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Calcio e vita

Post n°50 pubblicato il 28 Giugno 2010 da unmuronelcuore
 

Il calcio come metafora della vita.
Ogni sport lo è, perché prevede impegno, costanza, sacrificio.
Ma io credo che il calcio, rispetto ad altri sport, contenga un aspetto in più, che si è ripresentato in tutta la sua evidenza nelle partite di ieri del mondiale, Germania-Inghilterra e Argentina-Messico.
Il calcio è l'unico sport in cui l'arbitro, oltre a dirigere il gioco, ne fa parte, come un palo della porta o l'asta della bandierina del calcio d'angolo: se deviasse una palla in porta
il goal sarebbe valido; così come se deviasse una palla in fallo laterale la rimessa sarebbe assegnata alla squadra avversaria dell'ultimo giocatore che l'abbia toccata.
Ma io vedo un significato più profondo in questo ruolo speciale dell'arbitro: la sua decisione, giusta o sbagliata, è inappellabile più che in qualsiasi altro sport e perciò, più che in qualsiasi altro sport, può condizionare il risultato finale.
In altre parole io affermo che gli eventuali errori arbitrali debbano essere messi in conto all'inizio di una partita, filosofia mirabilmente sintetizzata nelle celebri parole di Vujadin Boskov "Rigore è quando arbitro fischia". Ed è questo che rende il calcio una perfetta metafora della vita, perché la vita è spesso ingiusta.

Come sarebbero finite le partite se gli arbitri non avessero sbagliato? Chi lo sa...? Perché il calcio ha un'altra peculiarità: è uno sport cinico, l'unico in cui non è detto che vinca la squadra più forte, la squadra più brava, la squadra "migliore". E' solo il risultato che definisce la squadra migliore, quella che ha segnato almeno un goal in più. Chi non ha un ricordo di una partita giocata a una sola porta, una squadra che attacca a pieno organico e l'altra che si difende a denti stretti? E la palla che proprio non vuole entrare in porta, tra tiri sbagliati, miracoli del portiere, pali, traverse e salvataggi sulla linea. Poi, magari, un contropiede fulminante e patatrac!

Un esempio clamoroso è la finale di Champions League del 1999, giocata a Barcelona tra Manchester United e Bayern Muenchen. Qui vedete solo i goals: dopo soli 5' il Bayern passa in vantaggio con una punizione di Mario Basier. Il Manchester pareggia al 90' con Teddy Sheringham e passa in vantaggio al 91' con Ole Gunnar Solskjaer. Quello che non vedete sono i due pali colpiti dal Bayern nel secondo tempo.

Fa impressione vedere le facce incredule (a causa di emozioni contrapposte) di Lothar Matthaeus (sostituito all'80') e di Alex Ferguson, la gioia sfrenata dei Reds e l'amara delusione dei tedeschi: non dimenticherò mai le loro lacrime.
Dopo una botta del genere c'è una sola cosa da fare: rialzarsi e cominciare daccapo. Come nella vita.
Per la cronaca, il Bayern ha vinto la coppa due anni dopo.

Quanto ai due errori arbitrali di ieri, in entrambe le partite "incriminate", Germania-Inghilterra e Argentina-Messico, gli arbitri Jorge Larrionda e Roberto Rossetti erano sicuramente "coperti", come si dice.

 
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