Creato da decimacomandante il 28/04/2008

Decima Flottiglia...

per l' Onore d' Italia

 

 

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Altre stragi ad opera della Garibaldi!

Post n°182 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da decimacomandante

Anche se in contesti lontani dal confine orientale e senza diretto coinvolgimento di forze della Decima Flottiglia Mas... non si puo' tacere su altre eroiche imprese delle bande partigiane inquadrate nella "Garibaldi" In particolare e' nota ed altrettanto incomprensibile la conclusione con un assassino a capo di assassini che diviene parlamentare della Repubblica! 


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La Strage della Missione Strassera


Ancora la brigata Garibaldi!



La Strage della Missione Strassera è un episodio della guerra interna tra formazioni partigiane di diverso colore politico occorso il 26 novembre 1944 in località Portula (Vercelli).


Come in molte altre zone del nord nel periodo della resistenza 1943-1945 sulle montagne del Biellese, si combatté una doppia guerra che vide tedeschi e fascisti della Repubblica Sociale Italiana contro i partigiani, e talvolta partigiani di un colore politico combattere parallelamente contro partigiani di un altro colore politico.
1.- Il fatto

Emanuele Strassera era un agente del governo italiano (e contemporaneamente agente dell'Ufficio dei Servizi Strategici statunitense (OSS)) residente allora nel Sud liberato, sbarcato sulla costa ligure da un sommergibile USA all'inizio dell'estate 1944 ed inviato nel Nord Italia dagli angloamericani, con il compito di coordinare la lotta partigiana e riferire della situazione presente.


Strassera arruolò a questo scopo quattro partigiani. Strassera aveva il compito di consegnare un rapporto agli agenti alleati operanti in Svizzera. Al momento di portare in Svizzera le informazioni chiese aiuto alle formazioni partigiane vicine per essere scortato in Svizzera.


Nel Biellese era forte la Brigata comunista Garibaldi-Biella che comprendeva il 6° distaccamento “Pisacane” comandato da Francesco Moranino, detto “Gemisto” nato a Tollegno nel 1920. Strassera contattò Moranino per l'aiuto occorrente per arrivare in Svizzera.


L'aiuto tuttavia non arrivò mai (nonostante l'invio di un messaggio radio di missione compiuta). I 5 partigiani vennero uccisi il 26 novembre 1944 in località Portula.





Le vittime furono: Emanuele Strassera, capo missione; Gennaro Santucci, partigiano; Ezio Campasso, partigiano; Mario Francesconi, partigiano; Giovanni Scimone: partigiano.


Successivamente, il 9 gennaio 1945 vennero uccise le spose di due dei partigiani, Maria Santucci e Maria Francesconi, uccise con un colpo alla testa perché avevano iniziato ad indagare per scoprire la verità sulla sorte dei loro mariti. Gli assassini cercarono di far ricadere la responsabilità della morte delle due donne sui fascisti ed i loro rastrellamenti. Il fatto rimase per anni avvolto nel mistero.





2.- Le indagini e i colpevoli


Nel dopoguerra i familiari dei 5 partigiani fucilati e delle 2 donne uccise presentarono alle autorità delle prove frutto di loro indagini. A seguito di queste prove vennero avviate delle indagini ufficiali che orientarono le responsabilità sul partigiano Francesco Moranino, nel frattempo diventato deputato comunista.


Il Moranino fu accusato dell'eccidio dei 5 membri della "Missione Strassera", il 26 novembre 1944 in località Portula, attirandoli in un’imboscata e della sorte che il 9 gennaio 1945 toccò a due spose degli uccisi.


Il 27 gennaio 1955 la Camera dei Deputati, con maggioranza di centrodestra, votò l’autorizzazione a procedere nei confronti di Moranino (allora deputato del Pci, fu la prima autorizzazione a procedere concessa dal parlamento) su richiesta della Procura di Torino; l’accusa era di omicidio plurimo aggravato e continuato ed occultamento di cadavere, ma Moranino nel frattempo si era rifugiato in Cecoslovacchia.





3.- La condanna e la grazia


Il 22 aprile 1956, il processo svoltosi a Firenze si concluse con la condanna da parte della Corte d'Assise all’ergastolo di Moranino per sette omicidi. Si legge nella sentenza:


« Perfino la scelta degli esecutori dell'eccidio venne fatta tra i più delinquenti e sanguinari della formazione. Avvenuta la fucilazione, essi si buttarono sulle vittime depredandole di quanto avevano indosso. Nel percorso di ritorno si fermarono a banchettare in un'osteria e per l'impresa compiuta ricevettero in premio del denaro. »


La sentenza di condanna all'ergastolo fu confermata dalla Corte d'Assiste d'Appello nel 1957.


Nel 1958 alcuni sospetti sullo svolgimento del processo e delle indagini, che per molti avevano come solo scopo un intento persecutorio contro il comandante partigiano, portarono il presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi a commutare la pena in dieci anni di reclusione (cosa che avrebbe permesso al Moranino di rientrare in Italia).


Il 27 aprile 1965 Francesco Moranino, sempre esule a Praga, venne poi graziato dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, ma rimpatriò solo quando fu ufficialmente riconosciuto che i fatti di cui era accusato erano "atti di guerra" (tra l’altro non da lui ordinati), connessi con la Guerra di Liberazione e quindi giuridicamente legittimi.


Il 19 maggio 1968, Pci e Psiup annunciarono la candidatura nel collegio senatoriale di Vercelli dell’ex deputato condannato all’ergastolo, tuttavia graziato. Il Moranino fu rieletto con 38.446 voti ed entrò nella Commissione industria e commercio del Senato.


Morì, tre anni dopo, stroncato da un infarto.

 
 
 
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Junio Valerio BORGHESE

Capitano di Corvetta

Nacque a Roma il 6 giugno 1906. Allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1923, nel luglio 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò sull'incrociatore Trento.

Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prese imbarco sul cacciatorpediniere Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, imbarcò sui sommergibili Tricheco ed Iride; con quest'ultimo partecipò a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando del sommergibile Vettor Pisani e nell'agosto 1940, promosso Capitano di Corvetta, ebbe il comando del sommergibile Sciré con il quale trasportò mezzi ed operatori nelle missioni di Gibilterra e di Alessandria.

Costituitasi il 15 maggio 1940 la X Flottiglia MAS per Mezzi d'Assalto, assunse il comando del Reparto Operatori Subacquei e con la promozione a Capitano di Fregata, anche quello della Flottiglia. Al comando dello Sciré trasportò ad Alessandria gli operatori subacquei che nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 violarono la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondarono le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth.

Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e comandò, fino al termine del conflitto, la ricostituita X Flottiglia MAS. Posto in congedo mori a Cadice (Spagna) il 26-8-1974. E' sepolto nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore in Roma.

 

C.C. J. V. Borghese

Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare

Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale. Durante la navigazione di ritorno, sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le difficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio.

Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.

Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre - 3 novembre 1940 

Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:

  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938)
  • Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941)
  • Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941).

 
 

L' idea dello "scudetto" con il teschio e la rosa rossa ci venne ricordando il comandante Todaro, Medaglia d' oro, una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre.

Todaro, come Teseo Tesei, un altro dei nostri eroi, aveva lasciato a noi della Decima una traccia profonda ed indelebile. Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita, che cercava piu' che la vittoria... una bella morte. "Non importa" ci diceva "affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa e' dimostrare al nemico che ci sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario". Tra l' altro, prima di cadere, ci aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l' emblema di una rosa rossa in bocca ad un teschio: "Perche' per noi" aveva detto " la morte in combattimento e' una cosa bella, profumata"

Nel suo ricordo, disegnammo cosi' lo "scudetto": E mai, forse, un distintivo fu "capito" e portato con tanta passione. Perche' sintetizzo' veramente lo spirito rivoluzionario, beffardo, coraggioso, leale che animo' in terra ed in mare, gli uomini della Decima repubblicana"

(J. V. Borghese)

 

Quando mi accorsi che attorno a noi si era creato il vuoto, che istituzioni, enti, comandi e cosi' via non esistevano piu'... capii che era necessario interpretare in senso rivoluzionario la nuova realta' e fornire agli uomini che stavano radunandosi attorno a me delle direttive atte a rompere decisamente con gli schemi di un passato e di una tradizione che non avevano retto alla prova dei fatti. Emanai cosi' alcune disposizioni fondamentali:                            

  1. Rancio unico per ufficiali, sottufficiali e marinai
  2. Panno della divisa uguale per tutti
  3. Sospensione di ogni promozione sino alla fine della guerra, fatta eccezione per le promozioni per merito di guerra sul campo
  4. Reclutamento esclusivamente volontario
  5. Pena di morte per i militari della Decima che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, codardia di fronte al nemico

Il profondo significato morale e spirituale di queste disposizioni fu pienamente inteso dai volontari della Decima...!

J.V. Borghese

 
BIBLIOGRAFIA:
 
DECIMA MARINAI! DECIMA COMANDANTE!, di Guido Bonvicini, ed. Mursia
GLI ULTIMI IN GRIGIOVERDE - vol. II, di Giorgio Pisanò, ed. CEN,
BATTAGLIONE FULMINE - Xa FLOTTIGLIA MAS, a cura di Maurizio Gamberini e Riccardo Maculan, Editrice lo Scarabeo
BERSAGLIERI IN VENEZIA GIULIA 1943 - 1945, di Teodoro Francesconi, Ed. Del Baccia
GORIZIA 1940 - 1947, di Teodoro Francesconi, Ed. dell'Uomo Libero
NEL RICORDO DEL BATTAGLIONE FULMINE, a cura di Carlo A. Panzarasa ed Emilio Maluta
SOLI CONTRO TUTTI, di Nino Arena, ed. Ultima Crociata
Notiziario dell'Associazione ex Combattenti Decima Flottiglia MAS n°8
 
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