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Dallo stadio alla discoteca la violenza è nella testa

Post n°45 pubblicato il 09 Febbraio 2007 da romanodavide

Dagli stadi alle discoteche vediamo emergere una voglia di violenza gratuita da parte di una parte della nostra gioventù. Le vecchie spiegazioni marxiste delle masse arrabbiate perché povere non valgono più. Anzi, questi giovani sono violenti proprio perché ricchi figli di professionisti. Il problema loro è nella testa insomma, non nel portafoglio. E da qui bisogna partire per capirli. Cosa li muove a scatenare risse come quelle davanti ai Magazzini Generali o davanti al Luminal? Il problema è  nella loro mancata responsabilizzazione, oltre che nell’assenza di passione.

Per quanto riguarda quest’ultima, essa andrebbe stimolata in tutti i modi, anche con l’aiuto delle istituzioni. Penso ai tanti biglietti invenduti dei teatri e ai tanti posti vuoti nei convegni e nei musei. Facilitare il più possibile – anche con estrazioni o premi, perché no - l’avvicinarsi degli studenti alle arti e alle scienze deve essere un dovere civico. Quante volte è successo che si venga costretti dalla scuola ad andare ad un evento culturale da cui poi nascerà una passione? Cerchiamo di fare in modo che avvenga più spesso.

In merito invece alla responsabilizzazione degli studenti, essa passa anche per un maggior rispetto per l’autorità. A scuola come per la strada, ma anche a casa. Bisogna riaffermare alcune regole, insomma. Come disse una volta la comica Luciana Littizzetto – ex insegnante “buonista” pentita – gli studenti “sono come bestie: annusano, e sentono chi è il più debole”. Il concetto insomma, è che i ragazzi prendono lo spazio che gli si concede.

Ebbene, quello spazio in più non gli va concesso. Chi va a scuola per intenderci, non deve essere più un “giovane”, ma uno studente. Con tutto quello che ne consegue in termini di doveri, prima che diritti. A partire dal rispetto per gli insegnanti, il cui ruolo – in parte anche per colpa di alcuni tra loro – è drammaticamente sempre meno autorevole.

Dopo la scuola, c’è poi la strada. Ovvero la troppa tolleranza verso l’illegalità e l’irresponsabilità, come quella che permette ai giovani nei cortei o negli stadi di andare in giro a viso coperto. Ma anche certe simpatie automatiche per i “poveri ragazzi”, visti spesso come innocenti maltrattati dalle “cattive” forze dell’ordine, non fanno che alimentare la loro immaturità.

E poi c’è la famiglia: lungi da me l’idea di dare tutte le colpe ai genitori, anche perché così facendo si toglierebbe responsabilità ai ragazzi. Ma anche la famiglia ha la sua parte di responsabilità. Siamo certi che regalare così tanti  soldi ai propri figli sia il modo migliore per farglieli spendere in maniera consapevole? Questa è la strada per ottenere ragazzi viziati che non conoscono il valore di nulla, a cominciare da quello delle loro stesse vite. Se non impariamo tutti – scuola, famiglia e società - a fare della responsabilità individuale un principio base dell’educazione dei giovani, difficilmente riusciremo a fare di questi ragazzi degli adulti.


Davide Romano

Pubblicato su La Repubblica il 9 febbraio 2007

 
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