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La pazza di Baobab, il materialismo e la famiglia allargata

Post n°227 pubblicato il 26 Marzo 2011 da djchi
 

Che bello tornare a Baobab dopo tanti mesi. Amo questo quartiere tranquillo fatto di piccole villette, giardini e strade. Sì, qui a Baobab ci sono le strade e pure i marciapiedi dove posso comodamente camminare con i miei adorati tacchi. Certo, qualche buco c'è e bisogna stare attenti a non inciamparvi, specie con il mio ultimo acquisto, un paio di zoccoli olandesi con almeno quindici centimetri di tacco. Buco preso, gamba rotta. Automatico. In più che sono ciecata. Zoccolo olandese e occhiale alla Amber Rose, non sono proprio magra come Kerry ma come lei scrivo e ho pure complicatissime relazioni con uomini troppo egoisti. Dakar Sex&the city. A Baobab abita Aida, una delle rare amiche senegalesi. E forse Aida è molto di più di un'amica, è una sorella maggiore. "Meme père, meme mère" ci aveva detto lo scorso anno sua mamma, una nonnina di un metro e cinquanta, uno scricciolino di donna dall'aria alla Madre Teresa con però tre mariti alle spalle. Ci piace tanto yaye. Vederci assieme non potrebbe far pensare altrimenti, se non fosse per il colore della pelle. Quando ho conosciuto Aida l'ho amata dal primo momento. Pensavo tirasse coca da quanto agitata fosse, ho scoperto poi, col tempo, che lei  era proprio così. Completamente fuori di testa. Un'indipendente, rissosa, punk, amante del bello e della bella vita. Metà guineana e metà senegalese, partita in Francia in cerca di fortuna, grazie al suo carattere che faceva di lei una donna così particolare e la sua abilità nello scegliersi gli mbarane più facoltosi, è riuscita a piazzarsi ad uno dei cardiologi più conosciuti di tutta Francia. Bingo. Baobab e la sua casa sono l'altra faccia del Senegal, il Senegal ricco, avanzato, imprenditoriale. E il suo salotto è un salotto della Dakar bene dove donne intellettuali e anticonformiste si ritrovano a parlare del più e del meno. Diciamo quasi sempre di sesso. Non ve le raccomando, un gruppo di donne senegalesi sulla quarantina, sedute assieme a parlare di uomini. E soprattutto, non ve lo auguro, miei cari uomini. Io le ascolto e mi diverto pure un sacco. Ma chi l'ha detto che in Africa le donne sono sottomesse, dipendenti dall'uomo e servizievoli? Venite a casa di Aida. Qui le donne sono tutte imprenditrici di loro stesse, emancipate, autonome, acculturate, divorziate o al loro secondo o terzo matrimonio, amanti compresi. Gli uomini? Sono loro che li scelgono e loro che pretendono. Libere di lasciare alla prima mancanza. Anche ieri il salotto era pieno, tutte a parlare attorno ad un enorme piatto di riso con carne. Avete mai provato ad osservare la gestualità delle donne senegalesi? La loro estrema femminilità è davvero affascinante, non c'è nulla da fare e poi quel dito puntato ogni volta che parlano di qualcosa, come se stessero sempre a minacciare, e la mano, perfettamente adornata di braccialetti in oro e grossi anelli. E poi lo sguardo, a tratti quasi cattivo e poi, all'improvviso quella risata, contagiosa, solare. Baobab è per me un luogo estremamente affascinante. Si discuteva animatamente anche ieri. Si parlava di una donna del quartiere. Una donna che tutti dicono sia diventata pazza. Dicono vada in giro ad aggredire le persone, le insulta, le schiaffeggia, le spintona. Era successo anche ieri, con un'amica di Aida. Quest'ultima era andata dal fruttivendolo e all'improvviso è arrivata la pazza, urla, offese e poi le mani alzate. La prima reazione della signora è stata quella di rivolgersi ad Aida, l'unica in grado di arrestare un'altra donna in preda a deliri esistenziali. Aida, mia sorella, ha reagito come probabilmente avrei reagito pure io. E' arrivata piombandosi sulla donna,  scaraventandola sulla strada. Ha preso una cassa in legno e sollevata ad un metro dalla testa, l'ha caldamente invitata a non provare più ad aggredire nessuno. Me la sono immaginata, con la sua parrucca perfetta e le unghie lunghe. Aida farebbe paura a chiunque. Maschi compresi. A casa si discuteva solo dell'accaduto e se ne è parlato per ore. Si è scoperto solo in quell'occasione che la donna in questione, 45 anni, da tempo soffriva di disturbi psichici, conosciuta in quartiere per andarsene in giro nuda a chiedere agli uomini prestazioni sessuali. Come spesso accade, in molti se ne approfittavano, consumando rapporti fugaci negli scantinati o nei giardini. E lei, la pazza di Baobab ha continuanto a domandare sesso e ad aggredire persone per giorni, mesi, anni, nella più completa indifferenza della gente e della famiglia. Eppure la storia della pazza mi ha fatto meditare, madre di due figli, conobbe un giovane funzionario del governo americano, bianco, con cui si sposò e partì in Europa, lasciando i figli alla madre. Dal marito ebbe altri tre figli e anche tante, tante amanti. Sopporta una, due, tre, alla quarta, la domestica di casa, con cui il marito intratteneva rapporti sessuali costringendo la consorte a guardare, prese un cacciavite e glielo ficcò nell'occhio. Il marito non esitò a farla ricoverare in un ospedale psichiatrico e a farla rimpatriare, separandola dai tre figli. Certo, cazzo, tu trombi la domestica e vuoi pure che tua moglie assista e ti stupisce che lei si incazzi. Io al posto suo ti avrei direttamente dato fuoco. Ed al massimo avrei rimpatriato le tue ceneri negli Stati Uniti. Va be. Tornata in Senegal, come spesso accade, la famiglia le ha voltato le spalle. Qui se hai e dai, la famiglia è più che amichevolmente allargata. Ma se non hai più, non sei più, dunque la famiglia si restringe fino a divenire europea e a scomparire. Nel giro di poco tempo questa donna si è ritrovata sola, abbandonata da tutti e sbeffeggiata da un destino crudele che prima dà e poi improvvisamente, toglie. Tutto comincia allora ad essere più chiaro, la sua pazzia, la sua aggressività, il suo bisogno di affetto e di essere protagonista. Aida tremava, parlando di questa donna. "Non è giusto! Dov'è la cazzo di famiglia allargata in questo caso? Dove sono i fratelli, i cugini, le zie? Adesso che non è più in Europa nessuno le presta aiuto e a tutti loro fa comodo che si stia autodistruggendo. Sì! Loro la vogliono vedere morta, sicuramente l'hanno marabuttata perché impazzisca, così potranno rivendicare i diritti sulla sua casa!". Aida non ha tutti i torti. Spesso capita che all'interno delle famiglie, gelosia e invida, portino le persone a rivoltarsi contro le persone dello stesso sangue, per guadagno o anche solo per fare del male. La gente sembra che tragga godimento dal male altrui, dalla non riuscita di chi stà loro accanto. No. Non sarebbe impossibile ipotizzare che alla pazza di Baobab sia stato messo in atto un vero e proprio complotto familiare, fatto di gri gri, maraboutage e indifferenza in modo tale che sia la donna stessa ad uccidersi lentamente nel suo dolore solitario e nella sua pazzia. Una casa qui vale davvero tanto. Specie a Baobab. E lei, espulsa da quell'El Dorado per cui ancora in Senegal vali, non aveva più niente da offire se non quella bella villa, valutata 150.000 euro. Ho pensato alla pazza tutta la notte, ho pensato a quanto crudele possa essere la vita, che ti fa assaporare la felicità e poi te la toglie all'improvviso; che ti fa arrivare in cima e poi ti sbatte nel fondo, da sola; a quanto, per un niente, ognuno di noi può ritrovarsi al posto di questa donna, nuda in una strada a reclamare affetto. E ho capito Aida, tanto aggressiva, quanto sensibile. Con un gran cuore, l'ho vista tremare, per quella donna che in fondo la rappresentava pure, perché rappresentava lì, in carne ed ossa, le sue paure, quelle di una donna senegalese riuscita, che ha e che quindi, per l'attuale società senegalese, deve dare. E se non dà? Allora scatta il meccanismo di aggressione psicologica per cui amici e parenti ti logorano, giorno dopo giorno, rischiando di farti diventare paranoico e pazzo. Tu hai e dunque sei e se non dai, non sei più, dunque, non hai diritto di essere più parte di un gruppo, devi essere messo da parte, perché altri possano beneficiare dei tuoi beni. Ed Aida, come la pazza, ha dovuto per lungo tempo combattere contro le cattiverie di chi voleva solo i suoi soldi o la sua casa o le malelingue per cui una donna indipendente e imprenditrice, altro non può essere che una puttana. Ieri Aida è partita con un commissario a casa della pazza, "Farò una denuncia alla famiglia. Quando lei mandava soldi qualcuno c'era sempre, adesso che lei stà male non c'è nessuno. Non è giusto e se lei non è nelle sue facoltà, un responsabile che risponda per lei dovrà pur esserci". A casa della donna in tanti, troppi, ma nessuno ha aperto quella porta, nessuno ha voluto parlare di lei, la proprietaria di quella casa, dove tutti abitavano. Mancava solo lei, la pazza, che invece era all'incrocio della strada a mostrare il suo corpo ai passanti. Forse, anche per quel giorno, qualcuno avrebbe approfittato di lei, dandole la sensazione, anche solo per un'istante, di valere ancora come donna, come persona.




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Marzia il 19/03/12 alle 18:28 via WEB
Ieri sera ho pagato una notte in albergo ad una ragazza nigeriana arrivata alla stazione Centrale di Milano da Parigi. Aveva una piccola bimba di due anni. Il treno successivo per Pescara partiva solo stamani. Pensavo di avere la solidarietà di una collega madre di tre figli. E invece mi sono sentita dire che prima doveva controllare meglio gli orari. Che aveva poco da lamentarsi se la polizia non le ha prestato attenzione. Perchè noi occidentali dobbiamo sempre essere così mentali? E se un giorno fosse capitato a me di arrivare sola con una bimba di due anni in una stazione abitata da gente strana? Non so. A volte mi sento davvero sbagliata, una disadattata. Oggi ero triste. Ho pensato che c'è veramente da impazzire a vedere l'essere umano trattato così. Un bacio, Marzia
 
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