Creato da decimacomandante il 28/04/2008

Decima Flottiglia...

per l' Onore d' Italia

 

 

Post N° 141

Post n°141 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da decimacomandante

3.- Tutti i reparti in marcia

Il 28 dicembre i reparti di Tanova mossero per Casali Nemci e Loqua verso Chiapovano. Gli sloveni che erano piazzati attorno al paese si sganciarono. Il 29 la colonna cui si aggiunsero i reparti del “Barbarigo” giunse a Dol, altri reparti marciarono verso Slappe.

Il “Fulmine” - che il giorno di Natale aveva ricevuto la gradita visita di un gruppo di bersaglieri del Battaglione “Mussolini” di presidio a Baccia – combatteva ancora intorno a Tribussa Inferiore. Fu ferito anche Padre Casimiro, il frate senza paura…

Anche il “Fulmine” si uni’ agli altri reparti in movimento e tutti insieme passando da Santa Lucia arrivarono nella Valle dell’ isonzo…

Era l’ ultimo giorno dell’ anno!

 
 
 

Post N° 140

Post n°140 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da decimacomandante

2.- Natale 1944

25 dicembre, Natale… nel tardo pomeriggio nella chiesetta di Locavizza alcune decine di maro’ del “Barbarigo” assistettero alla messa assieme alla scarsa popolazione del paese, solo vecchi. Donne e bambini… gli uomini erano stati arruolati nel IX Korpus. I soldati italiani intonarono la “Preghiera del Legionario” (… Iddio che accendi ogni fiamma e reggi ogni cuore…) Un gruppetto di militari tedeschi intono’ canti natalizi.

A qualche chilometro di distanza il “Fulmine” aveva il suo da fare per un attacco degli sloveni su Slappe. Padre Casimiro aveva promesso ai marinai di celebrare la messa e all’ ora stabilita’ lo fece… sotto i colpi di mortaio che cadevano a pochi metri dalla chiesa e con le pallottole che fischiavano nell’ aria entrando dai finestroni sfondati. 

Il Natale piu’ duro l’ ebbero quelli del “Sagittario” che stavano a Casali Nemci. La notte tra 24 e 25 dicembre il comando sloveno fece affluire uomini della brigata “Gradnik” che si schierarono attorno a Chiapovano dando il cambio a quelli della “Kossovel” che si schiero’ a Casali Nemci muovendo all’ attacco verso le 8 del mattino con fuoco di fucileria che uccise una vedetta, un sottufficiale ed un maro’ di una postazione piu’ avanzata da dove si ritirarono i due supersititi portando la mitragliatrice pesante in una delle due case che sorgevano nel luogo e che furono circondate da partigiani sloveni.Da Tarnova si mosse un colonna di tedeschi che verso le 11  investi’ l’ anello esterno degli attaccanti e si porto’ a meno di 150 metri dalle posizioni italiane… poi, inspiegabilmente ed improvvisamente si ritirarono. L’ artiglieria del “San Giorgio” posizionata a Tarnova non aveva dati di tiro per poter intervenire, ma pote’ contattare via radio il comando di Gorizia che mando’ sul posto il C.te Scarelli che con gli artiglieri organizzo’ due squadre una al comando del STV Abelli, l’ altra guidata dal GM Rubini che mossero lungo la strada e nel bosco..

L’ aiuto determinante venne dai “NP” che avevano avuto il cambio da truppe tedesche. Nonostante un pesante attacco sloveno riuscirono ad avanzare verso le posizioni del “Sagittario” e si scontrarono con gli assedianti appostati attorno a Casali Nemci. Si accesero mischie feroci… squilli di tromba e l’ urlo “Decima!” annunciarono agli uomini del “Sagittario” che i rinforzi erano in zona e stavano operando in loro soccorso… L’ arrivo delle due squadre comandate dal C.te Scarelli contribui’ a far sbandare i partigiani che furono costretti alla fuga inseguiti dai reparti “NP”. L’ attacco era durato otto ore. Tornarono tutti a Tarnova e assistettero alla messa davanti ai caduti di quella dura giornata.

Dopo questi insuccessi il IX Korpus allento’ l’ azione offensiva. Alla guida del GM Tafel un gruppo di artiglieri occupo’ un osservatorio e catturo’ alcuni sloveni.

 
 
 

Post N° 139

Post n°139 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da decimacomandante

1.- Ultimi fatti d’arme del 1944

Il “Fulmine” aveva intanto raggiunto Slappe d’ Idria e vi si era attestato. Il mattino del 23 dicembre furono mandate in in varie direzioni pattuglie che dovevano saggiare la consistenza delle difese avversarie

Una pattuglia entro’ a Tribussa Inferiore senza trovare resistenza, ma fu attaccata sulle colline e dovette disporsi a difesa, subendo perdite. Arrivarono rinforzi e lo scontro prosegui’ sino al pomeriggio inoltrato quando gli sloveni arretrarono e i reparti italiani ritornarono a Slappe, Tra i feriti anche il C.te Orru’

Nello stesso giorno una compagnia del “Sagittario” si avvio’ verso casali Nemci e durante la marcia’ si scontro’ con pattuglie nemiche. Una volta raggiunta la destiazione furono oggetto di tiri di una mitragliatrice che fu eliminata e si verifico’ l’ arretramento della forze partigiane

Dopo qualche scontro in direzione di Loqua i partigiani si ritirarono senza resistenza. Dal campanile della chiesa i maro’ videro’ un gruppo di 200 sloveni che passavano lungo l’altro lato della strada. Furono intercettati  e messi sotto tiro incrociato infliggendo loro gravi perdite.

Il 24 dicembre passo’ senza scontri. Faceva un gran freddo e a tratti nevicava. C’era oramai poco da mangiare… furono mandate pattuglie in ricognizione.

 
 
 

Post N° 138

Post n°138 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

16.- Le operazioni del 23 dicembre 1944

Il mattino del 23 dicembre inizio’ un pesante fuoco di mortai. Dai dati resi noti dopo la guerra gli sloveni schieravano sulle alture piu’ di mille uomini ben equipaggiati ed armati, il “Barbarigo” ne contava meno della meta’ e con armamento leggero e nettamente inferiore.

Verso le 10 comincio’ l’ atacco che venne portato da tutte le direzioni per isolare i reparti italiani. Durante il combattimento che si protrasse per l’ intera giornata i maro’ abbandonarono alcune posizioni troppo esposte e ripiegarono verso il paese, mentre gli sloveni penetrarono tra le case fino alla chiesa. 

Da Salcano si mossero due compagnie “NP” tenute di riserva e si avviarono verso Chiapovano, nonostante l’ interdizione pesante del fuoco sloveno raggiunsero il paese e riuscirono ad allentare la morsa. Per evitare il combattimento casa per casa e per l’ inferiorita’ di mezzi e uomini il “Barbarigo” si era spostato verso Locavizza dove riorganizzo la difesa mentre i “NP” tennero le posizioni fino a quando i partigiani non si ritirarono verso nord-est.

…segue…

 
 
 

Post N° 137

Post n°137 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

15.- La situazione sul campo diventa difficile

Dopo tre giorni dall’ inizio delle operazioni la situazione si era complicata, mentre nel settore occidentale le colonne della Xa avevano raggiunto i loro obiettivi, nel suo complessivo dispiegamento l’ azione si trovava in crisi.

Le due colonne tedesche che dovevano attaccare da Idria e i domobranci che muovevano da Gottedrasizza non avanzavano per la forte resistenza degli sloveni e alla fine dovettero retrocedere al punto di partenza.

Altrettanto era successo agli ustascia e ai cetnici partiti da Postumia che non erano riusciti ad andare piu’ in la’ di Aidussina.

Le quattro colonne cha avrebbero dovuto intervenire per dare il colpo finale ed annientare il IX Korpus non si mossero essendo venute meno le premesse del loro impiego.

L’ iniziativa era passata nelle mani degli sloveni che potevano spostare tutto il peso della controffensiva sui reparti della Xa. Il 2° battaglione della brigata “Kosovel” si attesto’ a Slappe per impedire una ulteriore penetrazione degli italiani nella Valle dell’ Idria, mentre altri due battaglioni si mossero per preparare l’ attacco nella direzione di Chiapovano.

Aveva nevicato e faceva molto freddo, soffiava violenta la bora. La notte del 22 da Chiapovano si notavano segnali luminosi intermittenti sulle alture, era il IX Korpus che prendeva posizione e stringeva il cerchio  con altri battaglioni della “Garibaldi-Trieste” e della “Mazzini” formazioni costituite prevalentemente da partigiani comunisti italiani che si erano messi agli ordini di Tito!

I maro’ della Decima di pattuglia catturarono un partigiano con un pastrano tedesco e la divisa inglese… ma forte accento friulano: era il commissario politico del battaglione “Mazzini”

Furono presi altri prigionieri: un barbiere napoletano, militare sbandato dopo l’ armistizio, e un ragazzo sloveno che alla fine si fece saltare in aria con una bomba a mano tedesca trovata nel ricovero dove era stato portato.

 
 
 

Post N° 136

Post n°136 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

14.- La morte del Comandante Carallo

Il 21 dicembre una pattuglia della 3° compagnia del “Barbarigo” comandata dal serg. Cascino rinveniva in un avvallamento poco distante dalla strada Locavizza-Chiapovano la salma del Comandante Carallo.

Il Comandante in seconda della Divisione “Decima” viaggiava senza scorta con il TV Montanari e l’ autista - entrambi feriti nello scontro a fuoco con un reparto della polizia partigiana (VDV) titina -  e insieme ad un ufficiale tedesco rimasto illeso. La salma di Carallo che giaceva completamente denudata nella neve e presentava numerose ferite, venne recuperata e composta nel cimitero di Chiapovano. Prese il posto del CF Carallo il CSM della Divisione – Capitano di Corvetta Scarelli

Gli sloveni trovarono addosso al Comandante Carallo la carta geografica con indicate le direttrici dell’ attacco e cio’ diede un enorme vantaggio al comando slavo.

 
 
 

Post N° 135

Post n°135 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

13.- Le azioni del 18-21 dicembre 1944

Il 18 dicembre, due plotoni del “Sagittario” avevano fatto la prima puntata nel territorio controllato dal IX Korpus spingendosi fino a Raunizza, dove avevano incontrato l’ opposizione di un intenso fuoco di sbarramento. Secondo gli ordini ricevuti si erano disimpegnati ed erano rientrati a Gorizia.

Il movimento in forze comincio’ il 19 dicembre. Da Salcano parti’ il “Barbarigo” su due direttrici, la prima lungo il Vallone fino a Chiapovano e la seconda sullo stesso obiettivo, ma passando per Gargaro e Locavizza. L’ opposizione fu minima e i reparti di copertura degli sloveni si limitarono a controllare il movimento. La mattina del 20 il “Barbarigo” allargo’ i suoi presidi attorno al paese.

Il 21 dicembre si mosse il “Sagittario” assieme a tre compagnie della polizia territoriale tedesca, in larga misura costituite da altoatesini. La colonna punto’ su Tarnova che raggiunse da Sud e dopo un attacco improvviso mise in fuga i partigiani del battaglione “DK” (Difesa Korpus) e alcune compagnie della “Garibaldi-Trieste”

Di questa colonna faceva parte anche la pattuglia O.C. del “San Giorgio” con il comandante Abelli. La compagnia seguiva a breve distanza e lungo il percorso trovo’ la carcassa di un autocarro del “Freccia” che portava viveri a Tarnova ed era saltato su una mina. Non c’erano supersisti. A Tarnova i cannoni furono piazzati in prossimita’ del cimitero.

Lo stesso giorno da Gorizia muoveva il battaglione “Fulmine”, in pulman fino a Santa Lucia d’ Isonzo e poi a piedi lungo la Valle dell’ Idria.

 
 
 

Post N° 134

Post n°134 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

12.- Ancora in difesa della bandiera

I battaglioni si erano appena messi in movimento che a Gorizia si prospetto’ un nuovo incidente con i tedeschi. Per una esposizione di quadri di artisti italiani e tedeschi nella sala era esposta la bandiera tedesca, alcuni maro’ chiesero al gestore di esporre anche quella italiana, ma questi rispose che aveva paura a farlo.

Il Comandante Carallo, informato del fatto, ordino’ ai suoi uomini di esporre la bandiera italiana nella sala, ne scaturi’ un contrasto con le autorita’ civili tedesche e intervennero anche quelle militari. Incluso il comandante della piazza di Gorizia. Insistettero nell’ affermare che le disposizioni da loro ricevute vietavano l’ esposizione delle bandiere italiane e slovene. Carallo, per non pregiudicare ulteriormente i difficili rapporti con i comandi germanici e non compromettere le operazioni militari appena iniziate, in cui i suoi uomini erano pesantemente impegnati, accetto di togliere la bandiera italiana, ma immediatamente dopo invio’ una nota al comando “Adler” con richiesta di riparazioni per “l’ offesa all’ onore della nostra bandiera” informando contestualmente della situazione il Comandante Borghese.

 

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Z.O. 21.12.1944 XXIII

MARINA DA GUERRA NAZIONALE REPUBBLICANA

COMANDO DIVISIONE “DECIMA”

Ufficio del Capo di S.M.

 

Al COMANDO X MAS – Lonato

 

ARGOMENTO: Situazione politico-militare a Gorizia

RISERVATA PERSONALE

Riservata al Comandante BORGHESE

 

Ti rimetto con conoscenza copia della mia richiesta al comando “Adler” (Comando superiore SS Globocnik)

Comunque, in risposta alla proibizione, una immensa bandiera italiana sventola dal balcone del mio comando, molte vetrine hanno gia’ esposto bandiere italiane e questa notte inondero’ Gorizia di manifestini tricolori con un saluto della Decima alla popolazione della citta’ santa. 

Avevi perfettamente ragione: la nostra presenza qui non e’ solo necessaria, ma indispensabile per non far perdere il sentimento di italianita’ a quei pochi restati immuni dalla passiva rassegnazione della politica austriacante, poggiata sul dissidio italo-slavo e degli intrighi che vogliono creare tra noi e i tedeschi.

In tutta la mia azione mi sorreggono gli ufficiali di collegamento delle SS.

DECIMA! DECIMA! DECIMA!

Il Comandante in 2^

Capitano di Fregata

Luigi Carallo

 

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Post N° 133

Post n°133 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

11.- L’ Operazione “Adler”

Appena la “Decima” arrivo’ a Gorizia, il comando tedesco indisse una riunione per comunicare i piani dell’ “Operazione Aquila” (Adler Aktion) da attuare nei giorni immediatamente seguenti.

La manovra era complessa e prevedeva l’ intervento coordinato di dieci colonne che partendo da Gorizia, Baccia, Idria, Gottesadrizza, Postumia, Sesana e Opacchiasella… dovevano convergere a raggiera sul IX Korpus sloveno spingendolo nella zona di Aidussina per accerchiarlo e annientarlo.

Visto alla luce dei dati acquisiti in seguito, il piano aveva de difetti principali: dimostrava che non si aveva una esatta conoscenza della localizzazione delle brigate partigiane e prevedeva l’ impiego di forze del tutto inadeguate numericamente per controllare un territorio tanto vasto.

Ai reparti della “Decima” spettavano i compiti piu’ impegnativi: una prima colonan da Gorizia doveva puntare su Tarnova arrivando poi fino a Loqua, una seconda colonna sempre da Gorizia sarebbe avanzata per occupare Chiapovano e Locavizza , la terza colonna partendo da Santa lucia d’ isonzo e Baccia doveva risalire la Valle dell’ Idria fino a Tribussa Inferiore. Dopo questa manovra convergente, assieme ad altre colonne, i reparti della “Decima” avrebbero iniziato un dispiegamento sul territorio per “ripulire” tutta la Selva di Tarnova!

 
 
 

Post N° 132

Post n°132 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

10.- La situazione a Gorizia

La Decima arrivando a Gorizia trovo’ una citta’ prostrata. L’ azione dei politici del Litorale Adriatico e quella dei militari locali pareva aver cancellato i segni di Gorizia italiana. Se nelle valli e nei capisaldi i reparti italiani erano ben presenti, nella citta’ si notavano quasi solamente soldati tedeschi e gli slavi delle varie fazioni  favorevoli ai tedeschi: domobranci sloveni, ustascia croati, cetnici serbi…

Non una sola bandiera italiana, nelle vetrine e nei negozi molte insegne e scritte in tedesco e sloveno, i circoli culturali italiani chiusi, le iniziative economiche ostacolate.

Il monumento ai caduti della Grande Guerra era stato fatto saltare dai belogardisti

La Decima, che aveva compiti militari, in effetti si fece carico di un piu’ ampio impegno: riportare a Gorizia una visibile presenza italiana.

Gli ufficiali ed i maro’ non attesero ordini per entrare nei negozi e chiedere che venissero tolti i cartelli in lingua straniera. Il comando divisionale volle mettere rimedio anche all’ isolamento delle province orientali e istitui’ un servizio di pulman tra Gorizia e Milano. Uno degli obiettivi di questa iniziativa era anche di consentire ai giovani che volevano abbandonare la Todt, spesso arruolati forzatamente, di raggiungere Milano per entrare nei ranghi della “Decima”.

Il servizio di pulman consenti’ anche di distribuire a Trieste e a Gorizia i giornali che si stampavano a Milano e a Torino, dei quali – dalla data dell’ armistizio – era stata vietata la diffusione.

Per gli italiani di Gorizia – almeno per la grande maggioranza che non intendeva passare sotto la Yugoslavia o sotto il dominio della Germania – l’ arrivo e l’ impegno della “Decima” assumeva un aspetto chiaramente nazionale e sollevava grandi speranze. Per la prima volta dopo l’ 8 settembre in quelle terre era presente una forza militare italiana libera da compiti di presidio e in grado di modificare in prospettiva la situazione politica.

 

Il territorio

La “Decima” era chiamata ad operare in una zona delimitata ad Ovest e Nord Ovest dal corso dell’ Isonzo, a Nord Est dal corso del fiume Idria e a Sud dal torrente Vipacco. All’ interno di questo quadrilatero irregolare si trovano l’ Altopiano della Bainsizza e la Selva di Tarnova, due vasti tavolati tra i 500 e i 900 metri di altezza che si innalzano in direzione Est. Ai limiti esterni questi altipiani precipitano rapidamente sulle valli che li circondano, li separa il profondo canalone detto il Vallone di Chiapovano. Scarsi i paesi, scarse le strade, una natura aspra dove prevalgono le doline e gli abissi naturali. Fitte selve di faggi e abeti nella parte meridionale, caverne e camminamenti che risalgono alla Grande Guerra.

 
 
 

Post N° 131

Post n°131 pubblicato il 11 Novembre 2008 da decimacomandante

Il progetto di Rainer …segue…

Nel “Nuovo Ordine” nazional-socialista la Germania doveva essere il centro propulsore di una Europa formata da organismi statali differenziati per la loro particolare attivita’ e amalgamati dal comune interesse.

In questo disegno il piccolo territorio del Litorale Adriatico aveva la funzione di tramite tra Centro Europa e Mediterraneo. Era nello stesso tempo lo sbocco al mare meridionale che il pangermanesimo avava sempre cercato e il recupero di una posizione che per secoli era stata dell’ Austria come contatto con il vicino e medio Oriente.

Era stata rispolverata la vecchia denominazione di Adriatisches Kustenland che l’ Austria aveva imposto alla regione gia’ nel 1815 con la restaurazione post-napoleonica.

Qui si faceva chiaramente vedere il progetto dell’ austriaco Rainer, basato sulla concezione di una Grande Austria legata alla Germania in forma federativa e alla quale venivano restituite le terre gia’ sue fino al termine della Grande Guerra come  Boemia, Moravia, Galizia polacca.

Nel disegno rientrava anche lo smembramento della Yugoslavia e il ridimensionamento dell’ Italia nel suo confine orientale.  Le province di Gorizia e Trieste con l’ Istria esclusa Fiume, avrebbero costituito il corridoio di collegamento della Grande Austria all’ Adriatico e all’ interno di quest’ area sarebbero stati reintegrati altri organismi territoriali autonomi come il Ducato della Carniola con capitale Laibach (Lubiana) e uno stato cuscinetto tra i fiumi Livenza e Isonzo.

Punto fisso per mettere in piedi il progetto era la fine della guerra, ma intanto si poteva favorire l’ individuazione di gruppi etnici omogenei per favorire le spinte autonomistiche anche con larghezza di mezzi:  stampa, radio, circoli culturali e iniziative economiche.

 
 
 

Post N° 130

Post n°130 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

 

9.- il “gaulaiter” Rainer e il futuro geopolitico dell’ area

Nel “Litorale Adriatico” le forze militari tedesche erano impegnate a contrastare le forze insurrezionali yugoslave, ma il governo civile del alto commissario Rainer conduceva giochi piu’ complessi.

Oltre al compito istituzionale di amministrare la regione, l’ uomo politici e i suoi collaboratori sviluppavano una serie di iniziative che andavano al di la’ del contingente, per proiettarsi verso ipotesi di realizzazione futura.


(SEGUE)

 
 
 

Post N° 129

Post n°129 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

 

8.- Reparti tedeschi e loro alleati dell’ Est

I tedeschi mettevano in campo di volta in volta quello che avevano sottomano. In qualche occasione stazionarono in zona intere divisioni come la 162° divisione turcomanna formata da georgiani, turkmeni, azerbaigiani e caucasici. O come l’ ottima 188° divisione da montagna o la 71° fanteria.

Ma i grandi reparti tedeschi raramente si fermavano in questi territori.

A volte ai reparti organici si affiancarono contingenti delle Waffen SS della “Adolf Hitler”, della “Prinz Eugen” e della “Brandeburg”

Operarono in zona anche battaglioni di polizia e alleati locali come i “domobranci” (difensori della patria) sloveni del gen Rupnik, la “Bela Garda” (Guardia bianca) degli slavi cattolici e la “Plava Garda” (Guardia azzurra) dei monarchici, prevalentemente con funzioni di polizia.

 
 
 

Post N° 128

Post n°128 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

7.- Il IX Korpus sloveno

Comprendeva due divisioni la 30° “Gorica” (Gorizia) e la 31° “Triglav” (Tricorno)

La prima aveva quattro brigate: 17° “Simon Gregorcic”, la 18° “Isonzo Basovizza”, la 19° “Srecko Kosovel” e la 20° “Garibaldi-Trieste”

La seconda aveva tre brigate la 3° “Ivan Gradnik”, la 7° “France Presseren” e la 6° “Janko Premrl-Voiko”

Dal comando del IX Korpus dipendeva direttamente la brigata della polizia partigiana (VDV) e al quadro deve essere aggiunto il reparto dei VOS (gruppi terroristici simili ai GAP)

Vi erano poi distaccamenti locali detti “odred”.

Il comandante del IX Korpus era Ladislav Ambrozic (detto Novljan). Capo di stato maggiore era Albert Jakopic (detto Kajtimir) e commissario del popolo era Janez Hribar.


 
 
 

Post N° 127

Post n°127 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

 

6.- Forze in campo: tedeschi, italiani, cosacchi, domobranci e cetnici

Lo sforzo militare che la Repubblica Sociale Italiana fece in difesa dei confini orientali puo’ essere valutato dai dati numerici acquisiti dal servizio di intelligence del IX Korpus, secondo il quale alla fine del dicembre 1944 le forze anti-slave nei settori di Trieste, Monfalcone, Gorizia, Udine, Santa Lucia d’ isonzo, Piedicolle, Caporetto, Tarvisio, Vipacco e San Pietro al Natisone assumevano a: 30.739 soldati tedeschi, 1.127 “domobranci” sloveni, 3.564 “cetnici” serbi, 2.361 cosacchi e 15.495 italiani.

Cio’ che rendeva poco proficua la presenza di queste truppe era il loro schieramento statico, legato al compito prevalente di difesa dei centri abitati, delle strade, delle linee ferroviarie, dei ponti, delle centrali elettriche…

Mancavano le riserve mobili, mancava un centro di coordinamento che decidesse sul modo migliore e piu’ tempestivo di utilizzare le forze disponibili, secondo le necessita.

 
 
 

Post N° 126

Post n°126 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

5.- Forze italiane attorno a Gorizia

La Repubblica Sociale Italiana era ufficialmente estromessa dalal “zona di operazioni”, in realta’ pote’ mandarvi e mantenervi truppe cosi’ come pote’ arruolare volontari.

Sarebbe difficile elencare in modo completo tutti i reparti italiani che operarono nella Venezia Giulia tra autunno 1943 e primavera 1945, mi limitero’ a citare quelle presenti a Gorizia e nelle zone immediatamente vicine in cui opero’ la “Decima” per dare una idea dell’ apporto che “gli ultimi in grigioverde” diedero nella difesa di questo settore.

Il regimento alpino “Tagliamento” aveva uno schieramento che andava da Cave del Predil a tutto l’ Alto Isonzo, dalla Valle del Baccia a Gorizia e alla Valle del Vipacco. Nella media Valle dell’ Isonzo dal 10 ottobre 1943 stava schierato il battaglione “Mussolini” dell’ 8° bersaglieri di Verona.

Il territorio tra Gorizia e Salona d’ Isonzo era tenuto dal XIV battaglione di fortezza costituito nel nucleo originario da militi confinari dislocati a Fiume fino all’ 8 settembre e rinforzato da bersaglieri del 101° battaglione di marcia di Alessandria.

Sulle quote dell’ Altipiano della Bainsizza erano schierate le Camicie Nere del 4 reggimento della MDT (Milizia Difesa Territoriale) assieme a 4 barrerie del XII gruppo artiglieria.

A Mariano del Friuli aveva sede il gruppo “San Giusto” costituito a Spalato subito dopo l’ armistizio con uomini e mezzi della 1^ divisione “Celere” su uno squadrone di autoblindo, uno carri e uno semoventi che aveva compito di tenere aperte le vie di comunicazione tra Trieste, Udine e Gorizia, ma veniva impiegato anche in azioni di soccorso a presidi lontani ed isolati e in attacchi contro il IX Korpus sloveno.

In appoggio operavano a Gorizia due compagnie di guastatori del genio e una compagnia del 147° battaglione tecnico di Cremona che si prdigo’ per far funzionare la ferrovia Gorizia-Trieste, spesso interrotta da bombardamenti aerei e da sabotaggi dei partigiani slavi.

 
 
 

Post N° 125

Post n°125 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

 

4.- Il Litorale Adriatico (Adriatisches Kustenland)

L’ occupazione militare tedesca dell’ Italia fu impostata secondo le direttive dell’ OKW (Oberkommando Wehrmacht) e si concluse in pochi giorni sotto la guida di Rommel a Nord e di Kesselring nel Centro-sud. Ma i territori alpini dovevano ricevere un trattamento particolare e le autorita’ germaniche crearono immediatamente due “zone di operazioni”: quella delle Prealpi (Alpenworland) per le province di Trento, Bolzano e Belluno e quelal del Litorale Adriatico (Adriatsches Kustenland) per le province di Udine, Gorizia, Trieste, Pola e Fiume, inclusi i territori di Lubiana, Susak, Buccari e Veglia. (*)

Cio’ serviva a predisporre le contromisure necessarie a fronteggiare la minaccia venutasi a configurare con il nuovo fronte nella penisola italiana proprio nel momento della defezione dell’ Italia. Quindi le Alpi, dal confine con la Svizzera al Golfo del Quarnaro dovevano essere protette da una zona sotto completo controllo militare e civile tedesco, come estrema difesa meridionale della Germania.

Alto Commissario per il Litorale Adriatico fu nominato Friedrich Rainer che era gia’ governatore della carinzia e capo dell’ amministrazione civile della Carniola Superiore. Rainer era austriaco e volel sin dall’ inzio al suo fianco il barone Wolsegger che aveva retto l’ amministrazione civile di Trieste durante la Grande Guerra. Gli uffici governativi furono insediati a Trieste dove convennero numerosi altri funzionari di origine austriaca.

Al comando della polizia e delle SS fu chiamato Odilo Globocnik che aveva il grado corrispondente a generale di divisione.

Il comando militare venne assunto dal generale Kubler che pose la sua sede nel castello di Spessa vicino a Cormons (Goorizia) dove faceva capo il XCIII Corpo d’ Armata speciale con compiti di difesa del territorio in caso di sbarchi nemici in Alto Adriatico. L’ azione antibande spettava a Globocnik che dal suo comando di Gradisca agiva in accordo e con l’ aiuto di Kubler.


(*) in merito vedi anche di Rodolfo Graziani “Ho difeso la Patria” – Garzanti 1947 – Mursia 1987)

 
 
 

Post N° 124

Post n°124 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

3.- Un passo indietro: i rapporti tra Italia e Yugoslavia

Alla fine della Prima Guerra Mondiale, il trattato di pace di Saint Germain aveva portato i confini italiani allo spartiacque alpino e cio’ faceva si che il territorio nazionale comprendesse minoranze di lingua slovena e croata stimate nell’ ordine di 350 mila abitanti. Il confronto che queste minoranze potevano fare tra la vecchia amministrazione asburgica: onesta, precisa ed efficiente… e quella italiana: spesso incompetente, sempre lenta e superficiale, aveva creato nelle popolazioni allogene un senso di sfiducia che facilmente fu mutato in insofferenza. Inoltre, al di la della nuova frontiera, era sorto uno stato che per la prima volta riuniva gli “slavi del sud” e quindi dava luogo ad un sentimento irredentista delle minoranze slave rimaste incluse nel territorio italiano (e non solo). L’ atteggiamento del governo italiano riusci ad acuire tali tensioni.

Fino allo scoppio della 2° Guerra Mondiale, furono comunque rare la manifestazioni anti-italiane. Nel 1938 in ocacsione della sua visita nella venezia Giulia e a Trieste, il Duce si reco’ a Postumia ed e’ storicamente riconosciuto che venisse accolto dalla popolazione e da reparti militari al grido di “Zivio Duce” (Viva il Duce)

La capitolazione della Yugoslavia nel 1941 dopo un guerra durata poche settimane, gravo’ pesantemente sulle popolazioni slave, ofefse dalle condizioni dell’ occupazione che sostanzialmente smembrava il loro Stato.

La Germania si annetteva la Carniola superiore e la Carinzia meridionale, l’ Italia faceva della parte meridionale della Slovenia la nuova provincia italiana di Lubiana e si allargava in Dalmazia con l’ occupazione di Sebenico, Spalato e Cattaro inoltre imponeva un suo governatore nel Montenegro. L’ Albania annetteva il Kossovo, la Macedonia passava sotto amministrazione bulgara, l’ Ungheria riceveva la Voivodina e parte della zona orientale della Slovenia. Nasceva uno stato indipendente in Croazia che comprendeva la Bosnia e l’ Erzegovina oltre alla Slavonia e parte della Dalmazia, inclusa Ragusa, e finiva per allearsi con la Germania nazista. La Serbia infine – ridotta ai confini del 1914 – passava sotto occupazione militare tedesca.

Nasceva tra gli slavi un movimento culturale di stampo nazionalista su cui ben presto si sovrappose la presenza di componenti organizzative e propagandistiche comuniste.

Gia a pochi giorni dall’ occupazione del paese, a Lubiana si era riunito il Comitato Centrale del partito comunista sloveno e con la presenza di esponenti di partiti borghesi fu costituito il Fronte di Liberazione (Osvobodilna Fronta). Nel 1942 si comincio’ a sentir parlare di Tito.

L’ armistizio dell’ 8 settembre ebbe nella regione dei Balcani e in Slovenia effetti ancor piu’ tragici di quelli creatisi sul territorio nazionale. I soldati e la popolazione italiana subirono, prima della reazione militare tedesca, l’ immediata persecuzione slava. In molti piccoli centri della costa dalmata e in Istria, l’ arrivo delle truppe tedesche fu salutato dai residenti italiani come una liberazione dal terrore slavo-comunista.

 
 
 

Post N° 123

Post n°123 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

 

2.- Le ragioni della presenza della Xa ad est di Gorizia

L’ intervento della Xa si spiega facilmente sul piano militare: le forze tedesche, appoggiate dai loro alleatai slavi, nel corso dell’ anno avevano condotto una serie di importanti operazioni mirate a contenere il IX Corpus sloveno., ma non erano riuscite ad annientarlo… era necessario organizzare una nuova offensiva, ma la 188° divisione di montagna tedesca – che costituiva il nerbo del forze germaniche presenti – era stata trasferita. Quindi la Xa ne poteva reintegrare gli organici.

Ma, al di la’ di questo aspetto, le ragioni della presenza della Xa ad est di Gorizia erano piu’ consistenti. Qui si stava giocando una complessa partita che riguardava il futuro dei confini orientali di Italia, quale che fosse l’esito della guerra.

 
 
 

Post N° 122

Post n°122 pubblicato il 04 Novembre 2008 da decimacomandante

VENEZIA GIULIA

1.- La Decima nel Goriziano

Dicembre 1944, la Divisione Xa si sposta a Gorizia, stanziando i reparti in citta’ e nei dintorni, particolarmente a Salcano.

Arrivano i battaglioni “Sagittario”, Fulmine”, “Barbarigo” “NP” e “Freccia” oltre ai gruppi artiglieria “San Giorgio” e “Alberto da Giussano”. Mancano il “Lupo” che era al fronte, il “Valanga” trattenuto a Vittorio Veneto, il “Colleoni” che a Conegliano si preparava a raggiungere il fronte. Inoltre tutti i reparti lasciano in provincia di Treviso dei contingenti, mentre a Gorizia arrivano il comando di divisione, la sussistenza, l’ autoparco e il servizio informazioni, oltre alla polizia militare.

Il comando delle operazioni e’ affidato al Comandante in 2° della Divisione: il CF Carallo

 
 
 

 

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Junio Valerio BORGHESE

Capitano di Corvetta

Nacque a Roma il 6 giugno 1906. Allievo all'Accademia Navale di Livorno dal 1923, nel luglio 1928 conseguì la nomina a Guardiamarina ed imbarcò sull'incrociatore Trento.

Promosso Sottotenente di Vascello nel 1929, prese imbarco sul cacciatorpediniere Fabrizi e nel 1933, nel grado di Tenente di Vascello, imbarcò sui sommergibili Tricheco ed Iride; con quest'ultimo partecipò a missioni operative durante il conflitto italo-etiopico e nella guerra di Spagna.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale ebbe il comando del sommergibile Vettor Pisani e nell'agosto 1940, promosso Capitano di Corvetta, ebbe il comando del sommergibile Sciré con il quale trasportò mezzi ed operatori nelle missioni di Gibilterra e di Alessandria.

Costituitasi il 15 maggio 1940 la X Flottiglia MAS per Mezzi d'Assalto, assunse il comando del Reparto Operatori Subacquei e con la promozione a Capitano di Fregata, anche quello della Flottiglia. Al comando dello Sciré trasportò ad Alessandria gli operatori subacquei che nella notte fra il 18 ed il 19 dicembre 1941 violarono la munitissima base navale inglese di Alessandria ed affondarono le due corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth.

Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana e comandò, fino al termine del conflitto, la ricostituita X Flottiglia MAS. Posto in congedo mori a Cadice (Spagna) il 26-8-1974. E' sepolto nella Cappella Borghese di Santa Maria Maggiore in Roma.

 

C.C. J. V. Borghese

Motivazione della Medaglia d'oro al Valor Militare

Comandante di sommergibile, aveva già dimostrato in precedenti circostanze di possedere delle doti di ardimento e di slancio. Incaricato di riportare nelle immediate vicinanze di una munitissima base navale nemica alcuni volontari, destinati a tentarne il forzamento con mezzi micidiali, incontrava nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato con il più assoluto sprezzo del pericolo e con vero sangue freddo gli ostacoli opposti dall'uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall'ingresso della base nemica ed effettuando con calma e con serenità le operazioni di fuoriuscita del personale. Durante la navigazione di ritorno, sventava la rinnovata caccia del nemico e, nonostante le difficilissime condizioni di assetto in cui era venuto a trovarsi il sommergibile, padroneggiava la situazione, per porre in salvo l'unità e il suo equipaggio.

Mirabile esempio di cosciente coraggio, spinto agli estremi limiti di perfetto dominio d'ogni avverso evento.

Mediterraneo Occidentale, 21 ottobre - 3 novembre 1940 

Altre decorazioni a riconoscimenti per merito di guerra:

  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare (Mediterraneo occidentale, febbraio 1938)
  • Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia (Mediterraneo orientale, dicembre 1941)
  • Promozione al grado di Capitano di Fregata (1941).

 
 

L' idea dello "scudetto" con il teschio e la rosa rossa ci venne ricordando il comandante Todaro, Medaglia d' oro, una delle figure leggendarie della Decima ante 8 settembre.

Todaro, come Teseo Tesei, un altro dei nostri eroi, aveva lasciato a noi della Decima una traccia profonda ed indelebile. Todaro era il mistico di un determinato tipo di vita, che cercava piu' che la vittoria... una bella morte. "Non importa" ci diceva "affondare la nave nemica. Una nave viene ricostruita. Quello che importa e' dimostrare al nemico che ci sono degli italiani capaci di morire gettandosi con un carico di esplosivo contro le fiancate del naviglio avversario". Tra l' altro, prima di cadere, ci aveva parlato del suo desiderio di coniare un distintivo dove apparisse l' emblema di una rosa rossa in bocca ad un teschio: "Perche' per noi" aveva detto " la morte in combattimento e' una cosa bella, profumata"

Nel suo ricordo, disegnammo cosi' lo "scudetto": E mai, forse, un distintivo fu "capito" e portato con tanta passione. Perche' sintetizzo' veramente lo spirito rivoluzionario, beffardo, coraggioso, leale che animo' in terra ed in mare, gli uomini della Decima repubblicana"

(J. V. Borghese)

 

Quando mi accorsi che attorno a noi si era creato il vuoto, che istituzioni, enti, comandi e cosi' via non esistevano piu'... capii che era necessario interpretare in senso rivoluzionario la nuova realta' e fornire agli uomini che stavano radunandosi attorno a me delle direttive atte a rompere decisamente con gli schemi di un passato e di una tradizione che non avevano retto alla prova dei fatti. Emanai cosi' alcune disposizioni fondamentali:                            

  1. Rancio unico per ufficiali, sottufficiali e marinai
  2. Panno della divisa uguale per tutti
  3. Sospensione di ogni promozione sino alla fine della guerra, fatta eccezione per le promozioni per merito di guerra sul campo
  4. Reclutamento esclusivamente volontario
  5. Pena di morte per i militari della Decima che vengano riconosciuti colpevoli di furto o saccheggio, diserzione, codardia di fronte al nemico

Il profondo significato morale e spirituale di queste disposizioni fu pienamente inteso dai volontari della Decima...!

J.V. Borghese

 
BIBLIOGRAFIA:
 
DECIMA MARINAI! DECIMA COMANDANTE!, di Guido Bonvicini, ed. Mursia
GLI ULTIMI IN GRIGIOVERDE - vol. II, di Giorgio Pisanò, ed. CEN,
BATTAGLIONE FULMINE - Xa FLOTTIGLIA MAS, a cura di Maurizio Gamberini e Riccardo Maculan, Editrice lo Scarabeo
BERSAGLIERI IN VENEZIA GIULIA 1943 - 1945, di Teodoro Francesconi, Ed. Del Baccia
GORIZIA 1940 - 1947, di Teodoro Francesconi, Ed. dell'Uomo Libero
NEL RICORDO DEL BATTAGLIONE FULMINE, a cura di Carlo A. Panzarasa ed Emilio Maluta
SOLI CONTRO TUTTI, di Nino Arena, ed. Ultima Crociata
Notiziario dell'Associazione ex Combattenti Decima Flottiglia MAS n°8
 
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