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La lettera di Amici Di Israele e della Comunità Ebraica al console libanese

Post n°36 pubblicato il 19 Luglio 2006 da romanodavide

Sua Eccellenza Hassan Najem

Siamo qui a portarLe la nostra solidarietà. Il dolore che state vivendo è anche il nostro. I libanesi non meritano quanto stanno passando. E pensare che tutto è cominciato per iniziativa di un singolo gruppo armato, fa ancora più rabbia. Ma non dobbiamo perdere la forza del dialogo, e dobbiamo anzi sforzarci di riflettere sulle conseguenze delle iniziative belliche di singoli gruppi. Crediamo fortemente nella pace, e per questo crediamo che essa si avvicinerà quanto più il governo libanese riuscirà ad emanciparsi dalla presenza di Hezbollah. Come del resto ha auspicato recentemente anche il nostro Presidente del Consiglio, e come richiesto dalla risoluzione Onu 1559 del 2004, Non esiste infatti stato pacifico che possa convivere con una forza militare alternativa all’esercito dispiegata sul proprio territorio. Non esiste stato di diritto dove un gruppo di miliziani possa decidere di fare la guerra a un paese limitrofo senza neppure sentire il parere del legittimo governo. Non esiste una simile situazione neppure nei paesi tanto amici di Hezbollah. Sia l’Iran che la Siria si guardano bene infatti dal lasciare milizie armate autonome sul proprio territorio. Da qui bisogna partire se si vogliono evitare nuovi scontri e nuove sofferenze. Un cessate il fuoco senza il disarmo di Hezbollah rischierebbe di essere solo un intervallo fino ai prossimi scontri. Siamo con voi, perché sia il popolo libanese a decidere del proprio futuro, sia esso di pace o di guerra, fiduciosi come siamo che, laddove sono le persone a scegliere, la pace possa avere la meglio. Abbiamo sofferto con voi per l’uccisione del premier Hariri, così come abbiamo gioito con voi per il ritiro delle truppe siriane. In nome della pace siamo qui a chiedere sostegno al vostro governo per le ricerche dei soldati israeliani rapiti, innocenti burattini di un gioco i cui fili vengono mossi a Teheran e a Damasco, ma le cui conseguenza pagano i libanesi tanto quanto gli israeliani.
Nella speranza che vogliate accogliere queste nostre parole di dialogo e di amicizia, sappiate che per noi è motivo di dispiacere il solo pensare che tra Libano e Israele non possano esserci normali relazioni diplomatiche. Sono troppe le cose belle che possiamo costruire con gli altri, per sprecarle in quell’orribile gioco chiamato guerra. Nella speranza che presto giunga una pace definitiva e nella speranza che da essa possa presto nascere un mutuo riconoscimento, Le porgiamo i nostri migliori auguri. A Lei e al suo Paese. Che la pace sia con voi.

Shalom.

Leone Sued (presidente della Comunità Ebraica di Milano)

Davide Romano (segretario ass. Amici Di Israele)

 
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