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Quando la sinistra parla al nord

Post n°72 pubblicato il 28 Ottobre 2008 da romanodavide

Mentre le televisioni si concentrano sullo scontro politico-ideologico che si consuma tra destra e sinistra sulla scuola, dal nord inizia a sbocciare una novità più silenziosa ma potenzialmente più rivoluzionaria: una nuova sinistra, più attenta alla questione settentrionale.

Dopo le elezioni del 2008, si sono sprecate le analisi sui motivi della vittoria di Berlusconi. Meno attenzione è stata invece dedicata al grande successo di un partito che non ha televisioni e non ha mai goduto di buona stampa: la Lega Nord, passata a livello nazionale dal 4,58% del 2006 all’8,3% del 2008.

Una messe di voti raccolta facendo perno soprattutto sugli interessi del territorio, che hanno sostituito le ideologie tra le priorità degli italiani, e dei settentrionali in particolare. E’ questa in soldoni la forza del partito di Bossi, che ha saputo uscire dallo schema destra-sinistra per ripartire dal basso. Ascoltando Radio Padania alla mattina, la prima cosa che sentirete sono le lamentele dei conduttori contro il traffico causato dall’insufficienza strutturale delle vie di ingresso a Milano. Scorrendo la Padania, troverete come le ultime pagine sono dedicate agli appuntamenti degli eletti con gli elettori. Luoghi in cui si discute dell’inefficienza dei treni pendolari, della difesa dell’aeroporto di Malpensa, piuttosto che dei problemi degli agricoltori. Tutte questioni “terra-terra”, nel vero senso della parola. Una scelta, quella leghista, che il sociologo Bonomi ha efficacemente descritto come la volontà di essere un “sindacato del territorio”. Ed è proprio questo il campo su cui la sinistra deve sfidare il centro-destra, e questo governo in particolare. Per il bene del nord. L’eccellente iniziativa dei deputati lombardi del PD, Fiano e Marantelli, volta a difendere in Parlamento gli interessi dell’aeroporto di Malpensa, ha già dato i primi risultati: con loro e contro la maggioranza hanno votato 35 deputati della Lega e 15 del PDL. Qualche giorno prima la lettera di richiesta al premier di maggiori risorse per Milano, firmata da Fomigoni, Moratti e Penati, andava nella stessa direzione. Anche il sindaco di Torino Chiamparino, che da tempo ha capito che è ora di smettere di giocare in difesa e passare all’attacco, denuncia come il cosiddetto federalismo fiscale di Calderoli rischia di non portare più risorse al nord, se non addirittura costare così tanto da dover richiedere un aumento di tasse. Se la sinistra vuole tornare a parlare al nord insomma, è proprio da qui che deve ripartire: abbandonando ogni riflesso ideologico, e concentrandosi sulla difesa degli interessi dei propri elettori.

Davide Romano

Pubblicato su La Repubblica - Milano il 24 ottobre 2008

 
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