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« IL DIGIUNO QUARESIMALESIGNIFICATO DEL VENERDI' SANTO »

TRIDUO PASQUALE

Post n°14 pubblicato il 02 Aprile 2015 da piamavelli

CHE COS’E’ IL TRIDUO PASQUALE

Sono tre giorni, allo stesso tempo sono uno solo. Ma se contiamo bene, sono quattro, e tutti si sintetizzano nell’unità. Si tratta del “Triduo Pasquale” che celebra il mistero di Cristo tradito, oltraggiato, condannato, morto, sepolto e risorto. Sono tre giorni santi con un prologo e una lunga e santa continuazione di 50 giorni. Tutto questo, nella sua unità e diversità, è Pasqua. Vediamo la successione di questo dramma. Un prologo: il giovedì Santo della Cena del Signore. Il primo giorno: il Venerdì Santo della Passione del Signore. Il secondo giorno: il Sabato Santo nella Sepoltura del Signore. Il terzo giorno: la Domenica della Risurrezione del Signore.

 

Il Giovedì Santo della Cena del Signore. Bisogna ricreare l’atmosfera: pomeriggio, l’aria di festa. Facciamo ciò che Cristo ha fatto con i suoi discepoli. Ci riuniamo in famiglia. E’ il giorno in cui Cristo istituì l’Eucaristia e noi lo attualizziamo facendo ciò che Lui ha fatto. Laviamo i piedi agli apostoli e ai loro successori come massimo segno di carità e di sottomissione. Cristo non è venuto per essere servito, per questo si è fatto servitore dei suoi fratelli. Ci si chiede inoltre di dedicare un po’ di tempo durante la serata alla preghiera. In tal modo prolunghiamo l’Eucaristia in una veglia. Inoltre, ci si dice esplicitamente che leggiamo i capitoli dal 13 al 17 del Vangelo di San Giovanni, ciò vuol dire, che facciamo memoria nella nostra preghiera, di ciò che è successo a Cristo “nella notte in cui veniva tradito”. La notte sarà troppo breve, già che mancherà del tempo per contemplare quella consegna totale che passa incluso per il pianto dello stesso Cristo e l‘abbandono di coloro che Egli stesso aveva formato. Notte di preghiera e di silenzio orante.

Il Venerdì Santo della Morte del Signore, è una giornata di lutto. Tutto è incentrato nella “celebrazione della Passione del Signore”, ma non è l’unica assemblea liturgica di questa giornata. La comunità si riunisce anche a pregare le Lodi e l’Ufficio delle letture. Poi, intorno a mezzogiorno, si riunisce per celebrare la morte del Signore. Un silenzio profondo segna l’inizio dell’azione liturgica: prostrazione e preghiere adattate al giorno e all’ora. Ma soprattutto, si legge la Passione secondo San Giovanni. La Chiesa e la liturgia romana hanno celebrato sempre così il Venerdì Santo: leggendo il racconto dell’evangelista che assistette e sperimentò in prima persona questo evento. Segue silenzio e preghiera. A proseguire la sobria liturgia romana assume un rito orientale, popolare ed emotivo: il bacio della Croce e del Crocifisso. La celebrazione finisce chiedendo a Dio Padre che la comunità che “ha celebrato la morte del tuo Figlio, nella speranza della sua santa resurrezione” ottenga il conforto del Signore, sia accresciuta nella fede e consolidata nella redenzione eterna (orazione sul popolo). Il resto è silenzio e lutto.

Il Sabato Santo della Sepoltura del Signore. La Chiesa veglia accanto al suo sposo morto. E’ il giorno dopo. Come succede dopo la morte di un essere amato, ci chiediamo: ora cosa facciamo? Pregare e aspettare nella speranza. È la risposta di una Chiesa che intuisce e cerca la meta. In questo giorno della morte di Cristo, la liturgia delle ore è affranta da un dolore permeato di speranza. Vi è una concentrazione di elementi che predicono grandi avvenimenti.

La Domenica è festa. Durante la notte, Cristo resuscita. La comunità celebrante lo sa e per questa ragione celebra la veglia, trasformando così il significato della notte stessa, in modo che l’alba spunti con il canto gioioso della resurrezione. Si accende e si benedice il cero, si canta la proclamazione delle feste pasquali, si ricorda la storia del popolo eletto in una lunga liturgia della Parola, si battezzano o si avviano cristiani, si rinnovano voti battesimali e si celebra l’Eucaristia. La notte del Sabato Santo e il giorno più sacro della risurrezione del Signore sono una cosa sola. Resurrexit et adhuc tecum sum (Sono risorto e sono sempre con te!). Il cristiano rinasce perché Cristo, nostra Pasqua, è risorto. L’Eucaristia è la vetta massima delle celebrazioni del Triduo Pasquale, nella notte santa di Pasqua. Ma non è tutto. La preghiera delle ore del Santo Triduo celebra lo stesso mistero pasquale con risonanze bibliche, patristiche e ecclesiologiche. Anche il silenzio e l’attesa formano parte dei vari elementi che compongono il Triduo Pasquale.

E noi, che cosa dobbiamo fare? Non ci sono altre scelte che fare ciò che lo stesso Cristo ha fatto e ordinato di fare. Cenare con Cristo, accompagnarlo all’orto degli ulivi e nel suo cammino verso il Calvario, morire con Lui e, soprattutto, risorgere con Lui. Ognuno ha il suo Cenacolo. Non ci manca nemmeno qualcosa di Getsemani. In punta di piedi ci avviciniamo al Monte Calvario. Preferiremo continuare a guardare la tomba vuota o ce ne andremo in Galilea ogni giorno a ripetere ciò che ha fatto Cristo?

(Articolo di Juan Javier Flores Arcas)


Il triduo pasquale. Il Papa ci spiega cos'è

Siamo giunti ormai alla fine della Quaresima... Entriamo proprio oggi nel triduo pasquale, giovedì, venerdì e sabato, tre giorni detti tutti "santi". Per viverli meglio, per comprenderli meglio e soprattutto per non farli passare come giorni comuni, vi riportiamo di seguito le parole pronunciate da Benedetto XVI sul significato del triduo.
E soprattutto... buona Pasqua a tutti. 
Cari fratelli e sorelle,
siamo giunti alla vigilia del Triduo Pasquale. I prossimi tre giorni vengono comunemente chiamati "santi" perché ci fanno rivivere l'evento centrale della nostra Redenzione; ci riconducono infatti al nucleo essenziale della fede cristiana: la passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. Sono giorni che potremmo considerare come un unico giorno: essi costituiscono il cuore ed il fulcro dell'intero anno liturgico come pure della vita della Chiesa. Al termine dell'itinerario quaresimale, ci apprestiamo anche noi ad entrare nel clima stesso che Gesù visse allora a Gerusalemme. Vogliamo ridestare
in noi la viva memoria delle sofferenze che il Signore ha patito per noi e prepararci a celebrare con gioia, domenica prossima, "la vera Pasqua, che il Sangue di Cristo ha coperto di gloria, la Pasqua in cui la Chiesa celebra la Festa che è l'origine di tutte le feste", come dice il Prefazio per il giorno di Pasqua nel rito ambrosiano.
Il Giovedì Santo, la Chiesa fa memoria dell'Ultima Cena durante la quale il Signore, la vigilia della sua passione e morte, ha istituito il Sacramento dell'Eucaristia e quello del Sacerdozio ministeriale. In quella stessa notte Gesù ci ha lasciato il comandamento nuovo, "mandatum novum", il comandamento dell'amore fraterno. Prima di entrare nel Triduo Santo, ma già in stretto collegamento con esso, avrà luogo in ogni Comunità diocesana, domani mattina, la Messa Crismale, durante la quale il Vescovo e i sacerdoti del presbiterio diocesano rinnovano le promesse dell'Ordinazione.
Vengono anche benedetti gli olii per la celebrazione dei Sacramenti: l'olio dei catecumeni, l'olio dei malati e il sacro crisma. E' un momento quanto mai importante per la vita di ogni comunità diocesana che, raccolta attorno al suo Pastore, rinsalda la propria unità e la propria fedeltà a Cristo, unico Sommo ed Eterno Sacerdote. Alla sera, nella Messa in Cena Domini si fa memoria dell'Ultima Cena quando Cristo si è dato a tutti noi come nutrimento di salvezza, come farmaco di immortalità: è il mistero dell'Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. In questo Sacramento di salvezza il Signore ha offerto e realizzato per tutti coloro che credono in Lui la più intima unione possibile tra la nostra e la sua vita. Col gesto umile e quanto mai espressivo della lavanda dei piedi, siamo invitati a ricordare quanto il Signore fece ai suoi Apostoli: lavando i loro piedi proclamò in maniera concreta il primato dell'amore, amore che si fa servizio fino al dono di se stessi, anticipando anche così il sacrificio supremo della sua vita che si consumerà il giorno dopo sul Calvario. Secondo una bella tradizione, i fedeli chiudono il Giovedì Santo con una veglia di preghiera e di adorazione eucaristica per rivivere più intimamente l'agonia di Gesù al Getsemani.
Il Venerdì Santo è la giornata che fa memoria della passione, crocifissione e morte di Gesù. In questo giorno la liturgia della Chiesa non prevede la celebrazione della Santa Messa, ma l'assemblea cristiana si raccoglie per meditare sul grande mistero del male e del peccato che opprimono l'umanità, per ripercorrere, alla luce della Parola di Dio e aiutata da commoventi gesti liturgici, le sofferenze del Signore che espiano questo male. Dopo aver ascoltato il racconto della passione di Cristo, la comunità prega per tutte le necessità della Chiesa e del mondo, adora la Croce e si accosta all'Eucaristia, consumando le specie conservate dalla Messa in Cena Domini del giorno precedente. Come ulteriore invito a meditare sulla passione e morte del Redentore e per esprimere l'amore e la partecipazione dei fedeli alle sofferenze di Cristo, la tradizione cristiana ha dato vita a varie manifestazioni di pietà popolare, processioni e sacre rappresentazioni, che mirano ad imprimere sempre più profondamente nell'animo dei fedeli sentimenti di vera partecipazione al sacrificio redentivo di Cristo. Fra queste spicca la Via Crucis, pio esercizio che nel corso degli anni si è arricchito di molteplici espressioni spirituali ed artistiche legate alla sensibilità delle diverse culture. Sono così sorti in molti Paesi santuari con il nome di "Calvaria", ai quali si giunge attraverso un'erta salita che richiama il cammino doloroso della Passione, consentendo ai fedeli di partecipare all'ascesa del Signore verso il Monte della Croce, il Monte dell'Amore spinto fino alla fine.
Il Sabato Santo è segnato da un profondo silenzio. Le Chiese sono spoglie e non sono previste particolari liturgie. Mentre attendono il grande evento della Risurrezione, i credenti perseverano con Maria nell'attesa pregando e meditando. C'è bisogno in effetti di un giorno di silenzio, per meditare sulla realtà della vita umana.

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sulla grande forza del bene scaturita dalla Passione e dalla Risurrezione del Signore. Grande importanza viene data in questo giorno alla partecipazione al Sacramento della riconciliazione, indispensabile via per purificare il cuore e predisporsi a celebrare intimamente rinnovati la Pasqua. Almeno una volta all'anno abbiamo bisogno di questa purificazione interiore di questo rinnovamento di noi stessi. Questo Sabato di silenzio, di meditazione, di perdono, di riconciliazione sfocia nella Veglia Pasquale, che introduce la domenica più importante della storia, la domenica della Pasqua di Cristo. Veglia la Chiesa accanto al nuovo fuoco benedetto e medita la grande promessa, contenuta nell'Antico e nel Nuovo Testamento, della liberazione definitiva dall'antica schiavitù del peccato e della morte. Nel buio della notte viene acceso dal fuoco nuovo il cero pasquale, simbolo di Cristo che risorge glorioso. Cristo luce dell'umanità disperde le tenebre del cuore e dello spirito ed illumina ogni uomo che viene nel mondo. Accanto al cero pasquale risuona nella Chiesa il grande annuncio pasquale: Cristo è veramente risorto, la morte non ha più alcun potere su di Lui. Con la sua morte Egli ha sconfitto il male per sempre ed ha fatto dono a tutti gli uomini della vita stessa di Dio. Per antica tradizione, durante la Veglia Pasquale, i catecumeni ricevono il Battesimo, per sottolineare la partecipazione dei cristiani al mistero della morte e della risurrezione di Cristo.
Dalla splendente notte di Pasqua, la gioia, la luce e la pace di Cristo si espandono nella vita dei fedeli di ogni comunità cristiana e raggiungono ogni punto dello spazio e del tempo.
Cari fratelli e sorelle, in questi giorni singolari orientiamo decisamente la vita verso un'adesione generosa e convinta ai disegni del Padre celeste; rinnoviamo il nostro "sì" alla volontà divina come ha fatto Gesù con il sacrificio della croce. I suggestivi riti del Giovedì Santo, del Venerdì Santo, il silenzio ricco di preghiera del Sabato Santo e la solenne Veglia Pasquale ci offrono l'opportunità di approfondire il senso e il valore della nostra vocazione cristiana, che scaturisce dal Mistero Pasquale e di concretizzarla nella fedele sequela di Cristo in ogni circostanza, come ha fatto Lui, sino al dono generoso della nostra esistenza.
Far memoria dei misteri di Cristo significa anche vivere in profonda e solidale adesione all'oggi della storia, convinti che quanto celebriamo è realtà viva ed attuale. Portiamo dunque nella nostra preghiera la drammaticità di fatti e situazioni che in questi giorni affliggono tanti nostri fratelli in ogni parte del mondo. Noi sappiamo che l'odio, le divisioni, le violenze non hanno mai l'ultima parola negli eventi della storia. Questi giorni rianimano in noi la grande speranza: Cristo crocifisso è risorto e ha vinto il mondo. L'amore è più forte dell'odio, ha vinto e dobbiamo associarci a questa vittoria dell'amore. Dobbiamo quindi ripartire da Cristo e lavorare in comunione con Lui per un mondo fondato sulla pace, sulla giustizia e sull'amore. In quest'impegno, che tutti ci coinvolge, lasciamoci guidare da Maria, che ha accompagnato il Figlio divino sulla via della passione e della croce e ha partecipato, con la forza della fede, all'attuarsi del suo disegno salvifico.


 
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