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Tavolozze cosmetiche? No: "piastre astronomiche" ...

Post n°735 pubblicato il 03 Marzo 2011 da diegobaratono

Torino, 21 Febbraio 2011.

Si comunica, che in base ad approfondita analisi condotta su parte dei manufatti noti come “tavolozze cosmetiche”, risalenti al periodo convenzionalmente classificato come “Naqada I – II”, è emerso quanto segue. Si è potuto appurare, nell’ambito delle cosiddette “tavolozze cosmetiche”, che non tutti i predetti manufatti si possono classificare come tali. Di conseguenza, non tutti gli oggetti possono rientrare esclusivamente in un quadro riconducibile alla sfera, pur importante, della cura personale e più estensivamente, della cultura dell’igiene nell’Egitto Antico. Si è potuto accertare, infatti, che alcune delle suddette “tavolozze”, peraltro ben caratterizzate, presentano elementi distintivi tali da consentire la loro differente valutazione e di conseguenza, la diversa collocazione funzionale. Prudentemente, alcuni degli oggetti in discorso esaminati, si possono stimare bensì, importanti strumenti “tecnico – scientifici”. In particolare è possibile ritenere alcune delle “tavolozze” testate, che viste le peculiarità emerse, sarebbe meglio rinominare “piastre astronomiche”, manufatti finalizzati alla precisa localizzazione di alcune costellazioni particolarmente significative per la cultura religiosa, elaborata dai pensatori nilotici. Fino ad oggi, questi particolarissimi oggetti, non si sono mai stimati possedere simili funzioni. A riprova di quanto sostenuto si portano le immagini che vedono la tavolozza a forma di losanga con raffigurazione di scorpione, inquadrare precisamente con il suo profilo la costellazione eponima. Si ricorda, inoltre, che in base a miei precedenti studi, proprio le stelle della costellazione dello Scorpione, inserite nel contesto specifico di un precisa configurazione del “cielo occidentale”, sono riprodotte nel cosiddetto soffitto astronomico, esistente nella celebre tomba di Senmut. Si può quindi stimare, che simili piastre traguardate sullo sfondo del luminoso cielo notturno antico - egiziano, aiutassero i sacerdoti-astronomi nell’individuare precisamente alcune stelle ed alcune costellazioni in certi periodi dell’anno, probabilmente per determinare l’avvicinarsi della fase alluvionale del Nilo (“ … Coloro che danno l’acqua …”), o per altri motivi cultuali non meno importanti. Le “piastre astronomiche”, in genere, presentano un emblema ad identificare uno specifico raggruppamento stellare di riferimento. Si ha ad esempio la raffigurazione dell’Ippopotamo, dell’Anatra, dell’Ariete, del Pesce, dello Scorpione e così via, rappresentazioni che non necessariamente coincidono in toto con le costellazioni zodiacali moderne. In alcuni casi anonime, come quello riportato, presentano nondimeno fori per inquadrare precise coppie di stelle (Geben al chamali, Geben al ghenubi, ossia “Chela del Nord” e “Chela del Sud” in questo caso specifico) presenti ancora nell’antica concezione raffigurativa della costellazione dello Scorpione.

In base a questi dati, dunque, si può affermare che in alcuni casi, quelle che fino ad oggi erano considerate “tavolozze cosmetiche”, sono piuttosto da considerarsi “potenti” strumenti astronomici a tutti gli effetti. Sono proprio quei fantomatici dispositivi tecnico-scientifici, che fino ad oggi non si erano ancora individuati.     

 
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