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La variante della discordia e le ecoballe.La politica a botta di manifesti

Post n°402 pubblicato il 14 Maggio 2007 da sinemoiaquai
 

Non ho firmato per il no alla discarica, ma l'argomento è troppo importante.
Credo di fare però ancora in tempo, se non per firmare , per informarmi, l'emergenza rifiuti non è fatto da delegare solo agli amministratori.
I dubbi ci sono.
Le soluzioni?
Faticose, di certo.

Il Salento minacciato dalle centrali di Brindisi e Taranto: le più inquinanti d’Europa


di Gianni Nobile


“Puglia: Il pozzo dei veleni”. Con questo titolo l’Espresso ha
dedicato la sua copertina di qualche settimana fa alla nostra regione.
Un titolo molto forte per un reportage che merita di essere conosciuto
da tutti i pugliesi ma, più avanti capiremo il perchè, soprattutto da
noi salentini.

Addentrandosi tra le cifre e le rivelazioni dell’inchiesta la prima
sensazione è inquietante: siamo la regione italiana a più alta
concentrazione tossica. Non si usano mezze misure per definire la
situazione ambientale pugliese. Il Salento, il grande Salento, è il
buco nero dell’inquinamento in Europa. Si, avete letto bene, Europa.

Perchè tra le dodici centrali italiane che producono più anidride
carbonica (responsabile dell’effetto serra, quindi del surriscaldamento
del pianeta), le prime tre sono ubicate a Brindisi e Taranto (vedi
tabella sotto).

Nell’ordine troviamo: al primo posto la centrale Termoelettrica Enel di
Brindisi Sud (Cerano) con 15.340.000 tonnellate di CO2, a seguire
l’Ilva di Taranto con 11.070.000 tonnellate e le centrali
Termoelettriche Edison di Taranto con 10.000.000 di tonnellate.

Secondo questi dati relativi all’anno 2005, raccolti da Eper-Ines ed
elaborati e diffusi da Legambiente, l’Ilva di Taranto produce il 30,6
per cento della diossina prodotta in Italia e l’8,8 del totale europeo.
La stessa Ilva nel 2004 ha prodotto il 10,2 per cento del monossido di
carbonio italiano e la centrale Enipower di Brindisi il 13,7 per cento
delle emissioni di zinco.

La sitazione tarantina è drammatica: all’ultimo posto nella classifica
del Sole 24 Ore in quanto all’ambiente, la percentuale più sbilanciata
d’Italia per quanto riguarda l’inquinamento (il 93 per cento deriva
dall’industria e la restante parte da emissioni civili), infine i
milleduecento morti di tumore all’anno la collocano molto al di sopra
della media nazionale.

La messa in sicurezza delle centrali sopracitate ha costi elevatissimi
che le aziende non vogliono accollarsi. Anzi, non ne vogliono proprio
sentir parlare. Il più delle volte succede come a Taranto, dove il
bresciano Emilio Riva, proprietario dell’Ilva e più volte condannato
per inquinamento, alla richiesta da parte delle istituzioni del
rispetto del Trattato di Kyoto, ha risposto minacciando il
licenziamento di 4mila operai (su 12mila).

Qualcuno stima in 20mila i morti direttamente riconducibili
all’inquinamento prodotto dall’Ilva dalla sua costruzione ad oggi: una
cifra che non può non lasciare sgomenti.

Le provincie di Brindisi e Taranto, hanno subìto un vero e proprio
stupro ambientale in nome del progresso e chissà quante altre
generazioni ne pagheranno le conseguenze.

In questo quadro ambientale compromesso irreparabilmente si inserisce
anche la vicenda del rigassificatore di Brindisi, fortemente osteggiato
dalle associazioni ambientaliste e bloccato dagli arresti per
corruzione e dal sequestro del cantiere. Almeno per ora.

Facendo un salto vicino casa (vicinissimo), è necessario che la
questione della discarica di Cavallino, del suo completamento con la
costruzione dei biotunnel e dell’impianto per la produzione di CDR, sia
affrontata dalle istituzioni (regione, provincia, Ato, comuni) con
senso di responsabilità che superi il gioco delle parti
maggioranza-opposizione.

Il prossimo consiglio comunale, per quanto di propria (poca) competenza
dovrà vigilare affinchè, se proprio si deve fare, nella discarica di
soccorso prevista in località “Mate” nel periodo di costruzione
dell’impianto per il Cdr siano conferiti solo rifiuti già
biostabilizzati, che siano certi i tempi per la sua chiusura e che, in
generale, siano osservate tutte le prescrizioni previste dal piano al
fine di limitare al minimo il disagio dei cittadini.

Il peccato originale risiede nella scelta assurda di individuare il
sito per la discarica in un fazzoletto di terra a ridosso di quattro
comuni e, di fatto, a poche centinaia di metri dai centri abitati.

Lo scontro politico di queste settimane ha il retrogusto amaro del puro, strumentale, calcolo politico.

Una frase nella sola sintesi di un programma elettorale (non una parola
in più) non può essere considerata sufficiente: una vera battaglia
ambientale a difesa della salute dei cittadini avrebbe meritato, prima
di tutto, molto più spazio e un reale approfondimento.immagine

La pubblicità di una carta di credito vuol farci credere che quasi
tutto si può comprare. O quasi. “Ci sono cose che non hanno prezzo...”
e una di queste è la nostra salute.


 
Rispondi al commento:
sinemoiaquai
sinemoiaquai il 14/05/07 alle 14:15 via WEB
Anche i rappresentanti delle associazioni ambientaliste hanno confermato che l'emergenza e` stata fino a questo momento affrontata con strumenti provvisori, inadeguati a porre termine al perdurante stato di crisi. Sono stati, in particolare, criticati quei provvedimenti che hanno consentito alle discariche esistenti di ampliare le loro volumetrie: cio` , da un lato, ha lasciato il sistema di smaltimento nelle mani dei pochi privati operanti nel settore, dall'altro ha determinato ulteriori ritardi nell'attivazione della gestione integrata dei rifiuti.
 
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