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La lunga strada dell'integrazione

Post n°69 pubblicato il 05 Giugno 2008 da romanodavide

In politica purtroppo non basta aver ragione, se non si ha il consenso. Il caso dei Rom milanesi è esemplificativo. Qualche coraggiosa associazione ha predicato l’integrazione nella legalità. Una formula che ha proposto alla politica facendo pressione sui sindaci dell’hinterland perché accogliessero parte dei Rom residenti a Milano. Ad accettare i nomadi sono stati solo alcuni generosi sindaci di sinistra, andando però contro il volere dei loro stessi elettori. Puntuale è arrivata la “punizione democratica” che si è abbattuta alle successive elezioni sui sindaci pro-Rom, scalzati dal centrodestra (anti- Rom). Non era certo questo il risultato che si voleva raggiungere. Resta quindi da capire come muoversi d’ora in avanti. Il problema di distribuire i nomadi nelle città adiacenti a Milano si riproporrà, e sarà il caso di pensare a nuovi modi per affrontarlo. Prima di tutto, le espulsioni. Come dice lo stesso prefetto, la “linea dura” sta portando i primi risultati. Alcuni Rom stanno già tornando in Romania. La cosa non è da vedere con terrore né da demonizzare. Tornano a casa loro, in un paese che sta vivendo un certo rilancio economico ed ha peraltro bisogno di manodopera. Non stiamo insomma espellendo un omosessuale in Iran. Passando all’integrazione: sappiamo che è la cosa giusta da fare, ma è doveroso su certi temi un dialogo vero con i cittadini, evitando di dare persino l’impressione di prevaricarne la volontà. Per affrontare davvero gli oppositori dei Rom non bastano (anche se aiutano) le parole di qualche valoroso prete di strada. I sindaci debbono avere garanzie concrete da offrire alla popolazione. Essa ha bisogno di essere rassicurata, per esempio del fatto che si tratterà di pochissime famiglie di nomadi (magari da presentare ai cittadini, raccontando chi sono e che cosa fanno. Non c’è niente che faccia più paura di quello che non conosciamo) che si impegneranno a vivere nella legalità e nel rispetto, stabilendo così un patto diretto tra la popolazione e le famiglie. Inoltre è indispensabile che le città che ospiteranno i nomadi possano godere di alcuni vantaggi: dall’introduzione (almeno nella fase iniziale) del poliziotto di quartiere all’utilizzo dei fondi UE per l’integrazione dei Rom (che il nostro paese è l‘unico a non aver chiesto). Tutte queste ed altre azioni possono forse convincere una popolazione impaurita ad accettare poche famiglie nomadi sul territorio. Se ci si dovesse riuscire, bisognerà subito guardare ad esperienze italiane ed europee di integrazione di successo. A Lamezia Terme per esempio, i Rom lavorano nel sociale, mandano i loro figli a scuola, e organizzano attraverso una cooperativa la raccolta differenziata porta a porta e la raccolta dei prodotti ortofrutticoli. Una strada per l’integrazione dei nomadi è possibile, ma non deve passare sopra i cittadini. Bensì dall’incontro e dalla responsabilizzazione di tutti.

Davide Romano

Pubblicato su La Repubblica - Milano il 4 giugno 2008

 
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