Non lasciarmi andare.
"Per un mese sono stata qui da sola — tra un altro mese sarò partita. Sarà
tutto finito. Vivo con queste tre parole dinnanzi agli occhi, giorno e notte;
eppure non riesco a capirle, non significano nulla per me... Cosa! Sarò
partita, non ti vedrò più, non sentirò più la tua voce, non mi sveglierò più
pensando: «Tra non so quante ore ci vedremo, terrà le mie mani tra le sue, i
miei occhi spro-fonderanno nei suoi occhi...?» Cosa ne sarà di me? Non ho più
vita al di fuori di te non ho coscienza se non del mio pensarti, dei miei
sentimenti per te.
Io che dominavo la vita, in realtà le vivevo a fianco, ora mi sento talmente
umiliata, talmente assorta, senza più un filo di volontà e di identità! Il mio
unico desiderio è stare con te, sentire le mie mani nelle tue. Ah, se mai
leggerai queste righe, ti renderai conto di quanto sei stato amato!"
Edith Wharton conosce nel 1908 il giornalista americano William Morton
Fullerton, pochi incontri, due o tre giorni, non di più, ma per questa donna,
abituata a risolvere i problemi del cuore con la testa, giorni molto
significativi.
Queste parole le scrive nel suo diario.