La Xa Flottiglia Mas all' 8 di settembre del 1943 non si sciolse e non si arrese a nessuno, mantenendo il tricolore sul pennone della caserma del Muggiano (SP). Nei giorni e nei mesi che seguirono, quella bandiera indico' la strada a parecchie migliaia di italiani gia' combattenti o giovanissimi che non avevano ancora prestato servizio di leva. Uomini che non accettavano la resa senza condizioni e il ribaltamento di fronte. Il primo intendimento fu quello di continuare l' attivita' nei mezzi d' assalto - che era propria del reparto - e che fu presto affiancata dalle squadriglie dei Mas, delle vedette antisommergibile, delle motosiluranti e dei sommergibili tascabili. Ma il numero di volontari che accorrevano da tutte le parti impose soluzioni nuove per l'impiego di questi uomini. Furono costituiti battaglioni delle varie specialita' e gruppi d'artiglieria che si impegnarono dovunque la loro presenza fosse richiesta. (Guido Bonvicini "Decima Marinai! Decima Comandante")
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Post N° 75
Post n°75 pubblicato il 29 Settembre 2008 da decimacomandante
2.- Partigiani: agguati e uccisioni I rapporti tra soldati e civili, sia nelle citta’ che nei paesi, all’ inizio si mostrarono buoni. Ma la zona era piena di partigiani che non intendevano rimanere inattivi. Le bande salite sui monti vivenao un momento favorevole scandito la continua avanzata delel armate americane ed inglesi nell’ Italia Centrale. Gli appelli e le promesse di radio Londra si moltiplicavano, i lanci di armi ed equipaggiamenti si infittivano. I successo finale sembrava a breve termine e certo. Il Comandante Borghese fece affiggere ad Ivrea e nei centri vicini centinaia di manifesti nei quali dichiarava che la X^ era una formazione militare e come tale intendeva combattere al fronte senza interessarsi ai contrasti che potevano sorgere tra italiani per ragioni ideologiche. Tutto cio’ non valse a nulla! Ci furono le prime sparatorie contro i mezzi di rifornimento, i primi agguati a qualche maro’ isolato, le prime uccisioni. Fu necessario rinforzare le guardie alle caserme e ai depositi, istituire ronde per le strade, far viaggiare i convogli e gli automezzi sotto scorta armata. |
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Junio Valerio BORGHESE
Capitano di Corvetta
Nacque a Roma il 6 giugno 1906. Allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1923, nel luglio 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò sull'incrociatore Trento.
Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prese imbarco sul cacciatorpediniere Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, imbarcò sui sommergibili Tricheco ed Iride; con quest'ultimo partecipò a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando del sommergibile Vettor Pisani e nell'agosto 1940, promosso Capitano di Corvetta, ebbe il comando del sommergibile Sciré con il quale trasportò mezzi ed operatori nelle missioni di Gibilterra e di Alessandria.
Costituitasi il 15 maggio 1940 la X Flottiglia MAS per Mezzi d'Assalto, assunse il comando del Reparto Operatori Subacquei e con la promozione a Capitano di Fregata, anche quello della Flottiglia. Al comando dello Sciré trasportò ad Alessandria gli operatori subacquei che nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 violarono la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondarono le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth.
Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e comandò, fino al termine del conflitto, la ricostituita X Flottiglia MAS. Posto in congedo mori a Cadice (Spagna) il 26-8-1974. E' sepolto nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore in Roma.
C.C. J. V. Borghese
Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare
Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale. Durante la navigazione di ritorno, sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le difficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio.
Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.
Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre - 3 novembre 1940
Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:
- Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938)
- Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941)
- Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941).
L' idea dello "scudetto" con il teschio e la rosa rossa ci venne ricordando il comandante Todaro, Medaglia d' oro, una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre.
Todaro, come Teseo Tesei, un altro dei nostri eroi, aveva lasciato a noi della Decima una traccia profonda ed indelebile. Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita, che cercava piu' che la vittoria... una bella morte. "Non importa" ci diceva "affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa e' dimostrare al nemico che ci sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario". Tra l' altro, prima di cadere, ci aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l' emblema di una rosa rossa in bocca ad un teschio: "Perche' per noi" aveva detto " la morte in combattimento e' una cosa bella, profumata"
Nel suo ricordo, disegnammo cosi' lo "scudetto": E mai, forse, un distintivo fu "capito" e portato con tanta passione. Perche' sintetizzo' veramente lo spirito rivoluzionario, beffardo, coraggioso, leale che animo' in terra ed in mare, gli uomini della Decima repubblicana"
(J. V. Borghese)
Quando mi accorsi che attorno a noi si era creato il vuoto, che istituzioni, enti, comandi e cosi' via non esistevano piu'... capii che era necessario interpretare in senso rivoluzionario la nuova realta' e fornire agli uomini che stavano radunandosi attorno a me delle direttive atte a rompere decisamente con gli schemi di un passato e di una tradizione che non avevano retto alla prova dei fatti. Emanai cosi' alcune disposizioni fondamentali:
- Rancio unico per ufficiali, sottufficiali e marinai
- Panno della divisa uguale per tutti
- Sospensione di ogni promozione sino alla fine della guerra, fatta eccezione per le promozioni per merito di guerra sul campo
- Reclutamento esclusivamente volontario
- Pena di morte per i militari della Decima che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, codardia di fronte al nemico
Il profondo significato morale e spirituale di queste disposizioni fu pienamente inteso dai volontari della Decima...!
J.V. Borghese
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