La Xa Flottiglia Mas all' 8 di settembre del 1943 non si sciolse e non si arrese a nessuno, mantenendo il tricolore sul pennone della caserma del Muggiano (SP). Nei giorni e nei mesi che seguirono, quella bandiera indico' la strada a parecchie migliaia di italiani gia' combattenti o giovanissimi che non avevano ancora prestato servizio di leva. Uomini che non accettavano la resa senza condizioni e il ribaltamento di fronte. Il primo intendimento fu quello di continuare l' attivita' nei mezzi d' assalto - che era propria del reparto - e che fu presto affiancata dalle squadriglie dei Mas, delle vedette antisommergibile, delle motosiluranti e dei sommergibili tascabili. Ma il numero di volontari che accorrevano da tutte le parti impose soluzioni nuove per l'impiego di questi uomini. Furono costituiti battaglioni delle varie specialita' e gruppi d'artiglieria che si impegnarono dovunque la loro presenza fosse richiesta. (Guido Bonvicini "Decima Marinai! Decima Comandante")
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Post N° 94
Post n°94 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da decimacomandante
Le “azioni” della guerriglia partigiana Erano sporadiche azioni che raramente andavano oltre l’episodio facilmente redditizio, ma giorno dopo giorno si allungava la lista delle vittime da una parte e dall’ altra. Alcuni esempi tra tanti episodi per capire qualle fosse la logica di quei momenti
San Francesco al Campo – tre marinai del battaglione “Lupo” (serg. Serrazanetti, s.c. Vasini, m.sc. Baraldini) durante la franchigia (libera uscita) decidono di andare a Cirie’. E’ sera e si dirigono all’ ospedale per andare a trovare un loro ufficialeferitosi in addestramento. Hanno trovato un paio di bottiglie di vino e vogliono portargliele. Noleggiano tre biciclette dal meccanico del paese come avevano fatto altre volte. Il meccanico non ha biciclette libere. Fanno con lui quattro chiacchiere, poi proseguono a piedi. Visitano il ferito, stappano con lui una bottiglia e poi ritornano che e’ gia’ buio. Per la strada si sentono intimare “Mani in alto!” Si voltano ed una raffica di mitra li ferisce tutti e tre. Rispondono al fuoco. Gli assalitori sono sei, ne restano a terra due, tra questi il meccanico. Il giorno dopo sui muri del paese un manifesto affisso dai partigiani ammonisce “Vendicheremo i nostri caduti nella vile imboscata fascista”
Pont Canavese – Villanuova – pomeriggio del 19 settembre. Posto di blocco nei pressi di uno stabilimento tessile tenuto da una squadra della 3° compagnia del “Barbarigo”. Alcuni partigiani si erano gia’ presentati il giorno prima per prendere contatto in vista del solito scambio di prigionieri. Si erano fatte solo chiacchiere e il 19 i “parlamentari” vennero lasciati passare pacificamente e senza precauzioni. Una volta dentro il posto di blocco non ebbero alcuna difficolta’ a sorprendere i sei marinai e a catturarli per portarli via assieme alle armi individuali e alla Breda 37 della postazione. Ne segui’ un conflitto a fuoco. Cadde un sergente e rimase ferito un maro’. Il colpo fu probabilmente ideato da “Piero Piero” e messo in atto da “Maggio” (Maggiorino Canale). Non ci fu reazione diretta da parte della Xa, solo qualche cannonata in direzione di Ronco, sparata dalla batteria del “Colleoni”. Un mese dopo il 20 e 21 ottobre fu condotta una azione in forze contro la Val Soana da parte di pionieri tedeschi con l’ appoggio di reparti della 162° divisione turcomanna formata da ex soldati russi (turkmeni, georgiani, azerbaigiani, armeni) che sorpresero e dispersero le bande partigiane. All’ azione partecipo’ simbolicamente una squadra di dieci uomini del “Barbarigo” al comando di un sottufficiale. Liberarono i prigionieri del posto di blocco ed altri due catturati precedentemente. Fu recuperata anche la Breda 37 e una autovettura. Venne catturata infine la bandiera della II brigata “Matteotti” |
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Junio Valerio BORGHESE
Capitano di Corvetta
Nacque a Roma il 6 giugno 1906. Allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1923, nel luglio 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò sull'incrociatore Trento.
Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prese imbarco sul cacciatorpediniere Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, imbarcò sui sommergibili Tricheco ed Iride; con quest'ultimo partecipò a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando del sommergibile Vettor Pisani e nell'agosto 1940, promosso Capitano di Corvetta, ebbe il comando del sommergibile Sciré con il quale trasportò mezzi ed operatori nelle missioni di Gibilterra e di Alessandria.
Costituitasi il 15 maggio 1940 la X Flottiglia MAS per Mezzi d'Assalto, assunse il comando del Reparto Operatori Subacquei e con la promozione a Capitano di Fregata, anche quello della Flottiglia. Al comando dello Sciré trasportò ad Alessandria gli operatori subacquei che nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 violarono la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondarono le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth.
Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e comandò, fino al termine del conflitto, la ricostituita X Flottiglia MAS. Posto in congedo mori a Cadice (Spagna) il 26-8-1974. E' sepolto nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore in Roma.
C.C. J. V. Borghese
Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare
Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale. Durante la navigazione di ritorno, sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le difficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio.
Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.
Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre - 3 novembre 1940
Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:
- Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938)
- Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941)
- Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941).
L' idea dello "scudetto" con il teschio e la rosa rossa ci venne ricordando il comandante Todaro, Medaglia d' oro, una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre.
Todaro, come Teseo Tesei, un altro dei nostri eroi, aveva lasciato a noi della Decima una traccia profonda ed indelebile. Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita, che cercava piu' che la vittoria... una bella morte. "Non importa" ci diceva "affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa e' dimostrare al nemico che ci sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario". Tra l' altro, prima di cadere, ci aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l' emblema di una rosa rossa in bocca ad un teschio: "Perche' per noi" aveva detto " la morte in combattimento e' una cosa bella, profumata"
Nel suo ricordo, disegnammo cosi' lo "scudetto": E mai, forse, un distintivo fu "capito" e portato con tanta passione. Perche' sintetizzo' veramente lo spirito rivoluzionario, beffardo, coraggioso, leale che animo' in terra ed in mare, gli uomini della Decima repubblicana"
(J. V. Borghese)
Quando mi accorsi che attorno a noi si era creato il vuoto, che istituzioni, enti, comandi e cosi' via non esistevano piu'... capii che era necessario interpretare in senso rivoluzionario la nuova realta' e fornire agli uomini che stavano radunandosi attorno a me delle direttive atte a rompere decisamente con gli schemi di un passato e di una tradizione che non avevano retto alla prova dei fatti. Emanai cosi' alcune disposizioni fondamentali:
- Rancio unico per ufficiali, sottufficiali e marinai
- Panno della divisa uguale per tutti
- Sospensione di ogni promozione sino alla fine della guerra, fatta eccezione per le promozioni per merito di guerra sul campo
- Reclutamento esclusivamente volontario
- Pena di morte per i militari della Decima che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, codardia di fronte al nemico
Il profondo significato morale e spirituale di queste disposizioni fu pienamente inteso dai volontari della Decima...!
J.V. Borghese
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il 06/01/2010 alle 23:44
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il 23/01/2009 alle 13:40