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Rischia forse Milano di non avere un ruolo forte nella modernizzazione del Partito Democratico? La domanda dobbiamo porcela, visto che i successi ottenuti dalla nostra città in campo economico non vengono replicati in quello politico. Se vogliamo affrontare davvero la “questione settentrionale” dobbiamo iniziare da una domanda-chiave: qual è il valore aggiunto che stiamo portando al Partito Democratico? Torino ha dato l’esempio di come una città può rilanciare la propria economia (uscendo dalla comoda ma diseducativa ombra del monopolio Fiat) imboccando nuove strade: dal turismo all’innovazione, passando per la cultura. Da Bologna e Firenze sono giunti contributi sui temi della sicurezza e della legalità, di cui l’intero paese ha discusso. Tutte idee che possono piacere o meno: resta il fatto incontestabile che da queste città un contributo è arrivato. Milano invece, sembra andare più “a rimorchio” del Partito Democratico che esserne – come dovrebbe – la guida.
La stessa decisione di tenere l'assemblea del PD nella nostra città è una conferma di quanto ci sia bisogno della dinamicità del nord. Questa avrebbe potuto, anzi, avrebbe dovuto essere l'occasione per la sinistra lombarda di lanciare un messaggio forte al proprio elettorato potenziale. Non mi pare sia stata pienamente colta.
Il PD milanese sta purtroppo dando l'impressione di essersi fatto superare in innovazione dal sindaco di Roma. Perfino su questioni strategiche, come per esempio quella delle primarie, su cui Walter Veltroni ha fortemente puntato. Basta pensare alle polemiche interne al PD meneghino (cominciate il giorno dopo il voto del 14 ottobre) in merito a come scegliere i nuovi segretari cittadini e provinciali. In tale occasione infatti, una parte consistente del PD milanese si è inaspettatamente opposta alle primarie. Così facendo ha dato la spiacevole impressione che la "rivoluzione" dell'elezione diretta dei responsabili del PD fosse stata solo una parentesi, invece che una scelta strategica.
Se il PD milanese vuole essere traino dell'innovazione politica, deve avere lo stesso slancio che la nostra città ha nell'economia. Milano ha certo visto Filippo Penati esporsi (con coraggio, dal mio punto di vista) sul tema della sicurezza, seppure forse con qualche ritardo rispetto ad altre città. Anche l'idea del presidente della Provincia milanese di utilizzare il "tesoretto" per pagare il canone RAI - pur essendo apprezzabile - risente ancora di un'eccessiva prudenza. Dagli esponenti locali del PD ci si aspetta proposte più forti: per esempio la richiesta di privatizzazione di almeno una rete RAI, così come un convinto appoggio all'idea del segretario della CGIL Epifani di aumentare gli stipendi dei lavoratori di 100 euro mensili (diminuendo le troppe tasse sul lavoro).
Il Partito Democratico si è lanciato con grandissimo coraggio dalla cima della montagna, e ormai non può fare altro che volare. All'assemblea del PD lombardo la scelta: farsi trascinare o aiutarlo a volare ancora più in alto.
Davide Romano
Pubblicato su La Repubblica - Milano il 10 novembre 2007
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