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Lo Ndeup. L'esorcismo come terapia collettiva secondo i lebou.

Post n°334 pubblicato il 23 Aprile 2014 da djchi
 

 

 

Quanto più profondamente penetriamo nel mondo submicroscopico, tanto più ci rendiamo conto che il fisico moderno, parimenti al mistico orientale, è giunto a considerare il mondo come un insieme di componenti inseparabili, interagenti e in moto continuo, e che l'uomo è parte integrante di questo sistema

(Fritjof Capra, Il Tao della fisica, 1975)

 

 

Lo Ndeup è una cerimonia di esorcismo a scopo terapeutico praticato dall’etnia lebou. Una pratica culturale di origine animista i cui segreti sono perpetuati nel tempo di generazione in generazione. 

Una vera e propria terapia collettiva che risponde ad un bisogno di protezione dell’anima e dello spirito e che ha le sue fondamenta del misticismo.

Attraverso lo ndeup avviene una purificazione dell’io che passa da un’introspezione analitica e profonda del sé da parte dell’individuo che vuole ritrovare il suo equilibrio all’interno della società.

Il rituale gioca un ruolo fondamentale in tutto il processo che accompagna lo svolgersi di questa pratica terapeutica collettiva.

Conosciuto soprattutto per il trattamento delle malattie psichiche, della depressione e della follia, nell’immaginario collettivo lo ndeup è stato caricaturato in rito mistico popolato di spiriti maligni in cui è pericoloso ritrovarsi anche solo per assistervi.  

Molte le persone che cadono in trance e che durante il rito sono prese da convulsioni e tremori. Queste immagini ricorrenti hanno contribuito alla cementificazioni di stereotipi per cui in molti ne hanno paura, preoccupati che un jinné (spirito) possa improvvisamente impossessarsi di loro.

Oulimata Diop, la sacerdotessa che da più di venticinque anni esercita lo ndeup, introdotta a questa pratica culturale dalla madre, Mame Fatou Seck, ha definito la follia come un’interpretazione occidentale. Per la signora Diop, nella tradizione lebou le malattie, compresa quella mentale, si curavano e si possono curare attraverso il controllo degli spiriti, sia quelli benigni che quelli maligni.
Le persone malate non sono dunque mai marginalizzate ma, attraverso la partecipazione della comunità al rituale, vengono considerate componente integrante. Tutti sono implicati nella guarigione di un singolo perché ogni persona è importante e necessaria al bene del gruppo.

Lo ndeup collettivo si svolge una volta all’anno perché serve tempo alla sacerdotessa per entrare in contatto con gli spiriti e poter prepararsi misticamente all’accompagnamento della cura dei malati. Lo svolgimento di questa cerimonia di esorcismo dura mediamente una settimana da dividersi in: fase iniziale, nella quale la sacerdotessa, attraverso la lettura delle conchiglie, chiede allo spirito protettore del malato che sacrifico vuole sia fatto; la fase preparatoria, in cui il malato viene portato in processione attraverso il quartiere (sempre secondo richiesta dello spirito protettore) e la fase di cura, o fase finale, in cui il malato, assieme a tutti gli altri, viene curato pubblicamente attraverso un rituale che non lascia nulla all’improvvisazione.

Alla fase finale assiste il quartiere. Viene formato un cerchio all’interno del quale viene distesa una mucca che verrà poi sacrificata. Alla mucca verranno legati gli arti e i malati dovranno scavalcarla per almeno quattro volte, formulando delle preghiere di rito.

Successivamente, ogni singolo malato verrà fatto sedere sopra la mucca e coperto con quattro tessuti colorati al quale ne verrà aggiunto uno, più spesso e più pesante, bianco.

Dopo questo momento, un uomo aprirà la bocca della mucca ed ogni malato dovrà soffiare all’interno i suoi desideri o speranze affidate alle preghiere recitate prima.

Solo successivamente e dopo che anche la sacerdotessa si sarà seduta sopra la mucca e avrà svolto le preghiere di rito, ordinerà che venga sacrificata.

La mucca verrà allora sgozzata e il sangue raccolto in una grossa ciotola in metallo in cui le donne che accompagnano la sacerdotessa intingeranno un coltello e lo passeranno su fronte e collo di ogni malato.

Nessuno di loro avrà il diritto di lavarsi fino al giorno successivo quando dovranno recarsi in spiaggia e lavare il sangue ormai secco con l’acqua dell'oceano.

Tutto il rito è accompagnato da danze e canti delle donne presenti, chiamati ndawrabine e che accompagnano le preghiere della sacerdotessa.

I malati che a turno erano stati coperti con tessuti per un tempo variabile tra i dieci e i quindici minuti, vivono una situazione di quasi soffocamento ed è in questa fase, una volta i tessuti ritirati che si verificano stati di trance o convulsioni. Il male è esteriorizzato e dominato dalla forza della cura collettiva.  

Nei giorni successivi la sacerdotessa verificherà le interiora dell'animale sacrificato. Nella lettura delle viscere, la comprensione della causa del male di ogni malato. Si racconta che nel ventre degli animali siano spesso ritrovati oggetti che dovrebbero rimandare a pratiche marabuttiche fatte da alcuni per lanciare il malocchio sulla persona. Da questa interpretazione la sacerdotessa potrà capire come controllare gli spirit maligni e far ritrovare alla persona l’equilibrio psichico perduto. Con le interiora dell’animale verranno fabbricati amuleti (gri gri) che il malato dovrà portare come protezione mistica contro il male.

 

Rufisque, Senegal, 21 aprile 2014.

 

 

 

 

   

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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