Der Steppenwolf

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EMILE CHARTIER

 

Niente è più pericoloso di un'idea quando è l'unica che si ha.

Emile Chartier

 

 

 

Se io potrò impedire

Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano-
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena-

o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.


Emily Dickinson

 

 

FELICITÀ

Felicità: finché dietro a lei corri
non sei maturo per essere felice,
pur se quanto è più caro tuo si dice.

Finché tu piangi un tuo bene perduto,
e hai mete, e inquieto t'agiti e pugnace,
tu non sai ancora che cos'è la pace.

Solo quando rinunci ad ogni cosa,
né più mete conosci né più brami,
né la felicità più a nome chiami,

allora al cuor non più l'onda affannosa
del tempo arriva, e l'anima tua posa.

H. Hesse

 

 

LAO TZE

Niente esiste al mondo più adattabile dell'acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.

 

 

RIDERE

 

L'unica cura contro la vanità è il riso, e l'unico difetto ridicolo è la vanità.

Henri Bergson

 

 

FËDOR DOSTOEVSKIJ

Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! - Guardate piuttosto come ride.

 

 

 

Messaggi di Novembre 2021

Jason F. Wright - La felicità sulla porta di casa

Post n°288 pubblicato il 28 Novembre 2021 da ixtlann

 

È il 25 dicembre quando Hope Jensen riceve un dono inaspettato: sulla porta di casa trova un barattolo di vetro pieno di monete, avvolto in un grande fiocco rosso. Nessuna traccia del mittente, nessun biglietto. Il regalo, però, riesce a strapparle un sorriso, dopo tanto tempo. Questo, per lei, è un Natale particolarmente difficile, perché ha appena perso la donna che l'ha cresciuta come una figlia.

Quando, grazie al suo talento di giornalista, Hope scopre di non essere l'unica persona ad aver ricevuto un «barattolo di Natale» da parte di un benefattore anonimo, non riesce a crederci. Si trova di fronte a una vera e propria gara di solidarietà, un'iniziativa ispirata da sentimenti di amore e gentilezza.

Un piccolo gesto, capace di cambiare la vita di persone che attraversano un momento di sofferenza. Per questo, ognuno di loro decide di farlo proprio e di ricambiarlo. Hope deve scoprire dove tutto ha avuto inizio, perché trovare quel barattolo le ha aperto gli occhi sulla magia delle luci che addobbano la città. Ha fatto crescere dentro di lei un senso di speranza che credeva perduto. Ancora non riesce a immaginare dove la porterà quella ricerca, ma in fondo il desiderio più bello è quello che non abbiamo mai espresso.


Oggi vi presento il secondo dei libri che regalerei per Natale, Dopo ladra di parole,  che rappresenta la speranza in un mondo migliore, oggi leggiamo di questo, il libro che ha dato vita ha una pratica o fenomeno che dir si voglia,  sempre più diffuso e apprezzato, quello dei barattoli di Natale!

 

"«Quella ragazza è fuori come un citofono»."

 

Natale, siamo tutti più buoni, uno spirito diverso ci anima, e questo spirito si riscontra dappertutto intorno a noi, qui lo troviamo in un piccolo libro colmo d'amore e buone pratiche. Un romanzo che commuove e ridesta in noi sentimenti di solidarietà, amicizia, affetto, quello che ci serve per sorridere con il cuore e quello che chiameremmo spirito natalizio, che dovrebbe poter sopravvivere a questo periodo e animarci ogni giono dell'anno!

"Dopo mesi di udienze al tribunale per i minorenni, di colloqui, di controlli a sorpresa e montagne di incartamenti, lo stato riconobbe infine ciò che Louise e la sua ristretta cerchia di amicizie avevano sempre saputo: sarebbe stata una madre ideale. Ma non solo: per la piccola, Louise Jensen rappresentava la miglior opportunità per poter vivere una vita felice. Non che quanto stabilito dal tribunale avesse importanza, visto che in ogni caso Louise non avrebbe mai rinunciato a lei.

Di ritorno da quello che sperava fosse l'ultimo appuntamento al tribunale, nello specchietto retrovisore Louise guardò «la bambina», come l'aveva sempre chiamata fino a quel momento.

«Adesso siamo una famiglia», disse ad alta voce. «Che nome ti possiamo dare?»

La chiamò Hope, speranza."

 

Questo piccolo romanzo si legge tutto d'un fiato, forse con le lacrime agli occhi, forse con un sorriso sulle labbra, sicuramente con il cuore colmo di gioia.

Forse è solo retorica, ma anche questa serve e in certi periodi più che mai.

Quindi si lo consiglio vivamente e consiglio anche di regalarlo come strenna.

 

"L'ultimo giorno di scuola materna Hope Jensen, camminando mano nella mano con la madre, annunciò di aver finalmente preso una decisione riguardo alla sua futura carriera. «Da grande diventerò presidente degli Stati Uniti oppure sarò una famosa inviata per un giornale.»

«La seconda opzione mi sembra più nobile», la prese in giro la madre"

 

Una scrittura rapida, pulita felice, che legata ad una trama semplice ma avvincente fa si che il libro, già piccolo, si divori in un attimo e rende difficile interrompersi, lasciarlo anche per poco, vogliamo arrivare alla fine, presto! Leggetelo, regalatelo!

 

Perché basta poco per fare del bene e rendere gli altri felici. E quell'amore tornerà indietro, custodito in un vaso di vetro o in altre mille forme. Ma sempre pronto a cambiarci la vita.

 

 

 
 
 

Didò Sotiríu - Addio Anatolia

Post n°287 pubblicato il 27 Novembre 2021 da ixtlann
 

 

    "

    "La figura di Manolis Axiotis, il narratore del libro, simboleggia il contadino dell'Asia Minore arruolato nei battaglioni di lavoro durante la guerra del 1914-18, che in seguito ha vestito la divisa dell'esercito greco, e che ha assistito alla catastrofe del suo popolo, che ha vissuto la prigionia e la vita difficile del profugo, che per quarant'anni ha lavorato come portuale e sindacalista, e che infine ha combattuto nella Resistenza.

    Un giorno è venuto a trovarmi e mi ha consegnato un quaderno con le sue memorie. Da quando era andato in pensione, si era messo a riportare, con la sua scrittura incerta, gli eventi di cui era stato protagonista negli ultimi sessant'anni.

    Sono stati testimoni oculari come lui a offrirmi il materiale necessario a scrivere questo romanzo. A guidarmi è stata soltanto la volontà di ricostruire un mondo perduto per sempre. Affinché i vecchi non dimentichino e i giovani possano valutare rettamente.

I tesori del popolo scompaiono o vengono imbalsamati negli archivi storici. "Gli occhi dei morti non versano lacrime", recita un proverbio dell'Asia Minore."

Didò Sotiríu

 

Questo è quanto ci racconta Didò Sotiríu  nell'introduzione alla prima edizione di questo romanzo  che facendo scoprire un pezzetto di storia che per quanto vicina, a noi è sconosciuta.

La vicenda ha inizio nei primi anni del '900, dove la voce narrante, Manolis Axiotis,  comincia a raccontarci della sua infanzia, della sua numerosa famiglia e dello stile di vita che conducevano nel suo paese natale.

 

"Fino all'età di sedici anni non sapevo che cosa volesse dire portare un paio di scarpe o indossare un vestito nuovo. A mio padre l'unica cosa che importava era ampliare la sua proprietà fondiaria e coltivare ulivi e fichi. Quanto a mia madre, ebbe quattordici gravidanze, ma soltanto sette figli sopravvissero, quattro dei quali se li portarono via le guerre.

[...]

Se il paradiso esiste, il nostro paese, Kirkintzès, era la cosa che gli assomigliava di piú al mondo. Le nostre case sfioravano la dimora celeste di Dio, poste com'erano sulla cima di monti boscosi da cui era possibile ammirare tutta la fertile vallata di Efeso, che ci apparteneva per intero fino al mare, lontano molte ore di marcia, ed era ricoperta da alberi di fichi e da uliveti, da campi di tabacco, di cotone, di frumento, di mais e di sesamo. "

 

Un vero idillio, una vita serena, magari dura ma che da' soddisfazioni e permetteva di sognare,  vedremo come Manolis muove i primi passi nella vita, cercando di trovarsi un lavoro a Smirne, lontano dalla famiglia, ma accrescendo notevolmente le sue esperienze, scoprendo un mondo non è sempre come sembra ne come immaginava e che il male, la corruzione, il malaffare dilagano un po' ovunque, ma la sua voglia di vivere e di sognare è intoccabile, e lui cerca di sfuggire alla vita che gli si offre facile e falsa, per restare legato ai propri principi. Tutto ciò viene interrotto dall'inizio dei conflitti, a ottobre 1912, inizia la Prima guerra balcanica, sorprendendo il nostro protagonista ancora giovanissimo e ponendo fine alla pace e al clima da sogno che viveva.

 

"Quando mio padre si rese conto che ormai conoscevo perfettamente le quattro operazioni aritmetiche e che sapevo leggere e scrivere, mi chiamò e mi disse: "Manolis, prepara i bagagli. Tra pochi giorni ho intenzione di mandarti a Smirne. È tempo che tu conosca il mondo, impari i segreti e le astuzie del commercio, e frequenti mercanti, bottegai e artigiani"."

 

Da quel momento, senza soluzione di continuità, il nostro protagonista vivrà  guerre per 11 anni, con alterne vicende e con continui cambiamenti di fronte.

Dopo le due  guerre balcaniche alla fine delle quali la Grecia si annette la Macedonia meridionale con Salonicco, l'Epiro con Ioànnina e tutte le isole del Mar Egeo, salvo il Dodecanneso, posto sotto il controllo italiano, e le isole di Tènedos e Imbros, di fronte ai Dardanelli, che restano sotto la sovranità turca,  c'è la prima guerra mondiale, le Grecia si schiera con l'Intesa.

 

"Il suo villaggio era molto arretrato, come tutti quelli abitati dai turchi. Non avevano mai sentito parlare di medici né di maestri di scuola. Se qualcuno si ammalava, inviavano un messaggero a chiamare lo hoca di un villaggio vicino, distante tre ore di marcia a cavallo. "Hoca", diceva il messaggero, "uno di noi è malato, ha questo e quest'altro. Cosa bisogna fare per guarirlo?". Lo hoca si prendeva la testa tra le mani e cominciava a riflettere sui precetti del Corano. E quando trovava il rimedio alla malattia in questione, lo trascriveva su un foglio di carta. Il messaggero pagava il disturbo, prendeva il foglio, tornava al suo villaggio e lo consegnava all'ammalato, il quale, per guarire, doveva inghiottirlo!"

 

Alla fine, con il  Trattato di Sèvres la Grecia si annette la Tracia orientale e ottiene l'amministrazione di Smirne.

Ma intanto i Giovani Turchi di Kemàl, da Ànkara, attendono di passare al contrattacco, e la spedizione greca in Asia Minore si conclude con una disfatta catastrofica e la vittoria finale di Mustafà Kemal e dei Giovani Turchi.

Nel 1923 si ha il Trattato di Losanna. La Grecia perde la Tracia orientale, Smirne e le zone circostanti, e accoglie oltre un milione di profughi che vivevano nell'Asia Minore sin dai tempi di Omero; 400.000 turchi vengono trasferiti in Anatolia. Le conseguenze sociali, politiche, economiche e culturali di questa catastrofe si faranno sentire in Grecia per tutto il decennio successivo e oltre.

 

"La gente aspettava il matrimonio di Stratís per distrarsi, per mangiare, per bere, per danzare, per ridere un po'. L'uomo è fatto cosí, aspira a un briciolo di gioia anche nei momenti piú difficili della vita."

 

Noi vivremo tutte queste vicende, e soprattutto l'orrore che le accompagna, con gli occhi del nostro protagonista sperando, soffrendo sognando con lui, disperandoci e odiando la guerra in tutte le sue forme e rendendoci conto di quanto possa essere crudele e cattivo l'uomo, la peggiore delle bestie, e chiediamo scusa al mondo degli animali.

Leggeremo di genocidi, come quello degli armeni, forse il primo della storia moderna, e di stravolgimenti che ancora oggi segnano la politica e la geografia del mediterrano!

 

"E fu cosí che centinaia di migliaia di greci e di armeni esalarono il loro ultimo respiro sulle cime innevate dei monti o sulle distese roventi del deserto..."

 

Un libro in cui si soffre, ci si commuove, si spera che un giorno forse riusciremo  finalmente a vedere, ad aprire gli occhi e a riconoscerci come fratelli, come tutti figli dello stesso pianeta senza confini di etnie o di religioni!

 

""Per me", disse, "quelli che non hanno voglia di pensare e si trincerano dietro la loro indifferenza sono soltanto dei criminali. Tu, Axiotis, hai una colpa ancora piú grave. Credi che la Storia la scrivano i generali e i politici. Chiudi gli occhi e ti tappi le orecchie, e ti trasformi in una ruota che altri fanno rotolare verso il precipizio. Solo che tu non sei una ruota, perdio, ma il popolo. Devi renderti conto di quello che succede se vuoi cambiare le cose"."

 

La scrittura precisa e puntuale ci accompagna facendo scivolare le pagine una dopo l'altra senza che ce ne accorgiamo,

Ci fa rivivere i sapori di una volta che forse per molti sono solo chiacchiere, ma che comunque fanno parte del nostro immaginario!

Molto consigliato!

 

"Al tramonto tornava a casa senza fermarsi al caffè. Prendeva la bottiglia di rakí, beveva alcuni sorsi generosi e mangiava il cibo preparato dalla mamma. A volte dava un bello scappellotto a un paio di noi e poi andava a dormire, sfinito, e russava cosí forte che faceva tremare tutta la casa. Non c'era verso di farlo parlare, neppure nei giorni di festa. Nessuno di noi osava aprire bocca in sua presenza. Per questo avevamo imparato a esprimere tutti i nostri sentimenti, la rabbia, il dispiacere, l'astuzia e la gioia, con lo sguardo. Soltanto la domenica, quando la famiglia intera si riuniva a tavola, se si sentiva di buonumore mi ordinava di alzarmi (mio padre, infatti, mi considerava un po' l'intellettuale di casa) e di recitare il Pater noster. Non capivo un accidente delle parole di questa preghiera, tanto che un giorno dissi a mia madre: "Sai, mamma, paterno so che cosa significa, ma questo ster mi confonde le idee..."."

 

 

 
 
 

Ludmila Ulitskaya - Il sogno di Jakov

Post n°286 pubblicato il 22 Novembre 2021 da ixtlann
 

 

Sua madre in campagna era sbocciata, rideva in continuazione di un riso sonoro, non si sa bene per cosa. Anche Andrej Ivanovič andava sempre in giro con un sorriso felice. "A che cosa sorridete mai, si può sapere?" scappò detto a Nora. "A tutto," rispose Amalija con inattesa serietà, soffocando comunque un sorriso. "Impara, Nora, prima che sia troppo tardi." "Cosa devo imparare?" "A provare gioia, devi imparare." "Provare gioia per cosa?" domandò severa Nora, sentendo che sua madre stava per dire qualcosa di importante. "Ma smettila!" fece Amalija con un gesto secco. "Per tutto! Non posso spiegartelo e nemmeno insegnartelo. Devi imparare a provare gioia per tutto!"

 

Vi piacciono le saghe familiari? Eccone una atipica e intrigante, raccontata da Nora una appassionata e brava scenografa dalla vita turbolenta,  indipendente e che ama scegliersi amanti senza mettere mai veramente radici, forse perché l'unico uomo con cui lo farebbe non vuole farlo, per cui cresce da sola un  figlio, e tramite questo riscoprirà, a poco a poco, il potere del legame con la sua famiglia.

 

E così tutto il tempo: tiri un filo e scopri che tutto è legato a tutto.

 

Nora ha avuto in eredità dalla nonna Marusja un bauletto di vimini, un giorno decide di guardarci dentro e vi trova le lettere scambiate dalla donna con il suo giovane fidanzato e poi marito, Jakov.

 

Lo conosceva molto bene. E all'improvviso quelle parole - "Via, via il superfluo" - le sembrarono spaventosamente importanti per se stessa. Succede sempre così: vivi, leggi, vedi, cento volte passi per lo stesso posto e poi all'improvviso è come se ti cadesse la benda dagli occhi e nel posto che più hai calpestato e percorso trovi quello che cercavi da anni...

 

Queste lettere le permetteranno di ricostruire la loro travaglia storia d'amore e le mostra una  donna sorprendente, affascinante, femminista prima della rivoluzione, ballerina e comunista ardente, che esprimere con convinzione le proprie idee insieme al suo desiderio di libertà. Purtroppo corrono tempi turbolenti, che distruggono i sogni d'amore dei due giovani perché Jacov viene arrestato, spedito in Siberia con l'accusa di sabotaggio, e praticamente non riuscirà più a tornare ad una vita normale . Anche suo figlio, il padre di Nora, gli volterà le spalle.

 

Raramente mi annoio tanto come alle serate cui mi reco per divertirmi. Mi sento sprofondato in un mediocre romanzo russo di fine Ottocento.

 

Ma la storia d'amore dei suoi nonni è grande e sconvolgente e colpirà Nora cambiandole la vita.

 

"Niente, non sento niente. Però penso: sai perché le persone non hanno una figura bella come un albero? Non lo sai? È perché gli alberi in modo bello sono sempre fermi mentre le persone non fanno che correre, corrono sempre!..."

 

Seguiremo quindi le vicende di quattro generazioni cominciando dai nonni di Nora per finire con il figlio personaggio anch'esso molto particolare c che ci porterà fino ai giorni nostri.

Romanzo affascinate che ci farà rivivere un secolo di storia, ricco di citazioni e di nomi dai suoni familiari, affascinandoci e facendoci viaggiare nel tempo e nello spazio, visto che ci sposteremo dalla Russia all'America!

 

"Voi, signori, non potete immaginare quant'è difficile per un uomo quando non ha dove andare. L'uomo ha bisogno di poter andare da qualche parte." Perfino Dostoevskij, il più cupo, il più disperante degli scrittori, per bocca di Marmeladov parla dell'angoscia della solitudine. Nemmeno il gigante Dostoevskij regge l'orrore della solitudine!... Viene paura.

 

Un libro che per chi è un po' più grande comincerà con il revocare un oggetto meraviglioso che a tutti ha dato momenti 'particolari'  e che forse tanti di noi rimpiangono, le lettere, la carta, le penne, magari stilografiche e le calligrafie incerte, arrotondate, eleganti o illeggibili che fossero erano già una parte del messaggio un po' come le nostre voci e già dico qualcosa ancora prima di finire il messaggio, le lettre che non vedremo forse mai più, un piccolo rimpianto.

 

Čechov diceva: baciare una donna che fuma è come leccare un posacenere."

 

Il romanzo ha una scrittura che cattura e coinvolge e benché non piccolo, si legge molto velocemente.

 

Non riuscirei mai a vivere da solo. Amo la società, solo in società sono vivo, allegro, arguto. Io non riesco affatto a figurare il mio futuro senza società.

 

A me è stato gradito e quindi mi permetto di suggerirlo!

 

Com'è bella la vecchiaia... Quale libertà porta,'

 

 

 

 
 
 

Abi Daré - La ladra di parole

Post n°285 pubblicato il 21 Novembre 2021 da ixtlann
 

 

 

"Una volta la mamma mi ha detto che le lucciole di notte portano messaggi belli alle persone. «La lucciola è l'occhio di un angelo», diceva. «La vedi quella là, Adunni, quella sulla foglia dell'albero là? Quella porta un messaggio di soldi per noi.» Mica lo so che messaggio voleva darci la lucciola a quel momento, ma di certo non erano soldi."

 

Adunni è una ragazza di 14 anni che vive in un piccolo villaggio nel cuore della Nigeria, Ikati, dove le donne sono poco più che oggetti, da piccole aiutano in casa occupandosi dei lavori domestici e dei fratelli più piccole e spesso non vanno a scuola. Ad Adunni è anche morta la mamma, alola quale era estremamente affezionata e che sempre prendeva le sue parti.

 

"Quando la mamma mi è morta, la luce dentro a me si è spenta. Ero al buio per tanti mesi, finché un giorno Kayus viene nella stanza dove piango e soffro e, con gli occhi rotondi pieni di paura, mi chiede di smettere, perché se piango gli faccio male al cuore.

[...]

Quel giorno lì prendo il mio dolore e lo chiudo dentro il cuore per essere forte e aiutare Kayus e il papà. Però certe volte, come oggi, il dolore esce e mi fa una linguaccia."

 

 

La casa è sulle sue spalle, ha dovuto lasciare la scuola dove aveva studiato un po' e dove riponeva i suoi sogni, a lei studiare piaceva e piace, le dicevano che era brava e intelligente e lei amava imparare e voleva diventare maestra per insegnare alle altre bambine del villaggio, perché Adunni si rende conto delle svantaggio delle donne nel suo paese! Quindi lei pensa di insegnare, perché il sapere può essere la via per l'emancipazione, per avere una vita diversa da quella miserabile che vivono, per avere un futuro e poter guardare lontano e sognare.

 

"Il papà aspetta, manda giù la saliva e si asciuga il sudore dalla fronte. «Sì. I soldi dell'affitto è... una parte del tuo owo-ori.» «Il mio owo-ori? Il prezzo da sposarmi?» Nel mio cuore mi viene una crepa, e va avanti a spezzarsi perché non ho nenanche quindici anni e non mi sposo un vecchio scemo, perché voglio tornare a scuola e imparare il lavoro di maestra e diventare grande e adulta e guadagnare i soldi per una macchina e una bella casa col divano coi cuscini belli e aiutare a mio papà e ai miei due fratelli. Non mi voglio sposare nessun uomo o un ragazzo, nessuno-nessuno. Per questo glielo chiedo un'altra volta, al mio papà, e parlo piano-piano, così lui capisce bene quello che gli dico e non si confonde a darmi la risposta: «Papà, questo prezzo è per sposarmi io o perché si deve sposare un'altra persona?» E il mio papà fa di sì molto piano, e a me mi vengono le lacrime negli occhi e la bocca spalancata grande, quando mi dice: «Per sposarti tu,"

 

Ma i suoi sogni vengono interrotti miseramente dall'annuncio del padre che l'ha venduta come sposa a Morufu, un uomo già vecchio e con altre due mogli. Adunni non può ribellarsi a malincuore va incontro al suo destini, ma dentro mantiene viva una fiamma che l'aiuterà ad andare avanti e a continuare ad inseguire i suoi sogni.

A casa di Morufu incontra Labake, la prima mogli, che da subito cerca di renderle la vita  un inferno e Khadija, la seconda moglie, che invece prenderà le sue parti e sarà come una sorella maggiore.

 

"«Da oggi e per sempre, questa è tua moglie, ti appartiene. Fanne ciò che vuoi. Usala finché non sarà inutilizzabile! Che possa non dormire mai più in casa di suo padre!»"

 

Ma le cose si mettono male, Khadija muore quando è insieme a lei e Adunni sa che la picchieranno a morte, qualunque sia la verità, così fugge, viene aiutata da una vecchia, che a motivi di riconoscenza verso la madre della ragazza, ma che nell'aiutarla non si accorge di metterla nelle mano di un mascalzone che la 'vende' come domestica a una ricca famiglia di Lagos. Anche qui Adunni subisce molte vessazioni dalla padrona di casa, Big Madam, una ricca industriale che tratta Adunni come una vera schiava, senza diritto alcuno, e in più la ragazza deve anche difendersi dalle avances del marito della padrona, Big Daddy. Fortunatamente incontra anche gente buona che cerca di aiutarla, come il cuoco di casa e Ms Tia, una delle ricche donne che frequentano casa di Big Madam.

 

"«Volo? Nell'aereo? Per l'Estero?» Ho sentito parlare di questo Estero, così come della Merica e della Londra. L'ho visto anche alla tivvù, con le donne e gli uomini con la pelle gialla e il naso fine-fine e i capelli di spago, ma dal vero non l'ho mai visto nessuno, di quelli. Certe volte li sento anche che parlano veloci-veloci dalla radio, usano l'inglese come se è un superpotere per confondere gli altri."

 

Una scrittura fresca e giovanile, adeguata al personaggio, quindi molto sgrammaticata, che pero non infastidisce la lettura che resta facile, dandoci sensazioni intense e rendendo il romanzo sempre molto coinvolgente. Sarà molto difficile staccare gli occhi dalle pagine e vi troverete e sperare, a s offrire a digrignare i denti, ma anche a sorridere e a sperare in un mondo migliore!

Assolutamente da leggere!!!

 

«I miei complimenti. Chissà, magari un giorno farai parlare di te. Come una che ha fatto la storia dell'uomo.» Smetto di scopare, mi raddrizzo, che posso guardarlo negli occhi. «Non la storia dell'uomo. La mia storia è la storia della donna. La storia di Adunni.»

 

 

 
 
 
 
 

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SENECA

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare.

 

 

 

BERTRAND RUSSEL

Temere l'amore è temere la vita, e chi teme la vita è già morto per tre quarti

 

OSCAR WILDE

Regala la tua assenza a chi non dà valore alla tua presenza

 

SE TU AVESSI DORMITO?,

Se tu avessi dormito?,

E se, nel sonno, tu avessi sognato?

E se, nel sogno,

tu fossi entrato nel paradiso

e lì avessi colto uno strano, bellissimo fiore?

E se, al risveglio,

ti ritrovassi quel fiore in mano?


Samuel Taylor Coleridge

 

 

IL MOMENTO

Se ne va, se ne va, se ne va!

Se n'è andato!

E col momento,

se n'è andata l'eternità!

            Juan Ramòn Jiménez

 

 

N.NUR-AD-DIN

 

Nasciamo senza portare nulla,

moriamo senza poter portare nulla,

ed in mezzo,

nell'eterno che si ricongiunge

nel breve battito delle ciglia,

litighiamo per possedere qualcosa.

                              

 

 

IL RAGGIO VERDE

In particolari circostanze,

quando il sole scompare dietro l'orizzonte,

nel preciso momento in cui l'ultima luce diretta ci colpisce,

può da esso generarsi un raggio verde

che passando attraverso i nostri occhi,

ha la capacità di illuminare la nostra essenza,

permettendoci di dare uno sguardo

dentro di noi e

vedere chi siamo!

 

 

STRANO VAGARE NELLA NEBBIA

È strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.

Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.

In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli.
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.

 

H. Hesse

 

 

AMBROSE BIERCE

Riso:  Convulsione interna che altera i lineamenti del viso ed è accompagnata da suoni inarticolati.

È infettivo e, seppure intermittente, incurabile.

 

 

 

OVIDIO

La Fama, che gode con le sue calunnie

a confondere vero e falso, e che dal nulla si dilata

per forza di menzogna

 

 
 

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