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Daniel Lopez

questo blog è pulito- non ci voglio oscenità e stupidate- possono starci commenti ed immagini spinte ma non ci voglio volgarità - sono attratto da intelligenza e raffinatezza, non sopporto intolleranza e razzismo, sono contro ogni forma di violenza, non giudico mai, amo le donne ma con estremo rispetto, amo tutti i colori del mondo...

 

 

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SPIEGARE LA GUERRA A UN BAMBINO

Post n°24 pubblicato il 09 Agosto 2015 da daniel.lopez1

DA:  Racconti d'agosto 2015 - n. 8    di  FULVIO RUSSO 

alla fine della lettura, ditemi se non vi sono venuti i brividi.

Il giorno che scoppiò la guerra io avevo sette anni. Quel pomeriggio mio padre si alzò dalla poltrona dello studio, spense la radio e mi disse: "Federico vieni con me" e mi portò in salotto. Si fermò davanti all' étagère pieno di fotografie incorniciate, quelle che io non dovevo toccare.

"Questo lo conosci è zio Carlo quando era giovane, e quest’altro, invece?
Bravo, è il nonno quando partì per fare il militare, e questo sei tu quando sei nato, avevi solo otto giorni. guarda la mamma come è contenta. Pensa che la cornice l'ha fatta lo zio Mario, bella eh ?
E questi pure li conosci: i cuginetti Anna e Michele, quando erano piccoli. Qui è quando andammo in vacanza al mare da zio Osvaldo. Tu non c'eri ancora.
Fu un'estate bellissima, ogni volta che vedo questa fotografia mi sembra di sentire il profumo dei pini. E poi c'è zia Armida che ti vuole tanto bene e il povero Nonno Ernesto che non c'è più e tante altre persone che conosciamo.
E questo sei tu, con grembiule e cartella, pronto per il primo giorno di scuola. Ora è solo una bella foto ma un giorno, quando sarai grande, sarà importantissima. Bene, ora vai un po' più in là e stammi a guardare".

Stese il braccio sul marmo dell' étagère e cominciò lentamente a spingere le foto verso l'orlo.

Il primo a cadere fu lo zio Osvaldo, il vetro andò in pezzi e io gridai!

Mio padre continuò e zia Armida raggiunse per zio Osvaldo con lo stesso fragore di vetri rotti e cadde anche la campana di vetro e l'angioletto di porcellana e i miei cuginetti e pure il nonno.

Io ormai piangevo e gridavo a mio padre di fermarsi ma il suo braccio arrivò fino in fondo.

Fino in fondo,  fino al mio primo giorno di scuola che rovinò in pezzi sul pavimento.

"Ecco Federico, questa è la guerra". Poi mi strinse forte-forte a lui e, senza neanche che me ne accorgessi, mi fece scivolare in bocca una caramella buonissima. “E questa è la Pace, Federico, la senti come è dolce? La pace è dolce ricordatelo sempre".

Fulvio Russo

 
 
 
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