ritornando a casa sentiamo il telefono squillare, mia madre risponde e comprendiamo che sono i nonni materni. Contenti ci avviciniamo proprio mentre la mamma sta rispondendo allegramente:” Oh, certo che ci fate piacere. Vi aspettiamo. A domani!” Sorridente ci comunica che domani verranno i nonni a farci visita e si fermeranno tre o quattro giorni. Noi due dimentichiamo la nostra preoccupazione ed usciamo sugli scogli della Piccola Stella. Qui troviamo due pescatori che stanno pescando proprio sulla punta del molo. Ci avviciniamo e restiamo a guardarli mentre catturano due bei pescioloni. Il vento è più forte del solito e sferza il nostro viso piuttosto violentemente, ma noi ragazzi restiamo inchiodati agli scogli nonostante il cielo si rabbui e ci sia la minaccia di un temporale. Alle prime gocce di pioggia, siamo costretti ad avviarci sulla via del ritorno, insieme ai due pescatori che hanno un bel bottino da portare a casa. Infatti uno di loro ci regala un bel pesce dicendoci:” Dite alla mamma di cucinarvelo per cena. E' molto buono!” “Grazie signore, lo faremo senz'altro!” Rispondo educatamente. Mio fratello è già più avanti sugli scogli, non ha paura di scivolare, è quasi un incosciente come dice la mamma e corre veloce. Io sono più cauta e cammino adagio scegliendo lo scoglio più piatto e meno levigato per appoggiare il piede, quindi la mia andatura è lenta e mio fratello è costretto ad aspettarmi diversi minuti prima di ritornare a casa insieme, altrimenti mio padre lo sgriderà per avermi lasciata sola. Vado in cucina e do il pesce alla mamma che dice allegramente:” Così stasera la cena è assicurata!” La mamma è una donna allegra ed affettuosa, raramente si arrabbia e ci punisce. Lei dice che noi bambini dobbiamo capire perché sbagliamo in modo da non ripetere più l'errore. Mio padre invece si arrabbia di più e ci sgrida forte quando disubbidiamo, però anche lui ci fa tante coccole. Io sono felice di avere due genitori così bravi e comprensivi. Sono contenta anche di mio fratello che adoro perché è gentile con me, mi aiuta a fare i compiti e mi spiega quello che non so, però quando fa arrabbiare mio padre lo picchierei. Dopo cena, in camera mia, mi ritorna in mente ciò che mi ha raccontato Marcus, allora ho paura di restare in camera da sola e dopo che i miei genitori sono andati a dormire, io sgattaiolo in camera di mio fratello che mi fa posto nel suo letto ed entrambi ci addormentiamo tranquilli dopo che ha sbarrato la sua finestra con un tubo di ferro.

Il mattino successivo, subito dopo colazione, sentiamo un'auto che arriva suonando il clacson. Noi bambini corriamo alla porta e ci buttiamo nelle braccia dei nostri nonni preferiti. Essi sono: nonno Andrew Maebar e nonna Nadine Campus. Sono molto simpatici e giocano volentieri con noi quando ci incontriamo. Essi vivono in una cittadina vicina alla nostra e ci troviamo spesso durante i week end e soprattutto alle feste più importanti. Ci hanno portato dei regali e subito entriamo in casa ad aprire i pacchi. Marcus ha ricevuto un bel libro illustrato sulle antiche civiltà celtiche e gaeliche, io invece la Barbie vestita da sposa che sognavo da tanto tempo. “Grazie nonni, mi avete fatto tanto piacere!” Dico abbracciando prima l'uno poi l'altra. Anche Marcus li ringrazia e corre subito di sopra a sfogliarlo. Qualche ora più tardi la mamma ci chiama per il pranzo e noi scendiamo felici perché sicuramente avrà preparato dei piatti gustosi per festeggiare i nonni. Mangiamo tutti con gusto, ridiamo felici e ci divertiamo con alcune barzellette che a volte il nonno ci racconta. Dopo pranzo ci sediamo in salotto per guardare il notiziario alla televisione, quando si sentono delle urla soffocate venire da fuori. La mamma va alla finestra, i nonni si guardano sbigottiti, noi due restiamo seduti immaginando che provengano dalla casa vicina. Dopo qualche minuto ritorna il silenzio, ma la mamma dice che non è nulla, forse il vento, per non allarmare i nonni. Invece dopo un'oretta sento che parla al telefono con la sua amica Ivonne: “ Cara, hai saputo più nulla sul mio vicino di cottage? I rumori strani qui continuano e noi cominciamo ad essere veramente preoccupati.” L'altra risponde qualcosa di rassicurante perché la mamma replica:” Ah, bene. Fammi sapere. Ti saluto.” Durante i tre giorni in cui si fermano i nonni, non accade altro, a parte la seconda notte quando sembra di udire dei lamenti, ma abbiamo visto il nostro vicino partire con la sua auto e non l'abbiamo visto ritornare. Pensiamo quindi che possa essere il vento che produce sibili e rumori strani fra i cespugli e sugli scogli. Dopo che i nonni sono ripartiti, veniamo a conoscenza che gli altri nonni sono di passaggio a Cork, di ritorno da un lungo viaggio nei paesi scandinavi. Decidiamo di raggiungerli durante il week end e di fermarci con loro. Ai nonni materni piace molto viaggiare soprattutto d'estate e, quando fa meno freddo, approfittano per visitare le regioni del Nord Europa. L'anno scorso sono stati in Canada ed a noi bambini piace tanto sentire raccontare le loro avventure, le loro impressioni e guardare le fotografie che portano indietro in ricordo di quei posti. Anche questa volta restiamo piacevolmente impressionati dalle belle foto della Finlandia, dei fiordi norvegesi e del nord della Svezia. Hanno fotografato persino il paese di Babbo Natale, anche se noi due non ci crediamo più. Nonno Maximilian e nonna Carol vivono a Dublino molto lontani da noi che invece siamo nei pressi di Cork. Hanno fatto il giro più lungo per incontrarci e trascorriamo quindi questi due giorni in modo piacevole e spensierato. Andiamo sulle giostre, mangiamo le frittelle coperte di zucchero, il nonno ci insegna a giocare a golf nel prato dell' albergo e dormiamo per la prima volta in un hotel con tanto di ristorante.

Al nostro ritorno troviamo però una brutta sorpresa. Passando vicino al cottage del vicino, notiamo che alle finestre della cantina ed a quelle del primo piano sono state inchiodate delle assi di legno, evidentemente per non lasciare entrare nessun estraneo. La mamma commenta:” Toh! Guarda che strano uomo. Chi vuoi che possa entrargli in casa? Ci siamo soltanto noi! Non ci sono ladri, né visitatori e neppure animali grandi. Ovviamente i topi ci passano ugualmente! Che strano, tipo non mi piace affatto!” Mio padre asserisce e si propone di parlarne allo sceriffo alla prima occasione. Marcus ed io sappiamo perché ha inchiodato quelle assi, ma ci guardiamo bene dal riferirlo alla mamma. L'occasione giusta c'è stata appena accaduto il fatto, ora è passata e noi speriamo che se ne sia dimenticato e che finisca qui. Ma non finisce qui come noi due speravamo, perché la sera del nostro ritorno a casa, ad una certa ora mio padre esce di casa per gettare i rifiuti e trova il nostro vicino quasi nei pressi di casa nostra. Mio padre gli chiede:” Ha bisogno? Le occorre qualcosa?” Il tono è grave ma l'uomo sorridendo gli risponde:” No, no, nulla. Mi è sembrato di vedere un topo venire da questa parte! Forse mi sono sbagliato!” Mio padre replica in modo deciso e serio:” Siamo abituati ai topi da queste parti, non ci fanno paura! Lei viene dalla città forse?! “ “Sì, vengo dalla città e non sono abituato ad avere animali per casa!” Ma prima che mio padre possa recriminare, l'uomo si allontana. Noi due abbiamo assistito attraverso le persiane socchiuse allo scambio di battute e sappiamo bene a che cosa si riferisce quell'uomo, ma zitti zitti saliamo in camera nostra. Il mattino dopo, a colazione telefona Ivonne, l'amica di mia madre. Prende la telefonata mio padre che comunica alla mamma la visita nel pomeriggio della sua amica. Tutti attendiamo con ansia questa visita. Verso le tre del pomeriggio, infatti, l'auto del coroner si ferma di fronte a casa nostra, ma c'è soltanto Ivonne, suo marito non è venuto perché è occupato altrove. Ivonne sorridente, con un vassoio di dolcetti in mano, entra allegra e vivace. La mamma le va incontro e si abbracciano con affetto. Sono amiche da tantissimi anni, perché la mamma è venuta sin da piccola in villeggiatura in questa baia ed Ivonne, che è la nipote della signora Mailer, veniva spesso anche lei a trascorrere qualche giorno di vacanza in questo luogo. Si scambiano i convenevoli, prendono un caffè caldo, anche noi assaggiamo i buoni dolcetti che ha portato, poi le due donne si mettono a confabulare e noi bambini andiamo sulla spiaggia.

 

 

 
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