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Messaggi del 23/02/2011

 

Teorie e (quasi) conferme ...

Post n°715 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da diegobaratono

Leggete su "TuttoScienze", inserto di oggi mercoledì 23 Febbraio 2011 de "LaStampa", un articolo particolarmente interessante dal titolo:

"I boati della grande montagna

annunciano un terremoto?"

Rete di sensori nel Trevigiano: i geologi indagano la “voce dell’orco”" ...

Piano piano si stanno avvicinando a quanto da me sostenuto da diversi anni ... 

I miei articoli inerenti alla previsione dei terremoti, se v'interessano, si trovano su "EdicolaWeb" ... buona lettura e ... occhio ai prossimi terremoti ...

 
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Smentite ... esplosive ...

Post n°714 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da diegobaratono

Da:"LaStampa.it"
Il cielo
07/02/2011 -

Aiuto, scoppia Betelgeuse!
(ma è una bufala)

Piero Bianucci

Il 24 gennaio scorso un articolo sul “Corriere della Sera” annunciava la possibile esplosione della stella Betelgeuse nel 2012. Si trattava in realtà di una bufala, nata dal fraintendendimento di alcune dichiarazioni del fisico australiano Brad Carter. Betelgeuse è una supergigante rossa e prima o poi diventerà una supernova. Ma che accada nel prossimo anno è del tutto improbabile, e comunque nessuno è in grado di fare una previsione del genere.

Peraltro l’intera comunità mondiale degli astronomi da più di 400 anni è in ansiosa attesa di una supernova nella nostra galassia, la Via Lattea, cioè dell’esplosione di una stella massiccia giunta alla fine della sua breve esistenza. Vediamo infatti abbastanza spesso supernove in altre galassie, ma sono troppo lontane per poterle studiare nei minimi particolari come gli astronomi vorrebbero.

Naturalmente dobbiamo augurarci anche che la prossima supernova non esploda troppo vicino a noi, perché saremmo investiti da una spaventosa quantità di raggi gamma e X, in dosi mortali per gran parte delle creature terrestri a cominciare dall’uomo. Diciamo che andrebbe bene una supernova giudiziosa, né troppo lontana né troppo vicina. Betelgeuse si trova a 600 anni luce: saremmo nei limiti di sicurezza e lo spettacolo estetico e scientifico risulterebbe grandioso. Peccato, davvero un peccato, che l’annuncio del “Corriere” sia privo di fondamento. Nell’attesa, possiamo consolarci rievocando le supernove che esplosero durante il millennio che abbiamo alle spalle.

Nel 1006 e nel 1054 due stelle luminosissime per qualche mese cambiarono vistosamente l’aspetto del cielo. Oggi sappiamo che erano supernove, astri di grande massa che giungono al termine della loro vita tumultuosa esplodendo in un colossale fuoco d’artificio dall’energia pari a quella di un’intera galassia. In media nella Via Lattea eventi del genere si verificano ogni tre o quattro secoli. L’ultimo risale al 1604. Fenomeni così grandiosi difficilmente passano inosservati. Eppure nel mondo occidentale, dove il cielo delle stelle fisse era ritenuto per definizione immutabile, nessuno o quasi sembrò accorgersene.

Registrarono la supernova del 30 aprile 1006 nella costellazione del Lupo studiosi islamici come l’astrologo e medico egiziano Ali ibn Ridwan (988-1061), osservatori iracheni, cinesi e giapponesi. L’unica traccia che se ne ha in Italia è nei documenti dell’abbazia benedettina di San Gallo. Frank Winkler nel 2003 ha fatto notare che la luminosità della stella fu tale da permettere ai monaci di miniare i loro codici in piena notte. Oggi rimane, in quell’angolo di cielo, una piccola e debolissima nebulosa (foto) che emette raggi X.

La supernova comparsa nel 1054 nella costellazione del Toro (nella foto la nebulosa che ci ha lasciato in eredità) suscitò la meraviglia di astronomi arabi, cinesi e indiani d’America senza trovare attenzione in Europa benché sia stata visibile di giorno per tre settimane e abbia brillato in cielo per 653 notti. Possiamo dedurne che, scuole monastiche a parte, nel medioevo l’astronomia si immerse in un lungo letargo.

Con poche eccezioni. All’inizio del settimo secolo Isidoro, vescovo di Siviglia, tracciò la distinzione tra astrologia e astronomia bollando la prima come superstizione. Beda il Venerabile nel 725 fissò le regole per determinare le festività mobili cristiane all’interno di quel calendario giuliano che fu il contributo all’astronomia dato dai romani, che furono notoriamente gente pratica. Nel 1050 il benedettino Ermanno lo Storpio descrisse costruzione e uso dell’astrolabio. Elementi di astronomia si trovano nel trattato “De Sphera” dell’inglese Giovanni Sacrobosco, morto a Parigi nel 1236. Notevoli sono le “Tavole Alfonsine” che re Alfonso X di Castiglia fece compilare da un gruppo di astronomi arabi nel 1272. L’uscita dal buio inizia con Johannes Muller di Koenisberg (1436-1476) detto Regiomontano. Bambino prodigio, Regiomontano entrò all’Università di Lipsia quando aveva solo 11 anni e a 12 calcolò le effemeridi di Sole, Luna e pianeti. Fu un ottimo osservatore. Con le sue misure inizia la revisione critica dell’astronomia tolemaica che apre la strada a Copernico.

Arrivarono poi altre due supernove: una nel 1572, studiata da Tycho Brahe, e una nel 1604, studiata dal suo allievo ed erede Keplero, e poi anche da Galileo Galilei. Due eventi eccezionali che insieme nel formano uno ancora più eccezionali: la generazione tardo-rinascimentale che visse a cavallo tra il 1572 e il 1604 vide due supernove nella nostra Via Lattea, mentre noi moderni da più quattrocento anni aspettiamo di vederne una.

In ogni caso furono le supernove a dimostrare, con la mancanza di parallasse, che anche il cielo delle stelle fisse poteva subire mutamenti, alla faccia di Aristotele e Tolomeo. Ma le supernove del 1006 e del 1054 furono ignorate in ambito nel mondo cristiano. Parafrasando un proverbio popolare, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

 
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Scoperte in Antartide ...

Post n°713 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da diegobaratono

Da:"Antikitera.net"

PALEONTOLOGIA

ditadifulmine.com
SCOPERTO UN NUOVO DINOSAURO IN ANTARTIDE

Un ornitischio (dinosauro dotato di becco e dal "bacino da uccello") è stato appena scoperto su una catena montuosa antartica. I ricercatori dell' Augustana College, guidati da William Hammer, hanno scoperto un dinosauro lungo circa un metro e mezzo sulla catena centrale transantartica, una catena montuosa che separa l'Antartide occidentale da quello orientale e che si estende per circa 3.500 chilometri.

Il dinosauro non è l'unico ritrovamento effettuato sul monte Kirkpatrick: già nel 1990, lo stesso Hammer scoprì in quella località un Criolofosauro (Cryolophosaurus ellioti), un grosso dinosauro di sette metri che, stando ai reperti, sarebbe morto per un boccone troppo grosso, rimanendo probabilmente soffocato dall'osso di un grosso sauro erbivoro.

Il nuovo dinosauro sarebbe imparentato con il fabrosauro o l'eterodontosauro, due piccoli dinosauri erbivori. Attorno ad esso sono state scoperte altre ossa di Criolofosauro e i resti di un grosso erbivoro, probabilmente un diplodoco.

Ma il nuovo dinosauro pare essere del tutto nuovo e mai classificato in precedenza. "Non so se abbiamo un cranio, ma abbiamo una gamba e una zampa" dice Hammer. "Ci vorrà un anno per capire quello che abbiamo".

Non è infatti facile procedere negli scavi. Per prima cosa siamo in Antartide, uno dei luoghi più ostili del pianeta. Si lavora principalmente d'estate e nell'arco di soli tre mesi, dato che durante l'inverno le temperature sono troppo rigide, i venti soffiano a velocità pazzesche, e lo strato di ghiaccio non consente di scavare con efficacia.

La scoperta è poi avvenuta dopo diverse settimane di voli in elicottero su un deposito di fossili a quasi 4.000 metri di quota. Ma il nuovo ritrovamento è troppo interessante per essere trascurato, e merita di certo uno studio approfondito: potrebbe infatti colmare alcune lacune nell'evoluzione dei dinosauri e dell'ambiente antartico.

"Questi sono l'equivalente dei conigli tra i dinosauri erbivori: piccoli, comuni, veloci, e senza molta corazza" dice Thomas Holtz, professore di geologia della University of Maryland. "Quasi mai appaiono nei film, o qualcuno realizza giocattoli su di loro, ma sono la base da cui si sono evoluti i più grandi dinosauri erbivori".

"Ogni volta che riusciamo a trovare fossili, si scopre una specie nuova" dice Holtz. "Non è come un contadino che casualmente si imbatte in qualcosa nel terreno, è un territorio praticamente inesplorato".

La penisola antartica fu infatti una vera e propria foresta pluviale, in cui le condizioni di luce particolari e un ecosistema unico nel suo genere potrebbero aver dato alla luce specie animali e vegetali che non hanno eguali nel resto del mondo.

La ricerca di nuovi fossili procede a rilento, ma procede. Chissà quale nuova specie emergerà dai ghiacci polari nel prossimo futuro...

 
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Notizie dal CERN ...

Post n°712 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da diegobaratono

Da:"Reuters.com"

CERN collider restarts search for cosmic mysteries

 

Credit: Reuters/Denis Balibouse

GENEVA | Mon Feb 21, 2011 1:57pm EST

GENEVA (Reuters) - CERN's Large Hadron Collider (LHC) is gearing up to resume full-speed particle collisions next month aimed at resolving key mysteries of the universe, scientists and engineers at the research center said on Monday.

They reported that the giant subterranean machine was in fine shape after a 10-week shutdown and that particle beams circulating in it again since the weekend would be boosted to top speed by the end of the day.

"Everything is going very well indeed. Progress has been extremely rapid since we switched the LHC on again late on Saturday," Mike Lamont, head of operations at the LHC control room just outside Geneva, told Reuters.

The LHC was closed down on December 6 for technical checks of its hugely complex apparatus after eight months of operations.

"We hope to ramp up to full beam within the next few hours," said Lamont, referring to the highest energy achieved so far in the machine -- 3.5 tera electron volts, or TeV -- since it first went into operation on March 31 last year.

"Our analyst teams are preparing to work on 'new physics' data that will start flowing once collisions start up again in about three weeks," said Oliver Buchmueller, team leader on the LHC's CMS detector, one of the project's four major experiments.

NEW PHYSICS

New Physics, the motto of the LHC, refers to knowledge that will take research beyond the "Standard Model" of how the universe works that emerged from the work of Albert Einstein and his 1905 Theory of Special Relativity.

"We will be focusing this year on super-symmetry, extra dimensions, how black holes are produced, and the Higgs boson. We expect some first results by the summer," said Buchmueller.

Super-symmetry, dubbed SUSY, is a theory allowing for the existence of unseen doubles of elementary particles and if proven correct would explain the mystery of dark matter, believed to make up nearly a quarter of the known universe.

It could also help back up the string theory concept which provides for extra dimensions other than the known four -- length, breadth, depth and time -- and for the existence of parallel universes.

Black holes are collapsed stars, observed in many galaxies in the known universe, around which the force of gravity is so strong that nothing, not even light, can escape. But scientists want to know more about how they come about.

The Higgs boson has been posited for over 30 years as the agent that gives mass to matter, and made formation of the universe possible immediately after the Big Bang 13.7 billion years ago. But proof that it exists has still to be found.

Information on all these is expected to emerge as CERN -- the 21-nation European Organization for Nuclear Research -- pursues its simulations of the Big Bang with billions of high-energy collisions in the LHC.

 
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