DakarliciousUn blog di Chiara Barison |
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Perfettamente ImperfettaPerfettamente imperfetta. Dovrei sorridere all'idea che almeno in qualche cosa sono perfetta. Ho cercato per anni di togliermi di dosso il fardello della mediocrità, di riuscire ad uscire da quel punto di mezzo che mi imprigionava. Niente, nulla. Come Fantozzi, ragioniere medio, mi sono sempre portata dietro una nuvoletta carica di pioggia. In Senegal dicono maraboutage, sortilegi e magia nera. Chissà. Se così fosse, si sono davvero sbizzarriti tra feticisti maliani e marabutti del Fouta Toro per legare i miei piedi a terra. Non sono mai stata bella abbastanza per essere quella corteggiata a scuola, mai abbastanza per partecipare anche solo all'ultimo concorso dell'ultima miss dell'ultimo paese di mare o per avere sfilze di fidanzatini scalpitanti fuori dalla mia porta. In effetti non ne avevo. Eh sì, io ero quella occhialuta brava a scuola che veniva invitata per ultima alle feste tra amici. Non sono mai neanche stata un'intelligenza rimarchevole. Anche lì, nel mezzo. Mediocre. Una di quelle che a scuola si distingueva per lo studio più che per le idee brillanti. E come volevasi dimostrare, nelle scienze esatte, un vero disastro. Fisica, matematica, chimica sembravano essere enigmi irrisolvibili per il mio piccolo cervello medio. Non capivo allora come tanti fossero più intelligenti di me, più brillanti, più belli, più simpatici, più intraprendenti, più fortunati, più. Perché loro riuscivano ad essere sopra questa cazzo di linea in cui noi medi, ci affannavamo, ci tiravamo i capelli, ci prendevamo a gomitate per non scendere più in basso? Ho passato ore, giorni, mesi, anni appoggiata a balconi di innumerevoli finestre, cambiando paesi e città, ma rimanevo sempre lì, sigaretta in mano ad osservare quartieri differenti e la mia immagine riflessa a ricordarmi che quella ero io, niente di speciale davvero. Ho cominciato da lì ad amare l'osservazione. Guardare tutto e tutti da lontano, mi faceva in qualche modo sentire viva. E allora ogni angolo di strada era buono per sedersi e dipingere persone e storie. La mia vista si è fatta incredibilmente sottile, arrivando a scrutare anche il più scuro degli animi umani. Ho pagato con il prezzo della solitudine questo mio essere un'osservatrice introversa e litigiosa con se stessa. Le parole erano lì per riconfortarmi, loro in costante trasformazione, mi hanno aiutato a costruire un me differente, a fare finalmente uscire Chiara da quell'angolo impolverato in cui era stata messa, sollevata a tratti da quella linea piatta che così tanto detesto. Capisco solo ora la pazzia di taluni scrittori, pensatori e filosofi; la sofferenza di chi ha cercato di analizzare e di porsi tante, troppe domande. Un caso che il mio pensiero sia una linea che unisce Nietzche a 2PAC? C'è chi dice che la felicità stà nella stupidità, o forse essa stà proprio in quella mediocrità banale che ho sempre rifiutato. E allora vivo infelice, perfetta nella mia imperfezione.
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