Law&LifeAppunti sul diritto ed Internet. Questo blog non intende svolgere attività concorrenziale di alcun tipo con testata giornalistica o prodotto editoriale. |
Questo blog è curato da Maria Concetta De Vivo, ricercatore di diritto privato nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Camerino. In questo blog si parlerà di Diritto e nuove tecnologie (Law = Diritto) e di tutto cio' che non ha niente a che fare con il Diritto (Life = Vita --- > intesa, provocatoriamente, come il Rovescio del Diritto).
IL PICCOLO GLOSSARIO
Tra i post di questo Blog ce ne saranno alcuni marcati: "DIRITTO - Voce del piccolo Glossario". In essi saranno raccolti e pubblicati alcuni termini utilizzati sia nel diritto sia in internet.
La definizione sarà sintetica e semplice.
Chiunque potrà contribuire, inviando una sua definizione.
La voce sarà pubblicata con l'indicazione della fonte (e/o dell'autore o il suo nickname) e corredata da una breve e sintetica bibligrafia e/o sitografia di rinvio. La raccolta si atterrà alla filosofia Open Source ed Open Access. Questo significa che tutti potranno contribuire, con le proprie competenze, alla creazione del documento, con l'intento di condividere la conoscenza e di arricchire quella altrui e che tutto sarà a "consultazione aperta", ossia on line gratuitamente. Il fine è semplice: fornire un piccolo dizionario "tascabile" che sia utile, sintetico e senza eccessive pretese, ma esauriente e chiarificatore. Non dovranno essere riportate voci estrapolate con copia-e-incolla da altri testi (nel rispetto del diritto d'autore), ciò, eventualmente, compoterebbe l'esclusione dal progetto e la cancellazione della voce.
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Post n°49 pubblicato il 09 Luglio 2010 da orioeluna
L’idea mi è venuta leggendo un bel dossier di FocusExtra (estate 2010) Leggendolo ho avvertito una ventata di ottimismo! Non solo brutture, stupri, violenze fini a se stesse, assassini, terrorismo, morti… Ma eroi. Molti di loro “per caso”. Ma pur sempre eroi. Sarebbe bello ricordarsi di loro nei momenti peggiori. Per poter andare avanti Ed allora mi piacerebbe ricordarne alcuni. Periodicamente. Da annoverare nella sezione “ROVESCIO”, anche se con il “DIRITTO” avrebbero molto a che fare. Piccole perle di ottimismo. Piccole perle di bontà. Che male non possono fare. Tra le tante, tantissime persone che mi piacerebbe ricordare: Giorgio Perlasca (1910-1992), Giusto tra le Nazioni E cosa dire dei carabinieri e degli agenti (anche di quelli segreti e di quelli infiltrati il cui operato nessuno conosce ne conoscerà mai). Dei medici impegnati in zone a rischio, dei vigili del fuoco. Del ragazzo che ti passa accanto e ti sorride quando hai più bisogno di un sorriso. Del vecchietto che ti guarda e ti chiede come stai quando non vorresti parlare e sei costretta a farlo. Del giornalista che scrive la verità, e solo quella, e non si fa tentare della fama a tutti costi, scegliendo così di rimanere un oscuro e semisconosciuto giornalista per tutta la vita. A tutti GRAZIE. Tank man - Pechino 1989. Non si sa. “rivolta studenti Pechino 1989 foto carri armati Wang Lianxi” --- > it.wikipedia.org/wiki/Il_rivoltoso_sconosciuto --- > www.liquida.it/piazza-tienanmen/ --- > it.blogbabel.com/tag/il%20rivoltoso%20sconosciuto/ --- > wapedia.mobi/it/Il_rivoltoso_sconosciuto --- > www.blogcatalog.com/blogs/il-vanga/posts/tag/politica+estera/ --- > vagnone.wordpress.com/category/archivio/ragionpolitica-2009/ --- > wikipedia.virgilio.it/wikipedia/.../Il_rivoltoso_sconosciuto
Che fine ha fatto Tank man (come l’hanno soprannominato i giornalisti dell’epoca) ? Riporto di seguito una delle tante frasi che nel film [sequenza iniziale] Dustin Hoffman dice al figlio, per dargli una "lezione di vita", dopo aver rifiutato l'elemosina a un mendicante: Devi resistere all'impulso di fare del bene a certa gente: sono tutti fasulli, si approfittano del tuo buon cuore. Molti di loro se la passano meglio di noi. L'unico a cui pensare è il sottoscritto medesimo. Ti sembrerà cinico, ma è un cavolo di giungla quella in cui viviamo. Ed è per questo che bisogna sempre volare basso, capito? Ricordatelo: sempre volare basso!
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Post n°48 pubblicato il 06 Luglio 2010 da orioeluna
È proprio vero che le cose possono nascere in un modo e finire E' quanto sta accadendo negli USA. Patria di Internet, culla madre
E pensare che internet era stata potenziata e sviluppata Oggi che il pericolo può concretizzarsi in un cyber-attacco, Il provvedimento sembra sia ancora a livello di "proposta di legge" Il provvedimento dovrebbe consistere nel riconoscere Il suo nome tecnico è "Protecting Cyberspace as a National Asset Act" La proposta, tuttavia, non sembra rappresentare una novità A sostegno di Internet gioca la sua natura profondamente A sostegno del Pcnaa (e simili) c'è il sacrosanto Il testo della proposta è riportato da alcuni siti, fra questi: http://www.europa451.it/uploads/2/8/4/9/2849645/cyberbill.pdf Qualcuno ha detto: "Chi in nome della sicurezza, limita la libertà, non ha diritto Ma riflettendo è condivisibile anche il concetto opposto Cosa dire? La solita risposta, ossia: ai posteri Ad maiora!
Sitografia suggerita: http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=47896470 http://avvertenze.aduc.it/censura/notizia/guerra+tecnologica http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=5851
http://eliotroporosa.blogspot.com/2010/06/usa-una-proposta-di-legge
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Post n°45 pubblicato il 28 Giugno 2010 da orioeluna
Forse potremmo intitolare così questo post. Gli Stati uniti si sono pronunciati sulla vicenda Google/Youtube ed il diritto d’autore. Youtube (e Google che ne ha preso il controllo, divenendone proprietario), chiamata in causa dalla Viacom (per violazione del diritto d’autore, appunto) ha visto respingere la richiesta della Viacom di un risarcimento danni di un miliardo, da un Tribunale di NY (il giudice Louis Stanton, la sentenza è del 24 giugno 2010). Viacom è composta da un insieme di media televisivi e della comunicazione, fra i quali la Paramount e la MTV. Praticamente si sono scontrati due colossi dell’intrattenimento e della comunicazione. La normativa richiamata dal giudice americano è il DMCA (Digital Millenium Copyright Act) il quale prevede una sorta di tutela-immunità del gestore “di un sito web per le violazioni al copyright fatte dai propri utenti, qualora intervenga in modo tempestivo dopo una segnalazione” rimuovendoli dal sito stesso. Sembra che la Viacom non sia stata molto contenta della decisione e che ricorrerà in Appello, motivando il suo ricorso verso una sentenza che considera “difettata” in quanto il giudice avrebbe interpretato erroneamente il DMCA.
In Italia i giudici sembrano esprimersi in modo diverso. Vedi il caso Google (YouTube) nel procedimento contro RTI e l'ordinanza del 24 novembre 2009 del Tribunale di Roma. In Italia la normativa di riferimento è il d.lgs. n. 70 del 2003 che riconosce una “non responsabilità” in capo al provider/prestatore per i contenuti immessi dai propri utenti e ne prevede una responsabilità solo qualora venga a conoscenza dei contenuti illeciti e non li rimuova prontamente (art. 16 d.lgs. n. 70 del 2003).
La decisione italiana sembra, tuttavia, fare riferimento non tanto alla figura del provider quanto a quella dell’editore affermando che nel caso in questione YuoTube non può esimersi “dal ruolo editoriale” del controllo.
Una considerazione. Durante le mie ricerche ho notato una notizia del luglio 2008, in cui lo stesso Giudice aveva stabilito che YouTube/Google doveva fornire alla Viacom il database “con i nomi dei visitatori di YouTube, i video guardati, gli indirizzi IP, il numero di click sui video coperti da copyright” (vedi l’articolo comparso su IlSole24ore.com del 4 luglio 2008 (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tecnologia%20e%20Business/2008/07/youtube-google-copyright-database.shtml?uuid=eb67a502-49b4-11dd-a982-7bc783a7745b&DocRulesView=Libero#) . La causa intentata da Viacom a Google anche all’epoca si basava sulla violazione del copyright.
I dubbi e la confusione restano ed è proprio il caso di dire "ai giudici l'ardua sentenza".
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Post n°44 pubblicato il 17 Giugno 2010 da orioeluna
DIRITTO - Tavola Rotonda sull'Open Access Il giorno 15 maggio 2010, si è svolta a Camerino, presso la ns Univerità, una Tavola Rotonda dal titolo "Istruzione, Ricerc ed Open Access. Il Sapere tra libertà, limiti e diritti". La Sala degli stemmetti era gremita. Molti i giovani studenti delle scuole superiori. Pochissimi i ricercatori, i docenti e gli studenti universitari ... Sono intervenuti esperti dei vari settori: Giuristi (Aliprandi - Iannuzzi); Avvocati (Siae dr. Mallìa) Docenti delle Scuole superiori (Marcelli) Ricercatori del CNR (Pietrangelo) e della Fondazione Crui (Rossi).
Di seguito riporto il mio brevissimo intervento a presentazione dell'iniziativa. Le Relazioni saranno pubblicate in modalità Open Access sul ns sito Bibliotecario di Ateneo.
**************************************************************** Cos'è l'Open Access e qual è la relazione che lega l'ISTRUZIONE la RICERCA e l'OPEN ACCESS fra di loro?
La risposta è contenuta nella seconda parte del titolo dato a questa Tavola Rotonda e cioè nella frase "Il Sapere tra libertà, limiti e diritti".
Il Sapere è dunque la parole chiave dell'incontro.
Il Saper inteso come CONOSCENZA collettiva e cioè come un insieme di Informazioni (di natura scientifica e non solo) che rappresentano il frutto dell'esperienza che un singolo individuo (lo studioso/il ricercatore) acquisisce in un determinato campo e che elabora ed analizza al fine di acquisirne una visione completa, condividendone i risultati con gli altri consociati.
La Condivisione è, dunque, una fase essenziale della ricerca, perché se ognuno tenesse per sé la propria Conoscenza (che potremmo definire "individuale" in contrapposizione a quella "collettiva") la Conoscenza stessa non avrebbe più senso.
Alla base del Sapere c'è, dunque, un fine ultimo che è la Condivisione della Conoscenza.
La Condivisione permette, infatti, che la Conoscenza possa essere considerata come res, un bene (direbbe il giurista) di "pubblica utilità". Possa cioè soddisfare un' Utilità che non è limitata al singolo individuo ma è sociale.
L'Utilità sociale a sua volta giustifica un'ulteriore esigenza che è quella di formare le giovani menti, perché queste possano contribuire, in futuro, a loro volta, a sviluppare la Conoscenza collettiva ... e permettere, quindi, alla comunità di migliorare e di svilupparsi. Sostanzialmente di progredire.
Abbiamo, quindi, una sorta di catena logica, che vede strettamente legati fra loro: Sapere - Conoscenza - Ricerca - Condivisione - Utilità sociale - Formazione - Istruzione.
In questo contesto si inserisce la pesante crisi finanziaria che coinvolge tutti gli ambiti dell'Istruzione, sia Scolastica sia Universitaria. Oggi ci troviamo, nostro malgrado, a subire una situazione estremamente difficile sia per l'istruzione sia per la ricerca.
Mancano i finanziamenti e questo provoca delle grosse limitazioni sia alla Ricerca, intesa cioè come attività di studio "puro", sia alla possibilità di condividerne i risultati, pubblicizzandola e rendendola accessibile a tutti. In questo modo la Ricerca, qualora riesca a sopravvivere e ad essere comunque prodotta, finirà col rimanere completamente isolata e fine a se stessa, cesserà di avere un ruolo determinante nella creazione della Utilità sociale e quindi nello sviluppo della società.
Diventa, dunque, importante non solo fare ricerca ma anche pubblicare i risultati della ricerca.
Le tecnologie, oggi, ci vengono incontro anche in questo. Grazie ad esse, può essere superato il problema, non indifferente per un giovane ricercatore, di cercare ed ottenere quei fondi necessari per pubblicare i risultati dei propri studi su riviste specializzate, scientificamente valide.
Un modo per superare questo problema è rappresentato dall'utilizzo di un sistema OA, basato cioè sull'Open Access.
Cos'è l'Open Access e quanto può aiutarci (aiutare tutti noi: ricercatori - docenti e discenti) ci verrà detto dagli esperti che seguiranno.
Io mi limito a ricordare che l'Open Access (OA) è nato soprattutto con lo scopo di arginare l'esponenziale aumento dei costi di abbonamento ai periodici scientifici (cosa che di fatto contribuisce a togliere fondi alla ricerca) promuovendo nuovi modelli di comunicazione con l'obiettivo di rendere l'informazione scientifica accessibile gratuitamente a tutti.
Per quanto riguarda la "gratuità" dell'informazione, occorre chiarire che il discorso è molto complicato e personalmente non sono in grado di affrontarlo in questo contesto. Forse è un argomento che verrà accennato da qualche altro relatore durante questa tavola Rotonda. Posso affermare che, personalmente non sono d'accordo sulla "gratuità" dell'accesso all'informazione in genere, a quella scientifica in particolare. Si è visto, infatti, che alla gratuità non sempre corrisponde una qualità dei contenuti informativi offerti. Tuttavia, grazie a queste nuove tecnologie, i costi di accesso all'informazione scientifica (e non solo) verrebbero notevolmente abbattuti o comunque sensibilmente ridotti, permettendo un accesso più immediato alla Conoscenza da parte dell'utente finale (il discente).
Resta il problema del valore scientifico della pubblicazione dei propri studi, effettuata in questa modalità, in quanto non vengono utilizzati i sistemi classici (ed indubbiamente assodati) della pubblicazione su cartaceo. Non si utilizzano, cioè, come fonte dell'informazione, le Riviste che, proprio perché scientificamente rilevanti, sono in grado di dare un valore, o comunque uno spessore scientifico, al prodotto in esse pubblicato.
Il problema, tuttavia, a mio modesto parere, potrebbe essere superato (fermo restando che ci troviamo di fronte ad un problema di non facile soluzione) dalla tipologia stessa del nuovo strumento utilizzato per rendere pubblici i risultati dei propri studi e della propria ricerca. Soprattutto laddove si decida di pubblicare un lavoro scientifico in un sito web Universitario o in un web di un Istituto di ricerca, per cui la validità dei prodotti scientifici pubblicati viene, in qualche modo, "automaticamente certificata" dalla natura stessa della fonte (o struttura) ospitante. Creando, di fatto, una sorta di autoreferenzialità.
Un ultimo (non per importanza, ovviamente) accenno inevitabile è riservato al diritto.
In particolar modo al Diritto d'autore proiettato in un ambiente estremamente duttile ed evanescente qual è quello digitale. Questo ambiente incide sia sulle modalità di espressione del diritto che l'autore ha sulla propria produzione intellettuale, sia sulle modalità di fruizione del prodotto culturale che viene "digitalizzato" e reso immediatamente fruibile. Da qui l'esigenza, soprattutto da parte dello studioso del diritto, di prendere atto che il diritto d'autore di stampo tradizionale rappresenta, ormai, un sistema anacronistico, per cui bisogna rivolgere l'attenzione a nuove forme di accesso al prodotto intellettuale.
Di tutto questo parleremo insieme oggi, sperando non tanto di dare delle facili soluzioni a difficili problemi, bensì di confrontarci e di scambiare le nostre conoscenze al fine di condividere le nostre esperienze per poter creare una base comune da cui partire ed iniziare a sperimentare nuove forme di Sapere.
Io ho concluso, vi ringrazio per l'attenzione e formulo a tutti noi un cordiale BUON LAVORO.
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Post n°43 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da orioeluna
Pensavo che i primi interventi per regolamentare i diritti sulle invenzioni risalissero al 1400, in territorio italiano. Nella Repubblica Veneziana si prevedeva, già all'epoca, una sorta di statuto dei brevetti per permettere lo sfruttamento sulle proprie invenzioni. Era prevista persino una deroga ai diritti dell'inventore qualora la scoperta risultasse particolarmente utile alla collettività (l'odierna e "modernissima" utilità sociale ... ) per cui veniva permessa la libera fruizione dell' invenzione (di tipo artigianale) da parte della intera collettività e dell’autorità stessa, senza dovere nulla all'inventore ... In realtà si ha notizia della previsione di vere e proprie garanzie dei diritti di sfruttamento sulla propria invenzione molti secoli prima. Ad esempio già nel 500 a.c. nella Magna Grecia (odierna Calabria) era previsto il riconoscimento all'inventore degli incassi derivanti dalla propria scoperta, per almeno un anno.
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Post n°42 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da orioeluna
Mi e' appena giunta la notizia che è stata creata l'animazione Volete Collaborare?, versione italiana del filmato divulgativo in inglese Wanna Work Together?. Bravo Simone Aliprandi (traduzione e speakeraggio) ed altrettanto bravo il Comune di Modena (che ha prodotto il video). Il video è rilasciato sotto licenza Creative Commons Attribution 3.0. Ve lo ripropongo dal mio blog, ma il link per vederlo on line è il seguente: http://creativecommons.it/video/voletecollaborare |
Post n°40 pubblicato il 13 Dicembre 2009 da orioeluna
Il logo di Apple computer ha avuto una vita difficile, almeno fino al 2007. Quando si parla di mela=apple viene subito in mente la società di computer fondata da Steve Jobs e Steve Wozniak. Pochi sanno che, in un primo momento, i fondatori della Apple computer (1976) avevano scelto come proprio marchio una immagine di Newton sotto un albero di mele e solo in seguito decisero di cambiarlo con l’immagine stilizzata di una mela morsa e colorata con strisce arcobaleno. La storia della nascita di questo logo famosissimo è interessante. Creato nel 1977 da Rob Janoff che lo ideò su “commissione” del suo datore di lavoro, Regis McKenna, a sua volta amico di Steve Jobs. In un primo tempo il logo era composto da una semplice mela morsa e monocromatica. Quando il logo fu mostrato a Jobs questi chiese che fosse aggiunto del colore. Janoff obiettò, pragmaticamente, che un logo monocromatico “era più semplice e economico” da riprodurre, ma Jobs insistette per una mela colorata che avrebbe dato un aspetto più caldo ed umano alla propria società. Fu così che il grafico, autore del famoso logo, aggiunse le strisce colorate arcobaleno. In realtà la mela era già il logo (dal 1968) della casa discografica Apple Corps dei Beatles (di proprietà di Paul McCartney, Ringo Starr, della vedova di John Lennon Yoko Ono e degli eredi di George Harrison). Nel 1968, infatti, i Beatles decisero di fondare una casa discografica dandole il nome di Apple Corps con il logo di una mela, una Granny Smith, verde e intera. Fu così che iniziò una lunga controversia legale durata fino al 2007 (e sarà finita? mah … ). Appena accortisi della possibile violazione del proprio marchio i Beatles accusarono Steve Jobs di plagio, ottenendo nel 1981 una prima sentenza di condanna della Apple Computer al pagamento di circa 80.000 dollari per danni causati alla Apple corps a causa dell’utilizzo di un marchio di successo altrui per promuovere i propri prodotti. La controversia non terminò qui. Più tardi, nel 1991, la Apple computer dovette risarcire la Apple Corps di altri 26 milioni di dollari con l’impegno a non utilizzare il logo della mela nella stesso ambito merceologico discografico (in pratica un accordo in cui la Apple Computer si impegnava restare fuori dall’industria musicale). Ma per la serie “mai dire mai” ed in barba agli accordi contrattuali (c.dd. “accordi di coesistenza”), con l’avvento dell’iPod e iTunes la Apple Computer si è trovata, suo malgrado, proiettata nel mercato digitale della musica. Altra controversia (2006/2007) sempre promossa dalla Apple corps, ma questa volta con una sentenza a sorpresa. La ragione è stata data a Jobs in quanto la mela del computer s’è rivelata più famosa di quella degli scarafaggi al punto da capovolgere la prima sentenza in quanto questa volta sarebbero proprio i Beatles a trarre (indebito) vantaggio dalla identità dei due loghi e a dover pagare la cifra di oltre 4 milioni di euro di danni alla società dei computer. Inoltre sembra che sia stato evidenziato come, in realtà, l’avvento dell’iPod non concretizzi un business discografico della Apple ma sia semplicemente uno strumento utilizzato per “decodificare una sequenza di bit codificati in linguaggio binario” e non per produrre e diffondere musica; mentre iTunes venderebbe “sì musica, ma non dischi, CD, o nastri”. Pertanto secondo l’alta Corte inglese si è in presenza di un servizio di distribuzione musicale della Apple Computers che non viola i diritti della Apple Corps. Inoltre il giudice, Anthony Mann, ha evidenziato come la mela della discordia in questo ultimo caso contraddistingue un negozio musicale online e non una produzione musicale, pertanto non si concretizza alcuna forma di violazione di marchio. Per consultare il testo dell'ultima sentenza (Caso n.: HC03C02428 - IN THE HIGH COURT OF JUSTICE High Court DI GIUSTIZIA CHANCERY DIVISION Royal Courts of Justice Royal Courts of Justice - Strand, London, WC2A 2LL Strand, London, WC2A 2LL - 08/05/2006 08/05/2006) vedi all'indirizzo: http://business.timesonline.co.uk/tol/business/law/article714550.ece Sorge spontanea una riflessione: la mela sarà anche un frutto salutare, ma pare che porti con se’ il seme della discordia ! n.b.: La fonte da cui è stata estrapolata l'immagine delle due mele è: http://arte-cultura-recensioni.noiblogger.com/apple-computers-vs-apple-corps-il-pomo-della-discordia/ |
Post n°39 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da orioeluna
Presepe deriva dal latino praesēpĕ, praesaepis (dove praesepe è il nominativo singolare e praesepium è il genitivo plurale). Indica "recinto per il bestiame, stalla, scuderia, mangiatoia". Il primo presepe si fa risalire al 1223 e fu voluto da San Francesco. Il più antico presepe italiano è del 1280 (si trova nell'oratorio del Presepio sotto la Cappella Sistina in Santa Maria Maggiore a Roma), creato da Arnolfo di Cambio. Il presepe napoletano sembra risalire ad un periodo anteriore a quello "tradizionale" e cioè al 1205 (in alcuni documenti si parla di un presepe, di questo periodo, nella Chiesa di S. Maria), mentre si ricorda un presepe ad Amalfi nel 1324, presente nella "cappella del presepe di casa d'Alagni". A Caserta, nel Palazzo Reale c'è l'esempio più bello di presepe napoletano in terracotta, con pezzi del '700. E' nel '600 che lo scenario del presepe si "allarga" arricchendosi di ambienti riproducenti la vita quotidiana, in puro gusto barocco, con riproduzioni di taverne, macellerie, negozi di stoffe e fruttivendoli. Michele Perrone è tra gli artisti più conosciuti dello stile. Il presepe napoletano è, in realtà, un'opera d'arte ed ogni figura ha un proprio significato. Il vinaio (o oste detto anche Cicci Bacco) è contrapposto al significato religioso della morte del Messia (dove il vino ed il pane sono i doni con i quali viene istituita l'Eucaristia). La figura di Cicci Bacco è un retaggio di antiche divinità pagane (Bacco è il dio del vino e dell'ebrezza) ed è rappresentato nel presepe napoletano davanti alla propria osteria attorniato da fiaschi di vino (o con un fiasco di vino in mano). Il pescatore è un altro personaggio tipico del presepe ed indica il pescatore di anime, oltre al fatto che con il pesce si ricorda il simbolo dei primi cristiani perseguitati. Anche i luoghi che vengono riprodotti nel presepe mapoletano hanno un preciso significato. Ad esempio il ponte rappresenta "il passaggio" tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ma è anche un simbolo esoterico collegato alla magia. Il mercato ha una simbologia complessa ed affascinante. Nel presepe napoletano del ‘700 venivano rappresentate, in una sorta di spaccato quotidiano, i principali commerci che si svolgevano durante l'anno, per cui ad ogni "mestiere" era collegato un mese. Il macellaio/salumiere indicava il mese di Gennaio, il venditore di formaggio rappresentava il mese di Febbraio, il pollivendolo quello di Marzo, ad Aprile corrispondeva il mercante di uova, la fruttivendola (venditrice di ciliege) rappresentava il mese di Maggio; a Giugno corrispondeva il mestiere del panettiere; a Luglio quello del venditore di pomodori e ad Agosto il venditore di cocomeri; mentre il contadino/seminatore indicava il mese di Settembre; ad Ottobre corrispondeva il vinaio, a Novembre il venditore di castagne ed, infine, a Dicembre la figura del pescivendolo. Una simbologia ricca e complessa è rappresentata dall'acqua. In ogni presepe c'è un fiume, dove l' acqua che scorre equivale alla vita, oppure un pozzo che sta ad indicare il collegamento tra il sotterraneo e la superficie.
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E' Natale e tempo di presepi. Io l'ho fatto da sola. A mano. Case, scale, osterie, piazzette, colonne romane, dapprima costruite con materiali di uso comune (scatole per scarpe, ad esempio, stuccate) e poi dipinte a mano ... L'esperienza è stata bellissima e la soddisfazione enorme. Guardate le foto nel mio Album. BUON NATALE!
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INFO
IL PICCOLO GLOSSARIO
A (Abuso di posizione dominante )
B
C (Case history )
D (Diritto)
E
F (Firma digitale)
G
H
I (Identità personale)
L
M
N
O
P (Pegno-Prova)
Q
R
S
T
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W (Web)
X
Y
Z
I BLOG GIURIDICI CHE MI PIACCIONO
Il Blog dirittoUE.info http://www.dirittoue.info/
a metà tra Blog e Sito dedicato al corso di Diritto pubblico UE e curato da Antonino Alì (Università degli studi di Trento)
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Il Blog di Ficara Manganelli http://micheleficara.com/blog/
Il Blog di Paolo Attivissimo http://attivissimo.blogspot.com/ (anche se non è proprio giuridico vale la pena andarlo a vedere)
I SITI GIURIDICI CHE CONSIGLIO
Il Sito di CC Creative Commons http://creativecommons.it/
Il Sito di Andrea Monti http://www.ictlex.net/ Dal sito: "Questo sito raccoglie testi, documenti, normativa e giurisprudenza sull’internet e su quello che le “ruota attorno”.
Il Sito di Manlio Cammarata http://www.interlex.it/ Dal sito: "InterLex è un periodico plurisettimanale di carattere informativo, scientifico e culturale giuridico"
Il Sito di Altalex http://www.altalex.com/
Il sito di Giurdanella http://www.giurdanella.it/ Interessante raccolta di materiale giuridico inerente il Diritto Amministrativo Digitale ...
Il sito di Iusreporter.it http://www.iusreporter.it/
Il sito di CreativeCommons.it http://www.creativecommons.it/
Il sito di "Codice Internet" http://www.codiceinternet.it/
Il sito italiano del "Copyleft" http://www.copyleft-italia.it/
... e continua ...
Inviato da: avvenfra
il 09/12/2009 alle 18:52
Inviato da: zelda.57
il 25/08/2009 alle 13:56
Inviato da: orioeluna
il 24/08/2009 alle 14:46
Inviato da: zelda.57
il 24/08/2009 alle 10:48
Inviato da: zelda.57
il 22/08/2009 alle 11:38