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Post n°245 pubblicato il 22 Maggio 2012 da laballerinafelice

... Ancora prima di iniziare a ragionare su cosa scrivere nel post, ho razionalizzato che, per la prima volta ho inserito un inglesismo come titolo, anche molto famoso, tra l'altro, che richiama alla mente un disastro ambientale e, se la mente non mi abbandona per farmi dire un'eresia, dovrebbe far riferimento ad un famoso film di qualche anno fa.

Il giorni dopo. C'è sempre un giorno dopo, dopo una catastrofe.

Il giorno in cui si ricomincia, il "domani".

Il giorno dopo ad uno dei giorni più brutti della storia emiliana, quello che ha cancellato secoli e secoli di tradizione in venti interminabili secondi.
E la terra, nelle 24 ore successive, ha tremato altre cento volte, seminando ancora più terrore e demolendo quel poco che era rimasto in bilico, perché la natura crea ed allo stesso modo distrugge. Con una furia incomprensibile, inconcepibile.

E' stato lo stesso giorno, in cui il Presidente del Consiglio, tornato in gran fretta dall'America, si è visto bruciare addosso la rabbia e l'insofferenza della gente normale, in un coro di "Vergogna!", quella gente normale, che oggi dorme sotto ad una tenda e non ha più una casa, quella per cui aveva risparmiato una vita. Gente che non ha più un lavoro, perché l'economia della regione è stata messa in ginocchio, mentre gli sciacalli del 'dopo' incolpano non-si-sa-bene-chi per la presunta anti-sismicità di molte strutture.

Io lo so che una casa o un fabbricato anti-sismico salva ed aiuta, ma quando un terremoto si manifesta a soli sei km di profondità dal suolo ad un'intensità tale come è stato, quanta differenza può fare? Come può restare in piedi senza accartocciarsi su se stesso, senza far scoppiare tutti i vetri? In quel momento c'era un destino già segnato.

In quel momento una parte di Emilia è morta sotto le macerie, la parte artistica e culturale, che ha agonizzato nella notte e se n'è definitivamente andata sotto lo sciame sismico della domenica pomeriggio e la parte commerciale - un esempio su tutti, le migliaia e migliaia di forme di Parmiggiano Reggiano che si sono disintegrate al contatto con il suolo. Anni ed anni di lavoro svaniti in venti secondi.

E poi c'è la parte umana, la più importante. C'è chi ha perso delle persone che amava nella terribile notte tra sabato e domenica e c'è il dolore, la paura e l'incertezza per un futuro, che, adesso, terrorizza.

In Emilia non suonano più le campane.
(Non tutti capiranno, ma qualcuno sì...).

 
 
 
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