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EMOZIONI FOSSILI
Post n°85 pubblicato il 08 Febbraio 2014 da paoloproietti.rnk
"Ma quale distacco dalle emozioni! Lo Yoga è Danzare la vita" Ryu no Kokyu
La risacca si lascia dietro un sacco di cose, mucchi di alghe, corde, ossa di pesce scolorite, che sole e salmastro incollano agli scogli. Al tramonto si fanno facce, alberi o draghi antichi. Sembrano lì da sempre. Quasi ci si affeziona a quei guardiani scolpiti dal mare. Poi l'onda del libeccio li strappa via. Resta solo lei, l'Onda, che sbatte sulla scoglio e si ritrae, senza fretta. Poi si alza per rovesciarsi di nuovo. Lo Yoga strappa i ricordi dalla carne, come il libeccio, e ne senti le onde nel respiro, nel cuore, nelle viscere. La mente si fa ritmo e le emozioni, libere dal fardello della memoria, illuminano il gesto e lo sguardo. A pensarci è proprio una roba strana! Ogni emozione genera un ricordo tanto più ingombrante quanto più forte è l'emozione. La morte di una persona cara, la fine di un amore, sono pietre piene di spigoli e muschio, e bastano una foto, il bianco desueto di un vestito trovato nell'armadio, un tono di voce, per aggiungere altri spigoli e altro muschio. Se ne limiti lo spazio, è ovvio, la danza un tempo vorticosa delle energie vitali, perde slancio e vigore, come un giocattolo a molla che vada scaricandosi, e noi finiamo per crederci uno con il ricordo, diventiamo pietra, come Śiva. Che l'emozione dia forma al corpo, riorganizzando ossa, muscoli e carne, è cosa nota: guarda lo sguardo acceso, il rossore delle guance e il passo leggero degli innamorati! L'emozione della perdita irrigidisce, lo sappiamo bene, ma come prima amavamo chi ci ha lasciato, adesso amiamo il suo ricordo. E amiamo il rinnovarsi della sofferenza, anzi ne diventiamo espressione. Ecco cosa ci impedisce di vivere nel presente! Non la mente, ma il corpo. Le pietre dei ricordi si ficcano dentro ogni singola cellula, fino a soffocarci trasformando la vita in rappresentazione della vita. Si può morire anche due, tre, dieci volte al giorno e rinascere nel sorriso di un bimbo o nel volo silenzioso del falco, ma la maggior parte di noi si immola al dio della memoria preferendo una morte sola, lenta e rassicurante. È comprensibile: il dolore della perdita e la malattia dell'abbandono ci fanno sentire nobili. Il libeccio, si porta via, assieme, i morti e le pietre dei ricordi. Possiamo lasciare che l'Onda e il Vento ci entrino in casa, distruggano le foto antiche e il mobilio di famiglia. Oppure sbarriamo porte e finestre e saliamo sul tetto della torre di pietra per guardare la tempesta di lontano, circondati da alibi sensati e fantasmi affettuosi. Sta a noi decidere.
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Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 18:33
Inviato da: esternoluce
il 15/01/2016 alle 17:35
Inviato da: Davide
il 15/05/2015 alle 09:17
Inviato da: Dario Bernardi
il 11/01/2015 alle 11:59
Inviato da: Lancelot2014
il 28/06/2014 alle 01:35